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Il Matrimonio Di Tuya, di Quanan Wang |
TomThom
 Reg.: 07 Giu 2007 Messaggi: 2099 Da: Mogliano Veneto (TV)
| Inviato: 10-06-2007 11:59 |
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Questa pellicola di divorzi cercati e nuovi mariti un pò zerbini da trovare, fa dei buoni sentimenti e della delicatezza la propria carta vincente. Dialoghi a tratti zen, canti caratteristici, balle di fieno, tutta una ruralità che forse non ci appartiene più, così come un'idea di unione della famiglia che sta perdendo un pò la propria essenza nel mondo occidentale. Film di altruismi e di sentimenti velatamente nascosti...Non mi voglio soffermare più di tanto sulla trama, ma è da sottolineare la fotografia, la polverosità e gli sbalzi climatici del paesaggio mongolo, vedere pascolare un cammello in mezzo ad una tormenta di neve è uno spettacolo per gli occhi e non solo...
Queste le note positive...dall'altro lato c'è da dire che il film forse pecca un pò di una certa lentezza non ascrivibile al contesto, ma propriamente per una certa tipologia di filmografia orientale, e di una Tuya(la protagonista principale)non particolarmente espressiva...Sarà che l'ho visto alle undici di sera e non è certo una pellicola "red bull"...
Nel complesso comunque consigliato, anche se a Berlino sono passati degli orsi di gran lunga più interessanti negli ultimi anni...Visto che impera la moda del voto, mi ci adeguo, da modesto fruitore. Un 7+
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Petrus
 Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 10-06-2007 15:28 |
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Quel che rimane negli occhi alla fine di un film come Il matrimonio di Tuya sono le immagini di una terra mal tecnologizzata, attraverso la quale si viaggia vuoi a dorso di pony o di cammello, vuoi su improbabili carrette a tre ruote che si fatica a chiamare camion, è la buona testardaggine della sua protagonista, un tutt’uno con la terra arida e petrosa e i pentoloni pieni di zuppa ribollita, sono le personalità sfumate, non consolatorie né manichee, di tutti i personaggi secondari.
Tutto questo per una pellicola che poteva, per ambientazione e pieghe della trama, cadere nell’insidiosa trappola del melodramma in costume, ci fa capire un po’ di più quale possa esser stato il giudizio della giuria del Festival di Berlino nell’attribuirle l’Orso d’oro.
Wang Quan’an, regista cinese, si avventura nella mongolia settentrionale, andando a riscoprire gli splendidi scenari naturali de La storia del cammello cha piange, splendido documentario presentato alla notte degli Oscar.
Gira così in una terra arida di arbusti come di parole, in cui l’acqua è rarefatta al pari delle relazioni sociali, e il cibo così come le parole è semplice e scarno. Riesce a trarne una storia godibile, ricca di riusciti momenti di humor, ma, sottotraccia, intimamente drammatica, soffocata, eppur così piena di vita, desiderosa d’aria.
La storia è gonfia di dolorosa attesa sin dai primi passi: il marito di Tuya è invalido, e per poter tirare avanti la giovane donna è costretta a divorziare e a risposarsi, ma solo qualora il futuro marito si prenda l’impegno di tenere con sé anche Bater, da ormai quattro anni senza più l’uso delle gambe.
Dopo varie peripezie, che movimentano il film al punto giusto da non renderlo noioso ma nemmeno macchiettistico, Tuya si accaserà con un buon amico, vicino di casa. Sottile a questo punto la scelta del regista nell’evidenziare, nel pianto finale, l’impossibilità di risoluzione di una domanda di senso e di un desiderio di felicità così profondo come quello della giovane protagonista, anche attraverso la migliore delle risoluzioni possibili.
Wang Quan’n guarda più in là di quel che racconta, e riesce ad abbozzare tentativamente il grande mistero della vita attraverso una storia semplice, eppur così maledettamente complicata, al pari della terra dalla quale proviene.
La complicazione che emerge sottotraccia attraverso una apparente, immutabile, routine, è la vera forza di un film per il quale avventurarsi in complesse disquisizioni tecniche su regia e via discorrendo appare francamente superfluo.
Onde tentare di rendere trasparente e cristallina quella ricerca di Tuya di una felicità così a portata di mano, quanto terribilmente e ineluttabilmente nostalgica.
già pubblicata qui
_________________ "Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate" |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 10-06-2007 17:48 |
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quote: In data 2007-06-10 15:28, Petrus scrive:
..........La complicazione che emerge sottotraccia attraverso una apparente, immutabile, routine, è la vera forza di un film per il quale avventurarsi in complesse disquisizioni tecniche su regia e via discorrendo appare francamente superfluo....
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Ottima rece. Felice capacità di sintesi che non trascura l'essenziale, i punti focali, l'essenza del film, nella resa dei motivi emozionali senza compiacimenti e pur tuttavia sentiti, partecipati.
E quanto può essere vero ciò che dici nella frase che quoto! Quando la tecnica è a posto, non dovremmo troppo preoccuparci della ragione per cui troviamo convincenti il linguaggio, i contenuti, la forma (che senza una buona tecnica non avrebbero luogo...), in un film che scorre a meraviglia.
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 10-06-2007 alle 17:57 ] |
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