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il più sopravvalutato fra questi film degli ultimi anni
21 grammi 3 6.3%
American beauty 7 14.6%
Magnolia 4 8.3%
Fight club 4 8.3%
Il pianista 5 10.4%
Io non ho paura 2 4.2%
La stanza del figlio 18 37.5%
La 25a ora 1 2.1%
Le fate ignoranti 4 8.3%
Totale 48 100%

Autore il più sopravvalutato fra questi film degli ultimi anni
mulaky

Reg.: 09 Lug 2002
Messaggi: 32104
Da: Catania (CT)
Inviato: 25-03-2004 09:20  
quote:
In data 2004-03-18 18:58, mariano scrive:
magnolia e american beauty:indifendibili




quoto
_________________
What you fear in the night in the day comes to call anyway

Well darling if the shit came out then, I suppose that the shit went in

(A.D.)

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Kayla25

Reg.: 10 Dic 2003
Messaggi: 145
Da: Genova (GE)
Inviato: 26-03-2004 14:59  
fight club
_________________
Don't dream it. Be it.
"The rocky Horror Picture Show"

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Luke71

Reg.: 06 Ago 2003
Messaggi: 3997
Da: pavia (PV)
Inviato: 28-03-2004 08:39  
Come è possibile che non piaccia AMERICAN BEAUTY e che piaccia MAGNOLIA per me rimarrà un mistero insondabile fino alla fine dei miei giorni...
_________________
No hay banda,non c'è una banda
è tutto..tutto registrato
No hay banda...eppure
Noi sentiamo una banda

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naly01

Reg.: 26 Nov 2001
Messaggi: 2248
Da: Rignano Sull'Arno (FI)
Inviato: 29-03-2004 13:50  
21 grammi...un film che non mi è proprio piaciuto, nonostante contenga magari elementi molto riusciti.
_________________
Sono impossibile da dimenticare
e difficile da ricordare.


IOMA 2007

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Petrus

Reg.: 17 Nov 2003
Messaggi: 11216
Da: roma (RM)
Inviato: 01-04-2004 23:50  
il pianista
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"Verrà un giorno in cui spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate"

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andros

Reg.: 30 Nov 2003
Messaggi: 1837
Da: Catania (CT)
Inviato: 02-04-2004 00:35  
La stanza del figlio.
Mi dispiace leggere che magnolia è al secondo posto. E senza troppe "lucubrazioni etiliche", ci tengo a precisare che per me Anderson non sarà un Genio, ma molte sue trovate sono davvero geniali. La cosa che mi colpisce delle sue storie è il suo modo di renderle profondamente reali, di esaltare il Momento, renderlo tragico, a volte catastrofico, cosa che non si trova tanto spesso in un film e che, per me, è di fondamentale importanza.
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Italian Online Movie Awards

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sandrix81

Reg.: 20 Feb 2004
Messaggi: 29115
Da: San Giovanni Teatino (CH)
Inviato: 02-04-2004 01:28  
Certo, però, che è un peccato come noi italiani non sappiamo apprezzare i nostri geni. E' sempre stato così, era così ai tempi di Mario Bava (ma ovviamente anche prima), è continuato ad essere così con Lucio Fulci, è così con Nanni Moretti.
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Quando mia madre, prima di andare a letto, mi porta un bicchiere di latte caldo, ho sempre paura che ci sia dentro una lampadina.

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andros

Reg.: 30 Nov 2003
Messaggi: 1837
Da: Catania (CT)
Inviato: 03-04-2004 14:59  
quote:
In data 2004-04-02 01:28, sandrix81 scrive:
Certo, però, che è un peccato come noi italiani non sappiamo apprezzare i nostri geni. E' sempre stato così, era così ai tempi di Mario Bava (ma ovviamente anche prima), è continuato ad essere così con Lucio Fulci, è così con Nanni Moretti.



Secondo me non è un problema di incapacità ad apprezzare. Sono semplicemente gusti...
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Italian Online Movie Awards

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stefy12

Reg.: 25 Mar 2002
Messaggi: 1286
Da: Brissego CH (es)
Inviato: 03-04-2004 19:06  
ho votato la stanza del figlio...fra quelli citati mi sembrava il più sopravvalutato...anche se non lo ritengo totalmente tale...non so se mi spiego...
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He felt in his pocket for the cold chain of the fake Horcrux, which he now carried with him everywhere, not as a talisman, but as a reminder of what it had cost and what remained still to do. (JKR, HP6)

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MrOrange

Reg.: 28 Dic 2003
Messaggi: 463
Da: matera (MT)
Inviato: 07-04-2004 01:25  
indubbiamente la stanza del figlio, non riesco a capire su quali basi si possa considerare moretti un genio, io lo trovo solo molto noioso
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Ti spiace se me la sparo qui? - Ehi...mi casa su casa...

Le due più belle parole del mondo non sono "ti amo" ma "è benigno"

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Dubliner


Reg.: 10 Ott 2002
Messaggi: 4489
Da: sanremo (IM)
Inviato: 07-04-2004 12:29  
quote:
In data 2004-03-18 19:29, mallory scrive:
Eppure questo discorso non mi convince del tutto...
Non credo che queste persone siano totalmente e irrimediabilmente diverse, e questo lo dico semplicemente perchè conosco persone che amano Magnolia, seppur condividano con me, una svariata gamma di film diversi.



Io amo Magnolia come amo gli altri due film di P.T. Anderson.
Non so veramente dirti un perché ma ho sentito subito una fortissima attrazione fin dalle prime scene di tutti e 3 i film. Hanno avuto il potere di tenermi incollata allo schermo, molto probabilmente il mio occhio poco allenato ed esperto ha ceduto a facili stratagemmi stilistici che hanno fatto si che mi piacessero questi film.
Tornando a Magnolia, pur riconoscendo che sia alquanto furbetto e si preoccupi di dimostrare troppe cose contemporaneamente non posso fare a meno che compiacermi nel guardarlo, complici forse anche attori in grandissima forma, una colonna sonora splendida e un innnegabile abilità del regista dietro la mdp. Questo film deve almeno il 50% a America Oggi (altro film che adoro) ma secondo me riesce a distaccarsene facendo perno più sui sentimenti e ad offrire uno spiraglio di positività, cosa assolutamente assente in Altman. Ammetto anche di avere un debole per i film senza un vero protagonista e che si muovono fra numerosi personaggi prendendo pezzi da uno e dall'altro e credo che almeno questa capacità di saper gestire diverse storie senza far perdere il filo vada riconosciuto a Anderson. Questo forse è il motivo per il quale mi piace così tanto Magnolia e il suo (a quanto dite) mediocre regista.
Detto questo, il film migliore di Anderson è senza dubbio Boogie Nights.
_________________
È buffo come i colori del vero mondo diventano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo

[ Questo messaggio è stato modificato da: Dubliner il 07-04-2004 alle 12:31 ]

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furetto

Reg.: 26 Dic 2003
Messaggi: 73
Da: roma (RM)
Inviato: 07-04-2004 14:18  
la stanza del figlio
_________________
...che le stelle ti guidino sempre e la strada ti porti lontano...

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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 07-04-2004 14:55  
Tutto quello che avete letto o sentito in positivo o in negativo su Magnolia - Orso d'oro a Berlino, candidato a tre Oscar, grande successo americano - è vero. Che è un film barocco, lungo, ridondante. Che fa un uso violento della musica. Che è una specie di soap opera pantografata, dilatata, portata a dimensioni bibliche. Che si parla troppo, nelle sue storie intrecciate, di cancro e di televisione. Che subisce, a un'ora dalla fine, una brusca incrinatura e per un attimo sembra non saper più dove andare. Ed è vero, anche e di più, che è girato con grandissimo mestiere, che è interpretato da una squadra di attori tutti bravissimi - basti dire che perfino Tom Cruise è davvero notevole -, che è profondamente emozionante, spesso perfino divertente, a tratti sconvolgente, perché rivela una profonda pietà umana e va a scavare senza pudore nelle paure e nelle angosce del vivere contemporaneo. Ed è vero anche che nel calcolo algebrico tra le sue moltissime qualità e i suoi molti difetti vincono le prime, e che dallo scontro tra i suoi elementi positivi e negativi esce un tessuto di idee, di sentimenti, di stati d'animo, di invenzioni come raramente si incontra nel cinema americano di questi tempi. E se Magnolia non è un film perfetto, se la complessa struttura intrecciata di questa colossale commedia umana ogni tanto fa acqua e ha bisogno di qualche gruccia e di qualche didascalia, bisogna riconoscere comunque a Paul Thomas Anderson, il trentenne regista di Boogie Nights, che lo ha scritto e diretto benissimo e lo ha intessuto di qualche confusione, il diritto a un posto tra i grandi del cinema contemporaneo. Secondo il modello altmaniano di Nashville e di America oggi, anche Magnolia - il titolo non viene dal fiore, come farebbe pensare il brutto manifesto, ma dal nome di una strada della San Fernando Valley attorno a cui si incrociano e si sfiorano i personaggi del film - è una sorta di Ronde californiana, che intreccia nove storie, colte in una qualsiasi giornata destinata a finire in una catastrofe di violenza e originalità biblica: certo molto strana (piovono rane, a migliaia, a milioni), ma non così strana rispetto al mondo crudele e assurdo su cui piovono. E non è meno strano che a due terzi del film le storie si fermino per un attimo e tutti i personaggi (intonino, uno dopo l'altro, la stessa canzone, It's not going to stop, non si fermerà: e si parla della difficoltà del vivere. Magnolia è un grande melodramma in cinema, e l'uso che Anderson fa della musica - sovrapponendola ai dialoghi, ripetendola insistentemente come un basso continuo, facendola irrompere nelle conversazioni come un terzo interlocutore - può risultare affascinante o irritante in egual misura, ma non è certo mai banale o prevedibile. E anche se il registro generale del film ondeggia tra la tragedia e l'assurdo - preannunciato da un prologo esilarante e terribile che mette in campo le idee del regista circa la precisione del Caso -, anche se tocca brutalmente e senza mezzi termini il senso della nostra fragilità, Anderson ha sufficiente umanità, intelligenza e humour da non cedere mai al tono oracolare. Se non bastasse, sa come esaltare il lavoro degli attori - da Tom Cruise, che nasconde sotto la brutalità del macho una fragilità edipica, a Jason Robards, il padre che lo ha abbandonato, da Philip Seymour Hoffman, l'infermiere che accudisce quest'ultimo con straordinaria tenerezza, a Julienne Moore, che si ritaglia una scena memorabile, in cui ci possiamo riconoscere tutti, quando aggredisce verbalmente i due indifferenti farmacisti che tardano a darle le medicine necessarie al marito morente: questa è cognizione del dolore.

Irene Bignardi
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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 07-04-2004 14:56  
Paul Thomas Anderson è il nuovo profeta del cinema americano. Una sorta di Robert Altman (dal quale mutua due dei suoi attori-feticcio, Henry Gibson e Michael Murphy) più attento al percorso morale dei suoi personaggi, ma ugualmente capace di osservare le mille sfaccettature, le mille contraddizioni della società americana contemporanea. Come già in Boogie Nights anche in Magnolia (il titolo si riferisce a una delle strade principali nella parte nord di Los Angeles) ci sono dolore, sofferenza, deviazione, amore, odio e quel destino che sa come trovarci e segnarci anche quando pensiamo di averlo cancellato e vinto. C'è soprattutto un'umanità alla deriva, con l'ombra della morte che aleggia intorno e il bisogno di qualcosa o qualcuno più grande di noi che ci aiuti a espiare le nostre colpe. Un deus ex machina biblico che nel film si traduce nella sequenza del diluvio di rane dal cielo, un momento fissato come in un'istantanea indelebile nelle vite dei personaggi del film: quasi sospesi mentre ciascuno di loro si ripete, cantando le parole di una canzone di Aimee Mann (uno dei momenti più emozionanti del film) che deve ancora imparare a cambiare. A soli trent'anni anni Paul Thomas Anderson si dimostra autore di grande sensibilità e di invidiabile padronanza tecnica. Sa colpire lo spettatore nel profondo, anche se in qualche passaggio é un po' compiaciuto. Ma questo, più che un difetto, è forse un inevitabile tributo alla sua giovane età. Alla maniera del miglior Altman, Anderson sa mescolare storie, personaggi, musica e rumori di sottofondo, trasformandoli in un'unica, compatta materia viva e pulsante. Di sicuro questo film, che merita più di una sola visione, sa sedimentarsi come pochi tra cuore e sentimento. Straordinario poi il contributo di tutto il cast, con in testa l'umiliata e pentita Julianne Moore, il rabbioso Tom Cruise, il puro John C. Reilly, il candido Philip Seymour Hoffman e lo sconfitto Philip Baker Hall.

Valerio Guslandi
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Tenenbaum

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 10848
Da: cagliari (CA)
Inviato: 07-04-2004 14:57  
Inauguriamo l'albo dei futuri maestri del secondo secolo del cinema con il nome di un 29enne americano: Paul Thomas Anderson, scrittore e regista già apprezzato per "Boogie Nights" e vincitore dell'Orso d'oro a Berlino con "Magnolia". Accolto con favore dalla stampa e poco apprezzato dal pubblico in Usa, il film è comunque candidato a tre statuette: Tom Cruise, sceneggiatura e canzone originali. Sono tre ore di spettacolo, che pur non annoiando lasciano l'impressione di un capolavoro imbastito sbagliando le misure. "Magnolia" assume il nome di un viale di San Fernando Valley intorno al quale si svolgono diverse vicende. Il modello è "America oggi" di Robert Altman in versione supergasata, fra uno svariare di immagini video e un ininterrotto rimbombo di musica varia. A reggere l'impianto narrativo sono due anziani moribondi, destinati a non uscire vivi dal film. Il magnate Jason Robards aspetta l'irreparabile nel suo letto, mentre il presentatore tv Philip Barker Hall va in diretta a rischio della vita. Intorno a questi due patriarchi si muovono numerosi personaggi più giovani: Julianne Moore è la moglie del capitalista attanagliata dai rimorsi per non averlo amato abbastanza; mentre Cruise, figlio di primo letto, l'ha addirittura odiato al punto da cambiare identità e riciclarsi come un profeta del machismo. Odia il rispettivo padre televisivo anche Melora Walters, figlia del divo tv che il buon poliziotto John C. Reilly farà di tutto per tirar fuori dalla droga. E poi ci sono un ex-bimbo prodigio dei telequiz, William H. Macy, che vorrebbe vendicarsi dell'oblio in cui è caduto dopo un momento di fama fatua, e un altro genietto del video, Jeremy Blackman, che sa ritirarsi in tempo. Si può tranquillamente affermare che ciascun componente di questa squadra olimpionica di recitanti meriterebbe un Oscar. L'autore sa giostrarli nei tempi giusti rendendoci complici dei loro casi tanto che alla fine ci accorgiamo (è la mossa vincente) di voler bene a tutti o, per lo meno, di riuscire a compatirli. Emerge il senso di un racconto mai lacrimoso o conciliante, che trova la catarsi nel momento in cui dal cielo si abbatte una biblica pioggia di ranocchi: metafora di quelle calamità (guerra, terremoto, alluvione) che ci insegnano a vivere insieme dimenticando orgoglio e pregiudizio.

Tullio Kezich
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