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Autore A trenta secondi dalla fine
ermejofico

Reg.: 17 Ago 2005
Messaggi: 662
Da: roma (RM)
Inviato: 04-08-2007 13:50  
Manny, violento detenuto in un carcere di massima sicurezza in Alaska, riesce ad evadere portandosi dietro il giovane Buck, ex pugile già condannato per stupro. I due raggiungono uno snodo ferroviario e si nascondono in un treno in partenza che li porta verso la libertà. Ma il conduttore frattanto è morto per un attacco cardiaco ed il treno senza controllo corre sempre più veloce verso la distruzione, inseguito dal direttore della prigione che non si rassegna alla fuga del suo nemico Manny.

Il film si regge su di uno schema molto costrittivo: la doppia coppia antinomica ordine – disordine (incarnati rispettivamente dall’evaso Manny e, sull’opposto versante, dal direttore del carcere Danken) è attraversata verticalmente dalla divisione forza - debolezza (ai “duri” Manny e Danken fanno da contraltare i “deboli” Buck , pugile senza cervello, ed il tecnico della sala controllo, Frank).

I forti sono molto simili tra loro: hanno psicologie dominate dall’ossessione ed anche figurativamente si rassomigliano, sono entrambi massicci e tendenzialmente silenziosi, ad eccezione di brevi esplosioni di ira o delle urla incongruenti nella follia finale. La verbalità normale, in questo film, è il dominio dei deboli. Necessità naturale per il forte è di sottomettere il debole, preventivamente e fisicamente. Il forte trasforma il debole in un proprio strumento (la dialettica si consuma velocemente in una aggressione/minaccia quasi ritualizzata - una volta raggiunto il suo scopo si conclude infatti spesso con un gesto rassicurante, una mano sulla spalla, un sorriso). Il timore peggiore del forte è di risultare debole, di perdere la propria immacolata integrità: la natura anarchica, addirittura belluina, nel caso del protagonista; il rispetto dei sottomessi, i detenuti, nel caso del poliziotto (qui la natura del personaggio trascolora nell’esigenza istituzionale di porre fine alla rivolta carceraria). Si tratta però di una scelta molto limitata; il protagonista lamenta la sua incapacità di pensarsi normale, “in pace con il mondo”. La loro loro collisione è fatale ma, di fronte alla morte imminente ed inevitabile, riconoscono reciprocamente la propria grandezza e nella fine vedono raggiunto il loro scopo: hanno rispettato i loro codice fino in fondo, non hanno tradito la loro essenza. Cessa l’odio sostituito dal rispetto.

I deboli: nel campo del disordine (ma anche della libertà ad ogni costo), Buck, piagnucoloso, robusto (giovane) ma mentalmente molle, condannato per un reato infamante, uno stupro (i due aspetti del personaggio, violenza ed immaturità, sono ben raccordati nel suo puerile disegnare (una donna?) sul vetro appannato, mentre rivela al compagno la ragione della sua detenzione). E’ destinato a sopravvivere e forse addirittura al matrimonio e ad una vita sicura per quanto servile (lo profetizza il protagonista, lo conferma la presenza della donna al suo fianco). Vorrebbe elevarsi alla grandezza del maestro - guida che però lo ripudia nel momento in cui mostra sul campo la propria paura per la morte, durante l’arrampicata sulle locomotive.

Nel campo della legalità (ma anche dell’oppressione) troviamo invece Frank, l’impiegato dedito alla salvezza del mondo (tenta di impedire i danni alle cose ad agli uomini). Una momentanea perdita del controllo lo mette in conflitto (verbale) con il forte. A differenza che nel campo dell’illegalità, nello “spazio dell’ordine” il conflitto debole / forte non è permanente ma istantaneo e violentissimo. Si consuma nell’aggressione a sorpresa nel bagno, dove Frank viene percosso ed umiliato, quasi annegato nella propria urina da Danken.

Nessun difetto presenta la costruzione complessiva della trama: dopo l’introduzione e la fuga a piedi nella neve, tutto gira intorno al treno impazzito, bateau ivre che in un primo tempo è strumento di libertà (sull’altro versante, implicitamente, di commercio e di progresso) ma poi diventa portatore di distruzione e di morte (a livello visivo, il passaggio è marcato dal frontale della locomotiva che viene “sfigurato” in una maschera orribile da una collisione con la coda di un altro convoglio). Infine, ultima inattesa metamorfosi, la motrice diviene il veicolo che trasporta i forti, uniti indissolubilmente come Achab e la balena, verso un indefinito Aldilà.

Da notare che il film si costruisce tutto in previsione di una catastrofe finale e spettacolare, che viene continuamente anticipata, visualizzata sui pannelli di controllo, sfiorata (deragliamento programmato, avvicinamento agli impianti chimici, superamento del ponte in rovina), vanamente contrastata, addirittura provata in scala ridotta nell’urto con il treno e poi nello sfondamento dei cancelli del deposito. Il big sbrang tuttavia non verrà mostrato, non esisterà nemmeno dal punto di vista del film, sarà rimpiazzato da una “assunzione”, dal passaggio dei protagonisti - in dissolvenza nebbiosa - dalla cronaca alla leggenda. La ovvia pre-visione di come andrà a finire (la storia) è annientata dalla visione (le immagini stesse del film).

La regia contrappone gli scontri fisici claustrofobici nel treno (il protagonista compie affondi con il coltello, squarciando idealmente i margini dell’inquadratura, mentre viene ripreso dal basso in primo piano, frontalmente; la donna è scaraventata continuamente e quasi senza ragione contro le pareti) con la desolata pianura innevata in cui corre il treno inquadrato in campo lungo. Il quadro trema e si inclina per la violenza degli estintori che colpiscono le sbarre delle celle durante la sommossa e l’energia dei corpi è gestita sempre benissimo, in particolare nel momento clou dell’evasione (lo scivolamento attraverso il collettore fognario), dove viene compressa dall’ellissi (gli evasi nel tubo), e poi immediatamente dopo espansa nel rallenti, una volta espulsi ed in caduta libera nel fiume.

Un film furibondo.


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"Che cosa te ne fai di una banca se hai perduto l'amore?"

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andrea70

Reg.: 10 Mar 2007
Messaggi: 565
Da: frosinone (FR)
Inviato: 04-08-2007 14:51  
L'ho visto per la prima volta due sere fa, è un film duro, cattivo, violento. Sono rimasto a guardarlo affascinato e coinvolto.
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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 04-08-2007 18:39  
visto e rivisto.bellissimo,voight impagabile,ottima regia,un ritmo strepitoso,un piccolo cult non abbastanza conosciuto purtroppo.
ciao!

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DaveNet

Reg.: 23 Giu 2006
Messaggi: 138
Da: Piemonte (PS)
Inviato: 05-08-2007 18:18  
quote:
In data 2007-08-04 18:39, badlands scrive:
..un piccolo cult non abbastanza conosciuto purtroppo.



In che senso ? E' passato decine di volte in tv...
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"Il cervello è il mio secondo organo preferito " (W.Allen)

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pensolo

Reg.: 11 Gen 2004
Messaggi: 14685
Da: Genova (GE)
Inviato: 05-08-2007 22:10  
Sarà passato tante volte ma sono in pochi a conoscerlo.

Grande film comunque..grande uso degli spazi e ottima fotografia. Oltre a un grandissimo Voigt.

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Bart,voglio condividere con te le tre massime indispensabili per andare avanti nella vita.N°1:"Mi raccomando coprimi" N°2: "Miticooo!Ottima idea capo" N°3:"Era già così quando sono arrivato io"

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badlands

Reg.: 01 Mag 2002
Messaggi: 14498
Da: urbania (PS)
Inviato: 05-08-2007 22:24  
ecco intendevo questo,lo trasmettono spesso,ma non credo sia un film noto o apprezzato a dovere(basta vedere il pessimo dvd in commercio)
ciao!

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GionUein

Reg.: 20 Mag 2003
Messaggi: 4779
Da: taranto (TA)
Inviato: 05-08-2007 22:30  
Lo rivedo sempre volentieri.
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DaveNet

Reg.: 23 Giu 2006
Messaggi: 138
Da: Piemonte (PS)
Inviato: 06-08-2007 00:48  
quote:
In data 2007-08-05 22:30, GionUein scrive:
Lo rivedo sempre volentieri.



Anche io, Gion Uein sei già il mio mito ! ahahahaha


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