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meglio Chaplin o Keaton? |
NancyKid ex "CarbonKid"
 Reg.: 04 Feb 2003 Messaggi: 6860 Da: PR (PR)
| Inviato: 12-11-2003 21:37 |
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per chi non l'avesse capito stavo scherzando
_________________ eh? |
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Fearless
 Reg.: 02 Nov 2005 Messaggi: 10 Da: Roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 13:11 |
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E’ ora di finirla con questo paragone assurdo, che da anni manifesta solo una volontà: trovare dei limiti a quello che è stato il più grande artista cinematografico del novecento. Charlie Chaplin è molto più grande di Buster Keaton. Ciò è palese e può essere detto senza screditare troppo il secondo, anch’esso assai importante per lo sviluppo del cinema, ma di un determinato tipo di cinema, ed è proprio questo il punto.
I pregi di Keaton?
Buon mimo, grande acrobata e cineasta di prim’ordine, Buster concentra la sua attenzione sul quadro cinematografico che va componendo, utilizzandolo come punto di partenza per la creazione di gag e sequenze comiche. L’inquadratura s’impone come elemento caratteristico, grazie alla profondità dello spazio filmico che riesce ad ottenere giocando con la natura, gli elementi e i contrari. Il sapiente uso degli oggetti e dell’ambiente esterno lo rende molto vicino ad uno stile registico sviluppatosi a posteriori e assai diverso dal registro comico usuale. Inoltre nei suoi film è presente un’atmosfera onirica e surreale molto originale, inconsueta, e riesce a mettere in scena un universo assurdo, spietato e irrazionale, per vincere il quale l’uomo deve battersi con tutte le sue forze. La ricompensa è però molto spesso assai relativa rispetto allo sforzo compiuto, anzi incastra maggiormente il protagonista nel diabolico meccanismo di cui sopra. Quindi ci rivela la relatività di molti sogni e la loro inevitabile caducità. Qui sta la peculiarità di Keaton.
Ma cos’è che rende Chaplin più grande?
Tantissime cose. Prima di tutto, visto che stiamo parlando di uno spettacolo rivolto al pubblico, la vedibilità. Nel corso del tempo infatti, grandissimi autori, Keaton tra tutti, l’hanno persa, del tutto o parzialmente. Invece il cinema di Chaplin mantiene forza proprio perché è ancora attuale, nonostante sia stato prodotto quasi un secolo fa. Le storie narrate riescono dunque a coinvolgere lo spettatore anche ai nostri giorni. Da questo punto scaturisce subito un altro concetto: la comicità. Un prodotto per essere "vedibile" a distanza di tanto tempo deve aver mantenuto verve e "presa" sul pubblico; i gesti, le azioni, le gag e le situazioni comiche devono essere scandite in modo tale da risultare ancora vincenti. In Chaplin è così. I suoi film riescono ancora a far ridere, dopo generazioni e generazioni di spettatori. Non è una cosa di poco conto: Chaplin, insieme a Laurel&Hardy, è l’unico comico che è riuscito in questo.
Passiamo alla mimica. Forse non tutti lo sanno, ma Charlie Chaplin prima di girare qualsiasi corto o lungometraggio, recitava davanti agli attori i vari ruoli, interpretandoli lui stesso, e chi ha avuto la fortuna di essere testimone oculare di questa meraviglia afferma che davvero riusciva a calarsi in ogni personaggio. Era capace dunque con il viso a trasmettere diversissime emozioni e stati d’animo, appartenenti ai più diversi caratteri. La sua mimica e capacità espressiva era superiore a qualsiasi attore del suo tempo, non a caso ebbe un fenomenale impatto con il pubblico al suo solo apparire, nel 1914, caso unico nella storia; pur se in ruoli non sempre principali e con un costume spesso diverso e non sempre fedele alla maschera di Charlot, già dai suoi primissimi cortometraggi iniziò ad incamminarsi verso la strada dell’immortalità. Chaplin inoltre fu molto più incisivo di Keaton anche nei temi trattati. Riuscì ad inserire nelle sue pellicole tutto lo scibile umano: solitudine, sofferenza, gioia, speranza, angoscia e chi più ne ha più ne metta. Nel suo cinema toccò l’uomo e i suoi problemi alla radice, senza mezze misure o compromessi. E lo spettatore lo notava, amandolo più di chiunque altro. Che dire poi del coraggio e della forza che gli permisero di trattare scottantissime tematiche sociali? La sua satira coglieva in pieno il sistema e i capisaldi che lo componevano, sfidando tutto e tutti. Tre film soprattutto rappresentano ciò che sto dicendo:Tempi Moderni, Il Grande Dittatore e Monsieur Verdoux. Il primo uscì nel 1936 e l’ultimo nel ’47. Questo mi porta ad un'altra considerazione: l’arco di tempo in cui esercitò la sua attività da protagonista. A differenza di Keaton, che già ai primi del trenta iniziava ad eclissarsi, Chaplin rimase ai vertici per ancora tantissimi anni, oltre ad esser diventato famoso molto prima di lui. Coprì dunque più di cinquant’anni di cinema.
La genialità di Chaplin sta anche nella straordinaria profondità che permea tutte le sue pellicole, assente in Keaton. I personaggi e le situazioni dei suoi film rispecchiano una visione del mondo ad ampio raggio. Tanto per fare un esempio, il milionario di Luci della Città, che appare un uomo normale e di giusti sentimenti da ubriaco, cinico ed insensibile da sobrio, dimostra come la società intervenga a modificare le naturali attitudini dell’uomo, civilizzandolo e rendendolo alieno dai rapporti umani. Il denaro poi, completa il quadro. E’ la logica del capitale a volerlo. Keaton non ha mai, neanche minimamente tentato di dare simile profondità psicologica ai personaggi, attuando quel "ponte" tra carattere e simbolo che Chaplin affermava utilizzasse per Charlot, e che è presente in tutto il suo cinema.
Charlot poi è un icona comica. Chi non lo riconoscerebbe? Keaton non è riuscito in ciò. Non ha universalizzato abbastanza il suo personaggio da renderlo familiare a tutto il mondo. Sapeva organizzare assai bene le immagini sullo schermo, ma non lo bucava tanto da rendersi riconoscibile a distanza di ottant’anni.
Chaplin perciò non ci pensava neanche minimamente a creare un perfetto "spazio filmico". Ciò a cui teneva veramente era posizionare la macchina da presa in modo da favorire gli attori e la storia che stava raccontando. Questo perché era uno straordinario narratore. I suoi film infatti sono come libri illustrati e i capisaldi su cui si basano sono talmente geniali che non sarebbero potuti essere inseriti in un contesto diverso, formalmente indirizzato più all’immagine in se stessa che al suo contenuto.
Voglio chiudere con una citazione di Francois Truffaut, che parlando proprio di Chaplin e della critica avversa disse: Dopo tutto che cos'è un critico se non un tipo particolare di scrittore che ha tutto l'interesse di dimostrare che Victor Hugo era un uomo come gli altri?
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Hawke84
 Reg.: 08 Giu 2004 Messaggi: 5586 Da: Cavarzere (VE)
| Inviato: 03-11-2005 13:33 |
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meglio un film a colori o in b/n?
_________________ perchè l'italiano è sempre quello che va piano quando vede la macchina della polizia e appena passata corre oltre il limite.
[anthares] |
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Schizo
 Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 03-11-2005 15:42 |
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Che dire poi del coraggio e della forza che gli permisero di trattare scottantissime tematiche sociali? La sua satira coglieva in pieno il sistema e i capisaldi che lo componevano, sfidando tutto e tutti. Tre film soprattutto rappresentano ciò che sto dicendo:Tempi Moderni, Il Grande Dittatore e Monsieur Verdoux. Il primo uscì nel 1936 e l’ultimo nel ’47. Questo mi porta ad un'altra considerazione: l’arco di tempo in cui esercitò la sua attività da protagonista. A differenza di Keaton, che già ai primi del trenta iniziava ad eclissarsi, Chaplin rimase ai vertici per ancora tantissimi anni, oltre ad esser diventato famoso molto prima di lui. Coprì dunque più di cinquant’anni di cinema.
La genialità di Chaplin sta anche nella straordinaria profondità che permea tutte le sue pellicole, assente in Keaton. I personaggi e le situazioni dei suoi film rispecchiano una visione del mondo ad ampio raggio. Tanto per fare un esempio, il milionario di Luci della Città, che appare un uomo normale e di giusti sentimenti da ubriaco, cinico ed insensibile da sobrio, dimostra come la società intervenga a modificare le naturali attitudini dell’uomo, civilizzandolo e rendendolo alieno dai rapporti umani. Il denaro poi, completa il quadro.
[/quote]
Invece credo che questo sia un grande limite di Chaplin:
il discorso finale nel grande dittatore è terribilmente retorico
la separazione manichea tra bene e male nel film luci della città è fuori tempo
la figura di Verdoux è molto confusa dal punto di vista psicologico.
Quando viaggia in superficie, leggero Chaplin è inarrivabile.
Quando tenta analisi psicologiche, moralismi e demagogia è difficilmente sopportabile.
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 16:24 |
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quote: In data 2003-11-09 15:22, McMurphy scrive:
preferisco luci della ribalta dove c'erano entrambi
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_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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Fearless
 Reg.: 02 Nov 2005 Messaggi: 10 Da: Roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 16:36 |
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Oh mio dio come hai "quotato" male!
Sinceramente non ho ben capito quello che vuoi dire. Ti ricordo che stai parlando di film che hanno fatto la storia del cinema e mi sembra che i giudizi che ne dai siano assai parziali, superficiali e ingenerosi. Inoltre io sono abituato a motivare le mie opinioni. Che difetto troveresti a Luci della Città, dimmi un pò? "Manicheista"? Questa non l'avevo mai sentita, lascia perdere! E' uno dei suoi film più importanti, dove pathos e humor si fondono a meraviglia e in cui la pantomima raggiunge una delle vette più alte mai toccate dal cinema. Poi contiene scene esilaranti per tutta la pellicola. Segui il mio consiglio: vattelo a rivedere, il film. La personalità di Verdoux è confusa? Certo, e Chaplin voleva proprio questo, rappresentare le contraddizioni e i drammi di un uomo vittima di una società ingiusta. Per quanto riguarda il discorso finale de Il Grande Dittatore la tua tesi è vecchia quanto il mondo. Il film è un capolavoro di comicità, un sublime esercizio di satira e se Chaplin l'ha voluto concludere in quel modo l'ha fatto volutamente, in barba a tutte le "presunte" coerenze stilistiche, per dire la sua su una situazione mondiale che stentava a capire. Dopo che per due ore ha fatto spanciare dalle risate gli spettatori, ha voluto parlare personalmente. E ha fatto uscire questo film, atto anticonformista e coraggiosissimo, che ha contribuito a renderlo "scomodo" ad una certa America antidemocratica e bigotta che lo esiliò poco anni dopo a causa della vergognosissima "Caccia alle Streghe", uno degli episodi moralmente più bassi del secolo appena passato.
Poi puoi continuare a pensarla come ti pare eh ci mancherebbe.. |
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Schizo
 Reg.: 16 Ott 2001 Messaggi: 1264 Da: Aosta (AO)
| Inviato: 03-11-2005 16:54 |
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quote: In data 2005-11-03 16:36, Fearless scrive:
Oh mio dio come hai "quotato" male!
Sinceramente non ho ben capito quello che vuoi dire. Ti ricordo che stai parlando di film che hanno fatto la storia del cinema e mi sembra che i giudizi che ne dai siano assai parziali, superficiali e ingenerosi. Inoltre io sono abituato a motivare le mie opinioni. Che difetto troveresti a Luci della Città, dimmi un pò? "Manicheista"? Questa non l'avevo mai sentita, lascia perdere! E' uno dei suoi film più importanti, dove pathos e humor si fondono a meraviglia e in cui la pantomima raggiunge una delle vette più alte mai toccate dal cinema. Poi contiene scene esilaranti per tutta la pellicola. Segui il mio consiglio: vattelo a rivedere, il film. La personalità di Verdoux è confusa? Certo, e Chaplin voleva proprio questo, rappresentare le contraddizioni e i drammi di un uomo vittima di una società ingiusta. Per quanto riguarda il discorso finale de Il Grande Dittatore la tua tesi è vecchia quanto il mondo. Il film è un capolavoro di comicità, un sublime esercizio di satira e se Chaplin l'ha voluto concludere in quel modo l'ha fatto volutamente, in barba a tutte le "presunte" coerenze stilistiche, per dire la sua su una situazione mondiale che stentava a capire. Dopo che per due ore ha fatto spanciare dalle risate gli spettatori, ha voluto parlare personalmente. E ha fatto uscire questo film, atto anticonformista e coraggiosissimo, che ha contribuito a renderlo "scomodo" ad una certa America antidemocratica e bigotta che lo esiliò poco anni dopo a causa della vergognosissima "Caccia alle Streghe", uno degli episodi moralmente più bassi del secolo appena passato.
Poi puoi continuare a pensarla come ti pare eh ci mancherebbe..
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Grazie per lasciarmi pensare come mi pare e non come ti pare. E' un buon inizio.
Premetto che Luci della Città è per me tra i migliori film mai realizzati.
Di seguito dò le motivazioni di quanto esposto precedentemente:
1) Chaplin tende molto a semplificare il rapporto tra bene e male, tra buoni e cattivi creando una separazione artificiosa che raramente si trova nella realtà. Faccio un esempio: il personaggio della cieca è di una bontà e ingenuità disarmante, estremizzato e reso angelico all'eccesso. La visione della donna da parte di Chaplin non ha mezze misure, o sante o streghe cattive.
2)Quando per troppo tempo si impersona l'omino buffo con bombetta riesce difficile scrollarsi di dosso questo ruolo: Chaplin non è credibile come Monsieur Verdoux e non sono credibili le motivazioni che portano questo personaggio ad essere un killer seriale. La crisi economica, la crisi dei valori, tutto è molto abbozzato e non è completamente risolto. Il finale con Verdoux alla sbarra che sembra volere colpevolizzare una intera società non mi convince per niente. Sembra tirato con il cavatappi.
3)Il discorso finale nel Grande Dittatore poteva avere un senso nel periodo storico in cui il film è uscito. Al di fuori di quel momento e di quella tragica atmosfera, le parole di Chaplin assomigliano molto ai deliri di demagogia di certi politicanti d'oggi.
Concordo sui grandi e inimitabili momenti di comicità del "Dittatore" e di "Luci della Città" il cui finale (il riconoscimento) resta tra i più bei momenti da brivido della storia del cinema
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 17:36 |
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Questa diatriba è iniziata negli anni '20...
Nei suoi scritti di critica cinematografica, nel 1927, Luis Bunuel sostenne che:
"Ecco Buster Keaton, con il suo ultimo, stupendo fil: Tuo per sempre (The College). Asepsi, Disinfezione. Liberato dalla tradizione, il nostro sguardo si ricrea nel mondo giovanile e temperato di Buster, grande specialista contrario a qualunque tipo d'infezione sentimentale. Il film è bello come una stanza da bagno: ha una vitalità da automobile Hispano. Buster non cercherà mai di farcipiangere perchè sa che le lacrime sono andate in disuso. Non è. comunque, il clown che ci farà riderae a crepapelle. Neppure per un attimo smettiamo di sorridere, non tanto di lui quanto di noi stessi, di sorridere della salute e della forza olimpionica [...] In B. Keaton l'espressione è modesta come, ad esempio, quella di una bottiglia: per quanto, attraverso la pista rotonda e chiara delle sue pupille piroetta la sua anima asettica. Ma la bottiglia e il volto di Keaton hanno punti di vista infiniti [...] C'è chi ha voluto credere all'inferiorità di Buster, "l'antivirtuoso" in confronto a Chaplin, lasciandolo in second'ordine come con una sorta di marchio, mente invece noi consideriamo una virtù il fatto che Keaton raggiunga il comico attraverso l'armonia diretta con gli oggetti, le situazioni e gli altri mezzi della realizzazione [...] Keaton è carico di umanità: però di un'umanità recente ed increata, di un'umanità alla moda, se vogliamo"
E nel 1929, per quanto riguarda Chaplin:
"Lo Charlot di 10 anni fa poteva procurarci una grande gioia poetica. Oggi non può più competere con ... [sta parlando del "comico nel cinema", inutile citare nomi a noi del tutto sconosciuti]. Lo hanno guastato gli intellettuali di tutto il mondo e perciò adesso cerca di farci piangere con i più scaltri luoghi comuni del sentimento. Suares fu l'unico che, oramai diversi anni fa, si azzardò a parlare del *cuore ignobile di Chaplin* ... "
Da "Un tradimento inqualificabile" (raccolta di poesie e racconti surrealisti, e scritti sul cinema) - Marsilio (consigliatissimo)
In altri suoi scritti Bunuel - anche nella sua autobiografia "Dei miei sospiri estemi" - fa chiaramente trasparire il suo giudizio negativo su C. Chaplin, la sua disistima per l'uomo, il quale, a suo dire, gli avrebbe fregato con un indegno stratagemma un'idea originale per una sceneggiatura filmica.
Per quel che vale.., ma si tratta pur sempre di testimonianze preziose di un grande cineasta e di "un addetto ai lavori" che osservava il fenomeno sul nascere...
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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Buñuel
[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 03-11-2005 alle 17:41 ] |
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NancyKid ex "CarbonKid"
 Reg.: 04 Feb 2003 Messaggi: 6860 Da: PR (PR)
| Inviato: 03-11-2005 17:41 |
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quando avrò tempo leggerò tutto.
per ora mi limito a dire: CHAPLIN
_________________ eh? |
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sandrix81
 Reg.: 20 Feb 2004 Messaggi: 29115 Da: San Giovanni Teatino (CH)
| Inviato: 03-11-2005 17:43 |
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quando avrò un minimo di competenza (o troverò un vangelo da citare ) argomenterò dettagliatamente la mia preferenza per Buster Keaton.
_________________ Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina. |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 17:43 |
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Io personalmente sono molto indeciso... Chaplin resta nel mio immaginario filmico e poetico più di Buster. MA forse questo non basta?
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 17:45 |
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Poi penso a film come "Tempi moderni" e mi struggo...
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 17:46 |
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quote: In data 2005-11-03 17:43, sandrix81 scrive:
quando avrò un minimo di competenza (o troverò un vangelo da citare ) argomenterò dettagliatamente la mia preferenza per Buster Keaton.
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Touchè!
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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AlZayd
 Reg.: 30 Ott 2003 Messaggi: 8160 Da: roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 17:48 |
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Poi penso ad un film come Il Cameramen e mi (mas)turbo...
_________________ "Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" - L. Buñuel |
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Fearless
 Reg.: 02 Nov 2005 Messaggi: 10 Da: Roma (RM)
| Inviato: 03-11-2005 19:28 |
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quote: In data 2005-11-03 16:54, Schizo scrive:
quote: In data 2005-11-03 16:36, Fearless scrive:
Oh mio dio come hai "quotato" male!
Sinceramente non ho ben capito quello che vuoi dire. Ti ricordo che stai parlando di film che hanno fatto la storia del cinema e mi sembra che i giudizi che ne dai siano assai parziali, superficiali e ingenerosi. Inoltre io sono abituato a motivare le mie opinioni. Che difetto troveresti a Luci della Città, dimmi un pò? "Manicheista"? Questa non l'avevo mai sentita, lascia perdere! E' uno dei suoi film più importanti, dove pathos e humor si fondono a meraviglia e in cui la pantomima raggiunge una delle vette più alte mai toccate dal cinema. Poi contiene scene esilaranti per tutta la pellicola. Segui il mio consiglio: vattelo a rivedere, il film. La personalità di Verdoux è confusa? Certo, e Chaplin voleva proprio questo, rappresentare le contraddizioni e i drammi di un uomo vittima di una società ingiusta. Per quanto riguarda il discorso finale de Il Grande Dittatore la tua tesi è vecchia quanto il mondo. Il film è un capolavoro di comicità, un sublime esercizio di satira e se Chaplin l'ha voluto concludere in quel modo l'ha fatto volutamente, in barba a tutte le "presunte" coerenze stilistiche, per dire la sua su una situazione mondiale che stentava a capire. Dopo che per due ore ha fatto spanciare dalle risate gli spettatori, ha voluto parlare personalmente. E ha fatto uscire questo film, atto anticonformista e coraggiosissimo, che ha contribuito a renderlo "scomodo" ad una certa America antidemocratica e bigotta che lo esiliò poco anni dopo a causa della vergognosissima "Caccia alle Streghe", uno degli episodi moralmente più bassi del secolo appena passato.
Poi puoi continuare a pensarla come ti pare eh ci mancherebbe..
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Grazie per lasciarmi pensare come mi pare e non come ti pare. E' un buon inizio.
Premetto che Luci della Città è per me tra i migliori film mai realizzati.
Di seguito dò le motivazioni di quanto esposto precedentemente:
1) Chaplin tende molto a semplificare il rapporto tra bene e male, tra buoni e cattivi creando una separazione artificiosa che raramente si trova nella realtà. Faccio un esempio: il personaggio della cieca è di una bontà e ingenuità disarmante, estremizzato e reso angelico all'eccesso. La visione della donna da parte di Chaplin non ha mezze misure, o sante o streghe cattive.
2)Quando per troppo tempo si impersona l'omino buffo con bombetta riesce difficile scrollarsi di dosso questo ruolo: Chaplin non è credibile come Monsieur Verdoux e non sono credibili le motivazioni che portano questo personaggio ad essere un killer seriale. La crisi economica, la crisi dei valori, tutto è molto abbozzato e non è completamente risolto. Il finale con Verdoux alla sbarra che sembra volere colpevolizzare una intera società non mi convince per niente. Sembra tirato con il cavatappi.
3)Il discorso finale nel Grande Dittatore poteva avere un senso nel periodo storico in cui il film è uscito. Al di fuori di quel momento e di quella tragica atmosfera, le parole di Chaplin assomigliano molto ai deliri di demagogia di certi politicanti d'oggi.
Concordo sui grandi e inimitabili momenti di comicità del "Dittatore" e di "Luci della Città" il cui finale (il riconoscimento) resta tra i più bei momenti da brivido della storia del cinema
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Rispondo a ciò che hai precedentemente affermato seguendo la numerazione da te utilizzata. Non mi trovo per niente d’accordo, su tutti e tre i punti.
1)Non è vero che i personaggi dei film di Chaplin si dividono rigidamente in buoni e cattivi, né tantomeno che le sue figure femminile siano totalmente angeliche o completamente demoniache. Tanto per tornare al tuo stesso esempio, la fioraia di Luci della Città, ti smentisco totalmente. Questo personaggio femminile infatti, si dimostra sì buono, dolce e innocuo, ma fin quando difetta di un importantissimo organo di senso: la vista; una volta recuperatolo, invece, non ci mette molto a prendere in giro Charlot come fanno tutti gli altri. E quando nell’ultima scena riconosce il suo benefattore, lo sguardo tradisce una profonda delusione, pur mitigato dall’affetto e dalla riconoscenza che prova nei suoi confronti. Tanto per fare un secondo esempio, mi viene subito in mente la protagonista femminile della Febbre dell'oro, Georgia Hale, che per tutto il film sbeffeggia Charlot e solo nella sequenza finale, a seguito di una personale maturazione, inizia a guardarlo con altri occhi. Questi due esempi mi sembrano abbastanza eloquenti per smentire tali assurde accuse di immobilismo rivolte al cinema di Chaplin.
2)Riguardo a Monsieur Verdoux, ti consiglio di mettere tranquillamente da parte il cavatappi per farne miglior uso nell’imminente capodanno: è un bellissimo film, con un idea alla base meravigliosa. Il finale non ti convince? A me invece convince moltissimo, e lo trovo persino commovente, come trovo emozionanti le parole che il grande Francois Truffaut spese per questo film: "Monsieur Verdoux, nel quale per la prima volta Chaplin abbandona Charlot, è un risultato prodigioso: la costruzione della sceneggiatura, il dialogo, il ritmo, la recitazione di tutti i suoi partner, tutto è geniale in questo film e di un genio nuovo".
3)In risposta alla tua tesi su Il Grande Dittatore ti faccio presente che un film per essere giudicato correttamente va analizzato tenendo conto anche del contesto storico che lo ha generato e delle tematiche "sociali" che ne hanno influenzato la produzione. Eravamo nel 1940 e c’era bisogno di un film del genere. Trovo poi astruso il paragone con i politici. Alla base del discorso di Chaplin la fa da padrone il cuore, in quello dei politicanti il rodimento di fegato. Stiamo parlando della differenza che sussiste tra arte e politica, emozione e propaganda, vero e falso. Non si può mettere tutto insieme ed è necessario fare le dovute distinzioni. Inoltre, e con questo chiudo, il discorso pronunciato dal barbiere ebreo, in quanto inno alla vita e alla speranza, non potrà mai diventare anacronistico ma manterrà sempre la sua forza in tutti le epoche storiche possibili e immaginabili.
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[ Questo messaggio è stato modificato da: Fearless il 03-11-2005 alle 22:10 ] |
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