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Fino all'ultimo respiro |
roccomedia
 Reg.: 15 Lug 2005 Messaggi: 3829 Da: Bergamo (BG)
| Inviato: 19-07-2007 14:48 |
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quote: In data 2007-07-17 23:09, AlZayd scrive:
In Godard, per i miei gusti autore spesso troppo "morale" ed ideologico, fautore di film a tesi, non si avverte lo stesso distacco/distanza, ironia, riscontrabile invece nel cinema di Bunuel, di Wilder, di Kubrick, di Lynch... Poi Godard è Godard...
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Ma non mi pare che al cinema di Godard manchi l'ironia, anzi spesso diventa strumento che rende più evidente la frattura con i modelli cinematografici del suo tempo (in fin dei conti il personaggio di Belmondo è una trasfigurazione portata agli eccessi degli eroi bogartiani del noir americano). E non mi pare manco questo film sia invecchiato almeno sotto il profilo del metodo: in fin dei conti Godard (a differenza di Pasolini) non ha la presunzione di voler fondare una sociologia della conoscenza ma i suoi giochi sperimentali di alta etnometodologia più che alla soppressione e sostituzione delle vecchie regole sono tesi all'apertura di un "senso della possibilità" che neanche gli anni più accesi di militanza hanno scalfito. |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 19-07-2007 23:20 |
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quote: In data 2007-07-19 11:05, Schizobis scrive:
rispetto alla produzione italiana media di questo ultimo lustro è ancora mille chilometri avanti.
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Su questo non v'è dubbio!
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 20-07-2007 00:01 |
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quote: In data 2007-07-19 14:48, roccomedia scrive:
quote: In data 2007-07-17 23:09, AlZayd scrive:
In Godard, per i miei gusti autore spesso troppo "morale" ed ideologico, fautore di film a tesi, non si avverte lo stesso distacco/distanza, ironia, riscontrabile invece nel cinema di Bunuel, di Wilder, di Kubrick, di Lynch... Poi Godard è Godard...
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Ma non mi pare che al cinema di Godard manchi l'ironia, anzi spesso diventa strumento che rende più evidente la frattura con i modelli cinematografici del suo tempo (in fin dei conti il personaggio di Belmondo è una trasfigurazione portata agli eccessi degli eroi bogartiani del noir americano). E non mi pare manco questo film sia invecchiato almeno sotto il profilo del metodo: in fin dei conti Godard (a differenza di Pasolini) non ha la presunzione di voler fondare una sociologia della conoscenza ma i suoi giochi sperimentali di alta etnometodologia più che alla soppressione e sostituzione delle vecchie regole sono tesi all'apertura di un "senso della possibilità" che neanche gli anni più accesi di militanza hanno scalfito.
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Non dico che Godard manchi d'ironia, ma la sua, rispetto agli autori che ho citato, e se ne potrebbero aggiungere altri, quali Hitch, Truffaut, Chabrol.., mi sembra troppo concettuale, intellettualizzata, forse troppo studiata e dunque non spontanea, un po', se vogliamo, elitaria. Il che - quantunque non sia nelle mie corde, e non sempre, ci sono film che apprezzo molto, altri meno - non è di per se un male, dunque la mia non vuole essere una critica bensì la constatazione di ciò che ritengo sia un dato di fatto.
Godard resta il maestro innovatore che fu, che presumibilmente è ancora, sul piano del linguaggio, dell'estetica, dell'(anti)messinscena, ma trovo che la vicenda di un film come A bout de souffle sia superata in quanto troppo emblematica delle "filosofie" dell'era in cui furono concepite e che nel frattempo sono invecchiate. E' una storia priva di sottotesti, che dunque rimanda al più articolato e sfaccettato piano estetico, dell'esperienza e sapienza visiva, che prende a pretesto le "filosofie", dunque la storia stessa. Un pretesto pur sempre interessante, ma, anche questo, eccessivamente paradigmatizzato. Oggi "impressiona" molto meno.
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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