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ELENCO E ANALISI DELLE PROMESSE NON MANTENUTE DA BERLUSCONI |
fassbinder
 Reg.: 29 Ago 2003 Messaggi: 1335 Da: reggio emilia (RE)
| Inviato: 10-09-2004 22:02 |
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Dato che si avvicina la campagna elettorale (sarà lunghissima) credo che sia interessante andare a ricordare tutte le promesse fatte da Berlusconi alle ultime elezioni politiche e poi non mantenute. E' così che si giudica l'operato di un uomo politico. Berlusconi ha promesso tante cose agli italiani. Davvero tante. Ora è il momento di trarre le prime conclusioni.
La prima cosa che mi viene in mente è lo slogan "MENO TASSE PER TUTTI", con il quale Berlusconi ottenne molti voti. Gli italiani credevano davvero che Berlusconi e Tremonti avrebbero diminuito le tasse. Invece le cose non sono affatto andate così, anzi...
Prima di tutto Berlusconi ha sperperato i nostri quattrini (miliardi e miliardi spesi per spedirci a nostre spese l'inutile euroconvertitore con il colore del suo partito e il simbolo del suo partito). Poi ha passato mesi a dare la colpa dell'aumento dei prezzi all'euro, quando la colpa è stata tutta di Tremonti che, a differenza di tutti gli altri ministri dell'economia europei, non ha azionato alcuna vigilanza sugli aumenti ingiustificati. E infatti Tremonti è stato cacciato dal governo Berlusconi, perchè era ormai sinonimo del fallimento di questo governo osceno.
Non solo.
Le tasse sono addirittura aumentate.
Il canone sulla RAI è aumentato. Tutti ricordano Berlusconi parlare di tassa ingiusta, di concorrenza sleale grazie al canone nei confronti di Mediaset. Ora la RAI è sua, ha aumentato gli spot e ha aumentato il canone. Uno scandalo. Per non parlare del conflitto di interessi.
Non solo.
Berlusconi ha aumentato anche le tasse per i commercianti. L'IRAP (definità da Berlusconi "imposta rapina"), doveva essere abolita subito dal governo. Così disse Berlusconi. Ricordo le sue parole: "appena Presidente del Consiglio venderò Mediaset, risolverò il conflitto di interessi e abolirò l'IRAP". Risultato: mediaset è ancora sua, ha acquisito la RAI rovinandola del tutto e rendendola inguardabile, ha aumentato il canone, ha reso il proprio conflitto di interessi un caso mondiale che rasenta il ridicolo per un paese occidentale e ha avuto persino il coraggio assistere col sorriso sulle labbra e la bandana in testa all'aumento dell' l'IRAP. Scandaloso.
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[ Questo messaggio è stato modificato da: fassbinder il 10-09-2004 alle 22:05 ] |
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fassbinder
 Reg.: 29 Ago 2003 Messaggi: 1335 Da: reggio emilia (RE)
| Inviato: 10-09-2004 22:14 |
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Ecco un articolo dell Economist , la prestigiosa rivista economica inglese di fama internazionale, assai popolare soprattutto negli USA (oltre che naturalmente in UK) in cui si inizia un attenta analisi sull'indiscutibile fallimento del governo presieduto dall'onorevole Silvio Berlusconi:
"Lungi dall'essere, come rivendica, l'uomo che sta creando una nuova Italia, è il primo rappresentante e prosecutore del peggio della vecchia Italia. Per Berlusconi - afferma l'articolo - la politica è stata un mezzo per raggiungere il successo negli affari. E continua ad esserlo". Per esempio con la legge Gasparri, con cui "la televisione di Stato verrà privatizzata in modo da non sfidare le sue emittenti private e da permettergli di estendere il suo impero dei giornali". In sostanza, "non è questione di un ricco uomo d'affari che adesso utilizza i suoi talenti per riformare l'Italia e darle una voce più importante nel mondo, sebbene non ci siano dubbi - concede l'Economist - che Berlusconi è sincero quando dice che vorrebbe fare queste cose. E' questione di un ricco imprenditore che sta usando il suo potere politico per favorire i suoi affari, respingendo le inchieste giudiziarie contro di lui e facendo approvare nuove leggi e regolamenti per i suoi interessi". Per questi motivi "l'Economist è preoccupato sia per l'oltraggio nei confronti del popolo italiano e del suo sistema giudiziario, sia perché è il caso europeo più estremo di abuso da parte di un capitalista, della democrazia nella quale vive ed opera".
Quando Berlusconi definì l'europarlamentare tedesco Martin Schulz un "kapò nazista", si giustificò dicendo che era una "battuta". Ma "molti non riuscirono a vedere la battuta. E il pasticcio che ne è seguito con il governo tedesco ha avuto un effetto paradossale: ha distolto l'attenzione dalla vera accusa fatta con gran rumore dal parlamentare, che Berlusconi ha sfruttato la sua maggioranza parlamentare per porsi al dì la della legge. Perché questo è quello che ha fatto". E l'Economist elenca tutti i provvedimenti pro-Berlusconi in tema di giustizia approvati dal Parlamento, fino alle rogatorie bloccate dal ministro Castelli.
Ma perché "stiamo continuando a indagare su di lui e a porgli domande" a partire da quegli articoli del 28 aprile del 2001, quando "dicemmo che non era adatto a guidare l'Italia"? La risposta è: "Importa se l'Italia è governata da un uomo indagato dai magistrati per riciclaggio di denaro e accusato di essere uno spergiuro, un falsificatore di conti di società e un corruttore di giudici, tra le altre cose? Berlusconi evidentemente lo pensa, dal momento che ci ha querelato per diffamazione dopo quell'articolo: deve pensare che queste accuse danneggiano la sua reputazione e che (dal momento che porta avanti la causa) i tribunali sono idonei a proteggerlo anche se vuole l'immunità negli altri casi".
L'articolo è stato riportato su Repubblica ed è leggibile on line anche qui
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[ Questo messaggio è stato modificato da: fassbinder il 10-09-2004 alle 22:15 ] |
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fassbinder
 Reg.: 29 Ago 2003 Messaggi: 1335 Da: reggio emilia (RE)
| Inviato: 10-09-2004 22:49 |
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Secondo Ulrich Ladurner editorialista ed inviato speciale dell’autorevole settimanale tedesco "Die Zeit", è questa la «lezione devastante» che arriva dal governo Berlusconi. Che è finito sotto la lente d'ingrandimento della stampa europea, perché il suo caso -così Ladurner- riguarda oramai la politica interna dell’Unione europea, e non solo dell’Italia. Sentiamo perché.
L’Economist attacca di nuovo Berlusconi, poco tempo fa due affondi sono venuti da due settimanali tedeschi: lo Spiegel e la Zeit. Che cos’è che in Europa è evidente e in Italia no?
«Ogni giornale ha il suo approccio, ma è evidente che tutti sono preoccupati della situazione democratica in Italia e del mantenimento dello stato di diritto».
Una preoccupazione motivata da cosa?
«Dal modo in cui Berlusconi sta governando, dai suoi continui attacchi alla magistratura, che probabilmente in Italia bisogna riformare, ma nei suoi confronti c’è una campagna di denigrazione che da parte di Berlusconi va avanti da anni. Poi ci sono le ultime leggi approvate dal Parlamento, fatte su misura per lui. Quello che vediamo in questo momento è il nascere di un'opinione pubblica europea davanti a tutto ciò, perché il “caso Italia” non è più interno al paese ma è un problema che riguarda la politica interna europea. Se ci fosse un problema simile in Germania io mi augurerei che i giornali italiani riservassero al tema altrettanta attenzione».
Berlusconi quindi non è solo un’anomalia italiana, ma europea?
«Sì, e ci sono diverse motivazioni. La prima è che ora Berlusconi come presidente di turno dell’Unione europea ha un ruolo istituzionale di una certa importanza e responsabilità. La seconda è che stiamo vivendo un processo di integrazione all’interno dell’Unione, e quello che succede in Italia, piuttosto che in Germania o in Francia, tocca tutti i cittadini europei. E il terzo motivo è che Berlusconi è una risposta ad una crisi di democrazia, la sua anomalia è data dal conflitto di interessi finora irrisolto».
Tant’è che l’Economist, che è il più autorevole settimanale finanziario, parla di «abuso di democrazia da parte di un capitalista...»
«L’Economist è un giornale liberal-conservatore, supercapitalista, è sa bene che uno dei pericoli per il capitalismo è proprio la concentrazione del potere eccessivo nelle mani di pochi, ecco perché è così sensibile al tema, proprio perché sono capitalisti liberali convinti».
L’Economist però pone anche un’altra questione non meno importante, e cioè che un uomo politico deve dar conto a chi governa e se si sottrae ai tribunali, non può sottrarsi all’opinione pubblica...
«È una questione di etica. Berlusconi dovrebbe dare un esempio di etica morale. Se dice che è innocente, non vedo perché non debba andare al processo e farsi processare. Non si rende conto che più va avanti così, più perde credibilità. L’esempio che Berlusconi dà è devastante per l’etica politica e per la morale. Insegna che il potere è più forte del diritto, purtroppo questa è la lezione di fondo che si può trarre dal suo atteggiamento: il potere cambia il diritto come vuole, questo è il nocciolo della lezione devastante di questa esperienza».
Non proprio un bel biglietto da visita per la presidenza Ue?
«Il fatto è che non si capisce perché Berlusconi si ostina a voler essere a tutti i costi amico di Putin e di Bush. Lui dovrebbe andare a Parigi, o a Berlino, è lì che dovrebbe cercare la forte integrazione europea, non certo andando a Mosca e a Washington. C’è in questo suo comportamento una contraddizione di fondo: lui dice “vogliamo un’Europa forte”. Ma non è andando a trovare Putin, né andando nel ranch texano di Bush che la trova. Alla base c’è certamente la voglia che l’Italia conti sulla scena internazionale, che di per sè non è un desiderio sbagliato, è sbagliato il modo attraverso il quale cerca di realizzarlo: passare attraverso Bush e Putin danneggia l’Europa e alla fine probabilmente anche l’Italia, quanto meno il pericolo c’è».
Il presidente del Senato Pera ha dichiarato che l’Italia dovrebbe richiedere dall’Europa più rispetto...
«Il fatto è che c’è il tentativo da parte del governo di identificare le critiche rivolte a Berlusconi con critiche rivolte all’intero Paese. Ogni volta che si sollevano dubbi sul governo Berlusconi si sente subito dire: è un attacco all’Italia. Le cose non stanno così, ma se si continua a ripeterlo il rischio è che con il tempo si crei nel Paese una chiusura mentale verso il resto dell’Europa. I giornali criticano il governo, il modo di governare di Berlusconi, le sue promesse non mantenute, e questo credo rientri nel diritto alla libertà di stampa».
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philipcat
 Reg.: 08 Feb 2004 Messaggi: 1372 Da: Roma (RM)
| Inviato: 10-09-2004 22:58 |
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Citizen BerlusKane.
Arcore come Xanadu. La vita imita il cinema.
_________________ Don't dream it, be it. |
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fassbinder
 Reg.: 29 Ago 2003 Messaggi: 1335 Da: reggio emilia (RE)
| Inviato: 11-09-2004 10:19 |
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Dini (ex-ministro del primo governo Berlusconi): «Troppe promesse mancate, il governo ha fallito»
Nella Casa delle libertà ogni forza politica sta ormai giocando la sua partita e il premier appare sempre più debole.
«Qual è l’intendimento vero di Fini, Follini e Maroni?» Per Lamberto Dini, ex premier oggi senatore della Margherita, la complicata partita a scacchi nella maggioranza si gioca tutta nella risposta a questa domanda. Nella compagine di governo ciascuno suona una musica diversa. «Fini vuole meno Irpef per i ceti medio-bassi, Follini immagina un ritorno al maggioritario e spara a zero sul federalismo, la Lega al contrario chiede proprio quello e subito, entro settembre (non so come si possa fare) - sintetizza Dini - A voler essere in buona fede si può dire che ciascuno propone un percorso per risalire la china, ma c’è un’altra chiave di lettura».
Quale?
« Impedire a Berlusconi di realizzare gli obiettivi che aveva scritto nel contratto con gli italiani. Non si sa se queste richieste sono fatte per rafforzare il governo o per affossare il presidente del consiglio e disarcionarlo. È possibile che siano tutti in buona fede, ma c’è il beneficio del dubbio».
Abbassare le tasse era nel programma
«Un momento. Il contratto con gli italiani dice che l’Irpef sarebbe stata ridotta a due aliquote: 23 e 33%. È su questo contratto con gli italiani che la cosiddetta Casa delle libertà ha vinto le elezioni. Nel momento in cui il contratto con gli italiani è stato fatto ha avuto anche l’approvazione di An, cell’Udc e della Lega. Nel momento in cui esponenti della maggioranza rimettono in discussione i criteri di quel contratto, secondo me questo è un modo per affossare il presidente del consiglio. Per il quale l’ultima possibilità di prevalere nella coalizione è proprio quella di realizzare questa riforma fiscale indicata nel contratto. Non gliela fanno fare. Perché?»
Ma An e Udc potrebbero sostenere che quello indicato nel contratto è l’obiettivo ultimo. Oggi, in un momento di crisi in cui si chiedono sacrifici, bisogna proporre un passaggio intermedio che non penalizzi i ceti medio-bassi.
«Non avrebbero dovuto attendere praticamente l’ultimo anno della legislatura per trarre queste conclusioni. Se il quadro internazionale era cambiato avrebbero dovuto accorgersene subito e presentare un programma alternativo, a partire dal secondo anno di legislatura. L’11 settembre che è il punto focale del cambiamento è di tre anni fa. È un ragionamento che non regge. Per di più la delega fiscale è stata votata dopo, e mai è stato detto dal governo che quella riforma non si poteva realizzare. Anzi, mi pare che il presidente del consiglio insista anche oggi che quella è la riforma da fare».
E l’opposizione?
«Certamente noi dell’opposizione vorremmo sapere come sarà finanziata quella riforma. Se nello stesso tempo il governo è incapace di realizzarla noi lo attaccheremo perché non mantiene le promesse fatte».
Ma così non teme di portare ancora di più l’Italia verso la bancarotta?
«Un momento. Il governo si è impegnato a fare quello e gli italiani lo hanno votato perché realizzasse quel primo punto del contratto. Se il governo non lo fa certamente è una sconfitta. Dal punto di vista dell’opposizione si sono fatte delle promesse che non si è capaci di realizzare. È un fallimento. Non lo diciamo noi, glielo hanno detto gli italiani. Dunque, il centro-destra se ne deve andare. Poi, se per la realizzazione si devono fare cose folli, noi diremo no. Ma in un certo senso il governo si è legato le mani e non saremo noi dell’opposizione a scioglierle».
Anche la Lega parla di quoziente familiare, un’ipotesi non del tutto coerente con la delega votata in Parlamento...
«Assolutamente. Ripeto: si può pensare che tutto sia fatto per rafforzare la maggioranza, oppure per indebolire ulteriormente il presidente del consiglio e farlo uscire di scena al più presto».
Non è possibile che stiano modificando il piano. Magari si sono accorti in corso d’opera che era sbagliato...
«Che siano rinsaviti non lo so, perché un risultato elettorale così disastroso Berlusconi non se l’aspettava. Il calo è per tutta la maggioranza, che porta il premier a dire : se andiamo alle elezioni le perdiamo. Chiaro che il governo non ha funzionato. C’è un aumento della spesa corrente di bilancio che è inaccettabile. Per questo il disavanzo aumenta e il ministro Tremonti deve ricorrere ad una tantum e cartolarizzazioni. C’è qualcosa che è sfuggita di mano. Dove sono andati i soldi? Come vengono spesi? Il disagio nel Paese si misura anche da tutte quelle categorie che hanno deciso di fare sciopero. E non perché spinte dai vertici del sindacato, è la base che non ne può più».
In effetti ci sono molti enigmi da chiarire. Per esempio la spesa sanitaria impazzita e i servizi sanitari diminuiti. Come è possibile?
«Perché ci sono sprechi. È tutto fuori controllo: il governo si è occupato di altre cose e non ha curato questo».
E i contratti pubblici? I dipendenti non ce la fanno ad andare avanti, mentre il dato sulla spesa per il personale della Pubblica amministrazione si impenna. Altro rebus.
«Dovremmo guardare al numero delle assunzioni, oltre al contratto fatto da Fini che dava aumenti del 5% al settore pubblico».
Secondo lei bastano cinque miliardi per la manovra bis?
«Il governo non rende disponibili cifre dettagliate. Possiamo quindi solo fare una comparazione tra disavanzo di quest’anno con quello dell’anno scorso. Questo confronto ci dice molto di più di 10 miliardi di euro, per lo meno sul trend. Ora poi i ritmi delle entrate non le conosciamo: se ci saranno entrate straordinarie, altre cartolarizzazioni o vendite di beni pubblici. Ma allo stato tutti gli istituti di ricerca davano un disavanzo al 3,5% del Pil o 3,7, quindi per ricondurlo al di sotto del 3 non bastano 5 miliardi».
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fassbinder
 Reg.: 29 Ago 2003 Messaggi: 1335 Da: reggio emilia (RE)
| Inviato: 11-09-2004 12:24 |
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Berlusconi aveva giurato sui suoi figli di risolvere il conflitto di interessi appena divenuto presidente del consiglio. La situazione è chiaramente pegggiorata. Guardate come ci vedono in Europa (testo tradotto (davvero molto bene, complimenti al redattore!) dall'inglese:
Risoluzione del Consiglio d’Europa 1387 (2004): Monopolio dei media e possibile abuso di potere in Italia
(Traduzione dal testo inglese di Marco Ottanelli)
L'Italia è un membro fondante del Consiglio di Europa e sostiene fortemente gli ideali a cui corrisponde. L'Assemblea quindi è interessata dalla concentrazione di potere politico, pubblicitario e dei mezzi di comunicazione nelle mani di una persona, il Primo Ministro Silvio Berlusconi.
L'Assemblea parlamentare non può accettare che questa anomalia sia minimizzata, sulla base che propone soltanto un problema potenziale. Una democrazia è giudicata non soltanto tramite i relativi funzionamenti giornalieri ma sulla base dei principii il paese garantisce ai propri cittadini e a livello internazionale. L'Assemblea ricorda che, in conformità con l'articolo 10 della convenzione per la protezione dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali, e sulla base della legge quadro della corte europea dei diritti dell'uomo, gli stati hanno l’obbligo di proteggere e, se necessario, appronta le misure positive per salvaguardare e promuovere il pluralismo nei mezzi di informazione.
L'Assemblea deplora il fatto che una serie di governi italiani consecutivi sin dal 1994 non siano stati in grado di risolvere il problema del conflitto di interesse, e che una legislazione appropriata non sia stata ancora adottata dal Parlamento attuale. Non è d'accordo che il principio principale del Progetto Frattini attualmente sotto considerazione – quello per cui soltanto i manager, e non i proprietari, dovrebbero essere giudicati responsabili - forniscauna soluzione genuina e completa del conflitto di interesse riguardo al sig. Berlusconi.
Attraverso Mediaset, il principale gruppo commerciale, di comunicazioni e di radiodiffusione d’Italia, ed uno dei più gran nel mondo, il sig. Berlusconi possiede circa la metà del broadcasting nazionale nel paese. Il suo ruolo come capo di governo lo posiziona inoltre ad influenzare indirettamente l'organizzazione di radiodiffusione pubblica RAI, che è competitore principale del Mediaset. Poichè Mediaset e RAI controllano insieme circa il 90% del pubblico televisivo ed oltre tre quarti delle risorse nel settore, il sig. Berlusconi quindi ha un controllo senza precedenti sul “media” più potente in Italia.
tale "duopolio" nel mercato della televisione è in sè un'anomalia da una prospettiva antitrust. Lo status quo è stato conservato persino nonostante le disposizioni che interessano il pluralismo di mezzi nella legislazione fossero state due volte dichiarate incostituzionali, e le autorità competenti abbiamo riconosciuto le posizioni dominanti di RAI e delle tre reti commerciali della Mediaset TV. Un'illustrazione di questa situazione è stata un decreto recente del Primo Ministro, approvato dal Parlamento, che ha permesso che il terzo canale, Retequattro, di Mediaset, e quello della RAI continuassero il loro funzionamento in violazione dei limiti antitrust attuali fino all'approvazione di nuova legislazione. La concorrenza nel settore dei media è falsata ulteriormente dal fatto che l'azienda di pubblicità di Mediaset, Publitalia '80, ha una posizione dominante nel advertising della TV. L'Assemblea deplora l'esclusione continuata di un distributore nazionale potenziale, Europa 7, vincitore di un'offerta governativa nel 1999 per trasmettere sulle frequenze occupate da Retequattro del Mediaset.
L'Assemblea crede che la legge recentemente adottata sulla riforma del settore di radiodiffusione ("legge Gasparri") non possa garantire efficacemente un maggiore pluralismo semplicemente con la moltiplicazione dei canali TV tramite la digitalizzazione. Allo stesso tempo, anzi,tale norma permette manifestamente che Mediaset si espanda ulteriormente, mentre lascia la possibilità ai giocatori del mercato di avere il monopolio in un dato settore senza mai raggiungere il limite antitrust nel sistema integrato generale delle comunicazioni (SIC). L'Assemblea nota che, sulla base di queste preoccupazioni, la versione precedente della legge è stata respinta
dal presidente della Repubblica.
L'Assemblea è interessata specialmente dalla situazione della RAI, che è contraria ai principii di indipendenza stabiliti nella raccomandazione 1641 (2004) dell'Assemblea su emittenti di servizio pubblico. RAI è stato sempre uno specchio del sistema politico del paese ed il pluralismo interno si è spostato dalla rappresentazione proporzionale delle ideologie politiche dominanti nel passato verso "il vincitore prende tutto", riflesso dell’attuale parte politica al potere. L'Assemblea sottolinea con preoccupazione le dimissioni del presidente della RAI e di uno dei giornalisti più popolari come protesta per la mancanza di una rappresentazione politica equilibrata in Consiglio di Amministrazione, e per l’eccesso di influenza politica nella gestione della programmazione RAI.
Mentre i mezzi stampati in Italia hanno assicurato tradizionalmente più grande pluralismo e l'equilibrio politico che non il settore di radiodiffusione, la maggior parte dei italiani riceve le loro notizie per mezzo della televisione. L'alto costo della pubblicità sui giornali, relativamente al costo della pubblicità della TV, sta avendo un effetto dannoso sui mezzi di informazione stampati in Italia. Tuttavia, l'Assemblea desidera registrare la relativa approvazione delle misure di governo per aiutare i giornali di piccole e di medie dimensioni, ed altre misure atte ad amplificare la lettura del giornale stampato.
L'Assemblea è estremamente preoccupata poiché, l'immagine negativa che l'Italia sta mostrando internazionalmente a causa del conflitto di interesse del sig. Berlusconi, potrebbe impedire gli sforzi del Consiglio di Europa nella promozione dei mezzi indipendenti ed imparziali nelle nuove democrazie. Considera che l'Italia, come uno dei contributori più forti al funzionamento dell'organizzazione, ha una responsabilità particolare rispetto questo tema.
L'Assemblea precisa che molti organismi internazionali, quale il rappresentante dell’ OSCE sulla libertà dei media e, più recentemente, il Parlamento Europeo, hanno espresso preoccupazioni simili alle proprie (del consiglio d’Europa stesso). Accoglie favorevolmente le misure per salvaguardare il pluralismo dei media proposto nella risoluzione del Parlamento Europeo del del 22 aprile 2004 "sui rischi di violazione, nell'UE e particolarmente in Italia, della libertà di espressione e delle informazioni (l'articolo 11(2) della lettera dei diritti fondamentali)", vale a dire che la protezione della diversità di mezzi dovrebbe trasformarsi in una priorità di legge nel contesto della UE.
11. L'Assemblea quindi invita il Parlamento italiano a:
approvare urgentemente una legge che risolva il conflitto di interesse fra la proprietà e controllo delle aziende e la carica di ufficio pubblico e che comprenda le pene per i casi dove c’è un conflitto di interesse con la carica di ufficio pubblico a livello elevato;
accertarsi che la legislazione ed altre misure regolamentari mettano termine alla pratica di vecchia data di interferenza politica nei media, considerando in particolare la dichiarazione del comitato dei Ministri “sulla libertà del dibattito politico nei media”, adottata
il 12 febbraio 2004;
emendi la legge di Gasparri in conformità con i principii precisati nella raccomandazione del comitato dei Ministri n. R (99) 1 per le misure atte a promuovere il pluralismo di mezzi di comunicazione, ed in particolare:
a. evitare l'emersione delle posizioni dominanti nei mercati relativi all'interno del SIC;
b. prendere le misure specifiche per porre fine al corrente duopolio RAI-Mediaset;
c. prendere specifiche misure per accertarsi che la digitalizzazione garantisca il pluralismo nei contenuti.
L'Assemblea invita inoltre il governo italiano a :
i. adottare misure per portare il funzionamento di RAI in conformità con la raccomandazione 1641 (2004) dell'Assemblea su broadcasting di servizio pubblico, con la dichiarazione del quarto congresso ministeriale europeo sulla politica e mass-media di Praga e con le raccomandazioni no. R(96) 10 sulla garanzia dell'indipendenza del servizio radiotelevisivo di servizio pubblico e Rec(2003)9 'sulle misure per promuovere il contributo democratico e sociale di trasmissione digitale”
dia un esempio internazionale positivo proponendo e sostenendo le iniziative in seno al Consiglio di Europa e Unione Europea che promuove il maggiore pluralismo dei media a livello europeo.
L'Assemblea chiede alla Commissione di Venezia di fornire un'opinione sulla compatibilità della legge Gasparri e il Progetto Frattini con gli standards del Consiglio di Europa nel campo della libertà di espressione e del pluralismo dei media, particolarmente alla luce della legge quadro della corte europea dei diritti dell'uomo.
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