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Autore Lettere da Iwo Jima
Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 25-02-2007 02:33  
ahah beh si, è volutamente esagerato (ma anche no) il finale. pura passione e amore.
_________________
"E' FINITA" SI DICE ALLA FINE

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 25-02-2007 16:11  
quote:
In data 2007-02-25 02:33, Ahsaas scrive:
ahah beh si, è volutamente esagerato (ma anche no) il finale. pura passione e amore.




Appresso, da passinale, la passione altrui, per cui tu sia benedetto!

Ma l'incipit è una stronzata!

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 25-02-2007 18:03  
quote:
In data 2007-02-25 01:35, Ahsaas scrive:
in Iwo Jima troviamo Saigo, per il quale il vero onore non sta nel morire per l’imperatore e per quella bandiera rossa e bianca, bensì tornare dalla propria famiglia, divenendo così modello chiave della vera significazione di questo film, definito da alcuni critici come qualcosa di “pericolosamente reazionario e propagandistico”.



Premessa. Non è, innanzitutto, un punto d'ONORE per Saigo quello di considerare come valore vero e primario l'amore e devozione per la famiglia, per la sua stessa vita, bensì un umanissimo, spontaneo e del tutto incolpevole anelito/istinto di libertà, di rifiuto delle imposizioni delle retoriche e dei falsi ideali del potere costituito che ama nessun altro all'infuori di se stesso e delle sue mire ideologiche e guerresche; amore e senso di libertà fatti di paure, anche di viltà, e dunque, a maggior ragione, ancora più amorevoli, veri e profondi, più vicini ad un’idea di civiltà più umanista e meno guerrafondaia. Parlare di onore, da parte tua, a fronte di ciò, significa voler riportare la questione, una volta “autenticizzata”, depurata dalle zavorre retoricistiche (fittiziamente da parte di Eastwood, poi dirò perché), sul piano della morale ed etica (pre)costituite. Come dire: dalla padella alla brace, dalla negazione dei dis-valori, alla riaffermazione degli stessi sotto altro nome.
Ciò premesso, se è vero che Eastwood all'inizio sembra prospettare questa pseudo “significazione” antieroica, tutto amore e sentimento familiare, oltre a tutte le altre menate sul fatto che in guerra si sia tutti uguali, dove tutti soffrono per le stesse questioni, brutture, crudeltà ecc, in quelle metafore “universalizzanti”, e stralci narrativi unificanti e della riconoscibilità, come ad esempio rispolverare il sempre verde e ad effetto sicuro mito della “la mamma" (oh mamma!), che ce n'è una sola.., è altrettanto innegabile che nel finale, come già meglio spiegato negli altri post, il regista compie un’improvvisa quanto banale, oscena, tronfia e miserevole, retoricissima virata.
L’antieroe tutto amore per la famiglia, per il suo forno, dunque per la pagnotta.., alla fine diventa un eroe; e come lui la truppa america che lo risparmia, in una scena volgarmente falsa, buonista, ricattatoria, propagandista. Ho già detto, ripeto, al riguardo, non mi dilungherò ulteriormente, tanto più che questo scarto narrativo, questa diversa significazione rispetto alle premesse, aldilà dei giudizi di merito e delle interpretazioni, è cosa del tutto innegabile.
Dico solo che siamo ben lontani dalla realtà, da ciò che realmente significò quella guerra: ti dicono niente Hiroshima e Nagasaki?; per non citare le efferate, violentissime, criminali crudeltà perpetrate dal “buon yankee” nel Vietnam, in Corea, in Sudamerica; e basterebbe vedere cosa succede oggi in Iraq, dilaniato da bombe omicide, dalle violenze quotidiane perpetrati da questi liberatori del mondo sui civili, dispensatori di democrazia e libertà, baluardi del terrorismo, che con le loro folli e cieche politiche, basate su false “prove”, fomentano invece di arginarle; tra le tante, recentissime di cronaca, solo la punta dell’iceberg, le notizie sullo stupro/omicidio di una bambina 15enne e relativo massacro della sua famiglia. Oggi l’”imputato”, quel “bravo ragazzo” americano, figlio di mamma, di quella “buona” mamma che è per tutti uguale, gialli e bianchi.., piange di fronte al giudice... (stop! vorrei vedere che non lo processavano.., vorrei altresì sapere quanti altri non saranno – perché così vuole l’”amministrazione” guerrafondaia – processati!).
Lettere è a mio avviso una fantascienza, un basso tentativo scientificamente progettato da East & Spiel (due notori reazionari fintamente fuori ed invero dentro al sistema di potere – non solo culturale - che perniciosamente incarnano, mascherati da amanti del sentimentalismo e dell’amore…), per smorzare l’eco di tutti questi misfatti: pura propaganda americanista. Ed io mi dilungo su tale aspetto che potrebbe sembrare estraneo al fil, alla sua analisi, perché a mio avviso fa parte del gioco.
Per cui quei critici (se non ho interpreto male quanto scrivi, o se tu non ti sei spiegato male, ma non importa, non cambia di molto la questione a fronte di quanto sto per dire) - non hanno paradossalmente capito un cazzo, dove lo scandalo, quel qualcosa di “pericolosamente reazionario e propagandistico” non è nel “qualunquismo” di Saigo, ma nel tronfio “pericolosamente reazionario e propagandistico” intento dell’autore – anzi degli autori - del film.

Non quoto altro del tuo scritto poiché, già detto cosa ne penso del complesso, e perchè, partendo da quanto detto sulla scena finale che racchiude il significato ultimo del film, tutto il resto, a cascata, è in perfetta linea – invero grossolana e nodosa assi, tutt’altro che “sottile”… - con quella.

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
Messaggi: 779
Da: Parma - India (es)
Inviato: 26-02-2007 18:57  
no ma ho capito esattamente ciò che intendi dire, ed è anche inutile dire che ovviamente non concordo. Avendo parlato insieme tante volte già altrove, so anche la tua posizione netta riguardo determinate scelte (la pistola in La Guerra dei Mondi, ecc..).
Il finale degli Americani che lo risparmiano, continuo a ritenerlo nient'altro che un'autentica ampliazione dello sguardo di Clint rispetto questi soldati. Soldati mai prefigurati, mai "automatici", ma in continuo scorrere fra le loro scelte. Ci sono gli Americani che ammazzano i 2 ostaggi giapponesi a sangue freddo, e ci sono anche quelli che salvano Saigo. Ci sono i giapponesi che si fanno esplodere, e ci sono i giapponesi che cercano un altro rimedio. Ci sono gli americani di Flags che non sanno nemmeno perchè sono lì, e ci sono le macchine guerriere pronti a far esplodere tutto nella miglior tradizione. Ci sono i giapponesi che ammazzerebbero un soldato della loro stessa fazione, e chi invece con mentalità più saggia capisce meglio come gestire le cose. Eastwood non ci mostra una facciata unica, nè di Americani nè di Giapponesi. Perchè non bisogna considerarli tali. Come tutti guerrieri e tutti pacifisti. Eastwood vi scorre nel grigio, captandone le varie forme e le varie anime. E leggevo proprio su Filmtv una bellissima frase con cui concordo perfettamente: "Letters non è un film pacifista, semplicemente perchè non dice che la Guerra non serve". Ma aggiungo anche "Letters non è un film propagandistico, perchè non dice che la guerra serve".
Semplicemente, Clint osserva la guerra con malinconica tristezza, rassegnata. Sa che è inevitabile. La Storia ce lo dice e ce lo sta facendo vivere tutt'ora. E in esso Eastwood adotta l'occhio migliore possibile: raccontarne le varie sfumature senza andare in estremità, ma raccogliendo tutte le voci possibili. Ave.
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"E' FINITA" SI DICE ALLA FINE

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kubrickfan

Reg.: 19 Dic 2005
Messaggi: 917
Da: gessate (MI)
Inviato: 28-02-2007 23:00  
un capolavoro, punto e non e basta...ovviamente segue solito papiro...

Trama: l'altra faccia della medaglia, la visione dalla parte giapponese della guerra di Iwo Jima, con la preparazione tattica delle truppe dell'Imperatore determinate a difendere a tutti i costi l'isola dalla conquista americana.
Paure, ricordi e attese frementi si accavallano mentre si attende l'attacco.

Commento: Quanto Clint Eastwood sia ormai un cineasta di grandissimo livello dopo essere stato per anni l'emblema del cavaliere solitario e del poliziotto arcigno e tutto di un pezzo, è cosa ormai risaputa e non ha bisogno di nessuna conferma, ma con questo strepitoso "Letters..." raggiunge livelli di poesia pura, dove le immagini sono praticamente perfette sia nella loro costruzione(una regia da oscar assoluto)che nel loro aspetto visivo(la fotografia è una dei migliori lavori degli ultimi anni). Attraverso gli occhi impauriti del soldato Saigo, la parabola descrittiva si dipana in maniera perfetta, raccontando in maniera asciutta e con un incredibile senso orientale l'attesa tutt'altro che impavida del nemico. Eastwood sceglie la strada del flashback per raccontare il passato di alcuni dei protagonisti, mostrando a noi uomini veri, privi di fanatismo e con storie di affetti normali come tutti noi o come qualunque americano("Prima che leggessi la lettera di Sam credevo che gli americani fossero delle persone infami, invece hanno delle mamme come noi che ci aspettano a casa").
Il fanatismo e il senso del dovere viene mostrato in maniera lucida e senza enfatismi, il coraggio folle o ragionato dei kamikaze o del senso del servigio di antico retaggio era innegabile e sarebbe stato ingannevole non mostrarlo, ma ci vengono mostrati anche alti ufficiali che amano i loro uomini, non li vorebbero mai sacrificare senza senso e sono nonostante questo coraggiosi e pronti al sacrificio personale ("Io sarò sempre davanti a voi!"). Eastwood genialmente si avvicina alla storia con un senso orientale parametrabile al senso americano della prima parte del dittico, raccontando la storia in una maniera che avrebbe fatto molto piacere a Kurosawa, esplicando con precisione la gerarchia e mettendo come protagonista l'ultimo degli eroi che sul campo si dimostra sensato e ha la sua parte nel rendere l'iconografia del girato e del pensiero(strepitoso il pezzo del secchio pieno di escrementi che si ribalta, dove si vuol sottointendere che la cosa sta sfuggendo al controllo e le difficoltà sono insormontabili a ogni livello).
Parlando della fase iconografica vediamo come le rivalità della guerra sono solo dovute al periodo bellico, in fase post o pre ci sarà spazio sia per le riconoscenze e le onoreficenze, dimostrata con la medaglia alle olimpiadi del 1932, la cena dopo la collaborazione con dono della pistola in manico d'avorio, con la stretta di mano tra il soldato(zio)Sam e il gerarca nipponico.
Per non parlare della figura del soldato deciso a tutti i costi al sacrificio portandosi un carro armato con sè ma che alla fine dovrà arrendersi al concetto che un sacrificio inutile non vale poi molto di più di una resa con onore, dove anche i nemici hanno rispetto per la tua vita e diversamente da altri che hanno lasciato il campo non verranno comuqnue sacrificati in barba alle convenzioni di Ginevra. Eastwood con un incredibile coraggio cinicamente ci fa vedere una faccia dei soldati americani non pulita, pronti ad agire contro ogni logica umana.
Superparter fino in fondo come nel primo film, anche in questo riesce a conferire il giusto onore senza dimenticare il percorso infernale lastricato di difetti(le costrizioni ai soldati, le umiliazioni e le eccessive prove di fedeltà come quella del cane nel flashback), con un lavoro praticamente perfetto di correlazione tra il primo film e questo nei momenti salienti(la bandiera issata, l'attesa del primo fuoco).
In questo Letters tra l'altro il lavoro psicologico è molto più profondo, ci sono intensissime fasi di parlato che non risultano mai banali, e la visione dell'uomo normale Saigo conferisce semplicità nel suo agire che solo in apparenza è quello del pavido ma invece è quello dell'uomo sensato che fece una promessa al figlio che doveva ancora nascere, ritrovando alla fine il coraggio di fronte all'oggetto rubato e usurpato coem quella isola piena di insetti e baganta di sangue.
Emozione, grandi scene belliche, coraggio, umana comprensione unite a un lavoro registico praticamente perfetto fanno di questo film un opera imperdibile sotto tutti i punti di vista, che emozionerà ogni spettatore toccandolo nell'animo con questa storia di nemici per cui un tempo non abbiamo mai tifato e adesso nutriamo un rispetto infinito.
Sottotitolato con parlato in giapponese, un aspetto che ne valorizza completamente la riuscita senza inficiare sul risultato finale per noi spettatori.
Malediciamo nel contempo la distribuzione miope e ridotta che ha lasciato solo un numero di sale del tutto risibile a godere di questo capolavoro. noi cerchiamolo, ogni sforzo per vederlo sarà ampiamente premiato.


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non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 01-03-2007 03:18  
quote:
In data 2007-02-26 18:57, Ahsaas scrive:
no ma ho capito esattamente ciò che intendi dire, ed è anche inutile dire che ovviamente non concordo.



Claro che non concordi, anche se dici di non aver capito bene. Eppure, condivisibile o meno ciò che dico, mi sembra di essermi espresso con chiarezza. Se semo detti tutto, più o meno, anche perchè non credo arriverremmo al punto di unanime condivisione, solo vorrei ribadire che tutto ciò che dici è giusto, già detto perchè, solo a fronte del substrato fiulmico. Nelle sottotraccie più "segrete", le chiavi di lettura sono, sempre a mio avviso, meno scontate. Ma mi sembra giusto che tu difenda ciò che ami. Io avrei voluto.., dopo Million Dollars che mi era molto piaciuto, ero andato molto ben disposto, ma.., non c'è stato amore, nè a prima vista, nè durante i lunghissimo minuti di proiezione che a un certo punto mi sono sembrati interminabili. Credimi, non voglio apparire presuntuoso, ma ti posso assicurare che la scena in cui piovono lettere, l'avevo intuita dopo qualche metro di pellicola. Il gioco sembra tosto, ma alla fine è invero risaputo. Troppo. Se proprio volessimo mettere da parte la questione "politica", quantunque ciò faccia parte della messinscena, per il resto abbiamo caratterizzazioni, situazioni, metafore, messaggi affatto rozzi e risaputi, schematici, per l'appunto prevedivili, didascalici, fatti con lo stampino. Sempre per riassumere, non mi è piaciuto come affronta la "questione giapponese"; sono tutt'altro che un esperto in materia, ma ad occhio e croce credo che la "verità" non risieda in quel modo rigidido, schematico, dunque spesso macchiettistico, di rappresentare un'antichissima e complessa cultura che sicuramente si presenta maggiormente sfaccettata e complicata. Il regista fa quasi due più due fanno... tre!
Sono curioso di leggere il libro, scritto da un giapponese, da cui è stato tratto il film. Non che si possa paragonare al film, come sempre con film e libri, però lo spirito almeno si capisce se è stato rispettato o meno da Eastwood; e lo spirito di una fonte letteraria (e ribadisco solo lo spirito, ed anche le verità storiche, antropologiche, culturali, ecc, tanto più che Letters non è una fiction, ma racconta in miniera realistica, anche se per qualcuno poetica - e le due cose non fanno a cazzotti tra loro, anzi - un fatto realmente accaduto, storicamente documentato- a mio avviso dovrebbere essere sempre fatto salvo. Se dovessi leggerlo magari ne riparliamo. Comunque, questo film, per quel che vale, nel suo innegabilmente suadente apparato scenografico e spettacolare, che non lesina il sentimento, con ismi e senza, ma più con.., non mi sembra che stia sbancando al botteghino, leggo molte critiche di buone penne, tutta'altro che entusiastiche. Ma questo lo dico così.., a latere.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 01-03-2007 alle 03:19 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 01-03-2007 03:20  
Poi magari la mia ottica è sfocata, ma anche tu forse con Arancia Meccanica ci dovresti fare pace...
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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Ahsaas

Reg.: 18 Apr 2006
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Da: Parma - India (es)
Inviato: 01-03-2007 20:54  
quote:
In data 2007-03-01 03:18, AlZayd scrive:
quote:
In data 2007-02-26 18:57, Ahsaas scrive:
no ma ho capito esattamente ciò che intendi dire, ed è anche inutile dire che ovviamente non concordo.



Claro che non concordi, anche se dici di non aver capito bene.



ah non s'è capito. aggiungo una virgola allora: "no, ma ho capito esattamente ciò che intendi dire". cioè lo capisco ciò che intendi, avendo proprio anche parlato tanto tantissimo infinitamente di Cinema anche al di fuori dai forum.
per arancia meccanica.. ma figurati, la mia era pura provocazione... ciò che intendo dire è che un film come quello di Kubrick è molto più fraintendibile dei messaggi subliminari che attribuisci a Eastwood, e dunque, "socialmente" più nocivo e pericoloso per quelle persone che al Cinema non sanno esattamente cosa stanno guardando (penso la maggioranza).
Si, il film purtroppo non ha guadagnato un tubero. Per quanto riguarda le critiche però, a dire il vero, sei il primo che leggo con questa visione totalmente negativista. Anzi, affermo di non aver ancora letto nemmeno una recensione negativa su Iwo Jima. E ciò ovviamente mi fa un sacco felice. Anche se non dubito della loro esistenza.
Sbau

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"E' FINITA" SI DICE ALLA FINE

[ Questo messaggio è stato modificato da: Ahsaas il 01-03-2007 alle 20:57 ]

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
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Da: roma (RM)
Inviato: 02-03-2007 14:59  
quote:
In data 2007-03-01 20:54, Ahsaas scrive:
quote:
In data 2007-03-01 03:18, AlZayd scrive:
quote:
In data 2007-02-26 18:57, Ahsaas scrive:
no ma ho capito esattamente ciò che intendi dire, ed è anche inutile dire che ovviamente non concordo.



Claro che non concordi, anche se dici di non aver capito bene.



ah non s'è capito. aggiungo una virgola allora: "no, ma ho capito esattamente ciò che intendi dire". cioè lo capisco ciò che intendi, avendo proprio anche parlato tanto tantissimo infinitamente di Cinema anche al di fuori dai forum.
per arancia meccanica.. ma figurati, la mia era pura provocazione... ciò che intendo dire è che un film come quello di Kubrick è molto più fraintendibile dei messaggi subliminari che attribuisci a Eastwood, e dunque, "socialmente" più nocivo e pericoloso per quelle persone che al Cinema non sanno esattamente cosa stanno guardando (penso la maggioranza).
Si, il film purtroppo non ha guadagnato un tubero. Per quanto riguarda le critiche però, a dire il vero, sei il primo che leggo con questa visione totalmente negativista. Anzi, affermo di non aver ancora letto nemmeno una recensione negativa su Iwo Jima. E ciò ovviamente mi fa un sacco felice. Anche se non dubito della loro esistenza.
Sbau

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Hai ragione, eri stato chiarissimo circa l'incipit, letto male io!
Non ci giurerei che la "maggioranza" sia incapace di raccogliere i significati più profondi di Arancia Meccanica, di qualunque altro film del "doppio sogno". I quali - dunque il film - sono (paradossalmente) "angelici, necessari, educativi, socialmente utili".
E' una questione di inconscio: la coscienza si fa fregare, quello no. Non tiene conto delle categorie "esperti non esperti". Il film di Kubrick non contiene messaggi subliminari, non nel senso "pubblicitario/propagandistico" del termine; si realizza invece un perfetto travaso tra l'impianto onirico della messinscena e l'inconscio dello spettatore, vove la coscienza -a differenza del sogno - è "resistente". Ciò che la mente vigile non riesce a cogliere, ferma sugli strati più superficiali del mero tracciato narrativo, perchè viziata dai pre-giudizi, dalle proprie idiosincrasie private, dagli entusiasmi o dalla noia, diventa terreno fecondo dell'ES, di quella sotterranea, vergine, incorrotta, incorruttibile e magmatica poesia che "inconsapevolmente" scava nel profondo dell'animo umano, più di quanto non sia in grado di fare una tesi, un'ipotesi, un postulato malato di i"informazioni" spesso in eccesso . Non è dunque vero che la speculazione intellettuale -dunque dell'esperto - sia per forza di cose più aderente al testo e sottotesto di quanto non lo sia quella inconscia, dunque dello spettatore che al cinema "non sa cosa sta esattamente guardando". Dove spesso l'eccesso di "sovrastrutture" finisce per penalizzare quel flusso pre-logico, selvaggio/erotico, spontaneo, di bruciante poesia. Che quando meno te lo aspetti, inconsapevolmente, ma con effetto benefico/catartico, fosse anche malefico, ma sano, svincolato dalle tristi e mortifere pastoie dei moralismi e degli eticismi, a volte riaffiora in superfice, sulle labbra del SE.

Tutto questo non avviene con Letters. Il testo è banale e alla portata di tutti; il sottotesto idem, sempre alla portata della coscienza. Entrambi sono rigidi, privi di profondità e sfumature rintracciabili invece in AM. Inconscio e poesia non vengono minimamente interessati, scalfiti, "suggestionati". Restianmo sul piano dell'emozionismo automatico.
Ho dunque sbagliato a parlare di subliminare in questo caso, ma, come sopra detto, mi riferivo al significato "pubblicitario/propagandistico".

Se ti va di leggere,
qui dissi meglio, o con altre parole, cosa rappresenta per me AM.
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel

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bunch311

Reg.: 20 Gen 2005
Messaggi: 430
Da: roma (RM)
Inviato: 08-03-2007 12:41  
quote:
In data 2007-02-17 01:15, AlZayd scrive:
SPOILER!


Si, vuole così tanto tornare alla famiglia, ed è vero, autentico il suo anelito, che alla fine però, quando oramai era praticamente salvo, Eastwood gli tira fuori il guerriero dormiente ed orgoglioso che è in lui.., in quel prefinale in cui gli americani, invece di farlo secco, come avrebbero fatto i giapponesi (che tratta da imbecilli, magari solo da cattivi, crudeli e barbarici). Questo è un finale che chiaramente chiama all'aggressività. Per me, anche se la espime il giapponese, è una sorta di leggittimazione dell'aggressività imperialista america. Basta far passare il "principio"... La crudele scena dell'azzamento dei prigionieri disertori, è davvero un mezzuccio per cercare di ribilanciare i ruoli.., una scena di incalcolabile ipocrisia! Che diventa bruttura narrativa, amplificata e riproposta a dismisura, dunque estetic, ed eccoci che ci siamo giocati un gran pel pezzo di messiscena. Cosa rimane?


ecco qui ti sbagli in maniera enorme,sembra che tu non abbia mai capito il cinema di Eastwood.Pensi davvero che quella scena sia leggitimazione dell'agressività americana?!Ma cosa centra..Da sempre in Eastwood l'unica morale,l'unica etica non esiste in funzione di un ideologia,di valori atavici,ma nasce dal legame tra gli uomini(vedi anche Mystic river).Nella prima sequenza si vede Saigo scavare con una paletta il suo rifugio-tomba e lo sentiamo dire"fosse per me gliela lascerei questa terra agli americani".Saigo può combattere solo per tornare a casa,è questo l'eroe antiepico di Eastwood,il suo stesso generale lo ammirerà solo perchè si è riuscito a salvare la pelle,non per aver ucciso frotte di soldati americani o aver conquistato un piccolo spazio per issarci una bandiera.Sembra proprio il disicanto della guerra che si concretizza in questo uomo,nei suoi occhi.Ma Eastwood va oltre,ancora una volta Saigo torna in campo con una paletta,ha appena sepolto il suo generale,è circondato da nove americani e cosa fa?!un impeto di rabbia,di orgoglio,la pistola dell'uomo che gli ha salvato la vita per ben 3 volte è passata in mano straniera.Per questo si può combattere,per questo si può gettare la propria vita,per un legame,per un sentimento,per il rispetto e l'affezione verso chi ti è vicino,non per l'imperatore,la patria.
Questa è la guerra antropologica di Eastwood,l'umanesimo di Eastwood,le parole di una madre come l'ultima poesia disponibile per far chinare la testa all'uomo e non al soldato.Le lettere come distacco da quell'uomo primitivo che vive nelle caverne,al buio della ragione che genera mostri,ma un ricordo,poche righe segnano uno spazio ancora percepibile dalle barbarie belliche anche se non sempre sufficiente.
Si muore per la pipi dei tuoi compagni,si rischia la pelle per portare fuori un po di merda.Questa è la guerra
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"tutti sognamo di tornare bambini,anche i peggiori di noi,anzi forse loro lo sognano più di tutti" il mucchio selvaggio

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Marco82

Reg.: 02 Nov 2003
Messaggi: 924
Da: Lodi (LO)
Inviato: 08-03-2007 19:43  
sì sono d'accordo anche io con bunch311 e Ahsaas.
il motivo per cui Saigo alla fine è esploso è proprio perchè ha iniziato ad apprezzare Kuribayashi come UOMO, perchè come generale militare anche se cazzutissimo e con mille medaglie non gliene sarebbe importanto nulla se fosse vissuto o se avesse trovato la morte.
cmq gran bel film, l'ho trovato decisamente superiore a flags of our fathers
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"1..2..3..4..5..e 6...sei...numero perfetto..."
"ma non era 3, il numero perfetto?"
"sì, ma io ho sei colpi quì dentro..."

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grouchorm

Reg.: 05 Mar 2007
Messaggi: 28
Da: Roma (RM)
Inviato: 09-03-2007 19:10  
capolavoro netto e concordo con kubrick...
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Don't dream it, be it...

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 10-03-2007 01:12  
quote:
In data 2007-03-08 12:41, bunch311 scrive:
quote:
In data 2007-02-17 01:15, AlZayd scrive:
SPOILER!


Si, vuole così tanto tornare alla famiglia, ed è vero, autentico il suo anelito, che alla fine però, quando oramai era praticamente salvo, Eastwood gli tira fuori il guerriero dormiente ed orgoglioso che è in lui.., in quel prefinale in cui gli americani, invece di farlo secco, come avrebbero fatto i giapponesi (che tratta da imbecilli, magari solo da cattivi, crudeli e barbarici). Questo è un finale che chiaramente chiama all'aggressività. Per me, anche se la espime il giapponese, è una sorta di leggittimazione dell'aggressività imperialista america. Basta far passare il "principio"... La crudele scena dell'azzamento dei prigionieri disertori, è davvero un mezzuccio per cercare di ribilanciare i ruoli.., una scena di incalcolabile ipocrisia! Che diventa bruttura narrativa, amplificata e riproposta a dismisura, dunque estetic, ed eccoci che ci siamo giocati un gran pel pezzo di messiscena. Cosa rimane?


ecco qui ti sbagli in maniera enorme,sembra che tu non abbia mai capito il cinema di Eastwood.



L'importante è che abbia capito tutto tu. A fronte di tutta una serie di considerazioni che ho portato a sostegno della mia idea, rispondi su aspetti marginali, quotando solo considerazioni a latere, forse interpretabili, che comunque non spiegano nulla se non le tue personali proiezioni. Dove altrove, d'altronde, io proietto le mie. Ho già detto al riguardo, non devo convincere nessuno; per me, quando oramai è stata di molto superata la fatidica "meta" (del vero ingegno), coincidente con l'anno "2001", parlare ancora di queste cosucce di poco conto, dal repiro corto, mal raccontate, mille volte immolate sull'altare del retoricismo più propagandistico, inane e scontato, come non aveva fatto manco il cinema di 60 anni fa, mi annoia, mi sembra impossibile, anacronistico, fuori tempo, fuori senso, segno di una "reazione", involuzione dei contenuti estetici ed ideali.

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 10-03-2007 alle 01:14 ]

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bunch311

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Da: roma (RM)
Inviato: 10-03-2007 20:14  
quote:
In data 2007-03-10 01:12, AlZayd scrive:
quote:
In data 2007-03-08 12:41, bunch311 scrive:
quote:
In data 2007-02-17 01:15, AlZayd scrive:
SPOILER!


Si, vuole così tanto tornare alla famiglia, ed è vero, autentico il suo anelito, che alla fine però, quando oramai era praticamente salvo, Eastwood gli tira fuori il guerriero dormiente ed orgoglioso che è in lui.., in quel prefinale in cui gli americani, invece di farlo secco, come avrebbero fatto i giapponesi (che tratta da imbecilli, magari solo da cattivi, crudeli e barbarici). Questo è un finale che chiaramente chiama all'aggressività. Per me, anche se la espime il giapponese, è una sorta di leggittimazione dell'aggressività imperialista america. Basta far passare il "principio"... La crudele scena dell'azzamento dei prigionieri disertori, è davvero un mezzuccio per cercare di ribilanciare i ruoli.., una scena di incalcolabile ipocrisia! Che diventa bruttura narrativa, amplificata e riproposta a dismisura, dunque estetic, ed eccoci che ci siamo giocati un gran pel pezzo di messiscena. Cosa rimane?


ecco qui ti sbagli in maniera enorme,sembra che tu non abbia mai capito il cinema di Eastwood.



L'importante è che abbia capito tutto tu. A fronte di tutta una serie di considerazioni che ho portato a sostegno della mia idea, rispondi su aspetti marginali, quotando solo considerazioni a latere, forse interpretabili, che comunque non spiegano nulla se non le tue personali proiezioni. Dove altrove, d'altronde, io proietto le mie. Ho già detto al riguardo, non devo convincere nessuno; per me, quando oramai è stata di molto superata la fatidica "meta" (del vero ingegno), coincidente con l'anno "2001", parlare ancora di queste cosucce di poco conto, dal repiro corto, mal raccontate, mille volte immolate sull'altare del retoricismo più propagandistico, inane e scontato, come non aveva fatto manco il cinema di 60 anni fa, mi annoia, mi sembra impossibile, anacronistico, fuori tempo, fuori senso, segno di una "reazione", involuzione dei contenuti estetici ed ideali.

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 10-03-2007 alle 01:14 ]

ALZUCCIO ma invece de scrive parole inutili,rispondi al mio post,non sprofonda nella retorica
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grouchorm

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Inviato: 11-03-2007 02:52  
al...mi spiace dirtelo, ma mi sa che fai lo stesso errore che si fece negli anni 50-60 con john wayne: e si che è un maestro se ne accorgono anche i sassi.
se poi è propagandistico, retorico e reazionario un film come questo allora vanno bene I Berretti Verdi...
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