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THE MIST - un capolavoro del cinema horror |
kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 10-10-2008 23:16 |
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quote: In data 2008-10-05 22:29, badlands scrive:
pure io lo attendo molto,ma non son daccordo su una cosa,molti lavori tratti da king sono film buoni se non buonissimi(i due di darabont,misery,shining,carrie,stand by me,dolores claiborne,la zona morta)
ciao!
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ma infatti king sarebbe stato uno straordinario soggettista |
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kubrickfan
 Reg.: 19 Dic 2005 Messaggi: 917 Da: gessate (MI)
| Inviato: 11-10-2008 14:02 |
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Trama: I Drayton, padre, madre e figlioletto, sono una famiglia felice. Lui è un famoso cartellonista di poster per il cinema, vivono in un tranquillo paesino della provincia americana, tra laghi e montagne. Un giorno però arriva una tempesta di grandi proporzioni che devasta la loro casa. David (padre) e Billy (figlio) decidono di andare al supermercato a prendere provviste e qualcosa per riparare i danni, ma quando arrivano, in compagnia di un vicino astioso per vecchie ruggini, alla rivendita, una misteriosa nebbia avvolge tutta la cittadina. Dentro la densa coltre si celano oscure minacce, e l'unica speranza è di rimanere chiusi e confinati nel negozio a difendersi. Ma non lo si potrà fare ad oltranza ...
Commento: La coppia King (uno dei più cinematografici scrittori di tutti i tempi) & Darabont (regista) ha prodotto sempre grandi risultati assieme (come non ricordare gli stupendi Le ali della libertà e Il miglio verde?), e questo The Mist, pur essendone inferiore, è davvero una bella pellicola. Tratto da “La nebbia”, edito nella raccolta di racconti “Scheletri”, narra le vicissitudini di una tranquilla comunità del Maine (tanto cara all'autore) di nome Bridgton che viene colpita da una terribile tempesta. Sembrerebbe un evento naturale normale, anche se di particolare gravità, ma dopo la bufera invece di arrivare il sereno giunge una terribile nebbia che cova al suo interno delle minacce terribili. Per un gruppo di persone del tutto eterogenee, unica salvezza pare sia quella di barricarsi all'interno di un supermercato per affrontare il pericolo. Ma nella piccola comunità nascono subito dissidi e dissapori del tutto fuori luogo visto il pericolo comune che andrebbe affrontato nella più completa unione.
King è incredibile (viene omaggiato nel film con il nome della farmacia, <i>King's Pharmacy</i>), con poche cose, un luogo comune dove tutti ci rechiamo, il supermercato, uomini assolutamente qualunque (esce dal coro del normale solo la predicatrice di sventure, ottimamente interpretata da Marcia Gay Harden), un evento atmosferico apparentemente non significativo come la nebbia, ci racconta l'apocalisse e il ritorno all'anno zero dell'uomo (la predicatrice dice, parafrasando Snake Plissken “Benvenuti nel medioevo!”). La pellicola è intrisa di grandi significati religiosi e di una amara riflessione sul fatto che anche di fronte ad un terribile pericolo comune ed ignoto, le persone trovano il tempo di perdersi in schermaglie, odi e dissapori di poca lega tra loro. Così si tirano fuori tutte le latenti ire che sono state soffocate per banali questioni, si getta in faccia il disprezzo quando in quel momento conterebbe solo l'unione per la sopravvivenza. Il supermercato diventa una sorta di nucleo circoscritto dove la minaccia esterna pare quasi di secondo piano, dato che dentro è una sorta di arena emotiva incontrollabile. L'uomo moderno, che ha perso ogni significato puro dell'essenzialità della vita, ha ormai disimparato a badare alla antica necessità di vivere con gli altri per difendersi, ha ormai tutto quello che serve per autosostentarsi, peccato che se improvvisamente privato delle ardite tecnologie rimane solo una parvenza di esistenza molto più povera di quella preistorica, in quanto ormai corroso da altre cose che ne hanno minato l'integrità.
Il film si sofferma parecchio anche sul fatto che il sonno della ragione genera mostri, la nebbia qualunque cosa sia, è la manifestazione della colpa per la scriteriata violenza sulla natura, l'uso improprio delle risorse. Non esistono limiti che possano definire dove dobbiamo arrivare, ma avendo il buonsenso dovremmo avere una soglia mentale del pericolo che ci impedisca di andare oltre. Tutti questi altisonanti concetti (come quello del fatto di restare uniti e non cercare l'avventura in piccoli gruppi del tutto indifesi, un finale superlativo ed alcuni episodi lo dimostrano) vengono nella sua lucida follia esplicati dalla predicatrice folle, forse l'unica che nella sua esagerata convinzione di distorta fede abbia compreso da subito quali siano le colpe e i perchè (ad un certo punto un episodio che la riguarda dimostra che anche il soprannaturale non colpisce chi comunque ha un istinto di rispetto e timore verso cose più grandi di loro). Poi nel proseguo della storia ogni limite viene varcato, e anche la purezza della mente folle viene corrosa da paure e voglia di punizioni da elargire in nome di riti pagani del tutto fuori luogo.
Ovviamente leggere queste parole potrà stordirvi e lasciarvi perplessi, ma vi assicuro che queste considerazioni con la visione del film potranno essere viste con diversa fiducia, non siamo solo di fronte ad un semplice horror-thriller, si vuole andare molto oltre rispetto a queste possibili limitazioni di confine, la vena polemica è accentuata e la voglia di spiritualità molto più ampia di un normale entertainment.
Dal punto di vista strettamente filmico, gli effetti sono sulla sufficenza stirata, davvero non proprio strepitosi (non possiamo dire altro con precisione su questo per non rischiare di rivelare nulla di cosa sia la nebbia)ma quello che stupisce è la capacità di Darabont di dare una tensione incredibile rivelando a gradini molto piccoli, in un film quasi privo di armi convenzionali ma pieno di molti oggetti adeguati per attaccare o difendersi (molto più frequente, purtroppo per i protagonisti, il secondo caso).
Dal punto di vista attoriale nessuna particolare punta di spicco, la migliore, che è anche quella chiamata a dare un contributo maggiore è la predicatrice, Thomas Jane fa il padre coraggio e Toby Jones fa il commesso poco considerato, gentile e che conosce tutti, ma che al momento buono sa tirare fuori gli attributi per sistemare a dovere le cose, con capacità insospettabili.
In definitiva un film intenso e ben calibrato, arrivato con un anno di ritardo sui nostri schermi, diretto con efficacia e senza iperboli, che a volte usa la camera a mano quasi volesse accentuare sullo schermo una giornata di uomini normali in estrema difficoltà. Oltre a grandi rimandi spirituali, alcuni molto furbi, e ad una lama polemica contro l'eccessiva violenza con cui sfruttiamo la natura e se ne sfidano le leggi, regia e sceneggiatura producono un film davvero coinvolgente, dalla durata adeguata e non eccessiva come potrebbe essere a prima vista (126 minuti) adatto comunque anche per una serata di intrattenimento con tensione per chi volesse tralasciare ogni valore prettamente approfonditivo. Finale a dir poco sconvolgente.
pubblicato su cine zone, la seconda
qui
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QUENTIN TARANTINO PROJECT |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 11-10-2008 22:05 |
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Miiii, non ciposso credere... Allora lo vedo.
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-10-2008 00:33 |
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Visto oggi, è una cazzata stratosferica. Fallite pretese e intenzioni, sul fronte dell'horror (azione) e delle "filosofie". Nè si può parlare di ibridazione, questo film non è nè carne nè pesce, e dove lo si voglia fittiziamente far corrispondere a una di queste due materie, resta in ogni caso merce avariata.
Confuso, pedante, moraleggiante, lento, anzi ancor peggio dispersivo, con scene tirate per le lunghe fino alla spasmo, molto spesso involontariamente comiche, come gli appallanti dialoghi, a tal punto che più di una volta, lì dove ci sarebbe stato da piangere, si è levata spontanea e all'unisono la risposta ilare e sarcastica del pubblico. Alè!
Sto film è una noiosissima e stantia mistura di arrabbatatti siparietti recisi con l'accetta dai ben più floridi rami della storia del cinema di "genere"; il suo miglior "immaginario" pseudo metafisico-visivo ed "effettispecialistico", e quello spielberghiano; le tensioni ideologiche, etiche e morali, e così le istanze pscicologiche e pauristiche sono da cinema del periodo della guerra fredda, nella retorica più vieta e anacronistica. Di nuovo i "miti" biblici (si scomoda addirittura quello di Abramo e del figliolo "sacrificale") e con essi i "castighi", il tutto prospettato con metafore dozzinali e presuntuose da fare schifo, riflessi di un moralismo ideologico di tipo quaquero, superstizioso, da sette religiose americane notoriamente "stralunate"...
Per non parlare delle bordate morali e propagandistiche non troppo trasversali sulle cellule staminali.., sulla scienza peccatrice, che si oppone al disegno divino.., sull'eutanasia, ecc...
C'è anche più di una suggestione da "angelo sterminatore", naturalmente con intenzioni, sviluppi ed esiti del tutto contrari al segno bunueliano.., manco a dirlo!
A parte questi a dir poco bislacchi zavorramenti testuali, di cinema c'è ben poco, o quasi niente. Da notare l'abuso che fa il regista del cambio di fuoco repentino tra il soggetto (o l'oggetto) in primo piano e in secondo piano. In una manciata di munuti, verso l'inizio, ci rifà per tre volte di seguito... Per una cosa del genere il "povero" Lucio Fulci (un genio a confronto di questo regista di pessima pasta) a suo tempo fu messo in croce dalla citica che invece sembra esaltare questo pessimo lavoro.
Il mondo di oggi ha ben altri più seri problemi, e la risposta dell'arte e della cultura non può essere questo tornare a forme di newagerismo demente, da cartomante televisiva.., nè al pericoloso fondamentalismo settarico pseudo "religioso".
Una delle tante merdazze americane, con l'aggravante che sto film cerca di far (la) morale, quando invece è solo ed esclusivamente esteticamente volgare, eticamente insincero e falso dal momento che mira a colpire sotto la cintura dello spettatore... |
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oronzocana
 Reg.: 30 Mag 2004 Messaggi: 6056 Da: camerino (MC)
| Inviato: 12-10-2008 14:03 |
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devo dire che tutto sommato concordo con alzy. I moraleggiamenti vari sono stucchevoli e cattedratici, però secondo me funzionano. Ovvero, quello che scrive Giuseppe è verissimo e riscontrabile nello script, ma come viene messo in scena dà un qualcosa su cui pensare. Non vorrei che fosse un volontario pedante "far riflettere", un qualcosa su cui cadere. Non so... devo ragionarci su, anche se come prima impressione ho avuto positivi input.
_________________ Partecipare ad un'asta, se si ha il Parkinson, può essere una questione molto costosa.
Michael J. Fox
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kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-10-2008 19:36 |
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film che colpisce forte pur con qualche rozzezza di scrittura , di regia e di recitazione. Il colpo di coda finale è talmente potente che perdoni volentieri i difetti rilevati in precedenza.
Magari ce ne fossero di più di horror così sanguigni e cazzuti. |
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Marienbad
 Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 12-10-2008 20:37 |
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Mmm, pareri contrastanti... Mi piace. Lo vedo.
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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Deeproad
 Reg.: 08 Lug 2002 Messaggi: 25368 Da: Capocity (CA)
| Inviato: 12-10-2008 21:47 |
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Midknight
 Reg.: 18 Ott 2003 Messaggi: 3555 Da: Perugia (PG)
| Inviato: 12-10-2008 21:50 |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 12-10-2008 22:35 |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-10-2008 23:57 |
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quote: In data 2008-10-12 14:03, oronzocana scrive:
devo dire che tutto sommato concordo con alzy. I moraleggiamenti vari sono stucchevoli e cattedratici, però secondo me funzionano. Ovvero, quello che scrive Giuseppe è verissimo e riscontrabile nello script, ma come viene messo in scena dà un qualcosa su cui pensare. Non vorrei che fosse un volontario pedante "far riflettere", un qualcosa su cui cadere. Non so... devo ragionarci su, anche se come prima impressione ho avuto positivi input.
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Devo dire che questo film mi ha suscitato una forte reazione, nel senso che pur non essendomi piaciuto non mi ha lasciato indifferente, come di solito mi accade con i film che non mi piacciono e dove mi dico: vabbè.., non mi è piaciuto, pace! Ora questa mia reazione di "rabbia" è di natura "situazionista"...
Scriveva Guy Debord: "la produzione capitalistica ha unificato lo spazio ... Questa unificazione è nello stesso tempo un processo estensivo ed intensivo di banalizzazione."
Teorie.., ma se ci guardiamo in giro il mondo, il sociale, l'arte e la cultura, girano (quasi) in questo preciso modo: omologazione.
SPOILER ... forse.
La regia di The Mist non è (totalmente) da buttar via, ma è priva di personalità. Stessa cosa vale per le "location" (quasi da "provincia" lynchiana), per atmosfere ed ambientazioni seriali.., e per gli effetti speciali il cui immaginario iconografico, arraffato con abusata spregiudicatezza, è tutto riposto nel cinema di Hawks, Don Siegel, Wise, Carpenter, Spielberg, Alien... e chi più ne ha ne metta, finendo, in quanto "sintesi", per diventare immaginetta da videogioco in salsa trash e fantahorror, e qualcos’altro.
Davvero, son sincero.., giuro ... che, a fronte di un testo così scalcinato, irritante, prevedibile (la figura del "predicatore" folle, qui in gonnella - giusta la parità dei sessi... - è anch'essa inflazionata ed evidentemente caricaturale, una macchietta, come sono macchiettistiche e spesso ridicole le reazioni che genera nelle due fazioni di astanti: personaggi caratterizzati con i piedi, e passi.., dato il "genere", se non fosse che il regista, con la sua opera, si da un gran da fare per convincerci del contrario...), per sopperire, dicevo, a una carenza testuale, morale, etica ed estetica così madornale, il film avrebbe dovuto lasciare qualche tangibile segno estetico, stilistico, linguistico degno di nota. E invece, per quanto mi riguarda, a un giorno dalla visione, ricordo solo quella sfilza di fuoco/fuorifuoco, rozzo, elementare artificio tecnico della peggior scuola manualistica, superata da lustri, usato ormai solo dai papà che filmano con la Sony comprata a rate i compleanni dei loro pargoletti. Una merda! Tanto valeva – se non si è capaci di fare lo “sperimentalista” – far ricorso al risaputo, ma collaudato, sempre ultra efficace, campo/controcampo. Invero, il regista non aveva chiaro in che cavolo di modo risolvere un cambio di inquadratura, con (in) quel suo stile ad effetto mosso, concitato-rapido, da macchina a spalla, per rappresentare la claustrofobica angoscia, la "tensione" all'interno del supermercato (Romero.., e vabbè.., perdonata anche questa “citazione”.., c’è oltre mezzo cinema di oggi che cita perché non sa inventare niente di nuovo) che è tutta esteriore, dove gli interpreti “stampino” restano “oggetti” di una manipolazione a strato unico (un protagonista meno patatone e più credibile avrebbero potuto pure trovarlo…), senza un filo di psicologia, di “carattere”, il tutto montato con manierata diligenza, in una messinscena priva di garbo (non dico raffinatezza…) narrativo e visivo. Ma anche gli “zoom a schiaffo”.., come ricorda giustamente Andrea, non sono da meno in quanto a grezzume. Chi ricorda come, per aver il divino Kubrick, in E.W.S., zoomato su una maschera del festino, si riaprì il Mar Rosso e coccodrilli rinunciarono a piangere dopo aver tracannato in un solo boccone il corpo del misfatto?…
Marien forse ricorderà vecchie discussioni che vertevano su tale questione.
Ma attendo con curiosità altre idee con cui confrontarci, magari in grado di lenire la mia “rabbia” per questo cinema di oggi che oramai esci dalle sale raramente con il groppo in gola e con quel qualcosa dentro che non sai come meglio spiegare, magari da tramandare ai posteri.., mentre purtroppo, per quanto mi riguarda, io me lo sono quasi scordato del tutto (parlo ovviamente del cinema del "processo di banalizzazione", forse inconsapelvole di questo suo ruolo, sicuro però di potere vantare pretese...)
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 13-10-2008 00:02 |
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quote: In data 2008-10-12 22:35, gatsby scrive:
quegli zoom a schiaffo li avevo visti solo in Cloverfield, e in parte, in The kingdom (e Hancock). Ma qui di più.
Vi ricordate film prima che facevano un utilizzo del genere dello zoom (forse un po' anche VonTrier)?
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Più che altro Von Trier usava la macchina (da)a (mal di) spalla.., per evitarsi il campo/controcampo e regalare allo spettatore quella piacevole sensazione da mal di mare... La cifra più alta del suo ardito e poetico "sperimentalismo"...
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 13-10-2008 00:05 |
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quote: In data 2008-10-12 19:36, kagemusha scrive:
Il colpo di coda finale è talmente potente che perdoni volentieri i difetti rilevati in precedenza.
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Per me il finale è prevedibile, l'ho intuito non appena... non posso dirlo, sarebbe uno spoiler da insulti...
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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Midknight
 Reg.: 18 Ott 2003 Messaggi: 3555 Da: Perugia (PG)
| Inviato: 13-10-2008 05:20 |
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quote: In data 2008-10-13 00:05, AlZayd scrive:
Per me il finale è prevedibile, l'ho intuito non appena... non posso dirlo, sarebbe uno spoiler da insulti...
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Infatti si, scontatissimo e orrendo come tra l'altro l'intero film
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oronzocana
 Reg.: 30 Mag 2004 Messaggi: 6056 Da: camerino (MC)
| Inviato: 13-10-2008 10:02 |
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Il discorso, turno a ripetere, fatto da Alzy fila. Non c'è un minimo di personalità, innovazione, audacia registica. Lo stile è sommesso, quasi arrendevole, ma qui, secondo me, sta la forza del film: si dà maggior rilievo al profilmico invece che al filmico. Ora, se questo aspetto viene costruito per carenza di idee registiche non lo so, ma di fatto funziona. Anche la costruzione della tensione nel market è strutturata sulla caratterizzazione dei personaggi, sul loro muoversi (non in senso fisico) all'interno della location, e non nell'inquadratura. Come se ci fosse una attenta costruzione profilmica che si scontra con la monotonia filmica, che comunque cattura. La figura stessa della predicatrice folle, per quanto fasulla risulta perfettamente funzionale al contesto. D'altronde le paure che noi personifichiamo sono scolpite in macchiette, in personaggi già visti, irreali e folli... appunto. Idolatria allo stato puro. Così il resto, compreso lo schivo montanaro, il loquace avvocato, la persuasiva maestrina e il frustrato commesso.
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Michael J. Fox
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