> > Tutto Cinema - A casa nostra |
Autore |
A casa nostra |
Petrus
 Reg.: 17 Nov 2003 Messaggi: 11216 Da: roma (RM)
| Inviato: 02-11-2006 16:45 |
|
Tra tutti i film visionati durante la prima edizione della Festa del Cinema romana, di pellicole nettamente mediocri non pare averne viste.
Fa, purtroppo, eccezione, l'ultimo film di Francesca Comencini, presentato in concorso, un dramma ingarbugliato che si muove tra potenti italiani dal background poco pulito, aspiranti modelle, giovani arricchiti senza scrupoli e pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Messa giù così, parrebbe un facile e un po' qualunquista ritratto dell'Italia berlusconiana. Se si unisce poi il titolo, il quadro è completo.
Ed è proprio questo, a detta della regista, l'intento del film, il descrivere con tratto secco e deciso i guasti di un paese marcio dentro, che non sa più liberarsi di un certo sporco modo di fare. Sceglie, per raccontare la sua storia, un registro frammentario, disunito, un incrocio di varie storie che si intersecano, collimano o arrivano solamente a sfiorarsi.
Qualcuno ha osato accostarlo all'impianto corale altmaniano. In realtà appare solamente come un ingarbugliato tentativo di elevare artificiosamente il tono globale del film, spaesando lo spettatore e stupendolo inutilmente con personaggi che entrano ed escono nel corso del film, per poi ricomparire e sparire di nuovo.
Lo Zingaretti banchiere arrivista, la Golino commissario di finanza, Laura Chiatti modella fallita, Luca Argentero, giovane trascinato (con il suo soddisfatto placet) nella spirale della delinquenza, Giuseppe Battiston criminale in cerca di affetto e riscatto. Gli attori della Comencini vengono sballottati qua e là lungo il corso di tutto il film, incardinati da una sceneggiatura che, oltre ad essere costruita male, non andandosi a comporre i nodi narrativi che la regista vorrebbe creare, presenta momenti di esilarante comicità involontaria.
Lascia perplessi anche la tendenza al voler mostrare a tutti i costi la nudità del corpo umano, il rapporto sessuale, spesso del tutto gratuitamente, appesantendo alla lunga, sparendo dopo qualche inquadratura, il presunto intento provocatorio.
A casa nostra si rivela un boomerang, riflettendosi su di sé i guasti che vorrebbe denunciare: l'inconcludenza, l'incompletezza, la frammentarietà e la fragilità. Il tutto si dovrebbe riferire alla società italiana ("questa è pure casa nostra", pronuncia la Golino, eroina in gonnella), ma finisce inevitabilmente per rivolgersi ad un film mal riuscito.
già pubblicato qui
_________________ "Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate" |
|
gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 04-11-2006 10:23 |
|
eppure, a distanza, qualcosa me lo ha lasciato (di non negativo). Formalemnte è stato brutto, ma la sostanza un poco lo riabilita(anche l'ultima inquadratura non è male).
La mia a Roma fu questa:
Si inizia parlando della Serie A, di quanti italiani ci siano nell'Inter e di come dopotutto, visto che siamo in Italia e siamo a "casa nostra" che ci si comporti così non è poi tanto giusto.
Però è naturale: ormai quanti ci fanno caso più? Così come è naturale che manager abbiano sulle spalle già condanne per reati finanziari, è normale che in televisione si raccontino i fatti propri, è normale che l'avidità di denaro rovini un matrimonio, che un magistrato o un politico sia corrotto. Tutto normale. Il livello di guardia si è abbassato, e così se prima una scritta di bomboletta su di un muro faceva notizia in una città pulita, adesso nelle nostre metropoli si vive indifferenti tra pareti imbrattate e cicche di sigarette buttate per terra.
Al centro del film della Comencini (Francesca, quella più piccola, reduce da un altro film "politico"come Mobbing-Mi piace lavorare) c'è il denaro. E' questo che fa muovere le persone, per questo che ci si danna o si butta via una pensione. Non basta mai. Ma il discorso non finisce lì, perché i soldi sono anche un pretesto per indagare i rapporti umani e le relazioni sentimentali in particolare, sempre più complicate nel trovare i giusti equilibri. Si parla insomma di uno squarcio della nostra comunità, uno spaccato di ciò che molti di noi sono, per quanto non ci faccia piacere sapere, o cercare di ignorare.
Ottime intenzioni senza dubbio, peccato che la realizzazione non riesca in quella che doveva essere la sua maggiore preoccupazione. scuotere lo spettatore. Non si resta indignati davanti a tutto questo schifo, non viene la voglia di prendere le distanze e non tanto perché si giustificano i protagonisti, ma a causa della troppa superficialità con cui le tante storie incrociate vengono raccontate. Tanta carne al fuoco che tocca così tanti ambiti che finisce per disperdere quel collante che dovrebbe tenerle unite. E così il film scorre via senza sussulti, quasi incapace di prendere una sua precisa fisionomia. Narrativamente non si potrà parlare di "solito film italiano" (con tutte le eccezioni del luogo comune), ma la struttura e la scelta degli attori sembrano vogliano sostenere il contrario. Dopo infatti "La bestia del cuore" di Cristina Comencini e il recente "Non prender impegni stasera" di Gianmaria Tavarelli anche stavolta parliamo di un film a episodi, oltretutto con le stesse facce per personaggi analoghi.
Zingaretti è ancora il marito realizzato professionalmente con un'amante (lo era anche in "I giorni dell'abbandono") e Battiston il brutto anatroccolo che si può innamorare solo di una prostituta.
Un film di cui rimangono soprattutto le intenzioni, la bella fotografia di Luca Bigazzi che da a Milano una luce misteriosa e intensa dove può capitare tutto sempre, e alcune immagini, come quella conclusiva dei due manifesti affiancati (modella e industriale che entra in politica: sempre e solo immagine). I "buuu" a fine proiezione stampa alla Festa del cinema di Roma, erano esagerati.
_________________ Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è |
|
kubrickfan
 Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 04-11-2006 23:37 |
|
Trama : Milano, varie storie di persone che teoricamente non hanno nulla in comune.L'intreccio della sorte ci dice che non si e' mai tanto lontani di quanto invece siamo vicini...un manovratore di soldi, una poliziotta della finanza, due ragazzi dal lavoro semplice, una starlette di belle speranze e bel corpo,una prostituta e sua sorella che incontrano un benzinaio dal passato oscuro...come si intreccia questo crash italiano e come converge l'imbuto situazionale
Sunto del commento:un film orrendo e assolutamente inutile, monotono ai massimi livelli che cavalca la trama dei film alla Crash e di Inarritu con le situazioni che sembrano totalmente slegate per poi convergere.Attori del tutto annoiati con una Golino piu' impegnata in seminudi soft che nella vera azione e nel vero partecipare , dialoghi al limite del delirio e un montaggio scandaloso ( che tra l'altro per film di tale genere sarebbe necessario un lavoro praticamente perfetto)fanno di questo film uno dei prodotti piu' perdibili della stagione.Immagini e scorci di Milano fotografati senza verve .Una noia mortale condita dal disagio situazionale di rimanere seduti fino alla fine del film.
Osservazioni:e cosi' la Crash mode( o meglio l'idea rubata che poi divenne moda con il film di Haggis) arriva in Italia,con una storia ambientata nella Milano da bere che ci presenta oltre agli scorci Milanesi tra cui spicca un Duomo incellofanato per lavori ( cosa di sempre visto che e' un cantiere perenne ) un po' di varia umanita' con i suoi problemi e le sue storie :Alberghi, palazzi dei soldi e strade con lucciole fanno la parte principale di questo variegato mosaico .Mosaico necessario perche' film con queste idee di ricongiunzione di storie necessitano della maggior possibile fauna in movimento e il piu' possibile distante tra loro, per dare in modo ancora maggiore l'impatto della distanza per stupire poi con il filo della cucitura.Ma queste operazioni necessiterebbero anche di un montaggio accuratissimo e calibrato nei minimi dettagli.Cosa che qui paradossalmente e' la cosa piu' deficitaria che esista...Tagli e congiunzioni sono orrendi con un coltellaccio da macellaio piu' che un bisturi,montando scene in maniera sconclusionata e imprecisa come quella del ricordo dell'eucarestia in confronto a una provocatoria fellatio inginocchiata.
Abbiamo cosi' una Golino che si aggira tra i letti molto meglio che tra le scene, uno Zingaretti con il freno a mano tirato che lavora annoiato , mentre i caratteristi cercano di dare tono al film senza minimamente riuscire ad alzarne il valore, complice e colpevole una regia anonima e una trama tutt'altro che di fascino per colpa della sua prevedibilita' e delle sue cose assolutamente prive di specificita' e valore proprio.Il personaggio del benzinaio ( attore visto gia' nella bestia nel cuore dell'altra Comencini ) diventa una sorta di angelo dalla faccia buona ma privo di spessore, la prostituta un carretto di dolore dalle ruote sgonfie,tutto cade nell'anonimo e non riuscendo ad emozionarci e a coinvolgerci i numerosi tagli e ritorni ( fatti tra l'altro malissimo come si diceva ) sono solo una sofferenza e non una sospensione dell'attesa per farci trovare pronti ad accogliere i destini.
L'inizio poi e' una catastrofe assoluta con quel dialogo in dialetto e l'errore macroscopico su chi ci ha buttato fuori dagli europei 2004 e non dai mondiali come detto ( e sbagliare sul calcio in Italia e' piu'scopribile che sbagliare il nome del papa) per ribadire un concetto di esterofilizzazione.Tutte le storie poi convergono alla fine,ma l'unica cosa che ci importa a quel punto e' la presenza dell'uscita piu' vicina.Una caduta di tono molto brutta per l'autrice del validissimo "Mobbing" con la Braschi,colpevole di scimmiottare senza dare l'anima e l'impatto a un film che per il suo incipt doveva essere ben altro a livello di lavoro corale.
_________________ non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT |
|
|
|
 |
0.020996 seconds.
|