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Autore Hiroshima mon amour
Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 17-10-2005 22:32  
Primo lungometraggio di Resnais e pioniere della Nuovelle Vague, Hiroshima Mon Amour va analizzato con grande accuratezza e attenzione per imprimere nello spettatore le immagini ordinate di quei due giorni, interminabilmente profondi, vissuti nella terra dell'oblio, dove il tempo si è fermato e rivive nello splendido quarto d'ora introduttivo e nella passione di far scivolare la memoria grazie all'intensa relazione dei protagonisti.
Capolavoro, perchè di esso stiamo parlando, letteralmente simile al successivo Marienbad per ricchezza strutturale del testo ma diversissimo per contenuti. Hiroshima, parola e tema ricorrente nell'intero svolgimento delle sequenze audiovisive, padroneggia soprattutto la prima parte del film, il simbolico presente (tempo, ricordo, memoria, temi molto cari al maestro francese) ma anche il tetro passato di una città distrutta dall'orrore dei fatti, le cui conseguenze sono descritte con una precisione chirurgica durante le sequenze del museo, dell'ospedale e delle vie cittadine, quando cioè la voce di Emanuelle Riva (la protagonista femminile) ci introduce nelle situazioni sofferte della popolazione, contrapponendo però scene di grande dolore a scene di quotidianità (che lei stessa ha vissuto senza esserne direttamente partecipe), scandite da brevi inquadrature della passione dei protagonisti nella loro intimità. Dopo lo scrupoloso viaggio-documentario, nel quale sono i dialoghi (un altro aspetto fondamentale nei film di Resnais) monologati della donna a fondersi con l'immagine, si entra nella ciclica storia d'amore della bella francese di Nevers con il giapponese che al tempo di Hiroshima era sul fronte. Nei due giorni in cui le loro esistenze si mescolano, si amalgamano morbidamente (nei film di Resnais il concetto di unione, di crogiuolo, non è mai interpretato come qualcosa di drastico, ma esso scivola lentamente e sottilmente per tutta la durata della pellicola) i ricordi di lei, che fanno riferimento a una giovinezza perduta e racchiusa nella città natale (Nevers), fermata in quel giorno in cui l'uomo della sua vita, un soldato tedesco approdato in Francia con il quale essa aveva un incrollabile rapporto amoroso, cade accasciato dallo sparo di un fucile. Il sentimento della protagonista, così grande che anche il dolore stesso non è mai abbastanza schiacciante, si esprime allora solo accasciandosi anch'essa, rendendosi partecipe per due giorni (due giorni del passato, ma parallelamente e simbolicamente essi sono i due giorni di Hiroshima) della sofferenza del compagno perduto. Seguiranno sensazioni contrastanti, dal silenzio, alla rabbia alla ritrovata calma, elementi racchiusi nel grande flashback della seconda parte del film, strutturato in modo da sovrapporre le sagome dell'uomo giapponese (amante presente e determinato alla relazione eterna) con quella del soldato tedesco, imprigionata fino ad allora, fino al momento in cui la donna fa la conoscenza del protagonista maschile, nell'oblio, in quella "follia" di cui si parla le prime volte che si menziona Nevers. La terza teorica (in realtà queste divisioni non sono possibili perchè una costante di Resnais è il concatenamento delle immagini e della trama) sessione dell'opera è più basata sul vero e proprio rapportarsi dei due attori, che si inseguono, si amano, si lasciano e ancora una volta si prendono, dall'uscita del ristorante serale, attraverso le vie illuminate di una Hiroshima sempre sveglia, sempre vigile e illuminata, sempre attenta che il ricordo del soldato tedesco possa divenire finalmente un'unica cosa con l'uomo appena conosciuto eppure da sempre nella vita della donna. E quando l'uomo giapponese, come non mai sinonimo dell'oblio passato, dell'amore perduto, sembra ottenere la volontà della donna a restare con lui, ecco che questa svanisce in quella che ormai è la mattina a Hiroshima, è un altro giorno, è il messaggio di Resnais che metaforicamente ci insegna a non vivere unicamente nei ricordi, perchè così facendo si annulla il presente ( e di conseguenza il futuro).
Sublime dimostrazione di cinema, arricchito da uno spessore letterario notevole, Hiroshima mon amour presenta altri due aspetti fondamentali: la fotografia, fredda e spietata di Takahasi, unita a quella incantevole del genio Sacha Vierny (anche la fotografia rispetta l'ossatura del film contrapponendo parallelamente Hiroshima - Nevers, presente - passato) e le musiche di sottofondo curate da Delerue e Giovanni Fusco , che accompagnano i fitti dialoghi per tutta la durata delle vicende.


Voto: 10

Anche se a mio parere esso è un gradino sotto Marienbad, resta un film meraviglioso, capace di far riflettere per ore su immagini che riguardano un flusso temporale ancora una volta dipinto genialmente.

Grazie Alain!

[ Questo messaggio è stato modificato da: Kieslowski il 17-10-2005 alle 22:37 ]

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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 18-10-2005 21:35  
nessuno l'ha visto?

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LeStAtH

Reg.: 10 Mar 2005
Messaggi: 380
Da: / (es)
Inviato: 18-10-2005 22:58  
io si, straordinario

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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 18-10-2005 23:03  
quote:
In data 2005-10-18 22:58, LeStAtH scrive:
io si, straordinario



Finalmente! Qualcosa da aggiungere?

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LeStAtH

Reg.: 10 Mar 2005
Messaggi: 380
Da: / (es)
Inviato: 18-10-2005 23:08  
cos'altro aggiungere, quella è poesia,a tratti enorme,a tratti sublime. Opera straordinaria.

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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 18-10-2005 23:16  
Apprezzato + questo o Marienbad? (tra l'altro molte le somiglianze)

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 08-12-2005 16:58  
Associato da molti alla nouvelle vague, o addirittura, a volte, inserito in essa, Resnais è certamente, dal punto di vista della ricerca formale, uno degli autori fondamentali del cinema moderno (al pari dello stesso Godard e di pochi altri), ma "la sua concezione della sceneggiatura e del decoupage, il costante ricorso ad autori-sceneggiatori [...], le sue riprese in studio, la sua direzione d'attori, la sua concezione della colonna audio fondata sulla postsincronizzazione lo allontanano dall'estetica "nouvelle vague", quella che si esprime tanto chiaramente in Desideri nel sole di Jacques Rozier" (Michel Marie, La nouvelle vague, 1997, ediz. italiana Lindau).
Seppure lo stesso Godard restasse perplesso di fronte alla crudezza di alcune carrellate di Hiroshima ("C'è una cosa che mi imbarazza non poco in Hiroshima, mon amour [...] è che vi sia una certa facilità a mostrare scene di orrore, perché si va rapidamente aldilà dell'estetica". Cahiers du cinema, n.97, luglio 1959), proprio il regista franco-svizzero (sin da Fino all'ultimo respiro) sarà uno dei primi a recepire la lezione di Resnais sulla decostruzione del linguaggio classico, sul ritmo sincopato del montaggio, sull'accostamento discontinuo delle inquadrature.

Quello che Resnais comincia a modellare con Hiroshima (e porterà a compimento con il suo vero capolavoro, L'anno scorso a Marienbad), è un nuovo modello formale che scompone il tempo filmico per ricomporne uno nuovo seguendo la tortuosa discontinuità e il soggettivo flusso cronologico della memoria.
Seguendo la strada e gli insegnamenti di Ejzenstein, Resnais sfrutta i princìpi del montaggio delle attrazioni per arrivare alla creazione di una nuova unità di forma raggiunta partendo dalla frammentazione (secondo Rohmer, in questo senso Resnais può essere considerato un cubista), dall'accostamento dei contrari, messi insieme da uno stesso espediente linguistico (uno stesso movimento di macchina, o la stessa posizione nel quadro di un personaggio o di un elemento).
Così il film è tutto giocato sull'annullamento tra Hiroshima e Nevers, qualunque cosa questi due nomi stiano ad indicare. Che siano due città, geograficamente, culturalmente, demograficamente, socialmente e tipologicamente lontane; che siano due modi diversi di aver vissuto un evento dalla portata storica devastante quanto quella umanitaria e umana; che siano i nomi di due persone che si amano per due giorni senza conoscersi, e sapendo che non si rivedranno mai più; che siano il giorno e la notte, la pace e la guerra, l'amore e la morte; che siano due diverse storie d'amore, che siano due diverse facce dell'amore, che siano due diversi modi di vivere l'amore.
Come accadrà anche nel Marienbad, la macchina da presa si abbandona al labirinto della mente umana e delle emozioni, rincorre gli arabeschi disegnati dai destini di due protagonisti, che vivono una storia in cui si intrecciano la persuasione e la memoria (lo stesso Alain Robbe-Grillet, romanziere francese del nouveau roman e poi cineasta, sceneggiatore di L'anno scorso a Marienbad, ha spesso affermato che mentre lui ha scritto una sceneggiatura che parlasse di persuasione, Resnais ne ha fatto un film che parla di memoria), in maniera talmente intensa da influenzarsi e adattarsi a vicenda. Il ricordo (e il flashback) della storia col soldato tedesco spinge la protagonista a vivere intensamente i due giorni ad Hiroshima, la città del ricordo, e di riflesso spinge l'uomo, l'uomo del ricordo, a fare di tutto per convincere la donna a restare, per persuaderla a vivere l'amore del ricordo, e non il ricordo dell'amore.
E se il loro amore vive di ricordo e di memoria, di ricordi e di memorie, è la memoria stessa a cementarlo e renderlo forte. Resnais ce lo spiega attraverso il primo splendido quarto d'ora del film: la memoria della guerra e di quello che è successo ad Hiroshima incombe sui due amanti, al punto che la schiena dell'uomo potrebbe benissimo essere coperta di cenere atomica, e opprimendoli li unisce, li avvicina. Quanto più le diapositive degli orrori atomici ci scorrono davanti, tanto più, nelle brevi immagini del loro amore, i due protagonisti ci sembrano vicini, avvinghiati, stretti nel loro amore più forte della guerra e della bomba, nella loro vita che è più viva di un passato sepolto sotto kilowatt di terra, cenere, macerie, polvere. E vite, migliaia di vite che devono vivere nella memoria, a fianco dell'amore, per non dimenticare.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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oronzocana

Reg.: 30 Mag 2004
Messaggi: 6056
Da: camerino (MC)
Inviato: 08-12-2005 19:48  
Si potrebbe dire che questo film trasforma in pratica, alla perfezione, quelle che sono le potenzialità narrative del montaggio. Meglio di tutti mostra la grandezza del mezzo che Kulesov già aveva teorizzato con il suo omonimo e celebre(fra i tanti) esperimento di montaggio: effetto Kulesov appunto.
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Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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Kieslowski

Reg.: 09 Mag 2005
Messaggi: 1754
Da: Reykjavik (es)
Inviato: 25-12-2005 11:14  
quote:
In data 2005-12-08 16:58, sandrix81 scrive:
Seppure lo stesso Godard restasse perplesso di fronte alla crudezza di alcune carrellate di Hiroshima ("C'è una cosa che mi imbarazza non poco in Hiroshima, mon amour [...] è che vi sia una certa facilità a mostrare scene di orrore, perché si va rapidamente aldilà dell'estetica". Cahiers du cinema, n.97, luglio 1959), proprio il regista franco-svizzero (sin da Fino all'ultimo respiro) sarà uno dei primi a recepire la lezione di Resnais sulla decostruzione del linguaggio classico, sul ritmo sincopato del montaggio,
sull'accostamento discontinuo delle inquadrature.



Inoltre questa non fu l'unica "critica" mossa da JLG verso Hiroshima . Egli infatti, sul numero 97 di Cahiers, definiva quest'opera pura letteratura, tesi rinforzata da Rohmer, il quale accentuava il concetto etichettandola "una letteratura sospetta", figlia cioè della scuola americana che andava di moda in Francia dopo il 45. Resta il fatto che la visione ci spiazza, nel vero senso della parola. Con questo film come nei successivi Marienbad e Muriel (la trilogia del tempo, del ricordo, la più grande mai realizzata) il regista ci mette di fronte una creazione che l'uomo prima di allora non aveva mai affrontato: il sovrapporsi non ordinato delle tre fasi fondamentali di ogni vivente, ossia il passato-ricordo, il presente-sensazione (sensazione che come in un sottoinsieme sconfina nel passato e nel futuro) e futuro-percezione. Spiazza, perchè, citando Godard lo spettatore ha l'impressione di vedere qualcosa che non si aspettava assolutamente , ma soprattutto perchè ci fa capire quanto Resnais cineasta procedesse con il suo cammino di riflessioni sul meccanismo vita, composto appunto da questi tre grandiosi ingranaggi temporali. La funzione del primo quarto d'ora, la prima frazione (non ha molta importanza in un cinema così caoticamente ben strutturato, queste sequenze potrebbero essere inserite in una qualsiasi parte del film che esso non ne avrebbe risentito) potrebbe sembrarci quella di introdurre lo spettatore nel discorso primario, in quello che si protrarrà negli altri due meravigliosi film, ma non è così. Tutto ciò che significano quei 15-16 minuti sono il mettere in guardia, mostrare allo spettatore fatti tangibili e mai così realistici, un segno indelebile nella vergogna umana, un buco nero nell'avanzare del progresso, il tutto magistralmente scorrente sulle parole dei due amanti, perduti nel ricordo. Il grande dilemma di Resnais, la sua mania nel creare sottomondi, mosaici, situazioni che necessitano conoscenze che non avremo mai, fanno parte di un cinema di cui si sente terribilmente la mancanza.

_________________
"Copulare è una faccenda molto seria, i risultati sono pochi a parte le malattie e la tristezza"

[ Questo messaggio è stato modificato da: Kieslowski il 25-12-2005 alle 11:15 ]

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 17-07-2007 16:14  
Ho rivisto il film recentemente e ho la sensazione che voglia dire qualcosa di diverso. Sono d'accordo con Kiewl e sandrix sulla parte della messa in scena, però le accuse, pur giustificate, sulle carrellate di Resnais dentro l'ospedale e sull'orrore dei corpi bruciati e le ACCUSE di intellettualismo sui monologhi di margherite duras, non scalfiscono il senso profondo di questo film.

Io credo che Alain Resnais parta da un assunto fondamentale: la natura umana ha concepito l'orrore di Hiroshima (come di ben altri orrori modello Auschwitz). Come convivere con questo orrore. Se pensiamo solo per un istante al numero di morti di Hiroshima, ci viene davvero difficile continuare ad avere fiducia nel genere umano.
La cosa paradossale è che mentre Hiroshima e Nagasaki venivano rase al suolo dagli americani, in Europa si festeggiava contemporaneamente la fine della guerra, infischiandosene del dolore dei nostri fratelli d'oriente.

Ecco credo che il nocciolo del film sia questa ambivalenza tra orrore e senso di colpa per esserene solo spettatore lontano, al sicuro.

La conferma di ciò che dico mi viene anche dalla storia parallela di Nevers dove la nostra Emanuelle Riva piange il proprio amato (ma nemico tedesco, badate bene) tra le braccia mentre si festeggia la fine della occupazione nazista.

Never Hiroshima in Francia. Mai più un orrore atomico in Europa.

L'oblio diventa l'unica arma per riuscire a sopravvivere al pensiero di tanto male.
Una storia d'amore, disperata, totalizzante, così coinvolgente rischia di essere la bomba atomica che fa tabula rasa di ogni possibile sentimento a venire.

L'unica possibilità è cancellarla definitivamente e ritornare veramente a vivere.
_________________
True love waits...

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kagemusha

Reg.: 17 Nov 2005
Messaggi: 1135
Da: roma (RM)
Inviato: 18-07-2007 12:09  
quote:
In data 2007-07-17 16:14, Schizobis scrive:
Ho rivisto il film recentemente e ho la sensazione che voglia dire qualcosa di diverso. Sono d'accordo con Kiewl e sandrix sulla parte della messa in scena, però le accuse, pur giustificate, sulle carrellate di Resnais dentro l'ospedale e sull'orrore dei corpi bruciati e le ACCUSE di intellettualismo sui monologhi di margherite duras, non scalfiscono il senso profondo di questo film.





sono d'accordo
personalmente detesto la Duras ma il film rimane irrinunciabile
_________________
http://trifo.blogspot.com

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Schizobis

Reg.: 13 Apr 2006
Messaggi: 1658
Da: Aosta (AO)
Inviato: 18-07-2007 14:52  
Si e poi tra l'altro non vedo molti punti di contatto con la Nuovelle Vague, anzi Resnais, a mio parere, va in un'altra direzione, che è quella dell'annullamento della dimensione temporale nel ricordo, cosicchè presente passato e futuro coincidono.
Anzi credo proprio che Resnais fosse della "Rive Gauche" e non avesse molto da spartire con i giovani turchi...
_________________
True love waits...

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