paolo14
 Reg.: 16 Giu 2004 Messaggi: 778 Da: Ferrara (FE)
| Inviato: 30-06-2005 01:34 |
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Settima e incosistente regia di De Sica che si apre una parantesi tra cinepanettoni in India e Cortina d'Ampezzo, con la pretesa di riportare alla luce la gloria di Sinatra & Co., il divismo d'America, Las Vegas, i night, i casinò, ecc.
Idea più che buona (che approderà nei teatri nel 2006) fatta con professionale furberia casereccia ma mai ruffiana. Pellicola patinata che non decolla e che affonda fin dai primi passi nelle citazioni (strizzate d'occhio - anzi arrangiamenti - dagli inseguimenti di Speed fino alle rozzerie di Bud Spencer e Terenc Hill, passando per la banalità fotoromanzesca di "Shal we dance" e cose similari) per poi riuscire a decollare e divertire in un curioso e piacevole mix di intrattenimento e spettacolo "alla vecchia maniera", con imitazioni-omaggi mitologici e lustrini da raffinatezza non priva di commozione e scharme. Dopo questo (a metà del film) siamo alle solite: i tempi non sono più calibrati, la regia scema e diviene monocorde, si cade nella banalità della volgarittà intellettuale e nella più becera delle favole. De Sica, ormai stanco della mediocrissima routine natalizia, cerca di ritagliarsi un prodotto più decoroso senza però riuscire a svestire i suoi ritiritissimi panni: i tempi di recitazione sono quelli dei film di Natalizi (forse con una lieve generosità) ma quelli del film sono tutt'altra cosa. Quelli comici sono velocissimi e quindi assenti, non c'è fruizione se non negli spettacoli sinatriani e siamo portati a pensare che il buon De Sica, mano alla macchina da presa, siamo più abile a gestire i meravigliosi balletti in stile "Chicago" che le scenette pecoreccie e televisive. Max Tortora è un trasformista futile (finanche doppiato) che non regge il gioco (per fortuna). E la mitica matrona romana (compagna di Sordi nell'episodio di cui è autore in "Dove vai in vacanza") è fuoriluogo e la sua genuina romanità è patetica quando trapiantata alla men meglio in un contesto divistico.
E poi fioriscono i luoghi comuni.
E' una macedonia un po' becera e i più lo troveranno gradevole, ma de Sica è più adatto al sinatrismo, ne siamo certi, che al dialogo romanesco e magari casto senz'esagerare.
Vedremo a teatro.
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L'ozio è il padre delle virtù.
Tinto Brass
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