Autore |
Zatoichi |
Luke71
 Reg.: 06 Ago 2003 Messaggi: 3997 Da: pavia (PV)
| Inviato: 29-04-2004 03:36 |
|
quote: In data 2004-04-28 03:34, Luke71 scrive:
....a già porca paletta che avevo rimosso il mio intervento sù ZATOICHI l'avevo dimenticato..lè istess ciao
|
....ostia però pensandoci bene mi dispiace di averlo cancellato...che babbo di minchia son stato... |
|
Schizobis
 Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 10-12-2006 18:20 |
|
ZATOICHI (il segno dolce e crudele di Zorro Zatoichi ovvero dancer in the dark)
“La violenza è come la comicità; ci colpisce improvvisamente senza preavviso.” Takeshi Kitano
Dopo l’intensità lirica raggiunta in Dolls, era difficile ripetersi sullo stesso registro con la medesima ispirazione. Kitano conosce bene i suoi limiti e decide di tuffarsi in una ardita rivisitazione di uno degli eroi del genere chanbara (cappa e spada alla giapponese) il massaggiatore cieco Zatoichi, già interpretato negli anni sessanta-settanta dal mitico Shintaro Katsu. Ma come al suo solito Kitano non cerca un paragone con modelli d’altri tempi ma trasforma la storia filtrandola attraverso la sua sensibilità.
Scomparso il filone doloroso ed elegiaco di Dolls, prendono il sopravvento le altre due caratteristiche del cinema di Kitano, la violenza , qui mostrata con tagli netti e cambi repentini di inquadrature (e anche qualche ritocco rosso sangue in digitale) e l’aspetto parodico-comico, al limite con la comica muta alla Buster Keaton che stempera e smitizza le carneficine e gli agguati.
Dal punto di vista tecnico le differenze con Dolls sono abissali: adesso Kitano abbandona la fotografia iperestetizzante e simbolica (qui i colori sono più cupi, e il tono predominante è quello della oscurità) e ci propina scene al rallentatore, montaggi paralleli, step-motion e zoom combinato con il carrello. La nota preponderante non è quella visiva, ma l’acustica, quasi a volere sottolineare il senso predominante del protagonista. Kitano ossigena i capelli a Zatoichi (che assomiglia al Christopher Lambert di Subway di Luc Besson), lo rende buffo nel rapporto con gli altri personaggi, lo decontamina da ogni rimorso sulla violenza esercitata, gli risparmia solidarietà di tipo populista, lo raffigura dipendente dal gioco d’azzardo (da qui deriva la parola yakuza, da una sequenza perdente del gioco dei dadi 8,9,3 ya-ku-za), infine beffa della beffe non solo ne mette i dubbio la cecità, ma lo fa inciampare rovinosamente sottolineando l’impossibilità della visione anche ad occhi spalancati. Kitano non è Kurosawa, anche se il film sembra ripercorrere i percorsi narrativi de La Sfida del Samurai (rifatto da Sergio Leone nel suo Per un Pugno di Dollari) e vi sono almeno due evidenti citazioni: la scena del duello sotto la pioggia e quella del samurai-lottatore di Sumo completamente folle che attraversa la scena urlando. Kitano preferisce il versante artificioso, parodico, anti naturalistico e nei momenti più drammatici inserisci elementi destabilizzanti e sovversivi, con la visionarietà iperbolica del fumetto giapponese. Così la storia dei due bambini Okino e Osei scampati al massacro della propria famiglia che da grandi cercano vendetta (sarebbero due geishe ma uno dei due è un uomo), del Ronin decaduto Hattori che cerca il riscatto per curare la moglie malata (piccola autocitazione di Hana-Bi), dei crudeli malviventi Ginzo comandati da un capo misterioso e invisibile, sono solo un pretesto per liberare un ritmo forsennato di fendenti e di parodie, di duelli e di cadute, di balli improvvisi e suoni tribali che avvolgono tutta la storia e la trasformano in un sorta di musical post moderno (dancer in the dark). E in effetti la scena finale, che si avvale delle coreografie multiformi dei giapponesi Stripes e delle musiche trascinanti e di prevalenti percussioni di Keiichi Suzuki, sembra proprio spostare il film dalle parti del divertissement pulp e della favola comica, senza prendersi troppo sul serio. L’unico momento un po’ più intenso è quello del ballo di Okino e Osei che alternano i terribili ricordi di una infanzia violata con le immagini del presente. Per il resto momenti davvero esilaranti come quello in cui Shinkichi, compagno di giocate ai dadi di Zatoichi, cerca di addestrare una gruppo di mentecatti modello Armata Brancaleone e momenti di pura ferocia guerriera in cui Zatoichi ha bisogno di un solo colpo per firmare con la sua zeta i corpi dei malcapitati. Non ci sono messaggi particolari, non ci sono momenti lirici o particolari approfondimenti introspettivi. A Kitano sembra importare l’aspetto ludico della officina del suo Cinema (Office Kitano) e la possibilità di una rappresentazione meno retorica e più naif di una realtà violenta ma che porta in sé le stimmate della giustizia e dell’etica. Manca la nostalgia, manca la dolorosa presa di coscienza, manca l’intensità lirica di Dolls. Veniamo trascinati nel Tip Tap finale, una sorta di singing in the rain momentaneamente senza pioggia. La geisha è un uomo, Zatoichi forse ci vede, il vero capo Ginzo è una sorpresa, i morti resuscitano risvegliati dai ritmi incessanti della vita.. Zatoichi alla fine si trasforma in uno dei personaggi di Sin City, che possono rinascere e morire nello spazio di una vignetta. Alla fine niente è ciò che sembra e l’ultima scena con Zatoichi Buster Keaton che inciampa in maniera maldestra non fa che evidenziare,in mezzo a tanto teatro, in mezzo a tanta finzione, una sacrosanta verità: aveva ragione il piccolo Principe, l’essenziale è invisibile agli occhi.
GIA PUBBLICATO QUI
_________________ True love waits... |
|
HistoryX
 Reg.: 26 Set 2005 Messaggi: 4234 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 13-12-2006 12:52 |
|
quote: In data 2006-12-10 18:20, Schizobis scrive:
Kitano preferisce il versante artificioso, parodico, anti naturalistico e nei momenti più drammatici inserisci elementi destabilizzanti e sovversivi, con la visionarietà iperbolica del fumetto giapponese.
|
Durante la visione ho avuto la forte impressione di sfogliare un manga...
:MEGASPOILER:
..proprio seguendo questa sensazione ho previsto con largo anticipo, non senza stupore vista la sparata, il reale burattinaio, per "vero capo Ginzo" cosa intendi schizo?
Ginzo nn era un tirapiedi alla fine?
:FINESPOILER:
Ho visionato in passato solo Brother, il quale ripensandoci nn mi aveva particolarmente coinvolto, bien...la passione e la profonda capacità di nn prendersi sul serio, unita alla visione parodistica della vita di Zatoichi riapre la mia personale porta verso il percorso registico di kitano. |
|
Futurist
 Reg.: 30 Giu 2005 Messaggi: 1290 Da: firenze (FI)
| Inviato: 14-12-2006 12:37 |
|
quote: In data 2006-12-10 18:20, Schizobis scrive:
Scomparso il filone doloroso ed elegiaco di Dolls, prendono il sopravvento le altre due caratteristiche del cinema di Kitano, la violenza , qui mostrata con tagli netti e cambi repentini di inquadrature (e anche qualche ritocco rosso sangue in digitale) e l’aspetto parodico-comico, al limite con la comica muta alla Buster Keaton che stempera e smitizza le carneficine e gli agguati.
|
E mi parrebbero anche le due caratteristiche distintive dei film di Kitano. Se nei suoi film, tanto che siano d'azione che melodrammatici, non ci fossero violenza e umorismo cosa rimarrebbe? Un film come Zatoichi no avrebbe potuto funzionare meglio di così. |
|
Schizobis
 Reg.: 13 Apr 2006 Messaggi: 1658 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 14-12-2006 13:50 |
|
quote: In data 2006-12-14 12:37, Futurist scrive:
quote: In data 2006-12-10 18:20, Schizobis scrive:
Scomparso il filone doloroso ed elegiaco di Dolls, prendono il sopravvento le altre due caratteristiche del cinema di Kitano, la violenza , qui mostrata con tagli netti e cambi repentini di inquadrature (e anche qualche ritocco rosso sangue in digitale) e l’aspetto parodico-comico, al limite con la comica muta alla Buster Keaton che stempera e smitizza le carneficine e gli agguati.
|
E mi parrebbero anche le due caratteristiche distintive dei film di Kitano. Se nei suoi film, tanto che siano d'azione che melodrammatici, non ci fossero violenza e umorismo cosa rimarrebbe? Un film come Zatoichi no avrebbe potuto funzionare meglio di così.
|
E in infatti In Dolls non c'è nè la violenza, nè lo sguardo parodicomico.
Ed è il mio Kitano preferito.
|
|
Futurist
 Reg.: 30 Giu 2005 Messaggi: 1290 Da: firenze (FI)
| Inviato: 14-12-2006 19:28 |
|
quote: In data 2006-12-14 13:50, Schizobis scrive:
quote: In data 2006-12-14 12:37, Futurist scrive:
quote: In data 2006-12-10 18:20, Schizobis scrive:
Scomparso il filone doloroso ed elegiaco di Dolls, prendono il sopravvento le altre due caratteristiche del cinema di Kitano, la violenza , qui mostrata con tagli netti e cambi repentini di inquadrature (e anche qualche ritocco rosso sangue in digitale) e l’aspetto parodico-comico, al limite con la comica muta alla Buster Keaton che stempera e smitizza le carneficine e gli agguati.
|
E mi parrebbero anche le due caratteristiche distintive dei film di Kitano. Se nei suoi film, tanto che siano d'azione che melodrammatici, non ci fossero violenza e umorismo cosa rimarrebbe? Un film come Zatoichi no avrebbe potuto funzionare meglio di così.
|
E in infatti In Dolls non c'è nè la violenza, nè lo sguardo parodicomico.
Ed è il mio Kitano preferito.
|
Bha, de gustibus. A me invece Dolls, così come Il silenzio sul mare, non mi hanno entusiasmato in modo particolare, mi sembravano come mancati di qualcosa, vacui. |
|
|