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Scienza, ricerca, tecnologia. |
Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 11-07-2007 23:09 |
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In attualità si parla sempre di problemi, disgrazie ed inefficienza.
Ma anche se fanno meno notizia ci sono anche eventi positivi che migliorano la vita dell'umanità
pertanto si può dare rilievo a questi eventi e si può segnalare chi nella propria attività si distingue per gli sforzi rivolti al miglioramento della tecnologia, nel risparmio delle risorse e nell'utilizzo di processi meno inquinanti
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 11-07-2007 23:10 |
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Ogni esemplare costa 150 milioni di dollari e può ospitare 250 passeggeri
È in pista l'«aereo di plastica» Riduce i consumi, inquina meno . Il 26% del velivolo è italiano. Addio alluminio, tutta la fusoliera è in fibra di carbonio.
MILANO — Il primo «aereo di plastica» Boeing B-787 Dreamliner è pronto e domani uscirà dall'hangar di Seattle nello Stato di Washington per la tradizionale cerimonia del roll-out. Poi arriveranno i ritocchi per prepararlo al battesimo dell'aria previsto per settembre. L'anno prossimo entrerà in servizio con la compagnia All Nippon. È il primo jet di una generazione nuova che nasce per ridurre i costi, consumare di meno, più rispettosa dell'ambiente e per regalare anche un pizzico di comodità in più ai passeggeri che viaggiano in classe turistica. Ma non solo. Il Dreamliner inaugura pure la filosofia detta del «punto-a-punto», escogitata per evitare i grandi aeroporti sempre più affollati e raggiungendo direttamente la meta voluta, come potrebbe essere ad esempio un volo Venezia-Filadelfia, saltando New York. In aggiunta, questo è il primo aeroplano che pur avendo origine in una società americana è costruito per la maggior parte all'estero: dal Giappone, all'Australia, dal Canada alla Germania, dalla Gran Bretagna all'Italia. La nostra industria realizza il 26 per cento dell'intero velivolo. Il nuovo Boeing è stato battezzato «aereo di plastica» perché è il primo ad avere l'intera fusoliera non più in alluminio ma in fibra di carbonio più altre parti: oltre il 50 per cento del bireattore fa ricorso al prezioso materiale. Un balzo tecnologico perché finora non si era mai osato tanto: si fabbricavano alcuni elementi, delle ali magari, ma non il cuore del jet che ospita i viaggiatori.
Di questo balzo sono partecipi gli stabilimenti di Grottaglie e Foggia di Alenia aeronautica- Finmeccanica dove un migliaio di tecnici sfornano buona parte della fusoliera più vari elementi. Boeing per risolvere i problemi dello sviluppo ha garantito cospicui investimenti: si parla di 10 miliardi di dollari ma con le spese in ricerca degli ultimi mesi per arginare alcune difficoltà il valore è probabilmente andato oltre. La scelta della fibra di carbonio garantisce maggior leggerezza e resistenza, minori costi di manutenzione perché più resistente alla corrosione. L'aereo più leggero, inoltre, permette l'uso di due motori meno potenti quindi meno inquinanti chimicamente e acusticamente tagliando del 20 per cento il consumo di cherosene. All'interno, oltre al design più accattivante è aumentato il comfort. Innanzitutto l'aria è diversa, più umidificata per ridurre la secchezza della bocca e degli occhi e la pressione è pari a un'altezza di 1.800 metri sulla Terra (finora era equivalente a 2.400 metri). Essendo la fusoliera più ampia, i corridoi in classe economica sono 6 centimetri più larghi e lievemente più comodo è pure il sedile. I finestrini saranno oscurati elettronicamente dall'equipaggio o dal passeggero. I miglioramenti sono entrati anche in cabina per affaticare di meno. I piloti utilizzano l'«head up display» come sui caccia militari consentendo di vedere i dati su un vetro trasparente senza abbassare la testa. Un monitor, poi, mostra di continuo il terreno sorvolato e un altro guida i piloti sulle piste evitando ostacoli. Le nuove tecnologie hanno portato vantaggi pure alle compagnie perché il costo d'esercizio dell'aeroplano è del 20 per cento inferiore a quelli della sua classe. Forse è per questo che il Dreamliner (150 milioni di dollari) è già stato venduto in 642 esemplari prima di spiccare il volo: un record mai raggiunto. E le scelte compiute da Boeing hanno costretto il concorrente Airbus a seguirla. Così è nato l'Airbus A-350 XWB, che arriverà però soltanto fra cinque anni.
Giovanni Caprara
07 luglio 2007
http://www.corriere.it/Primo_Piano/Scienze_e_Tecnologie/2007/07_Luglio/07/aereo_plastica.shtml
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Futurist
 Reg.: 30 Giu 2005 Messaggi: 1290 Da: firenze (FI)
| Inviato: 18-07-2007 11:17 |
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Io ne ho trovata una grossa:
Fonte: http://etleboro.blogspot.com/
Tesla Motors ha ufficializzato il 20 luglio il lancio della Tesla car, una berlina completamente elettrica con prestazioni da Formula Uno, senza alcuna emissione e una percorrenza di 250 miglia con una carica
La Teslamotors non svela i suoi segreti Tesla Supercar elettrica
Il suo essere completamente elettrica rompe la tradizione dei motori ibridi o a idrogeno, avendo una tecnologia innovativa se non addirittura rivoluzionaria che la pone in una posizione nettamente superiore alle altre auto che sfruttano un'energia eco-compatibile.
Ciò che rende questa macchina affascinante è sicuramente il mistero che avvolge il suo meccanismo: cosa la fa muovere, ma soprattutto, da dove giunge una tale energia?
La casa costruttrice, dopo un countdown di circa un mese per attendere il lancio di tale prototipo, ne mostra le principali caratteristiche tecniche, parlando solo in maniera vaga della tecnologia che la ispira. Ciò che traspare senz'ombra di dubbio è la sua unicità, più che la sua innovatività, essendo il primo progetto comparso in assoluto sul mercato, almeno il primo dal lontano 1930, anni in cui Tesla ha sperimento la vera e unica "Teslacar", alla quale deve il suo successo.
Quello di Eberhard, ingegnere progettista della Tesla Motors, è un meccanismo composto da un motore di rame e un rotore di acciaio roteati da un campo magnetico. All'interno del rotore non vi sono pistoni, per cui schiacciando sull'acceleratore il motore parte istantaneamente: un computer di bordo controlla il sistema di trazione, tenendo la macchina ai massimi regimi per ottimizzare l'utilizzo dell'energia. La struttura motrice è composta da quattro parti principali, un gruppo di batterie, un motore, un sistema di trasmissione, e di un modulo potenziale elettrico.
Ciò di cui Eberhard va molto fiero è un gruppo di batterie al litio, leggero, maneggevole e molto capace, dovendo fornire molta energia. Il motore, per mantenere la sua stabilità, ha poi bisogno di un circuito di raffreddamento liquido, per evitare che parte dell'energia durante la trasformazione, sia dissipata dal rilascio di calore. Inoltre è costruito con metalli che posseggono alte cariche magnetiche.
Tesla Supercar elettrica
Il meccanismo di trasmissione consente al computer ivi istallato di correggere le prestazioni delle macchine e la guida dell'utente. I circuiti all'interno del PEM esaminano le temperature, la tensione, la corrente e le combinazioni dei comandi, registrandoli in una specie di scatola nera. Com'è possibile notare nessun tipo di riferimento è stato fatto alla struttura del motore cilindrico che muove la macchina, il progetto evidentemente viene ancora mantenuto nel massimo riserbo. Ciò che accade al suo interno può essere ipotizzato, non è da escludersi che sia esso stesso un'applicazione del principio della Joecell che accumula energia, usando l'acqua come vettore e prendendola dall'etere, e la trasferisce in maniera superiore a quella immessa.
Diversamente possiamo ipotizzare che la Roadster di Google trovi le sue origini più profonde, proprio nella macchina di Tesla. Era una Pierce Arrow, una macchina di lusso per l'epoca, che fu modificata per renderla adatta al suo esperimento. Il motore era stato rimosso e sostituito con un motore elettrico circolare completamente chiuso in un contenitore di 1 metro in lunghezza e 65 cm in diametro, con un ventilatore di raffreddamento . Poi è stato costruito un "ricevitore di energia gravitazionale", installato di fronte al cruscotto.
Il convertitore conteneva 12 tubi di rame, da cui partiva un'antenna lunga 1.8 metri che prendeva energia dall'antenna principale istallata sul laboratorio di Tesla, accanto alle cascate del Niagara. Tesla era fermamente convinto, e lo dimostrò, che l'Energia poteva essere trasferita attraverso l'etere, che rappresenta così il canale ideale per alimentare a lunga distanza mezzi di trasporto e di comunicazione.
La Tesla Motors non ha certo negato la paternità di tale scoperta a Tesla, facendone più che altro un omaggio allo scienziato più grande degli ultimi secoli dell'uomo, in occasione dei 150 anni dalla sua nascita. Ciò dimostra e lascia intendere che gli Illuminati di allora e i fautori del "free web" di oggi, ci hanno nascosto per più di settant'anni una verità, una conoscenza che ci appartiene in quanto Tesla non cedette mai le sue invenzioni a dei privati, è derubato per la loro profonda avidità e egoismo.
Teniamo inoltre a ribadire e a sottolineare il fatto che tale evento è stato nascosto e occultato dai media, dalla stessa rete di Internet che hanno lasciato la ricerca delle informazioni soprattutto agli utenti più esperti. Allo stesso modo è stato dimenticato dalle testate dell'Europa l'anniversario della sua nascita, e il fatto che l'Unesco ha indetto il 2006 come anno di Nikola Tesla.
La Teslacar è entrata nel nostro futuro, e a finanziarla, a costruirla sono stati gli stessi che intendono tenere le briglie del controllo delle informazioni, con internet e con i sistemi di comunicazione integrata, ossia i prossimi Palm : dalla nostra dipendenza più assoluta verso le tecnologie darà vita al loro potere più subdolo che possa esistere, perché è invisibile.
_________________ "Verso l'infinito e oltre, per arrivare là dove nessu uomo è mai giunto prima"
"trascendere le limitazioni umane e padroneggiare l'universo" (medaglia Fields) |
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 06-11-2007 17:03 |
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iL 10 E L'11 NOVEMBRE IN 200 PIAZZE ITALIANE RIPARTE LA CAMPAGNA DEL WWF
Ecocondomini: si risparmia il 30%
Nei 53 palazzi con le nuove tecnologie la spesa per il combustibile è scesa da 1.228.559 a 823.255 euro
MILANO - In Italia sta crescendo, da un anno, una nuova generazione: la generazione clima. L’ha “partorita” il Wwf lo scorso dicembre, lanciando una nuova campagna tra i cittadini, nella loro veste di inquilini, per l'efficienza e il risparmio energetico delle case in cui abitano. Adesso, a quasi un anno di distanza, quella generazione ha cominciato a muovere i primi passi e punta a realizzare un obiettivo ambizioso: "realizzare un milione di condomini efficienti". L'appuntamento per lanciare l'iniziativa è in 200 piazze italiane il 10 e l''11 novembre.
GLI INTERVENTI - Sono molti gli interventi utili per vivere in una casa in cui si spende e si inquina meno. Rispettare l'ambiente significa, secondo l'esperienza maturata direttamente dagli inquilini efficienti, rispettare anche il proprio portafoglio. Si comincia dal sostituire le vecchie caldaie a gasolio con quelle più moderne a
condensazione, poi si installano sistemi di contabilizzazione del calore. Molto utile anche isolare vetri, tetti, solai e pareti esterne. Tra i molti altri interventi che gli esperti della neonata generazione suggeriscono (l'elenco dettagliato e commentato si trova in queste pagine del sito del Wwf) c'è anche quello di adottare i pannelli solari per la produzione di acqua calda per usi sanitari. Tutto questo comporta investimenti, ma va valutato nel contesto del rapporto costi-benefici, tenendo conto delle agevolazioni fiscali previste dalla Finanziaria 2007.
I BENEFICI - L'insieme degli interventi adottati nei 53 condomini distribuiti in tutta italia che sono entrati ufficialmente a far parte del quartiere di "Generazione clima" ha comportato un riduzione complessiva dei consumi di circa il 32%: si è passati da 1.229 a 826 Tep (tonnellate equivalenti petrolio). Il calo di spesa sul combustibile è stato del 33%: da 1.228.559 euro a 823.255. E, dato importante sotto il profilo ambientale, le emissioni di Co2 hanno subito un taglio del 44%.
Se dal "quartiere" degli attuali 53 condomini si passasse alla città del famoso milione di edifici efficienti "sognati" dalla generazione clima, è stato calcolato che la riduzione delle emissioni di Co2 sarebbe di oltre 27,5 milioni di tonnellate, pari a quelle prodotte da quasi tre centrali a carbone da 1980 MW ( come quella di Civitavecchia). E, se l'obiettivo del milione degli "ecoedifici" venisse realizzato entro il 2012, sarebbe anche stato raggiunto quasi il 30% del target di riduzione delle emissioni previsto per l'Italia dal protocollo di Kyoto. Queste cifre, già di per sè significative, sono ancor più importante se inserite nel contesto di un paese in perenne deficit energetico, dove i cittadini pagano le bollette sempre più care e che, rispetto al 1990, ha aumentato le emissioni nocive di circa 13%.
I VOLTI NOTI DELLA GENERAZIONE CLIMA - C'è anche una nutrita sfilata di star che sente di avere uno spirito di appartenenza alla Generazione Clima. A comporre il «jet set» del clima ci sono, tra gli altri gli attori Giorgio Pasotti, Andrea Giordana, Claudia Gerini, Blas Roca Rey, Cinzia Leone e Magda Mercatali, i comici Antonello Dose e Marco Presta, il regista Luca Lucini, la presentatrice e giornalista Paola Saluzzi, l'autore David Riondino, il cantante Federico Zampaglione dei Tiromancino e il geologo Mario Tozzi.
Stefano Rodi
30 ottobre 2007
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eltonjohn
 Reg.: 15 Dic 2006 Messaggi: 9472 Da: novafeltria (PS)
| Inviato: 10-11-2007 12:15 |
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Ok ragazzi, ma se non siete un pò più concisi nessuno si prende la briga di perdere una mezzora solo per leggere DUE post DUE...non so se rendo l'idea
_________________ Riminesi a tutti gli effetti...a'l'imi fata! |
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madpierrot
 Reg.: 08 Mag 2004 Messaggi: 851 Da: Pista Uno (es)
| Inviato: 10-11-2007 17:34 |
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Infatti, post di oltre 10 righe e senza neanche una parolaccia...
Dico, scherziamo: volete che al povero eltonjohn venga mal di testa...
_________________ "La via da percorrere non è facile né sicura, ma deve essere percorsa e lo sarà" |
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 27-11-2007 12:05 |
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LA SFIDA DI BERLINO
Il 20% di energia sarà rinnovabile
Piano per ridurre le emissioni del 40% entro il 2020. La corsa al risparmio diventa business
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO — A modo loro, i vignaioli tedeschi si sono adattati al surriscaldamento del clima. Un vino da dessert, l'Eiswein, realizzato con grappoli raccolti in inverno quando la temperatura è sotto zero di almeno sette gradi, è ormai difficilissimo da produrre: la stagione scorsa, la vendemmia è stata possibile solo il mattino del 27 dicembre e del 26 gennaio. Così, molti produttori hanno rovesciato il loro mondo e sono passati al Trockenbeerenauslese, estratto da grappoli essiccati sulla vite. Succede che, allo stesso modo, l'effetto serra, in Germania, sta rovesciando il modo di vivere e di lavorare di tutti. Un po' per forza, molto perché la cancelliera Angela Merkel e il suo governo di Grande Coalizione hanno deciso di fare della lotta al cambiamento del clima la «priorità più alta» del loro programma. E hanno deciso di puntare, tra le altre cose, sulle energie rinnovabili: scelta coraggiosa perché non tutti, nel mondo, pensano che questa sia la strada più facile per combattere l'effetto serra.
La settimana prossima, dunque, alla conferenza sul clima indetta a Bali dalle Nazioni Unite, la Germania vorrebbe giocare un ruolo di punta. Per convinzione. Ma anche perché Frau Merkel e il suo ministro dell'Ambiente Sigmar Gabriel sostengono che questa sia anche un'occasione per proiettare l'economia tedesca nel Ventunesimo Secolo, se è vero che quello legato all'ambiente, e in particolare quello delle energie alternative ai combustibili fossili, sarà uno dei business a maggiore crescita. La scommessa è alta. Il Programma Integrato per l'Energia e il Clima è la cornice entro la quale la signora Merkel fa rientrare i suoi obiettivi. In essenza, la cancelliera ha un piano per ridurre le emissioni tedesche di anidride carbonica del 40% (rispetto al livello del 1990) entro il 2020.
E vuole che in quell'anno le energie rinnovabili arrivino a coprire il 20% di tutte le fonti, dall'8% o 12% attuale (a seconda di chi fa i calcoli). Se riuscisse in questo secondo obiettivo, la Germania diventerebbe il modello globale di lotta al «pianeta caldo ». E conquisterebbe un vantaggio competitivo in fatto di tecnologie del vento, del solare, delle biomasse sugli altri Paesi. Il piano — che dovrebbe essere perfezionato nelle prossime settimane — consiste in regole per l'installazione di sistemi nuovi di riscaldamento, in ulteriori collegamenti per lo sfruttamento dell'energia eolica, nella produzione di automobili a bassa emissione o elettriche oppure a idrogeno. Le nuove costruzioni dovranno poi essere a basso consumo di energia e almeno in parte alimentate da celle solari, biogas e pompe di calore. Ovviamente, il piano va anche oltre le energie alternative: ma è in questo campo dove la scommessa è probabilmente più forte. La portata delle misure è ampia.
E va ad aggiungersi alla riduzione di emissioni già effettuata dalla Germania negli anni scorsi: dai 1.228 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente del 1990 ai circa mille del 2005 poi però saliti a 1.007 nel 2006. Così ampia che una parte consistente dell'industria vi si oppone. E che anche le associazioni degli inquilini hanno deciso di mobilitarsi contro: nel breve periodo, dicono, le energie alternative negli edifici sono troppo costose. Con il risultato che una parte dei ministri della Grosse Koalition cerca di frenare. Ma su questo la cancelliera ha giocato la sua reputazione e sostiene che la legge tedesca— che consente ai singoli condomini che producono energia solare in eccesso di rivenderla a prezzi vantaggiosi — offre già ora la possibilità di tenere bassi i costi delle energie alternative. Merkel e Gabriel sono convinti che questa spinta darà all'economia della Germania anni di vantaggio sulle altre. La ministra della Ricerca, Annette Schavan, ha appena lanciato un piano da un miliardo finalizzato a tenere insieme ricercatori e business e a tagliare i tempi di sviluppo dei prodotti innovativi nel campo delle energie rinnovabili. Infatti, i maggiori gruppi economici del Paese hanno iniziato a fare sul serio.
Molti hanno fissato obiettivi di riduzione delle loro emissioni. Altri hanno trasformato le energie rinnovabili in un settore d'affari. Il gruppo Thyssen ha una società controllata che è la numero uno al mondo in tecnologie per l'energia dal vento. La Bosch spende il 40% della sua ricerca per sviluppare prodotti legati al risparmio di energia e alle tecnologie che non usano combustibili fossili. La settimana scorsa, la Solar di Berlino ha vinto un contratto per costruire sei impianti di produzione dell'energia solare in Puglia. E casi del genere di imprese tedesche che vincono contratti nelle energie rinnovabili sono sempre più frequenti in tutto il mondo.
Danilo Taino
27 novembre 2007
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/07_novembre_27/energia_rinnovabile_taino_a14c0c32-9cc2-11dc-b6d9-0003ba99c53b.shtml
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 10-04-2008 18:22 |
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Potrà soddisfare la domanda elettrica di una cittadina di 60-80 mila abitanti
Elettricità dall'idrogeno a Porto Marghera
Pronta entro l'anno prossimo, utilizzerà il gas scartato dal polo petrolchimico e non emetterà CO2
DAL NOSTRO INVIATO
PORTO MARGHERA (VENEZIA) – Hydrogen Park: forse il nome è un po’ altisonante. Ma qui oggi è stato avviato il cantiere della prima centrale elettrica a idrogeno di taglia industriale del mondo, 16 megawatt, quanto basta per soddisfare le esigenze di 60-80 mila persone, evitando di scaraventare
nell’atmosfera quasi 20 mila tonnellate di anidride carbonica. Proprio così, perché l’idrogeno, bruciando, genera soltanto vapor d’acqua e ossidi d’azoto, che tuttavia verranno filtrati prima di uscire dai camini. Risultato: emissioni quasi zero. «Un piccolo impianto, ma un grande progetto ingegneristico e industriale, che ci colloca al primo posto nel panorama internazionale - ha detto l’aministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti nel dare il via ai lavori del cantiere, che sorge a ridosso della centrale a carbone di Fusina, nel cuore del polo petrolchimico di Porto Marghera-. L’impianto, che entrerà in funzione entro il 2009, comporterà un investimento di 47 milioni di euro». Di idrogeno si parla da anni come del vettore energetico del futuro, quello che già alimenta fuel cell di automobili per ora carissime, ma assolutamente ecologiche.
PRODOTTO DI SCARTO - Nel caso della centrale elettrica di Fusina l’idrogeno verrà utilizzato semplicemente come combustibile, bruciandolo dentro una speciale caldaia. Un uso intelligente e quanto mai opportuno perché, finora, l’idrogeno era un prodotto di scarto dei cicli di lavorazione dell’etilene nel polo petrolchimico, eliminato al ritmo di 1,3 tonnellate l’ora. Un vero spreco. «Dall’anno prossimo, l’idrogeno sarà trasferito dal settore petrolchimico alla nuova centrale, per mezzo di una tubatura lunga 4 km, e andrà alimentare un ciclo combinato –ha spiegato il professor Gennaro De Michele, responsabile della ricerca scientifica all’Enel-. L’idrogeno brucerà azionando una turbina per la produzione diretta di energia elettrica. Ma anche il calore di scarto dell’impianto sarà utilizzato per produrre vapore che, a sua volta, sarà utilizzato dalla turbina della vicina centrale a carbone». Insomma, in tempi di energia a caro prezzo, qui si utilizzerà tutto con la massima efficienza. Hydrogen Park è un consorzio nato per iniziativa dell’Unione Industriali di Venezia che si propone, come hanno sottolineato il presidente della Regione Veneto Giancarlo Galan e il sindaco di Venezia Massimo Cacciari, di convertire l’area di Porto Marghera in un polo di energie rinnovabili e pulite.
E CI SAREBBERO ANCHE I RIFIUTI - Ma Cacciari ha anche lanciato un duro atto di accusa contro la «burocrazia ministeriale» che sta impedendo il maggior uso energetico del cdr (il combustibile derivato dai rifiuti). «Qui da anni tentiamo di raddoppiare l’utilizzazione del cdr, passando da 35 mila a 70 mila tonnellate anno di rifiuti bruciati per uso energetico. Ma ci vengono frapposti ostacoli inammissibili, che per noi si traducono in una perdita di 4 milioni di euro l’anno. Una politica schizofrenica, incompatibile con la grave situazione energetica del Paese». A margine della presentazione della nuova centrale a idrogeno, è stato confermato un altro importante progetto ecologico avviato dall’Enel: lo stoccaggio, all’interno di giacimenti geologici profondi, dell’anidride carbonica emessa dalla centrale elettrica a carbone di Brindisi . La prima sperimentazione di questo impianto sarà effettuata entro l’anno prossimo. Sarà un altro modo di alleggerire il carico dei gas serra che fanno crescere la temperatura del pianeta.
Franco Foresta Martin
08 aprile 2008
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 28-05-2008 01:19 |
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SCOPERTA della Technische Universiteit di Delft, IN OLANDA
Energia solare moltiplicata per tre
Coi «nanoconduttori» anziché ottenere un solo elettrone da ogni fotone è possibile averne tre
AMSTERDAM (OLANDA) - Un team di ricercatori dell’Università di Tecnologia di Delft (Olanda) e della Foundation for Fundamental Research on Matter hanno utilizzato nanocristalli come semiconduttori, approdando a una significativa scoperta: la capacità di produzione di energia delle celle solari con l’uso di questi semiconduttori viene triplicata. Gli studiosi hanno ribattezzato il processo di moltiplicazione «effetto valanga».
LO STUDIO - Lo studio verrà pubblicato sulla rivista Nano Letter e subito dopo inizieranno le prime sperimentazioni. L’effetto valanga era già stato individuato in passato e nel 2004 uno studio dei ricercatori del National Laboratories di Los Alamos, in Nuovo Messico, ipotizzava che il miglioramento nelle prestazioni di un impianto per l'energia solare, grazie ai nanocristalli, potesse essere ben maggiore. Ora viene finalmente dimostrata la validità dell’effetto moltiplicatore di questo materiale, anche se si tratta di un’incidenza inferiore a quella ipotizzata.
L’ENERGIA SOLARE - Pannelli costosissimi per produrre relativamente poca energia: questo è uno dei mali dell’energia solare, ritornata più che mai in auge in tempi di crisi energetica. In Italia si annuncia la riapertura delle centrali nucleari, Veronesi e Rubbia dibattono sulla quarta generazione dell’energia all’uranio, sulla sua validità e sulle alternative esistenti, mentre ancora una volta ci si chiede perché, in un Paese come l’Italia, l’energia pulita e poderosa che ci regala il Sole non venga sfruttata a dovere. Dall’Olanda potrebbe arrivare una piccola rivoluzione.
Emanuela Di Pasqua
27 maggio 2008
http://www.corriere.it/scienze_e_tecnologie/08_maggio_27/energia_solare_b8ecaf8a-2bf7-11dd-9d26-00144f02aabc.shtml
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 16-07-2008 15:01 |
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E a fine anno ha ancora 3 gigawatt di energia in avanzo da vendere a terzi
Negli Usa la prima città che va col vento
Rock Port, nel Missouri, è la prima città americana completamente alimentata con energia eolica
Si chiama Rock Port la prima cittadina degli Stati Uniti, alimentata completamente a energia eolica. L'amena località situata nel bel mezzo delle pianure americane, tra Missouri e Mississippi, conta 1.300 abitanti circa, più o meno quelli che può ospitare un paesino italiano di montagna. Tutta l'energia dal vento - Nei campi poco distanti dal centro del paese sono state erette quattro turbine eoliche Suzlon, da 1,25 megawatt l'una, che forniranno energia per 16 gigawattora all'anno. In questo modo sarà possibile utilizzare il 100% di energia pulita per rifornire case, scuole, edifici pubblici e commerciali.
VENTO IN VENDITA - Ma non solo: infatti il fabbisogno totale annuo della città si aggira intorno ai 13 gigawattora, mentre il rendimento delle turbine arriva fino a 16 gigawattora. I 3 gigawatt in avanzo verranno venduti ad un'azienda pubblica e utilizzati altrove.
L'eolico sembra proprio un buon affare quindi, almeno in quest'area. Ne sono convinti anche i ricercatori nel campo delle energie rinnovabili dell'Università del Missouri. Ci sono già 75 pale eoliche distribuite nei dintorni di Rock Port e secondo gli specialisti, sole le tasse pagate dalla Wind Capital Group, società a capo della gestione delle wind farm in questa zona, produrranno più di un milione di dollari di introiti annui, che andranno a finire nelle casse della contea.
LE PIANTAGIONI DEL FUTURO - Anche altre società produttrici di energia eolica si stanno indirizzando qui per la creazione di nuovi impianti: d'altronde, secondo una mappa pubblicata dal Dipartimento dell'Energia, il nord est dello stato del Missouri ha la più alta potenzialità in campo eolico dell'intero Paese, possedendo sia il vento che i luoghi adatti per l'impianto delle turbine. La coltivazione del futuro sarà quindi il vento, gli esperti ne sono certi: non inquina e i benefici vengono ridistribuiti su tutta la popolazione. L'affitto di un terreno per le pale eoliche ad esempio può andare dai 3mila ai 5mila dollari, un affare molto più redditizio di qualsiasi piantagione.
Valentina Tubino
16 luglio 2008
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 16-07-2008 15:03 |
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si chiamerà e-smart
La Smart elettrica sul mercato nel 2010
Si potrà caricare alla normale presa di corrente da 220 volt. I costi di utilizzo? Due centesimi al chilometro
E’ ufficiale: la Smart elettrica arriverà sul mercato nel prossimo 2010. Il motore resterà quello da 30kW/41 CV che attualmente è a bordo delle 100 Smart ed (eletric drive) che circolano a Londra. Così come le batterie che non saranno al litio ma al sodio-nickel. «Troppo costose quelle al litio per una Smart. In più con il poco spazio a disposizione l’incremento che potrebbero dare in termini di autonomia sarebbe ridotto» spiega Armin Kallenberger, project manager di Smart ed. Autonomia che attualmente è di 115 km, comunque già sufficiente per un uso urbano.
RICARICA - La batteria può essere ricaricata da una normale presa di corrente da 220 volt, «operazione che può essere ripetuta per 1000 volte, che equivale ad una vita utile di circa 10 anni» continua Kallenberger. Per la ricarica completa delle batterie sono necessarie 8 ore, mentre sono sufficienti 3 ore e mezza per arrivare all’80% di carica. I consumi sono quelli sognati da ogni automobilista: 2 centesimi al km. I piani del ceo Dieter Zetsche sull’elettrico non si fermano solo a Smart e sempre nel 2010 prevedono il lancio di un’elettrica anche con il marchio Mercedes.
Alessandro Marchetti Tricamo
08 luglio 2008
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 19-09-2008 10:36 |
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Primi modelli sul mercato alla fine del 2010
Arriva Volt, Gm tenta la carta ecologica
Dalla casa americana la prima auto elettrica per la vendita su larga scala: raggiunge i 160 chilometri orari
NEW YORK - General Motors guarda al futuro, dice addio a Suv e consumi sfrenati e si converte all'ecologico. La casa americana ha presentato a Detroit la sua prima auto ibrida, la Volt. Una vettura, per dirlo con le parole di Rick Wagoner, il numero uno del colosso Usa, che rappresenta non solamente il futuro per Gm, ma potenzialmente una pietra miliare per l’intera industria automobilistica.
ELETTRICA - La Chevrolet Volt è infatti la prima auto ad alimentazione completamente elettrica prodotta da una grande casa automobilistica con l'obiettivo di essere venduta su larga scala. Apparsa per la prima volta come prototipo al salone dell’auto di Shanghai, in Cina, nel gennaio 2007, la Volt comincerà a essere venduta alla fine del 2010. L’auto è disegnata per funzionare completamente a elettricità tramite batterie al litio, con un autonomia di 64 chilometri, una distanza sufficiente a coprire circa il percorso giornaliero per andare a lavoro del 75% degli americani. Con l'ausilio di un serbatoio ausiliare di benzina, che serve a far funzionare un alimentatore interno, la vettura è in grado di rigenerare le batterie. Così, per i viaggi più lunghi, l’autonomia della Volt può essere estesa fino a 579 chilometri, mentre la velocità massima raggiungibile è di 160 chilometri orari.
CONSUMI - Secondo Gm, la Volt è in grado di abbattere i costi di utilizzo della vettura in modo impressionante: con meno di un dollaro (80 cent, per la precisione) si possono ricaricare completamente le batterie della vettura e compiere, cioè, 64 chilometri al giorno. Muoversi con ogni comfort, spendendo meno di quanto di paga per un caffè, sembra un modello in perfetta sintonia con la crisi economica in corso e l'esigenza di ridurre i consumi di combustibili fossili.
PREZZI - La Volt, una berlina compatta, sarà disponibile in versione a tre e cinque porte e il prezzo inizialmente fissato era stato di 30.000 dollari, poi si era parlato di 40.000 dollari e tuttora non è stata annunciata una cifra definitiva.
I PRECEDENTI - La Volt è stata preceduta negli anni 90 dall’esperimento della Ev1, che fu la prima auto elettrica mai prodotta da un colosso automobilistico, costruita da Gm nel 1996. La Ev1 tuttavia non fu destinata al mercato, ed era disponibile in aree limitate di Arizona e California e solamente in leasing con una speciale clausola che impediva all’utente di poterla acquistare. Il programma Ev1 è stato interrotto da General Motors nel 2003, non senza generare polemiche.
18 settembre 2008
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Tenenbaum
 Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 05-11-2008 00:14 |
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ancora una volta i kibbutz il cardine della nuova «rivoluzione»
Energia: Israele punta forte sul Sole
Tre miliardi di dollari per avere fino al 40per cento del fabbisogno dal deserto del Negev
GERUSALEMME – La chiamano la rivoluzione del sole. Una nuova frontiera energetica. Che viene dopo quella dell’acqua, del deserto fiorito, dei kibbutz collettivisti. Israele lancia il primo, grande investimento per sfruttare l’energia solare in larga scala.
Una centrale solare (Reuters)
Nel deserto del Negev, nel profondo sud di Arava. Un accordo con una quindicina fra le più grosse comuni agricole e un obbiettivo che non ha eguali in questa parte di mondo: soddisfare almeno il 20 per cento del fabbisogno nazionale, sognando un giorno di coprire anche il 40 per cento della domanda. Il progetto, gestito dal gruppo Apc (Arava power Company), è un investimento da tre miliardi di dollari (ma s’arriverà anche a 30 miliardi nei prossimi dodici anni) e passa attraverso la più tradizionale delle cellule produttive d’Israele: i kibbutz, appunto, le prime forme di «socialismo» agricolo. Che furono introdotti sessant’anni fa in Medio Oriente e adesso, dopo la diversificazione dalle arance alle materie plastiche e all’elettronica, entrano nell’era dei gigawatt.
PIONIERI - «I kibbutz sono da sempre i nostri pionieri – dice il presidente dell’Apc, Yosef Abramowitz – e il solare non è altro che la continuazione del loro spirito pionieristico». La novità, ammantata d’un po’ di retorica, non è solo economica. La dipendenza da petrolio e gas è, per Israele più che per altri, una questione vitale. La maggior parte delle risorse energetiche è in mano a governi ostili e la crisi non aiuta: secondo le stime dell’Agenzia per l’elettricità, le riserve nazionali caleranno l’anno prossimo del 2 per cento. Di qui l’urgenza di ribaltare la situazione e investire il più rapidamente possibile in fonti alternative. «La maggior parte dei Paesi europei sta puntando a rifornirsi per il 20 per cento d’energie rinnovabili – spiega Binyamin Ben-Eliezer, ministro per le Infrastrutture -, e questo anche se hanno la metà del sole che abbiamo noi. Col nostro potenziale, potremmo arrivare facilmente al 40 per cento». Il progetto piace anche ad alcuni investitori stranieri, dice il governo, «e ci sono già altri kibbutz che hanno chiesto di partecipare».
IL PRIMO IMPIANTO 35 ANNI FA - Lo sfruttamento dell’energia solare in Israele risale ad almeno 35 anni fa, quando a Ketura fu impiantato il primo centro agricolo alimentato soltanto dai pannelli. Oggi i kibbutz sono 256 e le 160mila persone che vivono in queste comuni, il 3,3 per cento della popolazione ebraica, spesso hanno solo un pallido ricordo di quel che fu l’esperienza del 1948, quando vi partecipavano 700mila israeliani e la condivisione dei mezzi di produzione, la redistribuzione del reddito erano ancora considerate una «possibile utopia». Messi in crisi dal declino dell’ideologia, dalle privatizzazioni, dal cambio generazionale, in questi giorni i kibbutz sono tornati di moda nei commenti sulla grande crisi finanziaria mondiale, sul ritorno a un «socialismo» produttivo. La rivoluzione del sole sarà il nuovo avvenire?
Francesco Battistini
04 novembre 2008
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Hamish
 Reg.: 21 Mag 2004 Messaggi: 8354 Da: Marigliano (NA)
| Inviato: 11-11-2008 11:19 |
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http://www.tgcom.mediaset.it/energia/articoli/articolo432647.shtml
Mini-nucleare
Centrali minuscole per uso "privato":
Centrali nucleare grandi come un ripostiglio e in grado di coprire la fornitura elettrica di 20mila abitazioni.
Non è una trovata fantascientifica, ma l'annuncio degli scienziati di Los Alamos, il laboratorio governativo statunitense che ha sviluppato la prima bomba atomica, che prevedono la messa a punto di questa rivoluzionaria tecnologia entro cinque anni.
I reattori in miniatura saranno sigillati al momento dello sviluppo, non conterranno materiali utilizzabili a fini militari e una volta "consegnati" saranno interrati sotto il suolo e bloccati nel cemento, rendendo impossibile un eventuale furto.
Il governo americano ha dato la tecnologia in concessione all'Hyperion, una compagnia del New Mexico che ha detto di essere in grado di iniziare la produzione di massa entro cinque anni. "Il nostro obiettivo è produrre elettricità a meno di 10 cent per watt in ogni angolo del mondo" ha detto John Deal, amministratore delegato di Hyperion. "Costeranno circa 25 milioni di dollari. Per una comunità di 10.000 abitazione corrisponde alla cifra molto economica di 250 dollari per casa."
Hyperion ha intenzione di aprire tre fabbriche per la produzione di 4mila centrali tra il 2013 e il 2023. I primi ordini sono arrivati da compagnie petrolifere e giganti dell'energia, ma la compagnia ha intenzione di raggiungere anche il mercato dei paesi in via di sviluppo e delle comunità isolate, che potrebbero beneficiare non poco dalle nuove centrali.
I reattori, dal diametro di pochi metri, saranno consegnati sul retro di un furgone per essere interrati. Dovranno essere rifornite ogni sette, dieci anni. Le tecnologie su cui si basano queste centrali sono vecchie di 50 anni e hanno già dimostrato di essere sicure. "Non si potrebbe mai avere un disastro in stile Chernobyl" continua Deal, "dal momento che non ci sono parti mobili all'interno del reattore. Per arricchire il nostro uranio ci vorrebbero tecnologie che sono disponibili solo ai governi. E la temperatura stessa del reattore rende a dir poco arduo il furto delle mini centrali. Sarebbe come rubare un barbecue acceso a mani nude."
_________________ IO DIFENDO LA COSTITUZIONE. FIRMATE. |
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