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Onirigeno |
Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 08-05-2005 13:07 |
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Mia Presentazione:
Un uomo si sta lanciando da un palazzo di 50 piani e per farsi coraggio ogni piano si ripete: "Fin qui tutto bene... Fin qui tutto bene... Fin qui tutto bene..."! Il problema non è la caduta ma l'atterraggio!
Mi presento con la citazione di uno dei film più attuali e poetici che i miei giovani occhi, ancora assetati di cinema, hanno mai visto. L'ODIO.
Abito a Napoli. Il 1° luglio 2005 compierò 18 anni. Non mi presento fisicamente perchè ritengo sia inutile. La mia passione è tutto ciò che è arte: libri, cinema, musica (Abdabs... chi ha orecchie intenda). Ma tra tutte le arti la mia preferita è senza dubbio il cinema. Spero di potervi conoscere tutti ed esservi simpatico (io ci provo )!
Eugenio è il mio nome vero. Onirigeno significa "soporifero"... ho scelto questo nick senza un perchè preciso. ^^
Chi mi vuole mi trova su MSN per qualsiasi cosa!
_________________ [ E' buffo come i colori del vero mondo divengano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo. {Malcolm McDowell (Alexander DeLarge) in "Arancia meccanica"} ] |
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 08-05-2005 13:08 |
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Riguardo al Codice da Vinci:
Scusate la franchezza.
Il libro è scritto bene, ma si presenta male. Sembra che da quelle pagine scenda il brodo della verità: quel libro non presenta alcun fondamento storico:
Pregiudizi anticattolici dietro al successo de «Il codice da Vinci» di Brown
di FRANCO CARDINI
È uno dei successi incontrastati di quest'anno, non solo in Italia. Pare infatti che almeno un paio di milioni di lettori in giro per il mondo abbiano apprezzato «Il codice da Vinci» di Dan Brown. Come tutti ormai sapranno, si tratta di un romanzo, sebbene il suo autore scriva a mo' di introduzione che «il Priorato di Sion - società segreta fondata nel 1099 - è una setta realmente esistente. Nel 1975, presso la Bibliothèque Nationale di Parigi, sono state scoperte alcune pergamene...», e via di questo passo.
Il presupposto del romanzo è che questa organizzazione sia depositaria di segreti che la Chiesa ha tenuto nascosti e che riguardano la vita, l'opera e l'eredità spirituale del Cristo. Non si tratta di una idea nuova. Già dal 1972 l'esoterista francese Pierre Plantard - che si proclamava, apparentemente senza ironia, discendente dei merovingi e custode del Graal - aveva introdotto l'idea di questo Priorato di Sion, a suo dire esistente da oltre mille anni.
La prova sarebbero i famosi documenti citati anche dal Brown, ritrovati nelle biblioteche, dove però li aveva opportunamente disseminati, dopo averli scritti, lo stesso Plantard. Il quale a sua volta non faceva che rimasticare e stravolgere leggende vecchie di alcuni decenni e riguardanti Rennes le Château, un paesino francese ai piedi dei Pirenei orientali.
A cavallo fra '800 e '900 vi operava il parroco Berenger Saunière, sospeso a divinis per via delle sue attività illecite. Esecutore di frequenti scavi nella cripta e nel cimitero del paesino, si diceva avesse accumulate consistenti ricchezze, che facevano sognare di tesori nascosti e ritrovati (anche se più prosaicamente, per quanto se ne sa, si trattava del traffico di donazioni e di messe). La sua storia sarebbe finita qui, se alcuni loschi personaggi (fra i quali la sua perpetua, che ne possedeva l'eredità) non avessero continuato a speculare nei decenni successivi sulla presenza di misteriosi tesori "medievali" appartenuti ai catari, un movimento religioso particolarmente attivo nel Midi francese, dichiarato eretico e perseguitato a partire dal Duecento.
Negli anni ’60, dopo essere cadute nelle mani di alcuni esoteristi e di giornalisti con pochi scrupoli, le leggende furono diffuse su scala nazionale. Sulla scia di Plantard, altri personaggi - soprattutto gli inglesi Baigent, Leigh e Lincoln - hanno montato un'impresa editoriale incentrata su presunti "misteri" del Santo Graal che, basandosi su un cumulo di imprecisioni e di menzogne, ha fruttato loro un capitale.
Il parroco avrebbe scoperto il segreto di Rennes le Château, dove sarebbe depositato non solo un tesoro favoloso, ma anche e anzi soprattutto la verità stessa sulle origini e la storia del cristianesimo, occultata per secoli dalla Chiesa cattolica: Gesù Cristo aveva avuto figli da Maria Maddalena, che dunque portano in sé il sangue stesso di Dio. I catari, i templari, e altri grandi "iniziati" avrebbero custodito e tramandato il segreto per circa due millenni. Sarebbe questo il Priorato di Sion del quale - e come potrebbe essere il contrario - Plantard e gli altri farebbero parte. Negli anni '90, altri due "ricercatori" avrebbero addirittura "rivelato" la presenza del Sepolcro del Cristo, e il suo corpo, nascosto ai non iniziati sul Monte Cardou, ancora nelle montagne di Rennes.
Dan Brown, insomma, è solo l'ultimo in una lunga serie di piccoli e grandi, comunque abili venditori di finti misteri. Misteri creati artificialmente e proprio per questo in fondo assai banali, che però un adeguato battage pubblicitario e una buona dose di pregiudizio anticattolico, sempre di moda, portano ogni volta al successo.
© La Stampa, 31 marzo 2004
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 08-05-2005 13:10 |
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Riguardo a Leon:
L'ho trovato un grande film che supera Nikita (so che avrò delle proteste, fatemele pure ) forse perchè è uno dei pochi film che esaltano in maniera davvero efficace l'amore platonico. Pensate a Natalie Portman solo tredicenne che si innamora di un Jean Reno killer bevitore di latte.
I personaggi sono tutti eccezionali a partire dal grande Leon (reno): un killer italiano che uccide per sopravvivere; ricco di contraddizioni perchè si rivela un amante della vita di una piccola piantina che nasconde, tra le sue delicate fronde, il vero cuore di quell'uomo straordinario. Abbiamo poi una piccola bambina (Portman) maltrattata dal padre, trasgressiva e di animo forte che irromperà come una furia nell'animo inquieto di Leon. Altro big è Gary Oldman nella parte del cattivo spietato, esaltato e tossico.
Per quanto riguarda le tecniche registiche indimenticabile è la soggettiva della pistola di Oldman verso la fine. Per non parlare dell'accuratezza dei primi piani tra la bambina e Leon (Al riguardo dico poco perchè l'ho visto solo una volta due anni fa e non ho modo di ripescarlo per riguardarmelo).
Spero di non essere stato eccessivo e prego tutti voi di aggiungere tante cose che io non ho detto perchè questo film merita molto di più di quanto ho scritto!
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 10-05-2005 14:10 |
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[ Il dottor Stranamore ]
Vi posto questo interessantissimo articolo che ho avuto il piacere di leggere. Sono tutte informazioni che comunque si trovano nel dvd (uscito da L'Espresso qualche tempo fa)!
Fra satira e "suspence"
Anche se è una commedia, Il dottor Stranamore è anche appassionante e pieno di suspence, nonché assurdo. Due delle principali scene dell'azione sono l'immensa Sala di Guerra dominata dal grande pannello che mostra la posizione di ogni bombaridiere, e il meticolosamente ricreato, interno del B-52. Il resto del film è ambientato nel quartier generale del Generale Ripper, nella base aerea di Burpleson. Il Pentagono non cooperò nella realizzazione del film come invece fece per il film Aquile nell'infinito del 1955.
Il dottor Stranamore prende di mira tutti gli atteggiamenti tipici della Guerra Fredda, ma concentra la sua satira sulla teoria della distruzione mutua assicurata, nella quale ognuna delle parti in causa, si suppone che tragga conforto dal fatto che una guerra nucleare sarebbe un evento catastrofico per tutto il mondo.
Il film rende oggetto di satira le convenzioni hollywoodiane sui film di guerra, nei quali l'ignoranza e la cocciutaggine dei soldati non vengono discusse, e ironizza sulla curiosa relazione da "telefono rosso" esistente tra i capi di stato, nella quale la confidenza nel darsi del tu compete con un'antipatia culturalmente condizionata nei confronti dell'altro e dell'intero sistema politico di cui è a capo:
"Dispiace anche a me Dmitri. ... Mi dispiace molto. ... Va bene, dispiace più a te che a me, però dispiace anche a me. ... A me dispiace quanto a te, Dmitri! Non devi dire che a te dispiace più che a me, perché io ho il diritto di essere dispiaciuto quanto lo sei tu, nè più nè meno. ... Ci dispiace ugualmente, va bene? ... D'accordo."
Una commedia sexy?
Infine, il film può essere visto anche come una commedia sexy, anche se solo una donna (abbigliata con biancheria ridicolamente modesta) ingrazia brevemente lo schermo. Ad eccezione forse dell'integerrimo Capitano Mandrake, tutti i personaggi del film sembrano guidati da motivazioni sessuali; anche gli occhi del presidente Muffley si illuminano quando il dottor Stranamore descrive la situazione nei rifugi antiatomici collocati nelle miniere. Il sesso guida il film dai titoli di testa, con due aereoplani che "copulano", fino alla sequenza finale, nella quale il mondo viene distrutto in un momento di estasi sessuale che ricopre il globo.
Parola di regista
Il film è basato su un thriller della Guerra Fredda intitolato Allarme rosso. Stanley Kubrick avrebbe in origine voluto girare la storia come un film drammatico. Comunque, come egli spiegò durante le interviste, l'inerente comicità dell'idea di mutua distruzione assicurata divenne evidente mentre scriveva la prima stesura della sceneggiatura. Kubrick dichiarò: "La mia idea di girarlo come una commedia da incubo venne nelle prime settimane di lavoro sulla sceneggiatura. Trovai che cercando di mettere della carne attorno alle ossa e immaginando le scene nella loro completezza, bisognava continuare a tenere fuori cose che erano assurde o paradossali, se si voleva evitare che fossero divertenti; e queste cose sembravano essere vicine al cuore delle scene in questione." - (Macmillan International Dictionary of Films and Filmmakers, vol. 1, p. 126)
L'interprete principale del film fu Peter Sellers, che improvvisò il dialogo riportato sopra durante le riprese. Sellers recitò diverse parti:
* Il Capitano Lionel Mandrake, un sano, bene intenzionato ufficiale di collegamento britannico;
* Il presidente statunitense Merkin Muffley (ispirato a Adlai Stevenson), decente, sconvolto e debole, l'"ordigno fine del mondo" è per lui uno shock.
* Il dottor Stranamore, da Merkwürdigliebe, il suo nome tedesco, basato su aspetti di Herman Kahn e Wernher von Braun. La voce del dottor Stranamore è presumibilmente basata su quella di Weegee.
Sellers avrebbe dovuto recitare anche la parte del capitano del bombardiere B-52, ma un infortunio durante le riprese gli impedì di farlo. La parte del Maggiore T. J. "King" Kong venne interpretata da Slim Pickens, che ne fece l'interpretazione della vita. Nel film appare anche George C. Scott, nella parte esplosiva del Generale "Buck" Turgidson, un entusiasta del bombardamento strategico, e c'è anche il debutto di James Earl Jones nella parte del Tenente Lothar Zogg, dell'equipaggio del bombardiere.
Fra i primi 20 film di sempre
Il dottor Stranamore è costantemente nei primi 20 posti della classifica dei 250 film migliori, stilata dall'Internet Movie Database, fu anche elencato al 26° posto nella classifica dell'American Film Institute "100 anni, 100 film" nonché al 3° posto della classifica "100 anni, 100 risate". Il film è inoltre stato selezionato per la conservazione dal National Film Registry statunitense.
Nonostante il suo innegabile status di "classico", il film ha anche i suoi detrattori. Si è sostenuto che i dialoghi non sono così divertenti come pretenderebbero di essere, che l'uso di nomi sciocchi per i personaggi è un tocco infantile (ad esempio, Jack D. Ripper suona simile a Jack The Ripper, ovvero Jack lo squartatore), e che la satira spesso sembra che sia stata appiccicata rudemente sopra l'originale trama da thriller.
"Allarme rosso" e "A prova di errore"
Il dottor Stranamore fu basato sul romanzo Allarme rosso (1958) di Peter George. George collaborò alla sceneggiatura con Kubrick e lo scrittore satirico Terry Southern. Allarme rosso era molto più solenne - il Dottor Stranamore non era un personaggio - ma la trama e gli elementi tecnici erano simili. Nello stesso anno, la stessa casa cinematografica (Columbia), rilasciò anche A prova di errore, una versione "seria" della stessa trama, diretta da Sidney Lumet, basata sul romanzo del 1962 di Eugene Burdick.
Sempre riflettendo l'umore di quei tempi, la Warner Brothers rilasciò Sette giorni a maggio nello stesso anno. La trama in questo caso raccontava di un colpo di stato militare che cercava di impedire al presidente di firmare un trattato di disarmo nucleare.
Il film è spettacolare. Interessante quella inquadratura in cui Ripper viene inquadrato dal basso mentre fuma il sigaro e parla con un timoroso ed eccezionale Peter Sellers
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E' buffo come i colori del vero mondo divengano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo. [Malcolm McDowell (Alexander DeLarge) in "Arancia meccanica"]
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 10-05-2005 14:30 |
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[ Truffaut ]
Forse il maggior rappresentante, teorico e cinematografico della nouvelle vague.
[ La Nouvelle Vague è all'inizio un'espressione giornalistica non legata in modo particolare al cinema. Françoise Giroud nel 1957 aveva pubblicato sul settimanale l'Express, di cui era caporedattrice, una serie di articoli sui mutamenti di costume nelle nuove generazioni che aveva l'obiettivo di presentare un'inchiesta sociologica. Il suo tema principale riguardava l'avvicendamento generazionale che, nel cinema, era diventato di cruciale importanza.
I risultati dell'inchiesta saranno pubblicati alla fine del '57 con lo slogan "La Nouvelle Vague arrive!".
In seguito sarà ancora l'Express a riprendere l'espressione "Nouvelle Vague" per attribuirla ai primi due lungometraggi di Chabrol, Le beau Serge e Les cousins, realizzati nel 1958 ma distribuiti soltanto nel febbraio e nel marzo del 1959.
Due mesi più tardi, nel maggio, Les quatre-cents coups, il primo lungometraggio di Truffaut, selezionato inaspettatamente a rappresentare la Francia al Festival di Cannes insieme con un film di scrittura tradizionale come L'Orfeo negro di M. Camus, e Hiroshima mon amour di Resnais, s'imporranno all'attenzione della critica e del pubblico, in Francia e all'estero.
Si trattava di due film esteticamente molto diversi tra loro che avevano però in comune il rifiuto di quello che Truffaut aveva definito il "Cinéma de papa" e cioè il cinema francese classico di genere, dai grandi budget, dalla divisione dei ruoli ben netta (regista, sceneggiatore, attori-divi). Un cinema girato in studio secondo modelli elaborati negli anni Trenta (dal realismo psicologico al 'realismo poetico'). Autant-Lara, Clouzot e Clément ne erano i rappresentanti più autorevoli.
I film di Truffaut e di Resnais saranno distribuiti nel giugno dello stesso anno e il loro successo supererà ogni aspettativa. Il punto più alto di popolarità sarà tuttavia raggiunto l'anno successivo, nel marzo del 1960, con l'uscita trionfale a Parigi di A bout de souffle, il primo lungometraggio di Godard.
È difficile proporre una data 'certa' che segni la fine della Nouvelle Vague. La vita del movimento viene generalmente limitata a un periodo di 4-5 anni, dagli inizi del 1959 a quelli del 1963. E non è per caso che nel 1963 Chabrol accetterà per la prima volta di dirigere un film 'commerciale', Landru, sceneggiato da Françoise Sagan, con Michèle Morgan.
Numerosi gli ispiratori dei cineasti-critici della Nouvelle Vague e tra questi Bresson e Cocteau, il grande patrocinatore del movimento, ma anche Hawks, Hitchcock e Welles, per la loro capacità di affermare il loro stile anche all'interno delle costrizioni imposte dal sistema produttivo dell'industria cinematografica.
Sono però Renoir e Rossellini i veri 'padri' riconosciuti dai 'figli-critici' dei Cahiers du Cinéma. Truffaut fu assistente di Rossellini per due anni, nel 1955 e nel 1956, e con lui aveva preparato diversi progetti che non furono realizzati.
Del regista italiano erano amati in particolare i racconti filmici costruiti sulla figura della Bergman, Europa 51, Viaggio in Italia, e Stromboli.
Rossellini continuava l'opera di Renoir e la radicalizzava con la sua "estetica del diretto" e il suo rapporto con l'attualità e il reale.
La schiera dei precursori, dei 'fratelli maggiori', annoverava autori come Astruc che aveva teorizzato la "camera-stylo" nel suo famoso saggio-manifesto del 1948 (la macchina da presa può essere usata come uno scrittore usa la stilografica; il cinema non è un codice ma un linguaggio: tutti possono fare cinema…); c'erano poi Melville, Franju, Becker, Vadim e Rondi e, tra i cineasti europei, Bergman per il suo percorso autoriale molto personale. Monica e il desiderio del 1953 aveva impressionato molto i giovani critici dei Cahiers, soprattutto Truffaut e Godard, per la libertà e la bellezza con cui era rappresentato il rapporto amoroso di due adolescenti svedesi. Già all'epoca si contrapponeva a una "rive gauche" (Resnais, Varda, Marker) più sensibile alle problematiche socio-politiche di quegli anni e più consapevole della necessità di un engajement diretto soprattutto nei confronti delle drammatiche vicende della guerra d'Algeria una "rive droite", rappresentata dagli autori-critici dei Cahiers du Cinéma, rivista fondata da Bazin nel 1951 (Rivette, Truffaut, Chabrol, Rohmer, Doniol-Valcroze, Kast e Godard) più 'artistica' e, almeno apparentemente, meno impegnata. I giovani autori-critici dei Cahiers sono tutti degli appassionati cinefili, frequentano assiduamente la Cinémathèque di Langlois, conoscono a fondo la storia del cinema e hanno in comune scelte estetiche, gusti, opzioni precise e violenti rifiuti. Le loro posizioni vengono esternate sui Cahiers, su Arts, su altre riviste, in dibattiti pubblici e in interviste alla radio. Tra la pratica critico-teorica e il fare cinema per gli autori-critici dei Cahiers c'è una sostanziale continuità.
Le posizioni dei Cahiers e i primi film della Nouvelle Vague furono attaccati volutamente dalla critica ufficiale, dominata dall'estrema sinistra "surrealistizzante" (la rivista Positif) e marxista, nelle sue varie componenti. La "politica degli autori" (Truffaut e, in seguito, Godard, Rohmer, Rivette) viene esposta con grande vis polemica per la prima volta da Truffaut nel 1954 sui Cahiers in una recensione per Ali Babà di Becker.
Secondo Truffaut esiste un solo autore del film: il "metteur en scène", il regista; lo sguardo dell'autore è la sola cosa importante (viene così negato il carattere collettivo della creazione cinematografica); lo sceneggiatore deve limitarsi a fornire dei materiali; si possono fare film eccellenti con budget ridotti; ciò che è essenziale è il coraggio e la capacità di assumersi rischi, come ha dimostrato Rossellini.
Il rifiuto del grande budget diventa uno dei punti fondamentali su cui viene costruita l'estetica della Nouvelle Vague, all'inizio comune alle due 'rive'. Questo rifiuto viene considerato essenziale perché tutela la libertà creativa dell'autore. Nuove pratiche tecniche, più sciolte, dall'ideazione del film fino al missaggio, s'impongono e nasce una nuova generazione di tecnici creativi.
Si afferma la necessità di una troupe ridotta come ulteriore garanzia di libertà creativa. L'autore è generalmente anche lo sceneggiatore del film e nella recitazione degli attori, spesso non professionisti, ampio spazio viene lasciato all'improvvisazione. E l'influenza delle riflessioni teoriche baziniane si fa sentire nell'ostilità per le riprese in studio, per il montaggio e nel ridimensionamento del ruolo espressivo dell'illuminazione.
Con gli anni le posizioni estetiche dei vari cineasti si delineano con più chiarezza: Rohmer, Rivette, Rozier, Godard (per alcuni film) e in seguito Eustache e Garrel, considerati gli eredi legittimi della Nouvelle Vague, tenderanno a eliminare la frontiera tra finzione e documentario Rozier in particolare, un grande isolato come Rondi, porterà a un punto di rottura il rapporto che lega il cinema autoriale con l'industria e il pubblico: un 'patto' produttivo e narrativo che Truffaut e Chabrol invece rispettano sempre.
La dominante narrativa rimarrà più evidente non solo in Chabrol e Truffaut ma anche in Demy, nella Varda, in Kast e Doniol-Valcroze. Il cinema di questi autori è senz'altro più classico, con dialoghi già decisi in partenza e generalmente rifiuta il suono in presa diretta.
Resnais, poi, si allontanerà ancora di più dall'estetica "nouvelle vague" espressa in maniera compiuta nel film di Rozier Adieu Philippine, con il suo costante ricorso a scrittori-sceneggiatori (Robbe-Grillet, Marguerite Duras, Jorge Semprun) le sue riprese in studio e la colonna audio basate sulla post-sincronizzazione.
Gli altri due grandi isolati, Demy con il suo raffinato cinema cantato e Malle, per esperienze personali molto diverse da quelle dei cineasti-critici dei Cahiers, procederanno in ordine sparso. Malle, allievo dell'IDHEC, non era stato critico, prima di diventare assistente di Bresson per Un condannato a morte è fuggito e il suo itinerario verso il lungometraggio d'autore era stato dunque di tipo tradizionale.
L'originalità e la vitalità della Nouvelle Vague furono appunto quelle di saper riunire in un unico movimento individualità molto diverse per obiettivi comuni.
La scoperta della Nouvelle Vague, della qualità delle sue opere, dell'autorevolezza del suo retroterra teorico-critico, provocarono delle reazioni molto forti nelle scuole cinematografiche di Stato dell'Est, soprattutto in Polonia, in Cecoslovacchia e in Ungheria. Analoghi movimenti che contrastavano il cinema sclerotizzato dei 'padri', per un rinnovamento stilistico, narrativo e produttivo, si formarono in Brasile, Canada, URSS, Stati Uniti, Svizzera Iugoslavia, Giappone e in Italia (soprattutto con Bertolucci, Bellocchio e il primo Pasolini).
A metà degli anni Sessanta, finita ufficialmente in Francia, la Nouvelle Vague era diventata un movimento sovranazionale. ]
Credo che AMERICO SBARDELLA abbia detto tutto
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 14-05-2005 16:16 |
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[ L'opera minore di Kubrick ]
La sua opera minore potrebbe essere Spartacus!
Ho letto, in alto, che molti hanno detto 2001:Odissea nello Spazio ma sarebbe come negare un passo in avanti importantissimo non di Kubrick, ma di tutta la cinematografia.
Ho letto anche che qualcuno ha definito Barry Lindon un film noioso: in realtà è lento per riprodurre tutte le chiusure mentali di quel periodo andando in parallelo con la musica lenta e costante settecentesca (ergo, un altro capolavoro).
Naturalmente tutti i film di quel genio sono spettacolari e vi dico la mia personale classifica sui suoi film che ho visto (non tutti ancora):
- Il dottor Stranamore
- Arancia Meccanica
- Lolita
- 2001: Odissea nello Spazio
- Shining
- Eyes Wide Shut
- Full Metal Jacket
- Barry Lindon
- Spartacus
Conto di vedere gli altri molto presto e aggiornare questa classifica!
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 28-07-2005 09:04 |
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[ Riguardo al Cinema in declino ]
quote: In data 2005-07-23 21:25, gattotopo scrive:
Da tempo ci sono stati molti dibattiti da parte di numerosi produttori sull'argomento "cinema in declino". Io penso che ciò è vero in quanto (salvando la pace di altri registi) il cinema americano anche se è, come potremo definirlo "efficace" dal punto di vista tecnico, io ritengo che su molti aspetti, non trasmetta scene significative come una volta. Voi cosa ne pensate?
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Non sono d'accordo. Questa affermazione è ricorrente per tutti i settori dell'arte in questo periodo solo che ci si dimentica sempre un piccolo particolare: esistono sempre varietà.
La varietà è quel grande fenomeno che Dio ha creato fin dalla notte dei tempi: se pensate a Spielberg allora il dicorso quadra, ma pensate a Tim Burton con il suo ultimo film, alla trasfusione fummetesca (ricca di significato) di Sin City (ambedue visibilmente di impatto ma comunque ricchi di significato). Se vogliamo tornare di appena qualche anno indietro basta pensare ad American Beauty (che di spettacolare a livello visivo non ha nulla), Fight Club, L.A. Confidencial (grande metafora del sistema hollywoodiano).
Certo il cinema degli anni 50 e 60 era quel che era ma non dimentichiamoci che anche a quei tempi esisteva la varietà e di conseguenza giravano sia prodotti che oggi sono ben conosciuti, sia "cosi" che avevano la presunzione di chiamarsi film.
Altra clausola: Il cinema Americano ha sempre prediletto l'impatto visivio, ma non è in declino per questo. Inoltre penso che il cinema italiano stia risalendo di parecchio con Faenza, Salvatores e d'Alatri (quindi non me la sento proprio di parlare di cinema in declino)
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[ Questo messaggio è stato modificato da: Onirigeno il 28-07-2005 alle 09:09 ] |
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 28-07-2005 09:11 |
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[ La Febbre ]
Non so se avete mai provato la sensazione che vi pervade il corpo e l'anima fino a farvi cadere quasi in estasi: io l'ho provata quando ho sentito questa poesia recitata da Fabio Volo:
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell'altro,
e dirà: Siedi qui. Mangia.
Amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore,
a se stesso, allo straniero che ti ha amato,
per tutta la tua vita, che hai ignorato,
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d'amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.
Questo film mi ha molto coinvolto a livello emotivo perchè mi sono successe cose analoghe e quindi non posso essere imparziale. Per me questo film è stato un qualcosa di sublime.
Per quanto riguarda l'aspetto tecnico (quello meno interessante) ci tengo a precisare che ci sono alcune inquadrature molto interessanti (tra cui una della macchinetta del caffè chiaramente ispirata alla ripresa del cestino di Fight Club). La storia è veramente bella specie quando si sviluppa nei sogni del protagonista (il bravo ma non geniale Fabio Volo). Colonna Sonora: che dire, di certo i Negramaro non sono tutta questa cosa grandiosa ma il regista ha saputo sfruttare bene le 2 canzoni (specie «estate» piazzata in un momento bellissimo).
Quello che ho scritto è stato molto ad opinione personale e soggettiva. Credo che questo film sia comunque molto soggettivo e comunichi diverse cose a seconda della persona che lo guarda.
Un film imperdibile.
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[ Questo messaggio è stato modificato da: Onirigeno il 28-07-2005 alle 09:12 ] |
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 03-08-2005 14:14 |
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[ Per chi Tim Burton è il regista preferito? ]
Sono dell'idea che il regista preferito nella mente dei cineamatori, o di chi se ne intende, non debba esistere: bisogna guardare ogni regista con oggettività, senza farsi prendere dall' idolatria, tipica malattia portata dal consumismo.
Chiudendo questa premessa, sono dell'idea che Burton sia uno dei registi più creativi attualmente in circolazione. Anche il suo livello tecnico è molto alto: basti pensare allo studio dei colori e della luce; alle musiche curate sempre insieme ad Elfman; alla scelta del cast sempre impeccabile e a tante altre doti che non sto qui ad elencare.
Burton, guardandolo nell'insieme, è una fusione tra un ottimo regista e un valente narratore/creatore: uno dei migliori artisti dello schermo che ha ancora, credo, tanto da darci.
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[ E' buffo come i colori del vero mondo divengano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo. {Malcolm McDowell (Alexander DeLarge) in "Arancia meccanica"} ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: Onirigeno il 03-08-2005 alle 14:15 ] |
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 10-08-2005 15:20 |
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[ Amores Perros ]
“AmoresPerros”: Amores es Perros che tradotto vuol dire Amori e Cani (o Amori Bastardi).
Un connubio tra emozioni e sensazioni umane e dolori e sangue di una vita randagia: tutto sta nel capir chi sono i cani e chi sono gli uomini; probabilmente tutti siamo sia uomini che cani.
Il film di esordio di Alejandro Gonzàles Iñarritu stupisce il mondo intero e dà vita nuova al cinema messicano proponendo un Pulp Fiction incentrato sulla concretezza della vita e dell’amore.
Tre storie che scorrono sullo sfondo di una città violenta e sfortunata: unico legame tra loro è un incidente stradale (9 telecamere in azione simultaneamente). Sono le storie di Octavio e Susana (lui innamorato di lei, lei moglie del fratello), Daniel e Valeria (un impiegato e una modella), El Chico e Maru (un comunista ex-combattente e sua figlia). La poesia di questo film, violenta e commovente, si instaura nell’animo dello spettatore e lo fa volutamente riflettere sui vari lati dell’amore, soprattutto quelli più difficili (come il tradimento, la sofferenza, la morte, il dolore) ma anche quelli lieti (la speranza, la gioia).
Aspetto tecnico interessante a partire dalla scelta del montaggio in ordine logico e non cronologico (che verrà ripreso in maniera molto più scandita in “21 Grammi” dello stesso autore); l’interpretazione degli sguardi dolenti di Gael Garcia Bernal è spettacolare così come l’espressione della sofferenza interpretata da Goya Toledo; la partecipazione straordinaria di Emilio Echevarrìa è determinante nella costruzione del personaggio più contorto e toccante del film (El Chivo).
I Premi più importanti di questo film commentano la bravura di Iñarritu: “Edimburgh International Film Festival 2002” (Miglior Regista Esordiente), “Bogota Film Festival 2002” (Miglior Film, Miglior Regista), “Chicago International Film Festival 2002” (Miglior Film, Miglior Attore), “Cannes International Film Festival 2002” (Gran Premio Miglior Lungometraggio, Premio della Critica Giovani), “Candidato all’Oscar 2002” (Miglior Film Straniero), “Flanders International Film Festival 2002” (Miglior Regista), “Los Angeles International Film Festival 2002” (Premio del Pubblico, Miglior Film), “Tokio International Film Festival 2002” (Miglior Regista, Gran Premio).
“Amores Perros” è un film disincantato, intenso e feroce, che riesce ad armonizzare episodi a prima vista eterogenei, pur narrandoli con stili e tempi propri.
- “Come Tarantino, Meglio di Tarantino” Fabio Ferzetti, Il Messaggero
- ”Stupisce Amores Perros, Pulp Fiction Messicano” Luca Talese, Il Giornale
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[ E' buffo come i colori del vero mondo divengano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo. {Malcolm McDowell (Alexander DeLarge) in "Arancia meccanica"} ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: Onirigeno il 10-08-2005 alle 15:20 ] |
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Onirigeno
 Reg.: 06 Mag 2005 Messaggi: 192 Da: Napoli (NA)
| Inviato: 13-08-2005 00:57 |
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[ Psycho di Hitchcock ]
Leggendario capolavoro di Hitchcock, girato nel 1960 negli studi Universal e finanziato Paramount, è probabilmente uno dei migliori film che il cinema “giallo-thriller” abbia mai sfornato.
Hitchcock lesse una recensione molto interessante su di un libro intitolato “Psycho”: un libro molto cruento, pieno di sangue e di carneficine. A Hitchcock piacque molto tutta l’idea e mentre era in aereo abbozzò in mente come potesse essere la realizzazione filmica di quel manoscritto: subito gli balenò l’idea di cambiare il protagonista del libro (un vecchio, tozzo, pelato e cinquantenne), con un giovane frustrato, Anthony Perkins. Hitchcock chiamò immediatamente la Paramount per chiedere il coverage del libro ma la Paramount negò. Dopo un po’ di tempo richiamò dicendo di avere in mano la sceneggiatura per un nuovo film chiamato “Psycho”.
Hitchcock girò il film intenzionalmente in bianco e nero per due motivi:
- Per ragioni di fotografia, giochi di luce e ombre.
- Perché il film, a sua detta, è troppo cruento.
L’attrice “Janet Leigh” racconta di aver preso le innumerevoli esigenze (spesso opprimenti) di A. H. come una sfida personale. La spingeva la voglia di lavorare accanto a quella straordinaria persona e a quel inappellabile genio tacito e tranquillo.
Hitchcock cambiò alcune cose dal libro (oltre al protagonista): l’eccessiva cruenza, il dilungarsi degli omicidi e la scoperta dell’assassino. Tutti questi cambiamenti offrivano al film un tono diverso dal libro, donandogli vita propria: leggere il libro e vedere il film sono due esperienze totalmente diverse ed era proprio questo l’intento del panciuto regista.
Come leggete, non ho scritto la recensione su Psycho (che si trova ovunque) ma ho raccontato un po’ di storia su questo film in mio possesso. Spero la cosa sia gradita.
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