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Autore L'uomo che ama
martalari

Reg.: 11 Mag 2006
Messaggi: 460
Da: roma (RM)
Inviato: 23-10-2008 12:28  




UNO SPLENDIDO E IMPERDIBILE "UOMO CHE AMA" CHE MIRA AL CUORE DELLO SPETTATORE...
"L'UOMO CHE AMA"


Si sa l'amore è come la corrente alternata, quando però uno dei due STACCA LA, SPINA, l'altro rimane senza energia


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UN FILM CHE MIRA AL CUORE

In sala si arriva sempre molto razionali per uscirne con una lacrima, magari da nascondere, è quello che succede con L'UOMO CHE AMA, all'inizio seguiamo la storia di due persone comuni, poi quella storia sembra (grazie ai dialoghi perfetti e VERI), esserti cucita addosso, un'immedesimazione che colpirà tutti, anche perché tutti hanno provato cosa vuol dire amare e cosa vuol dire soffrire quando quell'amore scompare

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E' capitato a tutti come fa dire MARIA SOLE TOGNAZZI ai suoi personaggi "tutto accade velocemente, nessuno ti da un segnale"

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Rimani inerme, quel cuore che batte all'impazzata per settimane, mesi, anni (sempre di meno per tutti, NULLA ORMAI E' PER SEMPRE NEANCHE L'AMORE, LO SANNO TUTTI) pian piano si raffredda, o almeno si raffredda uno dei due provocando nell'altro quasi un blocco celebrale, si sta male, un male per il quale non esiste cura


"non si cura, ci racconta la farmacista all'uomo che ama...va o che amerà per sempre, ma si cerca di superare l'assenza"

Un vuoto che sembra incolmabile perché hai condiviso con il propria partner tutto: cene, passeggiate romantiche, vita di tutti i giorni. Una vita che sembra non aver senso quando quella magia scompare.......


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LA STORIA

Favino è innamorato della sua Ksenia Rappaport, tutto sembra splendido, tutto sembra la classica storia per sempre......intorno a lui gravitano il fratello (bravissimo), un suo amico, i genitori (che dire di loro fantastici). Ognuno ha la sua vita, lontani uno dall'altro ma poi vicini ....quando la storia tra Favino e Ksenia finisce però......

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LA MUSICA BATTE....


La musica è poi dosata sapientemente come accompagnasse il battito cardiaco del protagonista Favino, nulla a che vedere con il ruolo da psicopatico che ha intepretato Mastandrea nel film di Ferzan (di cui Maria Sole Tognazzi ha fatto l'assistente, mentre Ferzan era l'aiuto del suo regista Ricky Tognazzi e non solo), qui Favino riesce a cogliere perfettamente ogni sfaccettatura dell'uomo travolto dalla passione, la mancanza di forze, il non capire la cosa più ovvia


"Come fa ad essere LA DONNA DELLA TUA VITA SE NON TI VUOLE? FATTENE UNA RAGIONE..." gli dice il fratello



"Chi viene da una storia lunga è una persona difficile perché sa che tutto può avere una durata" recita una delle interpreti, ma è pur vero che chi viene da una storia difficile ha paura di amare, ma ne ha bisogno, non solo per cercare di dimenticare ma per dare un significato ad una vita che sembra quasi vuota, per superare il dolore

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GL ATTORI SCELTI PERFETTAMENTE


Nel film troviamo il farmacista Favino, il suo capo Marisa Parades, le sue due donne Bellucci (giusta e brava) e Ksenia Rappaport (con un look meno sofferto di come siamo abituati a vederla e anche più vero a tante ragazze che abbiamo conosciuto tutti in passato), suo fratello completamente diverso in tutto anche nel pensare, nell'agire, il suo amico travolto anche lui dal sentimento e i genitori di Favino e Michele Alhaique (Il Festival di Roma può esserne fiero ha fatto conoscere un nuovo talento di cui sentiremo parlare per tanto tempo), Piera Degli Esposti e Arnaldo Ninchi



Tutti presenti come accade in teatro anche quando non hanno la camera che gli dedica particolare attenzione o quando non hanno battuta, tutti perfetti a dare qualcosa ad una storia così vera che Maria Sole Tognazzi ci ha mostrato con grazia


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I NOSTRI VOTI

PIER FRANCESCO FAVINO : VOTO 7 1/2 Bravo, finalmente non recita in dialetto, giusto, perfetto nel riuscire a rendere tutto quello che fa nella scena come se non stesse recitando


Ksenia Rappaport : Voto 7 scompare sicuramente rispetto al protagonista maschile, anche perché qui la figura di Favino è fortissima, il ruolo le sembra comunque cucito addosso


Monica Bellucci : voto 7 per una volta bisogna sfatare i pregiudizi, vicino a me c'erano due cretini che non vedevano l'ora che arrivasse una sua scena per giudicarla, ma solo i CRETINI POSSONO GIUDICARE UNA PERSONA SENZA VEDERE,erano solo loro due a sorridere, poi all'apertua delle luci abbiamo visto che erano due attrici gelose di non aver lavorato nel film, anche perché dopo il film di Giordana siamo molto attenti alle sue scelte e qui è "specularmente" perfetta (non possiamo dirvi di più..capirete vedendo il film)



Marisa Parades: voto 7 quando l'età aumenta è la professionalità è nota è difficile sbagliare, perfetta, dura ma materna, quasi una seconda madre per il suo dipendente


Arnaldo Ninchi voto 7 1/2 Un'altra scoperta


Michele Alhaique : voto 8 la vera scoperta del film, per chi ancora crede che gli attori giovani in Italia manchino. Basta lamentarsi !! Spegnete come abbiamo fatto noi da 10 anni la televisione andate al cinema e poi potete aprire la bocca


Piera Degli Espost voto 9 che dire di lei una scuola di vita per il figlio (e per molti attori), quelle madri che all'apparenza sembrano assenti ma che poi sono le artefici del futuro dei loro figli. Bravissima e intensa come sempre.

Voto alla scenggiatura 8

Voto alla regia 7

Voto al film 7 +


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gatsby

Reg.: 21 Nov 2002
Messaggi: 15032
Da: Roma (RM)
Inviato: 23-10-2008 14:49  
Film piuttosto brutto e inutile

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ssj4gohan

Reg.: 07 Set 2005
Messaggi: 192
Da: Capurso (BA)
Inviato: 23-10-2008 14:57  
Io non sono proprio un simpatizzante della Bellucci, perchè avesse la recitazione alla pari della sua presenza fisica sarebbe diverso, ma non mi dispiace Favino che lo reputo un attore italiano in crescita, però non so, da un lato sono tentato spinto solo dalla curiosità di vedere quest'ultimo e dall'altro so già che tutti gli altri attori "di contorno" mi farebbero solo uscire dalla sala imprecando. Bel dilemma...

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 26-10-2008 18:14  
un mattonazzo inutile e verboso

Trama: Torino. Roberto è un farmacista con grosse difficoltà nel dormire. Ha un fratello gay, dei genitori amorevoli che vivono ritirati in campagna, ma sopratutto in due zone diverse del tempo storie intense d'amore con Sara, che lavora come vicedirettrice in un albergo, e Alba, un'artista che gestisce una galleria. Dopo aver subito una terribile delusione con Sara che lo ha lasciato per un uomo milanese sposato e con due figli, Roberto torna indietro nel tempo e ripensa alla storia d'amore con Alba, una vicenda che è lo specchio contrario di quanto appena accaduto. Il flusso degli eventi è doloroso e sfiancante, tanto più che l'insonnia di Roberto gli impedisce praticamente di vivere e lavorare normalmente. Quando poi il fratello si ammala, la situazione peggiora ulteriormente ...




Commento: Maria Sole Tognazzi, figlia del grande Ugo (a differenza dei fratelli attori ha da subito scelto di stare dietro la cinepresa e non davanti), dirige questo dramma torinese, con tanta voglia di raccontare emozioni, una vicenda di amori controversi che vede protagonista un Pierfrancesco Favino (inquadrato anche in caste nudità per la gioia del pubblico femminile) alle prese con due donne completamente diverse come la rossa Xenia Rappoport (davvero brava con Tornatore ne La sconosciuta) che fa Sara, e Alba, interpretata nel solito modo evanescente, suo tipico, da Monica Bellucci (che quando appare ci spiattella subito i suoi unici meriti, cioè i floridi seni). Favino è Roberto, un farmacista che nel mese di settembre vive un intenso rapporto con Sara, di cui si innamora perdutamente. Purtroppo quando tutto sembra vivere un apice di felicità di coppia, ecco che Sara decide di tornare, senza nessuna possibilità di ripensarci, a Milano, da Pietro, un suo ex, con moglie e figli, che aveva apparentemente lasciato per l'insostenibilità del rapporto. Roberto cade nello sconforto più totale, tenta disperatamente di convincerla a tornare da lui, ma tutto è vano. Dopo un violento alterco con il fratello Carlo (Michele Alhaique), che vive un intenso e felice rapporto gay con Yuri (Glen Blackhall), l'azione ritorna nei ricordi a marzo, quando Roberto era insieme ad Alba, una gallerista d'arte. La vicenda passata mostra i motivi degli eventi settembrini (la cicatrice di Carlo, l'insonnia e altre cose) ma sopratutto come Roberto che ora soffre terribilmente non sia stato solo vittima ma anche carnefice.
La regista ha scelto un argomento davvero intenso da trattare, l'amore dal punto di vista maschile visto da due lati diversi pur con protagonista lo stesso uomo, ci pone varie interrogativi con il suo film (le cose accadono all'improvviso, molte volte senza ragione e beffardamente quando sembra che tutto vada perfettamente, come del resto il fatto che il passato non ben codificato come lezione non sia insegnamento per il futuro) peccato che lo faccia con uno stile noioso, pesante, che molte volte cade nel patetico (la lettera di Carlo consegnata all'ospedale, i continui buonismi dei genitori dei due ragazzi) rendendo a tratti il tutto verbosamente insopportabile, con tanta voglia di alzarci ed andarcene, sopratutto quando il tema musicale di Carmen Consoli (chi è venuto per sentire la sua voce si astenga, di suo c'è solo una canzone sui titoli di coda) invece di emozionare l'evento lo rende ancora di più un momento di intensa ricerca di un antidepressivo.
Prima vediamo in una Torino buia e fosca i lampi e i tuoni felici d'amore (la scena iniziale è un rapporto), con tutti i piccoli scherzi degli innamorati stile Peynet, poi ci si perde nel rapporto di conflittualità dovuto ad un cellulare che mostra eventi truffaldini, per continuare con la macerazione dell'animo di lui, allo sbando e completamente perso, evidenziata da una caffettiera che esplode sul fuoco perchè messa a bollire priva di acqua.
La Tognazzi utilizza la preparazione del caffè per gli stati d'animo di Roberto, placidamente pronto quando tutto è sereno, nervosamente consumato quando la tempesta emozionale lo prende, ed, appunto, esplode quando la vicenda ha una fine senza soluzione del problema.
Non c'è che dire, i segni per iconizzare sono anche volonterosi, segnaliamo una camminata contromano prima di tornare al passato oppure la carrellata della camera che focalizza man mano un Favino che legge la lettera strappalacrime "tristezza inside" del fratello Carlo, ma questa ricerca dell'inquadratura "clou" e del linguaggio per sublimazione (come lo stato della cucina progressivamente abbandonato) è affossata da una mancanza di ritmo a dir poco totale, tutto è dilatato in verbose scene paurosamente banali, dove la possibilità di poter dire partendo da uno spunto interessante diventa occasione persa. Da notare come viene trattato anche l'argomento gay:tutto è soffuso, facile, nobile. D'accordo che siamo nel 2008 e più nessuno doverosamente e giustamente si stupisce o scandalizza, ma non c'è il minimo piglio nell'approfondire il momento della scoperta dei genitori dando qualche variazione ("ah figliolo sei gay? cosa c'è per cena?") e anche qui si banalizza tremendamente, con baci ed abbracci che servono solo a far dire che la vita da etero a volte è davvero un ingestibile casino (invece sappiamo che ogni rapporto di qualunque tipo non è libero da problemi).
Non c'è errore peggiore di una regista che impantana la vicenda per concentrarsi su simbolismi che a se vogliono dire davvero poco, se non sorretti da collante di una storia intensa e originale va a finire che sono come dei relitti dispersi nel mare.
Forse qualche signora in vena di romanticismo fine a se stesso potrebbe apprezzare un film di questo tipo, non grezzo nella tecnica ma dispersivo nel raccontarsi, ma bisogna essere o delle fan all'ultimo stadio di Favino (inquadrato rigorosamente in ogni dove e in ogni modo, con barba incolta annessa, nel finale del film si parla anche di questo fatto) oppure di esigenze davvero miti, accontentandosi senza pretese dello spunto disinteressandosi dello svolgimento (segnalando che la chiusura della vicenda con Alba ha un accellerazione davvero fuori sincrono con il tono del film).
Ci sono delle buone caratterizzazioni ad evitarne il naufragio totale, come quella della Paredes (la dottoressa Campo dai saggi consigli ed occulti altarini) e di Fausto Maria Sciarappa (il padre buono), gli altri sono lì solo per riempire lo schermo senza graffiare, Favino incluso, mai intenso e dalla recitazione poco credibile.
In definitiva un film che vuole volonterosamente raccontare il lato maschile dell'amore dai due volti diversi (vittima e carnefice), dallo spunto interessante e qualche iconografia di pregio, ma realizzato in maniera dispersiva, monotona, pesante, per la troppa ricerca di particolari che banalizzano invece di valorizzare la vicenda, annoiando brutalmente e facendoci prendere dalla depressione e non dall'emozione. Oltretutto molti passaggi sono patetici e del tutto inconsistenti. Insieme alla solita Bellucci solo corpo (scarsamente denudato oltretutto, Favino ha più nude look di lei) anche la scarsità attoriale depreda la voglia di consigliarlo, confermando che, purtroppo, i registi uomini sanno fare grandi ritratti di donne ma non il contrario. Non che la Tognazzi nel suo piccolo fosse indicata per invertire la tendenza, ma almeno potesse dare un segno.

pubblicata su cine zone
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[ Questo messaggio è stato modificato da: kubrickfan il 26-10-2008 alle 18:15 ]

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edward08

Reg.: 12 Ott 2008
Messaggi: 34
Da: roma (RM)
Inviato: 27-10-2008 16:16  
VISTO SABATO SERA DOPO LA PRESENTAZIONE DEL FILM A PARLA CON ME...SINCERAMENTE?CREDEVO MEGLIO!
BELLA L IDEA DI MOSTRARE LA VITA SENTIMENTALE DAL PUNTO DI VISTA DELL UOMO, MA FORSE TROPPO LENTO..FAVINO VOTO 6-; BELLUCCI COME SI FA A CONSIDERARLA ATTRICE VOTO 2;
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la vita è toppo breve per passarla sempre arrabiati

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Small982

Reg.: 15 Mar 2007
Messaggi: 185
Da: fano (PS)
Inviato: 03-11-2008 11:52  
Guardabile, godibile per gli ottimi attori. La storia del fratello alla fine mi pare un pò forzata

ciao

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L'uomo che ama

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