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I RACCONTI DEL CUSCINO |
kagemusha
 Reg.: 17 Nov 2005 Messaggi: 1135 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-11-2008 13:36 |
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quote: In data 2008-11-11 23:57, AlZayd scrive:
Tra l'altro, leggendo la tua lista, ti mancano alcuni film fondamentali, tra cui I misteri del giardino di Compton House, Il ventre dell'architetto, Le valigie di Tulsie Luper. Nè forse conosci i meravigliosi corti (chiamiamoli documentari) tra cui Sea in their blood- Beside the sea.
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sempre pronto a ricredermi dopo la visione dei suddetti
anche se non sono in cima alla mia lista "da vedere"
per curiosità: i film che sopra ho disprezzato tu come li giudichi? |
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DeadSwan
 Reg.: 05 Apr 2008 Messaggi: 1478 Da: Desda (es)
| Inviato: 12-11-2008 16:57 |
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quote: In data 2008-11-11 19:04, kagemusha scrive:
Ancora nessuno mi ha imbastito un discorso che mi facesse cambiare rotta.
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Se posso provare (nella mia ignoranza)...
Prima di tutto ti rimando al commento su "Nightwatching": http://forumfilmup.leonardo.it/forum/viewtopic.php?topic=63230&forum=4&start=last&0
Per quanto riguarda "I racconti del cuscino", alla mia prima visione effettivamente ho pensato quel che hai pensato tu: fumo con poco arrosto. Ma, ripensato alla luce di "Nightwatching", se non ho cominciato ad amarlo, di certo ho capito di non aver capito molto di quel film in prima battuta.
Se nei "Racconti..." Greenaway ha seguito lo stesso procedimento di 'realismo (figurativo) riflesso' che ha usato in "Nightwatching", allora l'estetismo raffinato delle immagini, l'uso delle sovraimpressioni, le composizioni estremamente meditate si spiegano. Per dirla in breve, questo film affronta l'idea orientale di scrittura. Non una semplice 'stenografia' di idee, ma un oggetto in se' in cui la funzione di significare diventa, da mera convenzione, una qualita' insita in certe forme, in certe immagini. Mi sono convinto che e' questo che Greenaway abbia voluto fare: le sue immagini sono ideogrammi. Significano (o meglio: rappresentano) qualcosa, ma sono anche segni in se', dotati di un loro equilibrio interno e di una loro armonia. E come ideogrammi si compongono: si succedono l'una all'altra secondo le necessita' della logica discorsiva (qui: della narrazione), ma vengono anche combinate secondo criteri estetici; e queste combinazioni creano nuovi significati.
Inoltre il tema della corporeita', a ben pensarci, e' affrontato in maniera molto efficace. Greenaway non nasconde certo il lato sensuale, erotico del corpo (anzi a mio avviso ci calca pure un po' troppo la mano, ma sono gusti...), ma vede anche il corpo come luogo di apparizione dei significati (cioe' questa unione immediata tra forma visibile e significato invisibile, che e' attuato negli ideogrammi). Quindi equilibrio tra immediatezza delle passioni e mediazione della parola, che l'Occidente non riesce ad assicurare, e che (forse) l'Oriente ha saputo creare sul piano estetico. Greenaway usa un procedimento allegorico per indicare tutto questo, prima con l'ossessione della protagonista per usare il suo corpo come supporto per la scrittura, poi con gli uomini-capitoli di romanzo che manda all'editore. Mi e' piaciuto molto l'aspetto rituale di questi invii, quasi come un balletto, anzi e' la cosa che mi ha colpito di piu'. Per il resto, non sono molto persuaso da questo procedimento allegorico, ma e' comunque una scelta legittima e Greenaway ne e' stato all'altezza.
In generale, basandomi su questi due film, e se la mia analisi e' corretta, direi che la qualita' migliore di Greenaway e' come riesce a trasformare le forme stesse in oggetto di narrazione e riflessione, in tema della sua opera. Non e' la cosa che piu' mi affascini del cinema, ma ha il suo perche'.
Questo se ti puoi accontentare delle parole di un (parziale) convertito (molto) ignorante. Da qui in poi passo la palla a chi ne sa di piu'.
_________________ Dresda, Sassonia, Germania
Se non riesci ad uscire dal tunnel, almeno arredalo |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-11-2008 16:59 |
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quote: In data 2008-11-12 13:36, kagemusha scrive:
quote: In data 2008-11-11 23:57, AlZayd scrive:
Tra l'altro, leggendo la tua lista, ti mancano alcuni film fondamentali, tra cui I misteri del giardino di Compton House, Il ventre dell'architetto, Le valigie di Tulsie Luper. Nè forse conosci i meravigliosi corti (chiamiamoli documentari) tra cui Sea in their blood- Beside the sea.
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sempre pronto a ricredermi dopo la visione dei suddetti
anche se non sono in cima alla mia lista "da vedere"
per curiosità: i film che sopra ho disprezzato tu come li giudichi?
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Bravo, sempre meglio gudicare in proprio e a ragion "veduta".
Dei film che hai visto, I racconti del cuscino, già sai che mi è piaciuto;
Il ladro, cuoco, ecc ... - Geniale!
Lo zo di venere - ostico... ptretenzioso, non riuscito.
8 donne e mezzo - uno tra i pochissimi che m'amanca... non ti so dire.
La tempesta di mare - interessantissimo, colto, non facile.
Greenaway è tuttavia un regista "atipico", ha un modo troppo personale e insolito di fare cinema delle "commistioni" su cui ho già detto, è uno sperimentatore che "rischia" costantemente, non si preoccupa del successo, insegue la sua stella della creatività, sfugge ai canonici canoni della critica tradizionale, quella della semplice "recensione" che si rivela spesso incapace di ricollegare un cinema così stratificato a tutte le arti. Il cinema di Greenaway non è una semplice visione, è un'esprienza psico-artistica, colta, intellettuale ed insieme emozionale, a tutto tondo, richiede conoscenze e sapere (sapiens), passione, non nozionismo culturale. Una volta (pre)disposti a raccogliere le sue sfide, il cinema di Greenaway potrebbe rivelarsi tra più "facili" del mondo. In fondo, se ci guardassimo intorno, la realtà stessa è il cinema di Greenaway.., come già sostenuto nella discussione su La valigie di Tulsie Luper. Dentro quei "fardelli" (le valigie)c'è la storia artistica dell'uomo. E l'immaginazione nell'arte è più reale della realtà che si nutre d'arte, con effetto di reciprocità, dove però, è la vita che imita l'arte e non viceversa (secondo O. Wilde).
Dunque per Greenaway l'arte è una cosa molto popolare, parla della vita, delle cose di tutti i giorni, delle cose semplici e straordinarie, con il linguaggio dell'arte e della vita (anche tecnologico, linguaggio del "consumismo", delle fruizioni multiple/sovrapposte).
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 12-11-2008 17:09 |
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quote: In data 2008-11-12 16:57, DeadSwan scrive:
Inoltre il tema della corporeita', a ben pensarci, e' affrontato in maniera molto efficace. Greenaway non nasconde certo il lato sensuale, erotico del corpo
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Aspetto della sensualità/carnalità, molto importante nel cinema di G., a cui avevo fatto cenno. Nonostante l'apparente "freddezza", G. è un regista molto erotico (eros e psiche, l'amore viene da se...).
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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