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Autore Decameron Pie
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 09-09-2008 21:52  
Trama: Firenze, 1346. La peste flagella la città e la ricca ereditiera Pampinea Anastagi perde il padre per colpa del morbo. Il bieco Gerbino La Ratta vorrebbe costringerla a sposarlo per accaparrarsi i capitali e le terre della donzella, ma lei rifiuta sia lui che un ricco conte russo arrivato da Novograd, in quanto innamorata dell'umile Lorenzo de Lamberti. Ma Gerbino tende un agguato al conte e costringe Lorenzo a ripararsi in un convento di suore, dove finge di essere sordo e muto, abile nel lavoro di giardiniere. I suoi sensi fintamente mancanti gli procureranno molte gioie sessuali con le avvenenti monache del convento, tranquille che lui non potrà mai confessarne i peccati. Però anche Pampinea arriva nella casa del Signore a chiedere rifugio... Adesso il pericolo maggiore è quello di essere scoperto e cacciato dal ricovero e finire vittima di Gerbino.

Molto fantasiosi i titolatori italiani a far diventare l'originale che suona come “Territorio Vergine”, ma si potrebbe sottoleggere come "Il territorio delle vergini", in Decameron Pie, quasi come se fosse un'escursione nel medioevo o nel passato (stile Superfantozzi) della famosa scanzonata serie americana di successo fra i teen (il logo del titolo nel cartellone è identico, rosso su fondo bianco). Invece nulla riconduce agli eredi di Porky's, almeno direttamente come personaggi (nel prosieguo della recensione nel finale vi spiegheremo cosa possa entrarci), ma è una pellicola che prende spunto dalle novelle di Boccaccio, che il cinema italiano aveva ampiamente saccheggiato negli anni settanta e ottanta con pellicole di lega più o meno bassa dopo il successo e lo scandalo (per quei tempi, adesso sarebbe una cosa ad acqua di rose) del lavoro di Pasolini del 1971. Ultima produzione dello scomparso Dino de Laurentiis, riprende uno dei fatti narrati anche da Pasolini, cioè quello del sordomuto che entra in un convento di suore e se la spassa alla grande con le monache felici di poter fare sesso con un uomo che non può narrare del loro peccato.
Mentre in Pasolini le suore erano comunque delle donne di normali fatture oppure anche delle racchie, qua in pratica sono tutte delle bellone perfette, partendo da Elisabetta Canalis che ci mostra il seno e la suora priora che è Anna Galliena.
Andando con ordine questa è la trama: Toscana, nel 1300 il bel Hayden Christensen (l'Anakin Skywalker dei capitoli due e tre di Star Wars) è Lorenzo, un giovane di basso tenore e borgo che si innamora ricambiato della altrettanto bella Misha Barton (famosa per la serie tv The O.C.) che fa la ricca Pampinea. Peccato che i loro sogni d'amore vengano interrotti dal flagello della peste: il padre di lei muore, e con intenzioni da sciacallo per appropriarsi del suo patrimonio arriva Gerbino La Ratta (un Tim Roth che recita tutto curvo e divertito da questa parte non certo impegnativa per le sue doti recitative), che la vuole come sposa e costringe alla fuga Lorenzo dopo aver cercato di ucciderlo. Il giovane trova riparo in un convento di suore e, consigliato da un viandante, finge di essere sordomuto. Diventato giardiniere, il "povero" Lorenzo viene letteralmente assalito da tutte le suore (come si diceva, sono delle bellone che si mostrano in assoluta tranquillità) che ne sfruttano le grazie in maniera ampia e totale (suora priora compresa). Peccato che il suo tranquillo fornicare venga interrotto dall'arrivo di Pampinea nel convento, in fuga da Gerbino e i suoi bravi.
In mezzo c'è anche un conte russo (Matthew Rhys), che conclude le frasi dicendo «Cucù», arrivato per sposare Pampinea secondo i desideri del defunto padre, ma anche questi deve scappare dalla furia di Gerbino. Senza parlare del pittore che diventa frate per convenienza e sete di denaro (interpretato da Craig Parkinson).
Coproduttore di questo film fuori dal tempo è Roberto Cavalli, che ovviamente fornisce i costumi che sono parte fondante ed integrante della pellicola data la sua natura, vestiti di buona fattura ma senza particolari ridondanze di stile, con dei particolari di pelle un po' troppo accentuati e non storicamente accettabili (vezzo da stilista).
Inutile dire che la peste che dà il la alla vicenda è come se non ci fosse, data la natura licenziosa del prodotto ci si concentra molto di più sui corpi (mostrati liberamente di retro e il davanti alto) sani e vivi che quelli minati dal morbo. David Leland fa una cosa che gli piace moltissimo, cioè mischiare il sacro con il profano non solo visivamente, ma anche nel lessico, con il pittore che parla del sesso degli angeli (nel visivo abbiamo anche una donna che in un sogno arriva come un angelo circondata da peni alati), ma visto che siamo di fronte a una pellicola tanto leggera di fondo (possiamo anche credere a una ragazza che non sa cosa sia una eiaculazione dopo averla provocata, agendo su un altro bellone come Christopher Egan, e poi tranquillamente spinge degli uomini a spogliarsi; un'altra che sta con un avvinazzato che sembra la copia deforme di Bacco) la cosa non è certo provocatoria oppure scandalizzante.
Il bello e l'incredibile è che per un po' il senso di passato e di racconto cortese licenzioso boccacesco resiste (favorito come si diceva dai buoni costumi ma anche dagli ambienti grandi e da sogno), ma poi vengono introdotte facezie di bassa lega (le mammelle di una mucca come un pene che eiacula su un viso maschile, la sfilata dei sederi dei bruti e l'elogio del piccolo pene con la lotta maschile delle braghe calate) e soprattutto la musica rock della OST ci tolgono del tutto il (poco) fascino dell'antico che c'era. I dialoghi sono poi del tutto vuoti, quando si cita direttamente Boccaccio («Baciami pure tanto la tua bocca poi torna pura come la luna che risorge») lo si dice per pudore, lasciando lo spettatore in una sorta di stasi che chiede soltanto le nuove nudità per tornare interessante.
Ognuno fa una cosa contro le leggi della società per proprio interesse; l'unico che rimane puro, e a quanto pare ha il dono migliore, è il conte russo di nobile cuore.
In definitiva l'anacronismo coraggioso del film cozza contro la sua necessità di avere cose messe per dover piacere a un pubblico giovane e moderno, per cui il minimo di prosa sindacale necessaria visti genere e natura rimane inesistente. Rimane una pellicola sboccata, dai buoni costumi e dagli incantevoli paesaggi, e che non esita a mostrare le floride donne (quando non sono nude hanno corpetti che ne fanno esplodere i seni) infarcita di stupidaggini che potrebbe divertire blandamente un pubblico ancora in vacanza e senza nessuna voglia di domandarsi troppe cose. In fondo, se ci ragionamo bene, il riadattamento giovanile del Boccaccio per queste cose con il titolo italiano molto più di qualcosa c'entra.

pubblicata su cine zone , la trovate qui
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Danikr

Reg.: 09 Mar 2007
Messaggi: 138
Da: Crotone (KR)
Inviato: 08-11-2008 01:36  
Tutti ne parlavano come un sequel o qualcosa del genere di American Pie. Qualcuno lo aveva recensito come le avventure di giovani ragazzi nel Medioevo.

Vabbè , l' ho guardato , mi sono rotto le scatole e non era un film alla American Pie.
Ma una rilettura americana del Decamerone di Boccaccio. Difatti sembrava un remake del Decamerone di PPPasolini.

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