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Autore SETTE NOTE IN NERO di Lucio Fulci
Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 29-07-2007 19:38  
SETTE NOTE IN NERO di Lucio Fulci 1977 (Profondo Nero)

E’ vero che il film ha un debito enorme al grande successo del thriller al sangue di Argentiana memoria (Profondo Rosso di appena due anni prima) e che alcuni spunti sembrano importati pari pari (la visione premonitrice a flash frammentati, il cadavere scoperto a picconate dietro una parete, la musichetta inquietante del carillon) ma è anche vero che Lucio Fulci proprio in questo film, pur esagerando con qualche zoomata di troppo, ci fa sobbalzare dalla sedia senza usare ettolitri di sangue ma creando una atmosfera malata e inquietante, che corrompe rapidamente le nostre sicurezze. In questo è aiutato da una accorta messa inscena con soluzioni visive anche ardite (la scena iniziale delle gallerie con sonoro che si interrompe ad hoc, le visioni di Jennifer O’neal che perturbano e smuovono atavici sentimenti di paura, i continui primi piani da cineamatore traballante) e da un manipolo di attori che ci credono fermamente e supportano gli incubi e l visioni del regista. Liquidato dal grande Maltin come thriller di quart’ordine, il film invece è avvincente e senza un attimo di pausa, con l’idea geniale di una visione che non è specchio del passato, ma semplicemente anticipazione di un futuro prossimo. Una citazione per Jenny Tamburi, recentemente scomparsa: il suo intuito da Sherlock Holmes in gonnella ce la fa diventare immediatamente simpatica. Ma non vi diciamo come va a finire.

Omaggio alla musica di questo film da un grande estimatore del nostro cinema anni 70: Quentin Tarantino (nel film Kill Bill Vol 1)

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Tra la sofferenza e il nulla, scelgo il nulla.

[ Questo messaggio è stato modificato da: Schizobis il 29-07-2007 alle 20:34 ]

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roccomedia

Reg.: 15 Lug 2005
Messaggi: 3829
Da: Bergamo (BG)
Inviato: 30-07-2007 00:15  
Ha una certa importanza nella filmografia thriller/horror fulciana in quanto ne rappresenta la svolta visionaria staccando dall'immanenza dei suoi eleganti Porno-Thriller precedenti. Lo ricordo soprattutto per la bellezza di Jennifer O'Neil "Pre-Scanners" e per un Gianni Garko "Post-Sartana" in una delle interpretazioni più importanti della sua carriera fuori dai panni del "Pistolero-becchino".
E' vero che è caso anomalo di thriller fulciano tutto atmosfera e niente effettacci: un'esperienza che Fulci ripeterà tanti anni dopo nel notevole e sottovalutato "Le porte del Silenzio".
Il finale richiama esplicitamente ai racconti di E.A. Poe (tant'è che lo stesso Fulci lo riproporrà con qualche variazione in "Black Cat!").

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oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 08-06-2009 12:07  
Lucio Fulci nasce a Roma nel ’27, inconsapevole all’epoca che, di lì a non molto, sarebbe diventato uno dei più grandi (personalmente lo venero) artisti italiani del novecento. Conosciuto soprattutto per essere stato un regista di film di genere (ha praticamente esplorato da iconoclasta tutto lo scibile cinematografico e per questo è, anche, noto come il “terrorista dei generi”) è stato un vero e proprio genio della cultura recente, lasciando la sua firma in anfratti socioculturali inimmaginabili (è autore della canzone 24.000 baci).
La produzione filmica è imponente e importantissima, visto che Tarantino ne ha tratto più che una semplice ispirazione. Tra le tante perle c’è, girato nel ’77, il giallo Sette note in nero, ambientato principalmente a Firenze. La storia è caratterizzata da un tourbillon di eventi al limite della psicologia onirica (mi si perdoni l’atecnicismo) con sogni, visioni premonitrici, ambienti rarefatti e irreali.
Il regista romano si destreggia con delle scelte stilistiche talmente ricche e variegate che risulta davvero difficile decodificarle con una visione tradizionale (per intenderci, in poltrona). Il montaggio scandisce l’anima della pellicola, anticipata fin dal prologo che con un montaggio alternato preconizza l’essenza del film. Abbiamo di tutto: camera a mano, dolly (nell’edificio a piani circolari è favoloso), ma soprattutto la firma indiscussa di Fulci, e cioè lo zoom che come un ricostituente, come un burattinaio, tira le fila del segmento filmico ogni qualvolta la narrazione si sovraccarica di elementi. Un amplesso registico che conclude con una gratificazione estrema ogni singola scena, ogni singola sequenza, ogni singola inquadratura. I giochi di luci e ombre e i particolari impreziosiscono un’opera che già di suo è completa nella sceneggiatura e nella messinscena.
Il colpo di scena finale è atteso, ma non scontato. La storia diventa sempre più fitta e appassionante fino a giungere all’apice musicale che introduce i titoli di coda, con i personaggi che affinano le loro personalità con decisione tranne, forse, la protagonista che rimane un po’ (troppo) monocorde nell’arco dell’intera opera.
Insieme a Non si sevizia un paperino, sempre di Fulci, e a La casa dalle finestre che ridono, di Avati, questo Sette note in nero è uno dei migliori gialli italiani di sempre.

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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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