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Gran Torino |
Topper
 Reg.: 04 Giu 2004 Messaggi: 6779 Da: Roma (RM)
| Inviato: 24-03-2009 16:10 |
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quote: In data 2009-03-24 15:32, Estenava scrive:
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Ah, no, scusa...ti avevo scambiato per IlNero. |
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kubrickfan
 Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 24-03-2009 21:24 |
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Trama: Walt Kowalski è un vecchio reduce della guerra di Corea, incattivito con il mondo e per il quale la presenza dei due figli non è di nessun conforto, neppure in occasione del funerale della moglie. Oltretutto scopre che accanto alla sua casa, l'unica con la bandiera americana all'esterno, una famiglia di origini cinesi svolge le proprie attività sviluppando la loro cultura in quella che considera la "sua" terra. Walt scoprirà con sua enorme sorpresa, che gli unici in grado di capirlo saranno proprio coloro che tanto disprezza, sopratutto dopo che gli dimostreranno gratitudine per un atto di coraggio. Intanto, nel suo garage, la meravigliosa Ford Gran Torino del 1972 riposa luccicante, insidiata dalle voglie disoneste di possesso da parte di ognuno che è al corrente della sua esistenza ...
Recensione Silenzio, parla Clint. Il grande cineasta, che per la gioia di tutti noi ritorna come protagonista anche davanti alla macchina da presa (speriamo davvero non per l'ultima volta come ha detto), ha in mano l'arte del cinema in maniera così completa che riesce da una storia apparentemente banale, sospesa a metà strada tra un possibile Callaghan in pensione e un giustiziere della notte esistenzialist a, a tirare fuori una quantità impensabile di concetti, sensazioni ed emozioni.
Dopo i suoi capolavori drammatici, ecco la storia malinconica del granitico reduce della guerra di Corea di origini polacche Walt Kowalski, un uomo rimasto vedovo della moglie, che odia praticamente tutti, figli compresi, tranne la sua cagnolina Daisy, costretto a vivere nella "Sua" America in mezzo ad etnie che odia.
Quando scopre che vicino a casa sua, ornata da una bandiera a stelle e strisce davvero emblematica, viene a vivere una famiglia cinese, la sua rabbia aumenta a dismisura, nonostante loro vogliono essere amichevoli e collaborativi. L'unico suo vero amore ed interesse è quello per la sua meravigliosa auto sportiva del 1972, la Gran Torino del titolo (per inciso, la vettura resa famosa da Starsky e Hutch). Quando cercano di rubargliela, Walt imbraccia il fucile, ma invece del sangue scorreranno cose davvero non prevedibili, come l'amicizia e la comprensione per chi non è come te ma vuol stare con te.
I sobborghi violenti che la prosa di Eastwood racconta, vedono protagoniste le armi ma non la polizia, che sembra un'autorità solo di nome e che non pare neppure desiderosa di apparire, proseguendo il discorso che in fondo il grande paese dei sogni di tutti (di troppi?) ha bisogno dell'autodifesa come se fossimo nel vecchio west.
L'uomo Clint si identifica con il personaggio Kowalski, nel suo carattere alberga la genesi professionale dell'attore-regista, cow boy solitario pieno di amarezza in una contea motorizzata.
Messo di fronte al fatto che dopo la morte della moglie la sua vita non sarà più la stessa, lui preferisce chiudersi in un torpore personale pieno di ricordi amari, tra birre, sigarette e sfottò con il suo barbiere italo americano, anche il fatto che da il via al grande cambiamento non è un atto di generosità, lui difende il suo terreno e non il giovane Thao in pericolo. L'unico che pare avere voglia di toglierlo dal suo bozzolo è il giovane prete (Christopher Carley), legato a una promessa e che tralascia le pesanti offese che il burbero uomo gli propina a ogni suo apparire, Eastwood sembra volerci dire che in fondo Dio magari non esiste, ma i suoi emissari e i suoi dettami in fondo valgono al di là dell'icona di fede creata dall'uomo.
Il punto supremo è infatti quello della confessione, liberatoria prima del meraviglioso finale, dove si confessano peccati in fondo secondari rispetto al fatto di avere ucciso degli uomini durante la guerra, alcuni in circostanze anche vigliacche.
In mezzo a tanta voglia di raccontare cose grandi in un contesto urbano limitato (qualche scorcio e poche case), Eastwood riesce a metterci tanta deliziosa ironia, come le sue espressioni contrite, i dialoghi con la comunità un tempo nemica e combattuta, di cui aveva fatto di tutta un erba un fascio, dove insegna come conquistare delle ragazze cinesi con nomi di stati americani (Iowa) o ad essere uomini usando un linguaggio scurrile e non modi gentili. Solo i grandi cantori sanno altalenare i toni della loro voce con tanta maestria, dopo la commozione e l'ansia il sorriso, altri si sarebbero persi, non quello odierno, che ormai sa benissimo che un proiettile in canna di un fucile messo di fronte al grugno ha più parola di quello già uscito dall'arma.
Di fatto Kowalski ha un arsenale che non interessa a nessuno, molto più interesse desta la sua vettura tenuta perfettamente, un simbolo di grandezza e purezza del passato, di una vita totalmente americana che ora viene consegnata alle nuove etnie con la gioia che la sapranno tenere a dovere.
Il grande stato dei sogni può essere consegnato senza problemi a cinesi e portoricani, basta che non lo sporchino, ne sappiano fare buon uso, non violentandone usi e tradizioni di quelle dettate dai padri fondatori ma avendone rispetto, siete qua, vi accettiamo anche più degli stessi cittadini statunitensi (vedi il rapporto conflittuale con la nipote fumatrice e con i piercing che messaggia anche durante il funerale della nonna) ma la vostra cultura deve essere un sereno confronto e non una violenta radicazione.
Questi cinesi lo leggono dentro, lo conoscono, lo amano, l'uomo vecchio e malato con loro vive un sublime tramonto riscattando il passato, usando l'oggetto che l'ha accompagnato per la sua vita che metaforicament e si trasforma da simbolo di morte in quello di giustizia, l'unica possibile, diversa dal linguaggio delle armi e della violenza. Restate in sala fino in fondo, i titoli di coda e la canzone che li accompagna sono un immagine sublime di una provincia americana ora aperta e non racchiusa.
Non ci sono definitive da dare, entrate in sala e godete di questo spettacolo, magari inferiore alle prove capolavoro da solo regista di Eastwood, ma pur sempre un sublime esempio di come dalle picocle cose si possano tirare fuori grandi concetti. Non è solo la luccicante Torino che è grande.
pubblicato su cine zone
_________________ non solo quentin ma nel nome di quentin...quentin tarantino project
QUENTIN TARANTINO PROJECT |
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rockyeye

 Reg.: 31 Gen 2007 Messaggi: 105 Da: catania (CT)
| Inviato: 26-03-2009 16:26 |
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FILM, INTERPRETE E REGIA GRANDIOSI!!! |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 31-03-2009 01:08 |
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capolavoro è una parola che uso spesso, ma anche se la usassi pochissimo qui la userei.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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edward08
 Reg.: 12 Ott 2008 Messaggi: 34 Da: roma (RM)
| Inviato: 02-04-2009 20:08 |
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Dirò quello che ho detto al mio amico fuori la sala appena finito il film, ovvero che secondo me ha sbagliato in alcuni tempi del film. Troppo veloce nel trasformarsi da patriottico convito a persona di ampie vedute, si contorna di protagonisti troppo sbagliati: vedi l eta' dei giovani, del suo rapporto con i figli poco studiato nella sceneggiatura...il film è bello, ma non vado oltre il 6,5
_________________ la vita è toppo breve per passarla sempre arrabiati |
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Marcos
 Reg.: 10 Lug 2003 Messaggi: 3463 Da: Tarquinia (VT)
| Inviato: 07-04-2009 11:27 |
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Il grande Clint Eastwood non si smentisce mai. Ogni film che dirige ed interpreta è sempre bello! La bravura di Clint è quello di far recitare molto bene anche attori sconosciuti al pubblico, trattandoli da serie A, anche se provengono dal teatro e dalla strada!
Marcos
_________________
Salve, sono Marcos.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Marcos il 07-04-2009 alle 11:27 ] |
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QueenM
 Reg.: 28 Gen 2009 Messaggi: 17 Da: Padova (PD)
| Inviato: 18-04-2009 19:54 |
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Clint Eastwood è un grande, in particolare nei film (da regista) in cui compare.
Riesce a raccontare storie poco originali ma mai scontate (ho ADORATO Million Dollar Baby e adesso anche Gran Torino) anche grazie ad un'interpretazione asciutta e coinvolgente.
Belli i personaggi e la narrazione,con dialoghi attenti a definire i ruoli.
La fotografia di Tom Stern è grandiosa.
_________________ http://michela-dasacco-art.blogspot.com/ |
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Richmondo
 Reg.: 04 Feb 2008 Messaggi: 2533 Da: Genova (GE)
| Inviato: 20-04-2009 12:19 |
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quote: In data 2009-04-02 20:08, edward08 scrive:
Dirò quello che ho detto al mio amico fuori la sala appena finito il film, ovvero che secondo me ha sbagliato in alcuni tempi del film. Troppo veloce nel trasformarsi da patriottico convito a persona di ampie vedute, si contorna di protagonisti troppo sbagliati: vedi l eta' dei giovani, del suo rapporto con i figli poco studiato nella sceneggiatura...il film è bello, ma non vado oltre il 6,5
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Mah, sai, quello non credo. In fondo è un film perfettamente anticonvenzionale, incredibilmente ateo. Cioè, è un film americano, eh, non dimentichiamolo. E' un film sull'America, voglio dire. Sulla società americana. Sulla casa del protagonista c'è una bandiera a stelle e striscie che sventola ai quattro venti.
Ma guarda caso, ogni scoperta, ogni cambiamento...come sempre nella senilità, avviene dopo ogni rinuncia alle futili ambizioni di grandezza. E' un film che trova ogni suo significato (anche narrativo) chiudendosi in se stesso: basta scendere con la cinepresa in uno scantinato, "sotto la pelle" della società e della grandiosità (anche della messa in scena) per trovare un senso alla vita.
Se andiamo a vedere i luoghi chiave di questo film, quelli della riscoperta, sono un garage e una cantina. Mica una prateria, né il porticato di una casa, da cui sbirciare ancora i monumenti scalfiti di un'America a pezzi.
_________________
L'amico Fritz diceva che un film che ha bisogno di essere commentato, non è un buon film . Forse, nella sua somma chiaroveggenza, gli erano apparsi in sogno i miei post.
[ Questo messaggio è stato modificato da: Richmondo il 20-04-2009 alle 12:20 ] |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 20-04-2009 14:46 |
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quote: In data 2009-04-20 12:19, Richmondo scrive:
Se andiamo a vedere i luoghi chiave di questo film, quelli della riscoperta, sono un garage e una cantina. Mica una prateria, né il porticato di una casa, da cui sbirciare ancora i monumenti scalfiti di un'America a pezzi.
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Bellissmo Rich!
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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HaroldKid
 Reg.: 11 Gen 2009 Messaggi: 4589 Da: milano (MI)
| Inviato: 20-04-2009 14:52 |
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Secondo me solo un agnostico può dire che GT non ha religione (e mi si capisca l'uso del termine). Da una parte abbiamo quella tutta pagana del Cinema e dei suoi miti, che in questo caso sono anche miti personali dell'Eastwood che si avvia alla tomba ; William Munny ha deposto il cappello e la carabina per scegliersi come arma finale di sacrificio un accendin; dall'altra quella panica e totalizzante di un Gesù veramente vero, senza bisogno di rassomiglianze morfiche.
Walt non cancella il suo razzismo dalla sera alla mattina; è e sempre rimarrà un epigono di quell' American way of thinking fatto di lustrini e ideologie; tuttavia molto più semplicemente e in un modo così dirompente come solo un uomo vissuto poteva pensare, capisce di fronte all'ineluttabile che solo una cosa resta ed è importante; l'amore totale e incondizionato verso gli altri, siano essi predicatori irlandesi con cui condividere il whisky o vicini di casa provenienti da un altro mondo,da un altra realtà di pensiero. |
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Richmondo
 Reg.: 04 Feb 2008 Messaggi: 2533 Da: Genova (GE)
| Inviato: 20-04-2009 15:31 |
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Ma io intendo che non ha religione proprio in senso cinematografico: nel cinema si cerca sempre qualcosa che ci lasci a bocca aperta. Qui nemmeno la violenza più efferata ci riesce. E' tutto visto con una tale esperienza di vita vissuta, con un tale disincanto, con una tale disillusione, che perfino lo spettatore è portato a vivere il film con rassegnazione.
Ma questo è un suo punto di forza. Quello che lì per lì scambiavo per eccessiva asciuttezza.
_________________ E' meglio essere belli che essere buoni. Ma è meglio essere buoni che essere brutti. |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 20-04-2009 15:57 |
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beh oddio che il porticato non sia un luogo chiave nel film mi pare arduo pensarlo.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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Richmondo
 Reg.: 04 Feb 2008 Messaggi: 2533 Da: Genova (GE)
| Inviato: 20-04-2009 16:06 |
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Sì ma non lo è a proposito del cambiamento.
Il porticato è il luogo proprio da cui viene vista l'America. La stessa America da cui John Ford mostrava la Monument Valley: Sia in The searchers, sia in Cavalcarono insieme (non per nulla la posa è quella dello sceriffo scazzato, seduto lì a rimirare il suo aborto di giurisdizione). Ma è tutto spento, disilluso.
E' sotto la carne, soto la pelle che viene fuori il cambiamento.
_________________ E' meglio essere belli che essere buoni. Ma è meglio essere buoni che essere brutti. |
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HaroldKid
 Reg.: 11 Gen 2009 Messaggi: 4589 Da: milano (MI)
| Inviato: 20-04-2009 16:38 |
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quote: In data 2009-04-20 16:06, Richmondo scrive:
Sì ma non lo è a proposito del cambiamento.
Il porticato è il luogo proprio da cui viene vista l'America. La stessa America da cui John Ford mostrava la Monument Valley: Sia in The searchers, sia in Cavalcarono insieme (non per nulla la posa è quella dello sceriffo scazzato, seduto lì a rimirare il suo aborto di giurisdizione). Ma è tutto spento, disilluso.
E' sotto la carne, soto la pelle che viene fuori il cambiamento.
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A me pare che qui a Eastwood interessi poco il solito discorsetto collettivo trito e ritrito su qnt l'americana bushiana faccia cagare.. vedo questo film davvero più come una tragedia tutta personale, nonchè un amara riflessione sul destino (del cinema) |
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Richmondo
 Reg.: 04 Feb 2008 Messaggi: 2533 Da: Genova (GE)
| Inviato: 20-04-2009 16:40 |
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quote: In data 2009-04-20 16:38, HaroldKid scrive:
quote: In data 2009-04-20 16:06, Richmondo scrive:
Sì ma non lo è a proposito del cambiamento.
Il porticato è il luogo proprio da cui viene vista l'America. La stessa America da cui John Ford mostrava la Monument Valley: Sia in The searchers, sia in Cavalcarono insieme (non per nulla la posa è quella dello sceriffo scazzato, seduto lì a rimirare il suo aborto di giurisdizione). Ma è tutto spento, disilluso.
E' sotto la carne, soto la pelle che viene fuori il cambiamento.
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A me pare che qui a Eastwood interessi poco il solito discorsetto collettivo trito e ritrito su qnt l'americana bushiana faccia cagare.. vedo questo film davvero più come una tragedia tutta personale, nonchè un amara riflessione sul destino (del cinema)
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Ma infatti Bush non c'entra niente.
E' lontanissimo dalla polemica questo film.
E', come tanti, il ritratto di una grandezza che è fatta di tante piccolezze. Ed è letto e raccontato attraverso uno sguardo truce, che un tempo si ostinò ad essere maestoso, ma che adesso non va oltre quattro strade e un garage.
_________________ E' meglio essere belli che essere buoni. Ma è meglio essere buoni che essere brutti. |
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