FilmUP.com > Forum > Tutto Cinema - The fountain - l'albero della vita
  Indice Forum | Registrazione | Modifica profilo e preferenze | Messaggi privati | FAQ | Regolamento | Cerca     |  Entra 

FilmUP Forum Index > Cinema > Tutto Cinema > The fountain - l'albero della vita   
Autore The fountain - l'albero della vita
kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 17-03-2007 19:23  
The fountain - l'albero della vita

<u>L'amore senza epoca</u>

Trama: un amore infinito che si snoda nel tempo, tre epoche distantissime attraversate da un filo conduttore di un uomo e una donna che si amano. L'albero della vita perpetua l'esistenza, potrà perpetuare anche il sentimento ?

Commento: Tre epoche diverse per chiarire un concetto atavico e immortale: il vero amore non muore mai. Attraverso passato, presente e futuro, il regista Darren Aronofsky tratteggia un affresco di grande visualità, impreziosito dalla fotografia di Matthew Libatique ( uno dei direttori della fotografia prediletti da Spike Lee ) e fortemente voluto da lui stesso in quanto tratto da un suo racconto scritto a quattro mani con Ari Handel. Partendo dai conquistadores spagnoli alla ricerca di un misterioso albero che dona la vita eterna, si prosegue con andata e ritorno nelle spire del tempo in un gioco di conoscenza del passato e scrittura di un libro sul futuro possibile, con la rabbia costante della paura di perdere la vita ma sopratutto come conseguenza di questo l'amore eterno che si è dichiarato in epoche ormai lontane. Il motivo dominante del film è raffigurato dalla parola "Finiscilo", nove semplici lettere che la Weisz ( stupenda nelle vesti della regina Isabel sia in quelle della bianchissima Izzi Creo, simbolo etereo di purezza e tranquillità ) ripete più volte, tentando di convincere l'amato Tomas/Tommy/Tom Creo ( Hugh Jackman, che partendo da una versione con barba e capelli folti nei panni dl conquistador spagnolo, piena di forza e di rabbia, arriva via via a una pelata e riflessiva) alla chiusura, scrivendolo, dell'ultimo capitolo del libro che nella epoca di mezzo sta leggendo per ricongiungere i fili di una storia che sembra inevitabilmente debba terminare con la morte, che giunge dopo una malattia, dolore fisico che paradossalmente può donare quella felicità e tranquillità sempre mancante nella spasmodica ricerca di vivere per sempre insieme, tranquillità alla quale Izzi vuole convincere l'amato senza tempo. Concetto mai corrisposto, che alla fine rischia di essere solo un continuo assommarsi di cerchi del legno che non trovano mai un centro definito come quelli dell'albero che invecchia e avvizzisce.
Svolgendosi lungo tre epoche assistiamo a uno spettacolo diversificato ( appesantito inoltre dal fatto però che la narrazione non è lineare ma segnata da continui salti nel tempo avanti e indietro ), con soddisfazione di avere ambientazioni sempre diverse, da quella forestale, quella urbano-ospedaliera, e infine un microcosmo vegetale simile ad una bolla di sapone che vaga nello spazio. Il limite che si riscontra nella visione di questo "albero" è che il concetto basilare viene ripetuto all'infinito, estremizzando i limiti del suo elastico narrativo, con continue riflessioni anche un po' banali nella parte del presente che diventano monotone litanie, per poi scatenarsi in un finale pirotecnico di grande visualità dove Libatique ha potuto mostrare le sue capacità con una fotografia di altissimo livello che impreziosisce e illumina una saranbanda di effetti speciali notevoli che hanno il loro fulcro nella primavera improvvisa dei germogli. Di fatto le due parti esterne del tempo sono le migliori, più coinvolgenti sia nella riflessione che nell'azione in quanto più visuali della centrale troppo banale e piatta.
Portandosi dietro l'albero per il tempo Aronofsky, che torna alla regia dopo Requiem for a Dream (2000) e che praticamente aveva prima di Requiem girato solo un lungometraggio prodotto con soldi di amici e parenti, e che nella vita è il fidanzato della Weisz, vuole tratteggiare un novello paradiso dell'eden, mentre Adamo ed Eva devono giocoforza separare le loro esistenze perchè l'albero porta i germogli di una storia lunga ma non fruttuosa che non trova mai vera consolazione, parafrasi del film che racconta con un percorso troppo lungo
troppo poco, cercando storia in radici senza propaggini.

nb:grazie per i consigli!:wink: ( sublimal message)
_________________
non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

  Visualizza il profilo di kubrickfan  Invia un messaggio privato a kubrickfan    Rispondi riportando il messaggio originario
Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 18-03-2007 10:05  
“E se potessi vivere per sempre?” si chiede Darren Aronofsky, nel sottotitolo del suo ultimo film, L’albero della vita.
Dopo Pi greco, il teorema del delirio e Requiem for a dream, ritorna sugli schermi italiani uno dei più promettenti registi neyorkesi, passando ancora una volta tra le magli di un festival.
E se la sua opera prima sbalordì il prestigioso Sundance, vincendo addirittura il premio per la miglior regia, e Requiem conquistò Cannes, valendo alla Burstyn candidature a Oscar e Golden Globe, L’albero della vita viene distribuito dopo le stroncature piene al suo passaggio fugace all’ultimo festival di Venezia.
E le prime impressioni del lido sono purtroppo confermate da una seconda visione, più ponderata ma altrettanto sorpresa di come un talento, seppur discutibile, come Aronofsky abbia potuto sfornare un film tanto pretenzioso quanto piatto ed inconcludente.
La trama, infatti, mescola tre piani narrativi. In quello principale un ricercatore (Jackman) sperimenta forsennatamente alla ricerca di un farmaco che possa salvare la moglie (la Weisz) da un cancro incurabile. Questa, durante la malattia, ha scritto un libro, che va a costituire il tessuto per il secondo livello narrativo, basato su falsi flashback in costume in una Spagna immaginaria del sedicesimo secolo. Il terzo piano su cui il film va a giocare, è quello, più scollegato e suscettibile d’interpretazioni più disparate, di un surreale viaggio spaziale, a bordo di una ipotetica ‘bolla’ d’aria, da parte del protagonista insieme a un secolare albero, l’albero della vita, per l’appunto, immaginifica panacea di tutti i mali.
Apparentemente confuso, tutto il film è riconducibile ad un’unica chiave di lettura: quella estrapolabile dal contesto odierno, insita nel rapporto tra il dolente marito e la moglie in fin di vita, e il rifiuto, la non accettazione della morte come evento definitivo, e via discorrendo.
Non si riesce a cogliere un appiglio, che sia uno, nell’organizzazione e nella messa in scena degli altri due piani narrativi, che finiscono per prendere a tratti il sopravvento e a monopolizzare lo sguardo in direzioni del tutto sterili e improponibili. Non c’è nessun legame organico tra le varie parti della pellicola, né tantomeno gli incroci tra le varie situazioni seguono un filo logico.
Si passa così dallo studio in laboratorio, alla lotta contro il Grande Inquisitore spagnolo, alla meditazione trascendentale in lievitazione nello spazio senza alcuna soluzione di continuità.
Anzi, i minuti della sequenza finale sembrano un tentativo sciocco e presuntuoso (nonché senza motivazioni apparenti né senso alcuno) di riproporre un novello 2001.
Probabilmente l’eclettismo di Aronofsky è stato blandito dai soldi (sono due addirittura le major corresponsabili di questo scempio, la Warner e la Fox), ma non incanalato né consigliato.
Ha partorito così un micidiale polpettone senza capo né coda, sviluppando nel peggiore dei modi possibili un’idea di base che avrebbe potuto percorrere ben altre strade.

già pubblicata qui
_________________
"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

  Visualizza il profilo di Petrus  Invia un messaggio privato a Petrus  Vai al sito web di Petrus    Rispondi riportando il messaggio originario
LucyVP03


Reg.: 29 Lug 2003
Messaggi: 938
Da: Roma (RM)
Inviato: 10-03-2008 11:22  
Teribbile!
Avevo letto critiche che lo stroncavano in toto e critiche che lo promuovevano.
Io sto decisamente dalla prima parte.
M'è sembrato senza capo né coda, tutto new age, i poveri attori sprecati (certo lei non potrà fiatare né lamentarsi, visto che s'è sposata il regista...).
Salvo solo le scenografie e i costumi.
X il resto 5!

_________________
Io dunque sono figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà...
Pirandello

[ Questo messaggio è stato modificato da: LucyVP03 il 10-03-2008 alle 11:23 ]

  Visualizza il profilo di LucyVP03  Invia un messaggio privato a LucyVP03    Rispondi riportando il messaggio originario
  
0.004889 seconds.






© 2025 Film Is Now group. Tutti i diritti riservati
Film Is Now group non è responsabile ad alcun titolo dei contenuti dei siti linkati, pubblicati o recensiti.
Fin Network ltd