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Autore Milano calibro 9
parret

Reg.: 14 Set 2004
Messaggi: 446
Da: milano (MI)
Inviato: 29-04-2006 11:36  
Rispetto a quello che ho visto del cinema di genere di Bava e Freda del decennio precedente, sembra esser passato un secolo; e si sente che questo è un film italiano: non più gusto per atmosfere fantasiose retrò, cariche di sinuosa suggestione visiva, ma maschere attoriali orribili, uno stile di ripresa teso e incisivo come gli uomini d'azione ritratti, sbozzato con mano dura e brutale, straniante e disturbante per chi fosse abituato al cinema d'azione di consumo targato Hollywood degli ultimi decenni; grande demistificazione anche nel tema (perso quasi completamente ogni senso dell'amicizia e dell'onore; al centro della nuova criminalità l'inganno e l'utilitarismo). Moschin, eroe ambiguo al centro della narrazione, trasformato bene rispetto alle commedie all'italiana abituali. Bella la metafora finale della sigaretta, bruciata ormai del tutto come la vertiginosa vicenda narrata del personaggio principale

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parret

Reg.: 14 Set 2004
Messaggi: 446
Da: milano (MI)
Inviato: 29-04-2006 11:38  
Mi piacerebbe sapere cosa pensano di questo film i relativi numerosi appassionati presenti nel forum

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 29-04-2006 13:14  
mo copincollo quello che scrissi all'epoca..

Il Cinema Italiano, più di chiunque altro, ha saputo portare con sadismo la violenza nelle strade metropolitane. Anni prima di Taxi Driver e decenni prima di Le Iene e Pulp Fiction, Di Leo batteva già la via dell’iperviolenza poliziesca con occhio crudo e spietato. I primi quindici minuti sono da antologia, in quanto lo spettatore si ritrova immediatamente impreparato in medias res. Di Leo non spreca tempo e ci butta in faccia come un forte schiaffo la violenza della malavita milanese. La Colonna Sonora di Luis Bacalov ci introduce l’enunciazione del prologo, e poi, neanche una parola di pausa, ma solo un mafioso incazzato che fa esplodere la dinamite in testa a 3 sfigati. E’ nella presentazione di questo mafioso, Rocco, che vediamo subito la cura maniacale/caricaturale di Di Leo di fronte ai suoi personaggi, e regala loro la possibilità di interpretare personalità che in futuro avrebbero fatto la fortuna di Joe Pesci, ma anche del Kitano di The Boiling Point.
La messa in scena è precisa ed asciutta, non ci sono mai sbavature di troppo e i vari elementi del quadro sono sempre disposti congiungenti alla plasticità dei movimenti di macchina: Non è ciò che vediamo che ci fa capire il mondo storto che Di Leo espone, bensì come lo vediamo; i quadri sono spesso sbilanciati e obliqui, la fotografia di una sporcizia metropolitana, accentuata da luci grezze e stonate. La degradazione è stampata in ogni minimo frame, e alla presentazione dei personaggi, capiamo che è un mondo di merda senza speranza, dove non ci sono eroi salvatori ma solo anti-eroi (rimandi a Melville?). Quello di Milano Calibro 9 è un universo dove la giustizia e la malavita sono divisi da una linea sottilissima, dove i poliziotti usano lo stesso linguaggio volgare e meschino dei mafiosi, dove tutti sono bugiardi e corrotti, ma pronti a soccombere con dignità, fino all’ultimo respiro. Di Leo dimostra di conoscere il lato più oscuro dell’essere umano, c’è una grande carica psicologica in Milano Calibro 9, difficilmente contenibile per un’opera poliziesca, ma ugualmente incisiva. Di Leo ci prende per mano e ci trascina in una spirale di decadenza, ci presenta gli uomini come animali da bastonare, un mondo dove si uccide per non essere ucciso, buttandoci dentro la vortice di un climax adrenalinico in attesa dell’epilogo, quando gli intrecci verranno sciolti per far luce sul mistero, che ancora una volta si rivelerà una soluzione pessimista che non lascia scampo a niente e nessuno, tradendo anche quei pochi bagliori di positività buonista che il film a malapena delineava.
Di Leo ha un uso della grammatica filmica efficacissima nel dare fluidità geometrica alle scene d’azione, in particolare i raccordi di grandezza scalare, la cui alternarsi di piani stretti e piani larghi nella scansione ci dà l’idea di una coreografia in cui al posto dell’orchestra classica abbiamo i rimbombi delle pallottole. Nei tempi recenti solo John Woo, l’ultimo regista poliziesco che il Cinema abbia conosciuto (venduto poi alle maledette leggi di Hollywood), è riuscito ad eguagliare la dinamicità d’azione di Fernando.
Funzionale anche la scena di Barbara Bouchet che balla sul cubo, una scena fissa che il regista gira sotto l’occhio di diverse angolazioni della macchina da presa, dando all’opera quella carica sexy immancabile nel genere e lasciandoci ammirare le curve e la sensualità dell’attrice/icona.
Ed infine, l’inquadratura finale, l’inserto indiegetico della sigaretta che si sta spegnendo, metafora riassuntiva di tutto il significato dell’opera: Noi siamo solo le ceneri di un mondo che va a fuoco, bruciamo come sigarette in questa realtà, che non è altro che l’inferno fattosi concreto.

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parret

Reg.: 14 Set 2004
Messaggi: 446
Da: milano (MI)
Inviato: 29-04-2006 16:16  
Bellissimo commento. Condivido dal mio umile punto di vista quanto hai detto sullo stile di regia sporco, sbozzato, sembra, con tagli virulenti e sgraziati nella costruzione dell'inquadratura, scomodo a fruirsi anche nel frequente uso di zoom repentini e di riprese esagitate con la macchina a mano, dunque disturbante, realisticamente demistificatorio, per così dire "all'italiana".
Anch'io ho trovato orchestrata superbamente la sequenza d'apertura iniziale sui vari passaggi di denaro sporco

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 29-04-2006 16:37  
Esattamente. Se non li hai visti consiglio anche gl'altri 2 capitoli della trilogia: La Mala Ordina e Il Boss. Sempre di DiLeo.

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roccomedia

Reg.: 15 Lug 2005
Messaggi: 3829
Da: Bergamo (BG)
Inviato: 10-05-2006 14:05  
Tarantino (che considera Di Leo uno dei suoi grandi maestri), lo definisce il più grande noir di tutti i tempi. Poliziesco atipico, a cui manca la figura del poliziotto buono e capace, rimpiazzato da una chiassosa macchietta (con un collega improbabile dispensatore di pillole di sociologia marxista) perennemente in ritardo sui luoghi del delitto. In ciò è distante anni luce dal coevo “Milano odia”, dove il volitivo commissario Henry Silva, pur sconfitto, finisce col farsi giustizia con le sue mani (un po’ come il Kitano di “Violent Cop”). Più che un poliziesco, è una sorta di spaghetti-western metropolitano (Di Leo fu co-sceneggiatore di “Per un pugno di dollari”) miscelato a stereotipi di una malsana antropologia criminale made in Italy: sfingi dal volto imperscrutabile (Moschin), senili “Italian-Yakuza” (Garrani, Stander), malavitosi dal temperamento sopra le righe (Adorf), killer su commissione “all’amatriciana” (Leroy), serpenti a sonagli dal volto d’angelo (Bouchet). Risultato: un piccolo capolavoro precursore del pulp. Tarantino e Ferrara annuiscono.

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godfew

Reg.: 24 Lug 2006
Messaggi: 453
Da: Pesaro (PS)
Inviato: 27-11-2006 12:01  
Ai vostri già ottimi e completi giudizi su quest'opera aggiungo che il tutto è stato impreziosito da una grandiosa colonna sonora firmata Luis Bacalov, con un tema principale da brividi.

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THEACHER

Reg.: 24 Gen 2007
Messaggi: 55
Da: roma (RM)
Inviato: 10-05-2007 15:56  
Condivido pienamente quello che è stato scritto da altri prima di me ma annoto un particolare.
C'è una grettezza nel personaggio interpretato da Mario Adorf che supera ogni limite,egli è si un uomo violento ma soprattutto è un vigliacco agli ordini dei suoi capi,un vero e proprio scagnozzo leccapiedi e tirapugni.
Non ci sono affatto eroi in questo film,anche il presunto buono della vicenda (Moschin)si scoprirà infine essere il vero colpevole del furto all'americano.
Quello che non è stato fatto notare dagli altri che non sono intervenuti è il continuo litigio tra i membri della polizia.
Si nota una propensione in questo film su come il poliziotto più giusto venga trasferito altrove perchè scomodo alle direttive del capo, cosa che per altro succede spesso nella sezione crimini politici anche nella realtà,ma in questo film è proprio chi prende il potere nell'istituzione ad apparire più evanescente e fallace quasi a ricordare che non c'è niente di meglio che lasciare che le carogne si uccidano tra loro con la politica del non interventismo.
Ridicolo appare l'arresto di Adorf alla fine del film quando viene arrestato dopo aver fratturato il cranio all'omicida del Piazza gridando -tu quando vedi uno come il Piazza,il cappello ti devi levare,il cappello ti devi levare,il cappello.....-personaggio che sino a poco prima usava violenza su di lui ed ora fa il lacchè per il nuovo eroe.
_________________
coupure

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dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 12-05-2007 15:15  
racconta bene la realtà degli ambienti criminali italiani con una storia abbastanza coinvolgente.

e poi c'è questa fotografia sulla milano dei '70 che è da non perdere.

la parte iniziale che precede i titoli di testa ne fa già un cult.

sulla bravura degli attori non si discute.

anche se forse gastone moschin non l'ho visto tanto portato per quel personaggio.

è quasi un thriller anche, con un sorprendente colpo di scena finale.

forse era da girare diversamente il momento in cui mario adorf sbatte la testa del killer contro il pavimento ripetendogli in continuazione:"tu, uno come ugo piazza....".

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 09-11-2008 16:39  
quote:
In data 2006-11-27 12:01, godfew scrive:
Ai vostri già ottimi e completi giudizi su quest'opera aggiungo che il tutto è stato impreziosito da una grandiosa colonna sonora firmata Luis Bacalov, con un tema principale da brividi.

e c'è anche Adagio, dal Concerto Grosso dei New Trolls.
peraltro le musiche sono le uniche cose buone del film, che ho trovato inguardabile.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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TheSpirit

Reg.: 21 Set 2008
Messaggi: 3605
Da: Napoli (NA)
Inviato: 09-11-2008 18:39  
quote:
In data 2008-11-09 16:39, sandrix81 scrive:
quote:
In data 2006-11-27 12:01, godfew scrive:
Ai vostri già ottimi e completi giudizi su quest'opera aggiungo che il tutto è stato impreziosito da una grandiosa colonna sonora firmata Luis Bacalov, con un tema principale da brividi.

e c'è anche Adagio, dal Concerto Grosso dei New Trolls.


Infatti Concerto Grosso è proprio di Bacalov, mi pare.
Grande film comunque.

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 09-11-2008 18:46  
te ga resùn.


edit: sulla prima affermazione

_________________
Sarah Palin è uno scherzo della pop art. (Woody Allen)

[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 09-11-2008 alle 18:46 ]

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