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vero come la finzione |
kubrickfan
 Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 03-02-2007 23:36 |
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Trama : Harold e' un uomo metodico , preciso , che conta addirittura i colpi di spazzolino che esegue alla mattina per lavarsi i denti. La sua vita e' scandita da un orologio che ne regola le abitudini e i tempi. Un giorno mentre esegue le solite ritmiche abitudini una strana voce arrivata da chissà dove gli comunica che a seguito di un particolare episodio al sua vita sarà in pericolo. E sembra che questa voce sia molto di più di una semplice schizofrenia da metodologica abitudine...
Osservazioni : Decisamente fiacco e con poco mordente questo film di Mark Foster ,non bruttissimo ma inutilmente molto lento, che si basa su un idea iniziale carina e curiosa, ma poi dopo man mano che prosegue non riesce a sostenere con il dovuto ritmo l'iniziale assunto, coltivando in maniera poco appassionante il buon germoglio iniziale. La vicenda di Harold il metodico ( interpretato da Mel Ferrer) risente tremendamente dell'influenza televisiva del serial “Desperate Housewives”, citato con la voce fuori campo(che tra l'altro in Italia hanno pensato subito di affidare alla stessa doppiatrice che fa la voce di Mary Alice, cioè la defunta che dal cielo commenta le vicende delle casalinghe disperate)e con un finale totalmente uguale a ogni finale di puntata del telefilm. Dietro questa evoluzione dello spirito che cambia una vita grigia e monotona, abbiamo veramente ben poco di emozionante e di appassionante. Quasi a ergersi a nuova bottega di “ Chocolat “, la svolta della vita di Harold e' data da una panettiera che fa dolci sublimi( la tremendamente affascinante Maggie Gyllenhall, qui con gigantesco tatuaggio floreale e tutta sorrisi e bontà), il destino della sua vita fin lì grigia e cupa, è veicolato da una scrittrice piena di ansie, ticchi e nicotinomane( bravissima Emma Thompson a interpretarla), l'assistenza alle sue speranze affidata a uno scrittore cinico e impassibile che segue la vicenda per il suo fascino letterario più che per i risvolti umani. Tutti personaggi fortemente caratterizzati, interpretati con maestria, ma che i piatti colpi di scena e le risibili evoluzioni della storia non riescono ad innalzare dal livello “vedo sullo schermo” mi entrano le emozioni. Si assiste placidamente sapendo che il finale sarà così, si prosegue con artifizi narrativi lenti e patetici, incentrando il tutto sulla prova di attori.
Il regista vuole incentrare la vicenda su un altro punto, i piedi nudi degli scrittori, piedi che non hanno calzini o calzature negli interni debitamente inquiadrati, sia per la Thompson che per Hoffmann, quasi a voler significare che il loro camminare e procedere è istintivo, naturale e non condizionato da nulla. Significati, pregi, influenze( come non citare Pirandello con una vicenda simile? Tra l'altro la Gyllenhall ha il cognome di uno dei suoi personaggi, “Il fu Mattia Pascal”),e tra i pregi mettiamo le scritte sui titoli di inizio, davvero fantasiose, purtroppo tutte cose affossate da una narrativa filmica fiacca e da una regia del tutto anonima, confermando che la buona idea di base aveva il fiato corto. Come quasi sempre accade, le prove di attori da soli non bastano ad elevare il film. Questo ne è una prova.
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Petrus
 Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 19-03-2007 20:39 |
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Il sodalizio, ormai giunto alla sua (pare) definitiva rottura, tra Michel Gondry e Charlie Kaufman ha rilanciato, con nuovo vigore, all'attenzione del filmaking odierno la tematica del metaracconto, dell'incrocio al limite del surreale tra diegesi ed extra-diegesi, della decostruzione spazio-temporale della realtà filmica in un primo momento data per acquisita. Percorre questo filone narrativo Vero come la finzione, ultimo lavoro del regista di Finding Neverland, Marc Forster, che si muove tra due spazi d'azione complementari e divergenti al tempo stesso. Il primo è il piano del racconto, la favola vissuta dallo scrittore, e insieme con lui dallo spettatore, in qualità di narratore onnisciente che dirige la storia, gli snodi narrativi, l'evoluzione dei personaggi, dove meglio crede. Narratore che ha il volto di Emma Thompson, scrittrice di successo, bloccata nel punto catartico del suo ultimo, definitivo romanzo. Ed ecco il secondo livello, quello di chi racconta, contrapposto al piano della storia narrata da un semplice, quanto efficace schema narrativo.
Lo spunto, dunque, è quello classico del piano "reale" da cui parte, con l'ausilio della voce narrante, una storia. Quella, in questo caso, di Harold Crick, mesto e dimesso impiegato delle imposte con il vizio di matematizzare ossessivamente tutto il reale: dai colpi di spazzolino sui denti, al numero dei passi che occorrono per recarsi alla fermata dell'autobus, ai millilitri di sapone contenuti nei recipienti dei bagni pubblici. Forster è bravissimo a lavorare sullo spettatore, riuscendo a dare per acquisite queste coordinate dopo nemmeno cinque minuti di pellicola. Perché da subito subentra il mescolarsi dei due piani d'azione che filmicamente dovrebbero rimanere separati, attraverso un espediente narrativo interessante. E cioè che il "narrato" si accorge della voce narrante, elemento che di per sé dovrebbe essere puramente cinematografico, sganciato dalla realtà diegetica, identificazione dello sceneggiatore che possiede tutti gli incastri della trama, volendone fornire agli spettatori alcuni piuttosto che altri. Invece no, Harold Crick (sullo schermo ha le sembianze di Will Ferrel) inizia a sentire quello che la voce, seguendo l'evolversi del romanzo della scrittrice, dice su di lui, un espediente attraverso il quale gli autori confondono i confini della diegesi narrativa per andare a ricomporre una realtà scenica più complessa. Problema da schizofrenia, da apparente malattia mentale, che si complica improvvisamente nel momento in cui la voce preannuncia con sicurezza la futura morte di Harold. La ricerca disperata di un senso da dare alla propria vita in funzione di una futura dipartita, porterà ad una (apparente) composizione dei due livelli sui quali si muove la pellicola, orchestrata abilmente dalla sceneggiatura di Zach Helm.
Il film si configura così come uno spunto di riflessione sulla potenza narrativa del mezzo-cinema, che si scompone e si ricompone a piacimento attraverso una strana e spaesante sensazione di solidità, un abile gioco delle parti che attinge alla letteratura a piene mani, diventando tuttavia poco più di un esercizio di stile. Pur nel riuscito controllo della recitazione, nella cifra misurata e sommessa che è propria dello svolgersi della storia, Vero come la finzione non riesce infatti ad elevarsi al di sopra dello status di colta e raffinata disquisizione sul mezzo cinematografico, della sua plasmabilità e del suo possibile rapporto con altre forme di narrazione, cedendo anche allo spargimento estemporaneo di zuccherosità varie. Meglio di tanta altra paccottiglia di cui troppo spesso facciamo esperienza in sala, ma pur sempre troppo freddo e celebrale, più vicino ad uno studioso di semantica narrativa, campo d'indagine pur sempre interessante, che ad un semplice appassionato di cinema.
già pubblicata qui
_________________ "Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate" |
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Small982
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 185 Da: fano (PS)
| Inviato: 20-03-2007 14:53 |
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uffa dalle mie parti il film non è passato
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ILTana

 Reg.: 07 Mar 2007 Messaggi: 28 Da: Reggio Calabria (RC)
| Inviato: 25-03-2007 17:15 |
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Marc Forster alla regia mi ha incuriosito, dopo aver visto, qualche mesetto fà, l'ottimo Neverland... In effetti questo film funziona bene, anche se la parte centrale ha dei ritmi inevitabilmente troppo lenti...
L'inizio è buono, coinvolgente... Le abitudini che prendono forma, nella loro familiarità... E che allo stesso modo si infrangono... L'orologio quasi deus ex machina della vita di un uomo... E' kafkiano...
Poi le vicende centrali... Le annose scoperte di una vita fatta di un impercettibile do ut des con la voce che è fautrice ma anche vittima delle gesta di Harold...
Lento ma molto bello... Si arriva al finale che non è esattamente quello che ci si aspetta per completare un film che fin lì è decisamente sopra le aspettative... E così, lontano dal film, pensi whoa, che peccato... Ma c'è anche una considerazione da fare: Nel dialogo precedente alla scena finale la voce e scrittrice stessa spiega il perchè il finale sarebbe cambiato... E il senso di un finale diverso...
Ragionandoci, il film centra i suoi obiettivi... Restando su un giudizio positivo, molto bello... Fosse stato un corto o mediometraggio, epurato di alcune scene lunghe, lente e un pò melense, sarebbe stata una vera vera vera genialata...
_________________ 4Righe, un blog..?
Ars System: Liberi dai soliti giochi! |
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Logan71
 Reg.: 16 Ott 2005 Messaggi: 3331 Da: TERRACINA (LT)
| Inviato: 01-04-2008 09:06 |
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Visto per caso ieri su Sky.
Un vero peccato che non l'abbia visto al cinema.
Trama originalissima (sembrava preso da un racconto di King), attori bravissimi (Tutti), regia elegante.
Bravissima la Thompson, bravi Ferrel e Gyllenhall, Dustin...è Dustin e c'è poco da fà.
Non concordo affatto con chi lo minimizza o lo fa sembrare un lento polpettone, proprio tutt'altro direi.
A parte che la voce fuori campo E' d'obbligo visto che lui poi o asseconda la "Voce Narrante" o la subisce ma è comunque quella che (pare) gestire il suo destino.
La Voce poi non è altro che la scrittrice che scrive e sviluppa il suo romanzo su Harold...ed è la voce della doppiatrice storica di Emma Thompson...che fai la cambi perchè è "anche" quella del telefilm???
Ma dai!
E' invece un film intelligente, toccante, tenero e con una colonna sonora favolosa.
E...poi...c'è una scena che mi ha colpito come una mazza da baseball in piena faccia.
Harold entra in un negozio di chitarre, lui ha sempre voluto imparare a suonare la chitarra, è l'unica cosa che abbia mai veramente desiderato, non ha ambizioni, non ha stimoli, non ha amici ne amori...ha solo il lavoro e i numeri. Ora però vuole cambiare, deve cambiare strada...ha paura di morire (lo sa perchè la "voce" lo ha detto).
Insomma è lì nel negozio e si gira intorno...cerca la chitarra giusta o meglio...sente la chitarra...poi, il colpo di fulmine...una Fender Stratocaster color verde acquamarina...è il rock (dice proprio così nel film).
Bene...non ci crederete...a me è successa la stessa cosa, mi sembrava vedere in TV un mio de-ja vu...la stessa identica scena.
Ben inteso...non sento le voci!
Ho sempre sognato di imparare a suonare la chitarra...a casa mia suonano tutti.
Suonava mio nonno, mio fratello (ha un gruppo che si chiama ExEx), i miei cugini (che avevano anche un complesso punk a Roma), i miei amici (la mia comitiva contava di una ventina di persone, metà delle quali suonava nel corpo bandistico della città...Tromba, sax, clarinetto...oboe.).
Persino mia moglie suona, il piano...e pure bene!
Cazzo tutto intorno a me è musica, io amo la musica...ho una raccolta di cd da spavento (spendo circa 100/150 € al mese tra CD, DVD e libri), mi intendo insomma di musica eppure...eppure io non so suonare...troppo pigro per mettermi lì e fammi uscire i calli alle dita...in realtà a me piace cantare...non me la cavo neanche male però...però non è la stessa cosa in fondo. Il canto è una scusa.
Sono pigro.
Poi, l'anno scorso, all'età di 36 anni mi sono deciso.
Anche perchè una persona mi disse :<<Vuoi imparare adesso, alla tua età? Lascia perdere...è tardi, non ci riuscirai. Sono cose che si fanno quando ne hai 15>>
Il giorno dopo sono entrato in un negozio di musica...pieno di strumenti, pieno di chitarre.
Ho solo dovuto cercare il colpo di fulmine...alla fine ho visto lei...bellissima, suadente, lucida, rossa!
Una stupenda Fender Stratocaster rossa col ponte bianco...proprio come quella di David Glimour. Non ci ho pensato neanche un secondo...ho solo strisciato la carta di credito...Non me ne importava un beneamato cazzo quanto costasse...Lei era il rock (giuro su Dio che ho pensato proprio così), era lei...era mia.
E' qui, di fiaco al Pc, non ho ancora imparato a suonarla, solo a strimpellarla un pò...ma intanto stà li che mi sorride.
Incredibile, quella scena è un pezzo della mia vita.
...non dico minchiate...è successo veramente così...
Un film bellissimo, ve lo consiglio...e preparate i fazzolettini!
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Sono il migliore in quello che faccio...ma quello che faccio a volte non è sempre piacevole...Snikt!
[ Questo messaggio è stato modificato da: Logan71 il 01-04-2008 alle 09:14 ] |
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FalceDLuna
 Reg.: 03 Set 2005 Messaggi: 178 Da: Palermo (PA)
| Inviato: 01-04-2008 18:44 |
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quote: In data 2008-04-01 09:06, Logan71 scrive:
<<Vuoi imparare adesso, alla tua età? Lascia perdere...è tardi, non ci riuscirai. Sono cose che si fanno quando ne hai 15>>
[ Questo messaggio è stato modificato da: Logan71 il 01-04-2008 alle 09:14 ]
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Anche io ho visto questo film per puro caso recentemente. Concordo con chi dice che alcune scene risultano un pò lente, ma nel complesso ho trovato il film "illuminante"; un film che potesse dire a molte persone...ehi svegliati...non hai tutta la vita davanti a te...puoi morire anche ora.
Credo che nel mondo di oggi un messaggio del genere serva eccome...
Forse dal punto di vista prettamente tecnico non è perfetto...ma un film non può essere bello anche e solo per il messaggio che lancia?
_________________ [color=#4000FF][size=10]Change everything you are
And everything you were...und ich habe Lust[/size]
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[color=#80BF00][size=10]
Immer wenn ihr traurig seid
Spielen wir für euch[/size][/color] |
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