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Autore Faust, di F. W. Murnau
sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 14-03-2005 16:50  
Se la nera ombra del demonio dovesse espandersi e diffondere malvagità su tutta la terra, solo l'amore potrà salvare l'uomo e aiutarlo a ritrovare la via della luce.
Ecco, in estrema sintesi, la morale del mito di Faust, romantico Prometeo (è infatti all'opera di Goethe che Murnau si ispira maggiormente) che trascende il divino dapprima con l'intenzione di aiutare il prossimo, per poi dedicarsi invece sempre più al mero piacere personale.

La storia è quella ben nota di Mefistofele, il patto con il demonio. Un diavolo e un angelo fanno una scommessa: se Mefisto riuscirà a strappare al paradiso l'anima di Faust, la terra intera diverrà il suo regno. Così il demonio convincerà Faust, anziano alchimista e curatore di una cittadina tedesca, a cedergli la sua anima in cambio dei suoi servigi. Faust accetta per poter curare i suoi concittadini dalla peste, ma il volgo ben presto lo riconoscerà come dannato, scacciandolo e tentando addirittura di lapidarlo. Faust, così, abbandonato ogni progetto umanitario, chiederà a Mefisto la giovinezza, così da poter avere quello che non ha mai avuto, l'amore di una bella donna. Alla fine sarà proprio la forza dell'amore a rompere il patto tra l'eroe e il maligno.

Ci sono delle opere su cui avventurarsi in un qualsiasi tipo di analisi non può che essere controproducente, e tutti i film di Murnau sono tra queste. Eppure la visione di quest'opera mi ha talmente affascinato (forse più di quanto non fece Nosferatu la prima volta che lo vidi) che voglio comunque provare a spendere qualche riga.

L'ultima pellicola diretta da Murnau in patria, prima dello sbarco a Hollywood, è da considerarsi opera personale dell'Autore, che ne modificò a più riprese la sceneggiatura fino a definire una propria visione del mito.
Faust è forse la sua opera più curata sia dal punto di vista plastico che da quello pittorico, riavvicinandosi così ai dettami dell'espressionismo tedesco, che già dal Nosferatu aveva cominciato a stravolgere e far propri pur senza abbandonarli. Dissolvenze, giochi di sovrapposizioni e illusioni ottiche sono talmente curati da risultare molto più efficaci della maggior parte degli effettacci realizzati oggi in computer grafica.
Nella disposizione degli elementi all'interno del campo, mai nulla è affidato al caso; è lo spazio l'elemento fondamentale del film, uno spazio che risulta sempre (sia in esterni che in interni) estremamente convincente dal punto di vista figurativo. Ma forse il primo degli elementi pittorici sta proprio nella figura di Faust: la folta criniera bianca, circondata dall'oscurità in cui è immerso il mondo circostante, a sua volta circonda uno sguardo chiaro ma rivolto verso le tenebre, in un gioco di chiaroscuri di cui è magnificamente permeata tutta la pellicola. E questo gioco di contrasti nelle luci non fa altro che sottolineare quello tra ragione e perdizione folle, quel confine, presente in ogni inquadratura, tra i gruppi dicotomici di contenuti e significanti morali del racconto: Faust è sì un curatore, guardato dai concittadini come una persona che fa del bene per il prossimo, ma in segreto è anche un alchimista (con tutto quello che ne consegue); stringe l'accordo con Mefisto sì per essere in grado di aiutare gli altri, ma poi finisce col servirsi dell'accordo semplicemente per soddisfare egoisticamente i propri piaceri.
Trucco e recitazione sono tendenzialmente teatrali, e i primi piani centellinati con sapiente parsimonia per dare più visibilità agli spazi e alle scenografie, in grado spesso di esprimere meglio di un volto atmosfere, sensazioni e stati d'essere.

Se dunque da una parte, per quanto riguarda il lato figurativo, e quindi lo spazio, Faust segna un riavvicinarsi da parte di Murnau all'espressionismo, dall'altra, sul lato dei tempi, si ha una sorta di anticipazione sul suo lavoro hollywoodiano. In Faust, infatti, rispetto ai lavori precedenti, c'è molto più montaggio, utilizzato qui come elemento di narrazione e non più solo come elemento di raccordo, e i ritmi ne risultano più accelerati. Il micromontaggio è magistrale, si pensi - su tutte - alla superba ironia con cui è costruita la sequenza alternata del "m'ama/non m'ama" tra Gretchen e Mefisto.

Clamorosa anticipazione del periodo più buio della storia tedesca (nella sequenza in cui Faust brucia i suoi libri non si può non pensare al nazismo, pur sapendo che il film è cronologicamente anteriore), Faust è un capolavoro capace di affascinare chiunque sappia e voglia farsi trascinare dalla magia del cinema, oltre che una sublime e arguta favola sull'Amore, quel sentimento che mette d'accordo tutti, quella parola che, poeticamente stampata a caratteri gotici sull'ultimo fotogramma del film, apre le porte del paradiso come quelle del mondo dei sogni.


“Se Goethe fosse vivo, sono sicuro che questo film gli piacerebbe, e gli piacerebbero soprattutto cose di questo tipo (il plastico del volo sulle Alpi), le uniche capaci di ricordargli la sua opera”.
F. W. Murnau
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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