Petrus
 Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 16-06-2007 12:25 |
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Il nuovo film di David Mackenzie porta con sé l'onere e l'onore della firma di Patrick McGrath. È tratto dall'omonimo romanzo dell'autore di Spider questa pellicola, fortissimamente voluta da Natasha Richardson e non poco ostacolata dalla produzione americana, che voleva renderla un'opera ad alto budget ambientata ai giorni nostri. E invece Follia, grazie all'impegno della brava moglie di Liam Neeson, mantiene i suoi tratti originali.
Il film si muove nella società degli anni '50, tra i suoi vincoli sociali e culturali, accentuati dalla ristrettezza e dalla particolarità dell'ambiente che descrive, quello delle famiglie di alcuni medici di un manicomio. In particolare, la pellicola vuole riproporre il rapporto controverso tra Stella, la sensuale moglie del nuovo vicedirettore dell'istituto, alla quale presta il volto la Richardson, e Edgard Stark, uno dei pazienti, apparentemente tra i più tranquilli, che cela un passato di omicidi e folli gelosie. A completare il triangolo vi è la figura del dottor Cleave, interpretato da Ian McKellen, invaghitosi di Stella come anche, per un interesse clinico ai limiti del morboso, di Edgard, proprio paziente. Il ruotare di tutti e tre questi personaggi intorno al fulcro del desiderio, una fiamma celata ma mai sopita, che logora e corrode la mente e il cuore, darà vita ad una spirale di tragica follia che inghiottirà un sordo e lugubre finale.
La materia su cui lavorare è tanta, il libro di McGrath è spunto per profonde analisi su follia, potere e amore, sull'intreccio pericolosissimo di queste variabili qualora non vengano controllate dall'animo umano. Il film soffre però di un difetto d'impostazione, quello del presentarsi come un film in costume, una più o meno velata denuncia del sistema sanitario di quegli anni, con il pretesto di raccontare una grande e disperata storia d'amore. Per questo l'architettura risulta vecchia, e la messa in scena richiama i drammi mainstream degli anni '60. Non emerge nessun dato innovativo, e questo di per sé potrebbe non essere un problema, ma deve tuttavia fare i conti con la materia letteraria da cui è tratto, di ben altra caratura e spessore; per cui la pellicola scivola via senza particolari entusiasmi, sorretta principalmente dalla solida interpretazione dei tre attori principali, in primo luogo dall'ottima performance della Richardson, gettatasi con anima e corpo nella storia.
La produzione (semi-indipendente) ha intelligentemente saputo evitare un cambiamento del finale, mantenendo così quel minimo di problematicità non risolta che solitamente si vuol far evitare al pubblico.
Follia scivola tra alti e bassi come un lavoro che si mescola a molti altri, non cogliendo sfumature e potenzialità della storia che una messa in scena più accorta avrebbe potuto rendere indimenticabile.
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