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Mongol |
kubrickfan
 Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 10-05-2008 22:46 |
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Trama: Il piccolo Temujin è un mongolo educato secondo onore e principio dal padre, promesso sposo in tenera età e che ben presto alla morte del genitore invece di diventare il nuovo Khan conosce la vigliaccheria e il tradimento di chi vuole il potere. Autoesiliato per scampare a morte certa, dovrà sopravvivere con coraggio alla natura avversa conoscendo persone amiche e nemiche, ma sopratutto vivrà anche il grande amore della sua vita che non lo abbandonerà mai. Il piccolo Temugin ora cresciuto, è pronto per diventare uno dei più grandi conquistatori del suo tempo, tanto da essere chiamato Genghis Khan?
Commento: Sergej Bodrov (autore dell'interessante Il prigioniero del Caucaso) racconta la storia di uno degli uomini più potenti della storia, Genghis Khan, partendo dalla sua infanzia e proseguendo con la sua lotta contro il mondo per sopravvivere ai molti nemici. Khan è il termine con cui si indica il capo del clan, e ovviamente il termine Genghis indica colui che più di tutti seppe riunire al meglio la potente popolazione mongola sotto un unica egida, dato che i mongoli in generale erano troppo sparpagliati e nemici tra di loro per essere visti come una unica vera entità, conquistando vasti territori e formando un impero. Genghis si chiamava Temujin, venne educato secondo norme rigide e d'onore dal padre, promesso in sposo in giovane età, e alla morte del padre avvenuta per avvelenamento dovette scappare e cercare rifugio lontano dal suo clan per colpa di traditori che lo volevano morto.
Abile, intelligente, coriaceo, Temujin combatte contro tutto e tutti, ma i problemi maggiori li ha per via del fatto di dover dividersi sempre tra onore, sentimento e necessità.
Cinema davvero di stile questo Mongol, diretto con ampia ricerca del fascino degli spazi aperti (molto sarebbe piaciuto a Kurosawa), impreziosito da una buona fotografia anche se privo di particolari sfarzi nei costumi oppure nelle locazioni sempre comunque abbastanza povere e per questo realistiche, calate nel tempo ma anche nella realtà in quanto la troupe si è recata apposta nei luoghi reali dove tutto avvenne per la migliore verosimiglianza possibile. Gli attori (per noi praticamente dei signori nessuno) caratterizzano per bene le sofferenze della popolazione mongola che invece di riunirsi e formare una potenza vive di lotte intestine, mostrano a dovere gli aspetti di una vita dura in tutti i suoi mutamenti, dove stare all'erta è l'unica maniera per poter sopravvivere.
Bello rivedere l'uso massiccio dei cavalli, gli stunt man che cadono old-style dopo le ferite mortali dalla propria cavalcatura, gli scontri frontali tra eserciti o le visioni dall'alto (qui l'aiuto della tecnologia arriva comunque massiccio), dove le ferite sono sangue sprizzato dal corpo a dovere. Importante è notare come il senso dell'onore di Temugin e il suo coraggio lo faccia sempre rimanere impassibile di fronte alle decisioni da prendere, sia che siano dolorose ma doverose, come se il destino a cui lui si affida nella figura del lupo-mentore spirituale-icona sia una cosa predestinata e necessaria, se dovesse per comodità abbandonare il suo codice rigido la sua fine sarebbe comunque prossima.
Il film non è assolutamente pesante, la vita del conquistatore è mostrata nelle due ore in maniera molto precisa ma neppure didascalica, si limita a tratteggiare molto bene il personaggio con le sue azioni che fa e che subisce, mantenendo per questo un ritmo efficace senza annoiare mai. Alla fine può risultare anche lineare, ma se ci si pensa bene non è davvero così la cosa, dato che abbiamo un personaggio femminile molto forte e preponderante (la moglie che lo impreziosisce e lo ama profondamente, ricevendo in cambio rispetto e libertà di scelta) che fa andare su piani diversi la narrazione sopratutto nella prigionia del futuro Khan oppure quando deve scegliere come proseguire il cammino dopo un terribile evento. L'amicizia e il potere si fronteggiano, si scherniscono l'uno con l'altro modificando in maniera affascinante come potrebbero essere gli eventi quando si è passati dopo una fase di stima e un giuramento
("sto liberando mio fratello non il mio nemico").
Interessante notare come l'asciutezza priva di facili contaminazioni di spettacolarizzazioni tipicamente americane, rende la storia accessibile alla comprensione senza fastidio, anche se il fatto di fermarsi al momento in cui Temujin raduna i Mongoli e poi manca la parte della conquista succesiva di nuovi territori, eseguita anche con feroci genocidi, dipinge il sovrano universale solamente come un uomo giusto ed equilibrato, rispettoso di regole ben precise che non devono toccare il nemico se non con onore e senza inutile ferocia.
Possiamo perdonare questa troncatura a mezzo, d'altronde altrimenti il film avrebbe avuto una durata monstre e magari esulava nella possibilità della realizzazione da parte della produzione.
Speriamo che adesso Bodrov non venga attirato dalle facili sirene del consumismo Hollywoodiano che saccheggia anche artisti russi (vedi il caso del prossimo action Wanted con il regista de "I guardiani della notte" chiamato a girarlo) a fare film diversi da questi, asciutti, interessanti, non consolatori, e che ben percorrono ritratti di personaggi dandone le varie connotazioni calandoli nella natura ostile ma anche affascinante.
In definitiva un film davvero interessante, con risvolti umani intensi della lotta per la sopravvivenza, che mostra l'ascesa al potere di un personaggio storico partendo dalla sua infanzia, senza dimenticare di mostrare spazi aperti brulli fotografati molto bene e che non risulta per nulla pesante, godibile da vedere per un intelligente fruizione, prestandosi a uno stimolante invito all'approfondimento post visione.
Quando il cinema si ricorda che essere espressivi non vuol essere ridondanti, possiamo davvero avere un beneficio personale davvero congruo come in questo caso.
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QUENTIN TARANTINO PROJECT |
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eltonjohn
 Reg.: 15 Dic 2006 Messaggi: 9472 Da: novafeltria (PS)
| Inviato: 11-05-2008 11:20 |
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Bellissimi gli scenari e molto ben ricostruite le atmosfere dell'epoca, belle e spettacolari (senza strafare) le scene di guerra, anche se la "tattica" dell'attacco frontale a cavallo con le due spade mi è sembrata un po' inverosimile e semplicina.
Nel complesso il film è bello e si vede bene, forse c'è eccessiva indulgenza verso il personaggio Gengis khan dipinto come saggio e tutt'altro che sanguinario che aborriva ogni forma di violenza verso donne e bambini.Mi risulta invece che dove arrivavano i mongoli avvenivano tremendi massacri indiscriminati, la popolazione della città russa di Riazan,ad esempio, venne completamente sterminata animali domestici compresi. Forse ci furono delle rancorose esagerazioni da parte degli storici cristiani e mussulmani a proposito della crudeltà di Gengis khan e forse questo film vuole ridimensionarne la storia in senso positivo, più un Giulio Cesare delle steppe che un volgare emulo di Attila
_________________ Riminesi a tutti gli effetti...a'l'imi fata! |
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