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Autore Marie Antoinette di Sofia Coppola
nicola777

Reg.: 07 Gen 2004
Messaggi: 413
Da: Sestu (CA)
Inviato: 27-11-2006 18:29  
quote:
In data 2006-11-27 14:21, feferica scrive:
no no riguardo alle ALL STAR che aveva maria antonietta,la coppola ha proprio fatto apposta. L'altro giorno ho letto un'intervista nella quale diceva ke era molto orgogliosa d quella scena,ke trapelava anke la versione rock di marie antoinette.cmq nel film sembra 1 cosa un po'strana nn t pare?



è la fine
annego in un mare di converse
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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 27-11-2006 19:00  
quote:
In data 2006-11-27 17:03, stedeaz scrive:
Per azione intendevo che il/la protagonista non deve fare o disfare nulla, non è l'eroe, ma semplicemente vive quella che può essere la vita di tutti i giorni.


Sì, una vita "eroica" però, o comunque dinamica anche se ripetitiva, fisica, che riveste il ruolo trainante della pellicola, lo stesso che Lost in translation trovava nell' annullamento, nella sottrazione e nel soffocamento invece.
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La ragione è la sola cosa che ci fa uomini e ci distingue dalle bestie

René Descartes

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stedeaz

Reg.: 23 Nov 2006
Messaggi: 64
Da: bollate (MI)
Inviato: 28-11-2006 11:14  
secondo me lost in translation non è annullamento nè sottrazione ma ricerca di sè, lei nei rituali e lui guardandosi allo specchio mentre si fa la barba ad esempio.
Mentre per Maria Antoinette il ruolo trainante è il cambiamento della protagonista che diventa ad un certo punto autonoma e decide di vivere da campagnola, tutta l'azione precedente non si vede più. Da ragazzina viziata che si preoccupa di far arrivare il suo cane a versailles (oddio anch'io mi preoccuperei dei miei cani) a regina consapevole di ciò che sta succedendo.
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"la tua autostima è un gradino sotto quella di Kafka" Woody Allen

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stedeaz

Reg.: 23 Nov 2006
Messaggi: 64
Da: bollate (MI)
Inviato: 28-11-2006 11:20  
più che mentre si fa la barba, mentre si rivede in televisione da giovane
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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 28-11-2006 12:14  
quote:
In data 2006-11-28 11:14, stedeaz scrive:
secondo me lost in translation non è annullamento nè sottrazione ma ricerca di sè, lei nei rituali e lui guardandosi allo specchio mentre si fa la barba ad esempio.
Mentre per Maria Antoinette il ruolo trainante è il cambiamento della protagonista che diventa ad un certo punto autonoma e decide di vivere da campagnola, tutta l'azione precedente non si vede più. Da ragazzina viziata che si preoccupa di far arrivare il suo cane a versailles (oddio anch'io mi preoccuperei dei miei cani) a regina consapevole di ciò che sta succedendo.


Per quanto riguarda Lost in Translation si parla di sottrazione dei tempi al pathos, alla dinamica, alla dispersione, rinuncia degli orpelli scenici. Nelle singole sequenze la ricerca del sè è palpabile ma la tecnica non si realizza attraverso i significati, bensì essi vengono indotti dall'assetticità degli ambienti e dalla sornionità dei tempi (anti)narrativi, che permettono l'attenzione rivolta a questi particolari fondamentali.

Consapevole e refrattaria sono d'accordo, questo è ovvio, il cambiamento è sensibile. Per questo mi rifacevo al mio personale gusto, che non condivideva l'aver riservato al 90% di pellicola l'azione e soltanto dieci minuti a questo giro di boa, a questa significativa presa coscienza. Credo sia la critica più frequentemente mossagli, appesantire la sceneggiatura con tutti i vistosi ammenicoli di contorno e disperderli in zona cesarini trattando la "svolta" frettolosamente. Ribadire non serve a niente, se non a mettere in risalto una carenza di idee, e in questo Lost in translation manteneva una quieta ma esponenziale crescita della narrazione e dei significati.
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René Descartes

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 28-11-2006 12:19  
quote:
In data 2006-11-28 11:14, stedeaz scrive:
Da ragazzina viziata che si preoccupa di far arrivare il suo cane a versailles (oddio anch'io mi preoccuperei dei miei cani) a regina consapevole di ciò che sta succedendo.

a dire il vero questo passaggio avviene quando ormai è troppo tardi. diventa consapevole di quanto sta accadendo solo quando se lo trova faccia a faccia, solo quando si affaccia sul balcone nel finale, solo quando è già condannata. resta semmai da decidere se la colpa sia sua o di chi l'ha chiusa nel guscio isolandola dalla realtà.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 28-11-2006 12:24  
quote:
In data 2006-11-28 12:19, sandrix81 scrive:
quote:
In data 2006-11-28 11:14, stedeaz scrive:
Da ragazzina viziata che si preoccupa di far arrivare il suo cane a versailles (oddio anch'io mi preoccuperei dei miei cani) a regina consapevole di ciò che sta succedendo.

a dire il vero questo passaggio avviene quando ormai è troppo tardi. diventa consapevole di quanto sta accadendo solo quando se lo trova faccia a faccia, solo quando si affaccia sul balcone nel finale, solo quando è già condannata. resta semmai da decidere se la colpa sia sua o di chi l'ha chiusa nel guscio isolandola dalla realtà.


Esattamente
Sentore attraverso terzi e tra terzi, comunque, poteva (doveva?) presentarsi, dato che ad essi viene accordato discreto spazio, anche se pure loro fanno soltanto parte del corredo.
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stedeaz

Reg.: 23 Nov 2006
Messaggi: 64
Da: bollate (MI)
Inviato: 28-11-2006 12:36  
Che il popolo stesse male, a verasailles lo sapevano benissimo ma non ne se curarono per niente e si trovarono di fronte al "fatto compiuto", destino ineviatbile e il primo piano finale di lei mi sembra che lo testimoni. La sua consapevolezza sta nell'aver lasciato versailles ed essersi dedicata di più a se stessa. Credo.

Per quanto riguarda lost in translation, i protagonisti sono stranieri in terra straniera, la sequenza della corsa nella sala giochi penso che sia emblematica da questo punto di vista. Sono d'accordo che quel tipo di narrazione ti porta ad osservare anche ciò che non c'è, ma non dovrebbe fare questo l'arte?

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 28-11-2006 12:38  
volendo, il rapporto con la Du Barry non è che lo specchio del rapporto col popolo. la delfina rivolge la parola alla preferita del re solo quando è ormai troppo tardi. alla fine, quel gesto - palesemente costretto - non basterà a che la Du Barry non se ne vada voltando le spalle sia a Versailles che a Marie Antoinette.
tuttavia, se la delfina evita la Du Barry come la peste, non è tanto perché abbia deciso autonomamente che non le vada a genio, quanto perché questa idea gliel'hanno costruita le sue amicizie.

una cosa che tralaltro non sarebbe successa se Marie Antoinette fosse rimasta in Austria. il passaggio tra i due paesi, all'inizio, è il passaggio da una persona vera ad una costruzione.
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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 28-11-2006 12:42  
quote:
In data 2006-11-28 12:36, stedeaz scrive:
La sua consapevolezza sta nell'aver lasciato versailles ed essersi dedicata di più a se stessa. Credo.


Ma questo l'ha fatto sin dall'inizio, sin dal suo insediamento a Versailles. delle istituzioni e dell'etichetta di corte, alla ragazza non è mai fregato nulla.
Lo spostamento dalla reggia al Petit Trianon non cambia fondamentalmente nulla del suo carattere, anzi la rende solo più viziata.
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stedeaz

Reg.: 23 Nov 2006
Messaggi: 64
Da: bollate (MI)
Inviato: 28-11-2006 12:46  
Ma all'inizio è costretta dalla ragion di stato poi va in campagna per sua scelta
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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
Messaggi: 2781
Da: GENOVA (GE)
Inviato: 28-11-2006 12:54  
quote:
In data 2006-11-28 12:36, stedeaz scrive:
Che il popolo stesse male, a verasailles lo sapevano benissimo ma non ne se curarono per niente e si trovarono di fronte al "fatto compiuto", destino ineviatbile e il primo piano finale di lei mi sembra che lo testimoni. La sua consapevolezza sta nell'aver lasciato versailles ed essersi dedicata di più a se stessa. Credo.

Per quanto riguarda lost in translation, i protagonisti sono stranieri in terra straniera, la sequenza della corsa nella sala giochi penso che sia emblematica da questo punto di vista. Sono d'accordo che quel tipo di narrazione ti porta ad osservare anche ciò che non c'è, ma non dovrebbe fare questo l'arte?



Te l'ho detto, il primo piano finale, cioè l'avvenuta presa coscienza, non giustifica il fatto che questa venga appena accennata e pure di fretta e in malo modo. Con un miglior equilibrio degli spazi semantici quel primo piano si sarebbe caricato di infiniti significati in più.
La sua consapevolezza intuiamo quindi esser quella di aver sollazzato in quel di Versailles e non aver fatto altro che i propri interessi, ma praticamente il film non giustifica nemmeno un eventuale capovolgimento di giudizio. Come se non volesse farci disaffezionare a questa figura per il suo comportamento fino a poco prima apologizzato da noi stessi spettatori.
A parte questo, che poi è anche variamente interpretabile a seconda della personale sensibilità, ed è anche positivo, in un certo senso. Di Lost in Translation probabilmente ti confondi con qualcun altro, dato che non ho mai giudicato negativamente ciò che l'arte ti lascia presumere senza che questo sia insito in essa, anzi... Quindi ben vengano film come Lost
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sandrix81

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Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 28-11-2006 12:54  
beh oddio, non è che va in una baita a 4000 metri di altitudine, va in una succursale della reggia, a poche centinaia di metri, non perdendo nessuno dei privilegi che gli assicura la vita a versailles.
si trasferisce al petit trianon semplicemente perché non sopporta, appunto, l'etichetta e gli sciocchi usi di corte ("Tutto questo è ridicolo!", lo dice la prima volta che si sveglia nella reggia).
All'inizio la ragazza non è affatto viziata, lo diventa - sempre più - da quando arriva a Versailles.

Marie Antoinette insomma è un personaggio tutto sommato positivo ma che viene caricato sempre più negativamente dallo stato di isolamento in cui viene condotta.

Il film finisce con una condanna, ma inizia con una condanna forse peggiore.

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La cultura per le masse è un'idiozia.
La fila coi panini davanti ai musei, mi fa malinconia.


[ Questo messaggio è stato modificato da: sandrix81 il 28-11-2006 alle 12:55 ]

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stedeaz

Reg.: 23 Nov 2006
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Da: bollate (MI)
Inviato: 28-11-2006 13:12  
Sicuramente Maria si è sollazzata all'inverosimiled'altronde era la regina di Francia mica la piccola fiammiferaia, concediamole qualche super vizio, ed è altrattanto vero che non si è ritirata nelle montagne sperdute del nepal a fare l'asceta, ma cmq ha fatto la scelta di vievere parte della vita a modo suo,più in disparte. Quindi se vogliamo attraversa la fase scarpe e pettinature varie, per vestirsi praticamente sempre allo stesso modo e sporcarsi le mani con la terra; dite che sono troppo indulgente verso questo film?

Per cronenberg: non ho mai pensato che giudicassi negativamente la capacità dell'arte di farti immaginare, uno che scrive come te non penso che si fermi a ciò che gli occhi vedono. Cmq siamo d'accordo...ben vengano i film come Lost!!!
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Cronenberg

Reg.: 02 Dic 2003
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Da: GENOVA (GE)
Inviato: 28-11-2006 13:13  
quote:
In data 2006-11-28 12:38, sandrix81 scrive:
volendo, il rapporto con la Du Barry non è che lo specchio del rapporto col popolo. la delfina rivolge la parola alla preferita del re solo quando è ormai troppo tardi. alla fine, quel gesto - palesemente costretto - non basterà a che la Du Barry non se ne vada voltando le spalle sia a Versailles che a Marie Antoinette.
tuttavia, se la delfina evita la Du Barry come la peste, non è tanto perché abbia deciso autonomamente che non le vada a genio, quanto perché questa idea gliel'hanno costruita le sue amicizie.

una cosa che tralaltro non sarebbe successa se Marie Antoinette fosse rimasta in Austria. il passaggio tra i due paesi, all'inizio, è il passaggio da una persona vera ad una costruzione.


E' vero, abbastanza soffusamente nel sottotesto filmico è presente questa traccia. Ciò poi va considerato nella misura in cui incide sul dipanarsi narrativo ma è innegabile che vi sia, e come dimostrato rilevabile. Personalmente l'avrei fatto emergere più chiaramente, anche rischiando qualche didascalismo, ma i tempi, meglio spartiti, ne avrebbero risentito positivamente ed anche il complesso del film. Solo che con me dietro la mdp sarebbe venuto fuori un macello (alla Vampyres Vs. Zombie 2)
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René Descartes

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