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Autore Nunzia Munizzi e Barbara Sellini: le bambine di Ponticelli
dan880

Reg.: 02 Ott 2006
Messaggi: 2948
Da: napoli (NA)
Inviato: 18-11-2012 12:35  
L'assassinio di Nunzia Munizzi (10 anni) e della sua inseparabile amica Barbara Sellini (7 anni). Un feroce duplice delitto che quando avvenne (nel 1983) fece molto scalpore e inorridì tutta l'Italia. Successe a Ponticelli, quartiere molto degradato della periferia napoletana e ad alto tasso di concentrazione criminale. La sera del 2 luglio 1983, Barbara e Nunzia uscirono di casa (con in mano una busta di plastica dentro la quale vi erano delle merendine confezionate - come fosse un "pic nic" in zona) recandosi ad un misterioso appuntamento con una persona più grande di loro d'età. Una persona che le fece salire, senza la forza, sulla sua auto e che le condusse con se in un luogo mai individuato dagli inquirenti. Le due amiche furono seviziate e uccise con un coltello. L'aggressore-assassino, dopo averle uccise, le legò e le spostò sotto un cavalcavìa, nel "letto" di un torrente in secca. Cercò anche di bruciarle ma poi interruppe l'operazione e fuggì via. Le indagini brancolarono nel buio per due mesi finchè, raggiunto da una lettera disperata scritta dalla madre di una delle vittime, il Capo dello Stato Sandro Pertini invitò gli inquirenti napoletani a fare tutto il possibile per scoprire l'identità del feroce assassino. I carabinieri del capoluogo partenopeo credettero d'aver individuato i colpevoli in tre giovani che abitavano nei pressi di Ponticelli e che furono accusati da un loro coetaneo-conoscente. Ma, in realtà, prove non ce n'erano: contro di loro solo la testimonianza (molto inverosimile per i contenuti) del ragazzo che li accusò. A cominciare dal fatto che i tre accusati non conoscevano Barbara e Nunzia e nessuna traccia collegata al delitto fu scoperta analizzando l'auto indicata dal testimone come quella sulla quale sarebbero stati trasportati i cadaveri. Anche la dinamica del delitto e l'arma del delitto indicati dal testimone non trovarono riscontro con i risultati dell'autopsia. Il medico legale, inoltre, parlò di un solo assassino che aveva commesso il delitto allo scopo di trarre soddisfazione dalle sevizie inflitte alle vittime (mentre il testimone raccontò di un tentativo di violenza carnale culminato in un duplice delitto quando i tre accusati si sarebbero accorti, spaventandosi, dell'emorragia di una delle due bambine). Non regge neanche la versione fornita dal testimone per spiegare come sarebbe venuto a conoscenza del crimine: secondo il suo racconto, i tre accusati gli avrebbero raccontato cosa era successo (intimandogli di tacere) anche se lui non c'entrava niente con questa storia e anche se, dunque, non vi aveva partecipato e niente sapeva in precedenza. E poi ci sono altri due dati importanti, a discarico dei tre accusati: il primo-hanno degli alibi; il secondo- (importantissimo) all'appuntamento misterioso di Barbara e Nunzia del 2 luglio sera doveva andare anche una terza bambina (un'amica di Barbara e Nunzia), che poi all'ultimo momento dovette restare in casa. La bambina sopravvissuta fornì agli inquirenti molti dettagli sulla persona con la quale ci sarebbe stato l'appuntamento. Era un ventenne con i capelli rossicci che Barbara e Nunzia conoscevano benissimo e che loro chiamavano "Gino/Tarzan tutte lentiggini" (perchè era di corporatura robusta e perchè aveva il viso segnato da lentiggini). Un tipo con il quale giocavano al "fidanzamento". Gli inquirenti individuano il soggetto in questione e lo identificano: si chiama Corrado Enrico ed è un semianalfabeta che si arrangia con lavoretti occasionali e che frequenta spesso il rione in cui abitavano le due giovanissime vittime. Che lui conosceva di persona. E' un tipo violento (e qualche volta si ubriaca) che ha delle segnalazioni a suo carico per molestie, e molti episodi che lo hanno riguardato in passato (e che lui stesso ha ammesso) fanno pensare che sia un pedofilo. Spesso si fa chiamare Luigi (Luigi-Luigino/Gino? - gli amici lo chiamano Maciste: perchè è robusto). La sua auto, una Fiat 500 blu scuro, corrisponde alla descrizione di un'auto sulla quale, la sera del delitto, Barbara e Nunzia sarebbero state viste salire verso sera, a poche centinaia di metri da casa loro e proprio nell'orario in cui scomparvero. E, guarda caso, dopo i primi interrogatori , Enrico fa rottamare la sua auto (nonostante l'avesse acquistata da poco). Racconta, inoltre (agli inquirenti che lo interrogano), d'aver saputo del delitto vedendo una foto delle vittime sul giornale (perchè è semianalfabeta e quasi non sa leggere): e dice che c'era una foto che ritraeva i cadaveri legati insieme. E' una foto che non è stata invece mai pubblicata sui giornali. Ma, guarda caso, i cadaveri (così come trovati dai presenti sul posto) si trovavano esattamente nello stato descritto dall'Enrico. Ma per gli inquirenti tutto questo non conta: per loro, vale più la testimonianza del giovane (il cui nome è Carmine Mastrillo) che accusa i suoi tre coetanei/conoscenti (Luigi Schiavo, Giuseppe La Rocca, Ciro Imperante). Schiavo, La Rocca e Imperante vengono arrestati il 4 settembre 1983, rinviati a giudizio e processati. Saranno riconosciuti colpevoli sia in primo che in secondo grado e condannati in via definitiva dalla Corte di Cassazione. Numerosi saranno, negli anni a venire, i tentativi dei loro legali (tra i quali il famoso ex magistrato Ferdinando Imposimato) volti a ottenere una revisione processuale in loro favore. Le richieste sono state sempre respinte. L'ultima è stata depositata il 21 giugno scorso presso la Corte d'Assise d'Appello di Roma. La cui decisione è attesa con ansia. L'ultima richiesta di revisione processuale si basa su 18 elementi in favore dei tre ex imputati, su suggerimenti importanti riguardanti l'applicazione delle Scienze forensi per sostenere una nuova indagine scientifica sui reperti del delitto ancora conservati, sulla ricostruzione dettagliata di possibili piste alternative che potrebbero portare al vero responsabile. Tra queste la pista-Corrado Enrico e altre due, riguardanti altrettanti soggetti anch'essi già individuati nel 1983 per alcuni preoccupanti elementi di sospetto ma poi (come Corrado Enrico) tralasciati del tutto dopo alcuni interrogatori.

A questa orribile storia è stato recentemente (è uscito da pochi mesi) dedicato un libro scritto dalla giornalista napoletana Giuliana Covella, dal titolo "L'uomo nero ha gli occhi azzurri - La storia di Nunzia e Barbara". Libro che quasi è stato casualmente costruito di pari passo con questo nuovo, robusto lavoro legale messo in piedi dai difensori di Imperante-Schiavo-La Rocca, tanto da esserne in seguito diventato parte integrante in un certo senso. Mi auguro che tutto vada bene e che ai tre ex condannati sia riconosciuta la loro meritata innocenza. Perchè quello che hanno passato per circa trent'anni è davvero impensabile.

Sul potenziale sospettato Corrado Enrico peserebbe anche una certa confusione sugli orari che lo riguardarono per la sera del 2 luglio 1983 (oltre ai dati che prima avete già letto): perchè lui disse d'essere rincasato ad una certa ora ma la moglie smentì e disse che era ritornato a casa più tardi. Su di lui, chiaramente, ci sono moltissimi, preoccupanti, gravi elementi di sospetto (e forse potremmo chiamarli anche indizi). Ma è importante allo stesso tempo non prendere mai "traiettorie investigative" unidirezionali. In altri termini, soprattutto in caso di accolta richiesta di revisione processuale in favore di Imperante-Schiavo-La Rocca, sarà importante valutare anche le altre due piste disattese dagli inquirenti nel 1983. E ancora oggi molti si chiedono come è possibile che in una zona come Ponticelli persino i "capizona" locali della camorra non abbiano mai saputo niente su questo delitto e non abbiano mai avuto nulla da dire su questo delitto. Può anche essere un caso ma a qualcuno è venuto il legittimo sospetto "E se il delitto fosse stato compiuto da un soggetto vicino alla camorra o imparentato con un affiliato alla camorra?". Per adesso: chissà. Per il futuro: staremo a vedere. Di questo caso se ne occupò anche Telefono Giallo nel dicembre 1989, attraverso una puntata il cui titolo fu "Tragico appuntamento per due bambine", che ho recentemente avuto la fortuna di vedere.

Attraverso questo link potrete accedere ad un documento che vi permetterà di leggere, nel dettaglio, la ricostruzione della specifica vicenda giudiziaria che ha riguardato Luigi Schiavo, Ciro Imperante e Giuseppe La Rocca nell'ambito delle indagini degli anni '80 sul delitto Munizzi-Sellini: http://www.misteriditalia.com/altri-misteri/ponticelli/PONTICELLI(vicendagiudiziaria).pdf


Un documento del 1999 attraverso il quale i tre ex imputati in persona ricostruiscono le lacune e le contraddizioni oggettive sulle indagini che li hanno riguardati: http://www.misteriditalia.com/altri-misteri/ponticelli/PONTICELLI(Imostrinonsiamonoi).pdf

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Il legale che adesso si sta occupando come nuovo difensore di Ciro Imperante, Luigi Schiavo, Giuseppe La Rocca (e che dunque ha depositato lo scorso 21 giugno la richiesta di revisione processuale in loro favore) è l'Avv. Prof. Eraldo Stefani.

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Per i carabinieri faceva più comodo avere un testimone perfetto che accusava di un omicidio delle persone subito identificate anzichè doversi impegnare a trovare prove su un indiziato che nessun testimone aveva visto compiere il delitto e che sicuramente avrebbe respinto ogni accusa; i carabinieri erano convinti che al misterioso appuntamento del 2 luglio tre erano le bambine che avevano fissato l'incontro con qualcuno più grande di loro, e quindi tre dovevano essere gli aggressori-assassini. E allora partirono una serie di "attività" certamente strane da parte degli inquirenti che si conclusero con il "confezionamento" di una storia perfetta da portare al magistrato: il testimone oculare subito pronto che accusava tre persone ben precise di quel delitto. Perchè io non penso che le accuse di Carmine Mastrillo contro Ciro Imperante, Luigi Schiavo e Giuseppe La Rocca erano genuine. E' stato costretto a farlo, durante l'attività inquirente in fase d'interrogatorio.

E' lo stesso testimone-accusatore a ritrattare, in Corte d'Assise, le proprie accuse. Un attimo dopo le riconferma solo perchè il Pubblico ministero fa, a mio avviso, una cosa grave in fase dibattimentale: gli dice che lo farà arrestare (per falsa testimonianza) perchè considera falsa la ritrattazione. E allora Mastrillo, un attimo dopo, ritratta la ritrattazione e conferma nuovamente le sue accuse contro i tre imputati.

Il racconto di Carmine Mastrillo è inattendibile. Per vari aspetti:

1-Lui dice che la sera di venerdì 1 luglio 1983, Barbara Sellini e Nunzia Munizzi parlano con i tre imputati fuori ad una pizzeria, forse per prendere l'appuntamento della sera dopo per un pic-nic in zona. Ma: uno dei tre imputati le conosceva solo di vista a quelle bambine, perchè vivevano nello stesso quartiere. Gli altri due imputati non le conoscevano.

2-Mastrillo afferma che le bambine (la sera di sabato 2 luglio) salirono sulla Fiat 500 bianca di uno dei tre imputati, e che a bordo c'erano tutti i giovani accusati. Ma: diverse testimonianze le vedono avvicinarsi/salire a bordo di una Fiat 500 scura, con un fanale rotto, con il cartello "Vendesi" su un cruscotto e guidata da una sola persona.

3-Mastrillo afferma che i tre imputati si spaventano per l'emorragia di una delle due bambine, durante un tentativo di violenza carnale in un posto appartato, e per evitare guai le ammazzano, adoperando un ferro trovato sul posto. Ma: l'autopsia accerta che le due bambine sono state (dopo aver ricevuto colpi alla testa) seviziate con numerosi colpi superficiali d'arma da taglio inferti con un coltello dalla lama monotagliente e poi uccise (un colpo al cuore su una, un colpo alla giugulare sull'altra). Il medico legale, per via dei corpi carbonizzati in ampia parte (specie nei punti che potevano essere interessati da violenza), si trova impossibilitato ad accertare se vi fu o no violenza. Ma riscontra, su una delle due bambine, una lacerazione in una parte intima che esclude l'ipotesi di una violenza e fa ipotizzare più che altro il possibile impiego di qualcosa, dentro quella parte. Il medico legale ritiene che l'assassino le aveva seviziate per trarre soddisfazione da queste sevizie loro inflitte.

Imperante, Schiavo, La Rocca non avevano mai avuto precedenti di violenza, non erano mai stati segnalati per casi di pedofilia, avevano rapporti intimi con le loro rispettive fidanzate-coetanee. E poi un delitto così è certamente opera di una stessa personalità: un solo individuo. E due, o più di due, pazzi uguali non possono esistere.

4-Mastrillo afferma che, dopo il duplice delitto, i tre imputati si recano dal fratello di uno di questi per chiedergli aiuto. Il fratello di uno di questi accetta di aiutarli e tutti insieme si recano sul posto con due auto: la Fiat 500 bianca e una Fiat 127 beige. Su quest'ultima vengono trasportati i cadaveri e parzialmente bruciati nel torrente in secca del Pollena. Verso le 20:30, con la benzina presa dal serbatoio della Fiat 500 bianca.

La Fiat 127 beige viene analizzata dalla Scientifica: non presenta neanche una traccia collegata al delitto. C'è solo un fazzoletto con dentro una macchia di sangue. Il gruppo risulta essere identico a quello di una delle due giovanissime vittime ma è identico anche al gruppo sanguigno del proprietario dell'auto. E quest'ultimo afferma d'averlo impiegato lui per tamponarsi una ferita ad un piede mentre guidava. E poi: se fosse stato colpevole, avrebbe da un pezzo fatto sparire dall'auto una prova compromettente come quella.

E inoltre è impossibile che il rogo sia stato appiccato intorno alle 20:30: i proprietari di un podere vicino hanno detto di non aver visto fiamme fino a quando rimasero nei pressi del torrente in secca e cioè le 20:30. Un testimone oculare notò delle fiamme nel letto di quel torrente in secca solo alle 22:30 di quel sabato sera. Ed inoltre non c'è certezza che il combustibile impiegato provenga dalla benzina del serbatoio di un'auto. Vicino ai corpi semi carbonizzati fu trovata una lattina, se non sbaglio. Che però non fece pensare a benzina.

-Mastrillo afferma che dopo queste spaventose operazioni, i tre imputati (e il fratello di uno di questi) si recano da lui in discoteca a raccontargli tutto. Intimandogli di tacere. Perchè avrebbero dovuto farlo se Mastrillo niente sapeva e non era coinvolto? Non c'era motivo. E poi i tempi indicati dall'accusa e fatti propri nelle sentenze di condanna non tornano: tutto è fissato, dalla Pubblica accusa e in sentenza, in meno di 60 minuti o in 60 minuti esatti (19:30: le bambine salgono sull'auto con i tre imputati; 20:30: a cose completamente terminate, i tre raccontano tutto a Mastrillo, e in una discoteca aperta per giunta, dove erano conosciuti da tutti). Nessuno li ha notati quella sera in discoteca e con Mastrillo. Per compiere tutte quelle operazioni occorrono 95 minuti, ad essere svelti. 60 o meno di 60 minuti è impossibile. E ancora: secondo il racconto di Mastrillo, per lo meno e addirittura una quindicina di amici sarebbero stati presenti (la sera di venerdi 1 luglio, 24 ore prima del delitto) davanti al locale pubblico presso il quale le due bambine avrebbero preso appuntamento con i tre imputati. Solo Mastrillo li accusa però. E perchè i tre imputati, con così tanti amici presenti la sera prima, vanno a raccontare tutto solo al Mastrillo, intimando solo a lui di tacere?

Proprio non torna. Non sta in piedi dalla A alla Z.

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L'appuntamento non riguardava tre bambine: in realtà, era solamente Nunzia Munizzi (la più grandicella, 10 anni) che aveva preso un "impegno" per quella sera del 2 luglio con una persona più grande di lei, per un pic-nic in zona. Per un gioco al fidanzamento. Ed era Nunzia che si era munita di una busta di plastica con alcune merendine dentro. L'appuntamento, dunque, riguardava lei ed un giovane che conosceva benissimo. Robusto, baffetti, capelli rossi, lentiggini, sui 20 anni. E' Gino. O Tarzan tutte lentiggini. Gino ha una Fiat 500 blu scura, con un fanale rotto, un cartello Vendesi su un cruscotto. L'auto corrisponde a quella che ha Corrado Enrico: e lui ammette di farsi chiamare Luigi, Luigino, Gino al rione Incis di Ponticelli. L'auto corrisponde alla descrizione di quella a bordo della quale alcuni testimoni videro avvicinarsi/salire Barbara Sellini e Nunzia Munizzi la sera di sabato 2 luglio 1983, intorno alle ore 19:30 circa e davanti alla pizzeria La Siesta di Volla, sita a pochi metri dal rione nel quale le due giovanissime vittime abitavano.

Dopo i primi interrogatori, Corrado Enrico/Gino si disfa dell'auto. La porta in rottamazione. Nonostante l'avesse acquistata da poco e nonostante un tizio gli aveva offerto tanti soldi per acquistarla. E lui certamente di tanti soldi ne avrebbe avuto bisogno perchè si arrangiava con lavoretti occasionali che gli portavano poco o niente in tasca. Tempo dopo, Corrado Enrico/Gino confida ad una persona (che lo racconterà ufficialmente) d'essersi disfatto dell'auto perchè aveva paura che su quella trovassero tracce a lui contrarie.

Barbara Sellini (conosce anche lei Gino), l'amica inseparabile di Nunzia, va all'appuntamento proprio perchè lei e Nunzia sono amiche molto strette, amiche inseparabili. Stavano sempre insieme. Se andava Nunzia, era inevitabile che l'accompagnasse l'inseparabile e fidata amica stretta, Barbara (Barbarella, come era chiamata al rione Incis di Ponticelli. Perchè aveva 7 anni).

La terza bambina, che si chiama Silvana Sasso, doveva andare a questo appuntamento solo perchè era stata invitata da Barbara Sellini. Ma assolutamente non era prevista la presenza di una terza persona. E difatti la cosa saltò, e Silvana Sasso restò fuori, perchè all'ultimo momento non potè neanche allontanarsi di casa.

Silvana Sasso fece però in tempo a sapere con chi era l'appuntamento. E la descrizione del tipo che lei fa (e che lei sa chiamarsi Gino/Tarzan tutte lentiggini) corrisponde ai connotati di Corrado Enrico.


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dan880

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Inviato: 17-12-2012 20:11  
https://www.youtube.com/watch?v=PgbPFUJ09Eg

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dan880

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Inviato: 30-03-2013 16:28  
http://www.lanazione.it/firenze/cronaca/2013/03/28/865401-firenze-delitto-ponticelli-riaperto-avvocato-eraldo-stefani.shtml

http://www.ilmattino.it/napoli/cronaca/napoli_ponticelli_processo_bimbe_ergastoli_processo_revisione/notizie/259341.shtml

http://www.giornaledellumbria.it/article/article87883.html

Solo oggi ho appreso questa notizia ma sono felicissimo per Giuseppe La Rocca, Luigi Schiavo e Ciro Imperante. Dopo tre richieste di revisioni processuali respinte, la quarta (presentata il 21 giugno 2012) è andata a buon fine come potete leggere. Dal 16 maggio la magistratura esaminerà tutta la documentazione portata all'attenzione dell'autorità competente dall'avv. Eraldo Stefani, neo legale dei tre ex imputati. La Corte d'Assise d'Appello di Roma ha quindi disposto a tutti gli effetti la riapertura del caso per approfondire i numerosi elementi a discarico dei tre giovani di Ponticelli (Napoli). A cominciare dai loro alibi. Naturalmente la documentazione depositata non mira esclusivamente a far sì che finalmente Imperante, Schiavo e La Rocca siano riconosciuti innocenti e quindi riabilitati dopo 30 anni ma mira anche a far sì che vengano esaminati con la massima attenzione e scrupolosità sia i nuovi spunti forniti, suggeriti dalle Scienze forensi per lo studio delle tracce e dei reperti del feroce crimine sia le piste alternative per giungere al vero responsabile di quel duplice delitto. Piste alternative note sin dal 1983 e che portano a soggetti identificati già negli anni '80. Recentemente è arrivato un gran contributo per la ricostruzione di questo caso e per l'indicazione delle piste alternative dal libro "L'uomo nero ha gli occhi azzurri - La storia di Barbara e Nunzia", firmato dalla giornalista di Napoli Giuliana Covella e pubblicato a giugno dell'anno scorso.

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badlands

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Inviato: 01-04-2013 15:44  
che schifo.

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dan880

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Inviato: 04-04-2013 17:36  
http://www.cronaca-nera.it/notizie/605-massacro-ponticelli-omicidio-barbara-nunzia.html

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badlands

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Inviato: 05-04-2013 20:55  
eccitantissimo!

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dan880

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Inviato: 05-04-2013 22:04  
http://www.cronaca-nera.it/notizie/606-massacro-ponticelli-intervista-giuliana-covella-fretta-chiudere-caso-scalpore.html

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