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MANAGERS (del cazzo) |
Tenenbaum
Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 05-04-2011 11:41 |
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INDAGATO PER BANCAROTTA L'EX PRESIDENTE DEL TORINO BORSANO
Aiazzone a fondo con tredicimila truffe
I clienti pagano le rate ma non ricevono i mobili. Senza stipendio gli 800 dipendenti di Aiazzone ed Emmelunga
TORINO - «Provare per credere» è lo slogan che ha reso famoso il marchio Aiazzone. Negli anni Ottanta non c'era tv locale che non proponesse a tambur battente gli spot del mobilificio biellese, affidati al «sorriso durban's» del televenditore Guido Angeli. Vent'anni dopo, Renato Semeraro, un finanziere torinese, ci ha riprovato. Con Gian Mauro Borsano, l'ex presidente del Torino calcio ed ex deputato psi, coinvolto in Tangentopoli, che ha rilevato il marchio dalla vedova Aiazzone (il fondatore del mobilificio, Giorgio Aiazzone, è morto in un incidente aereo nel 1986) e si è presentato in tv per ripetere, ancora una volta, l'invito a comprare.
Le cose, però, sono andate male. Ora c'è un esercito di 13 mila persone che lamenta d'essere stato truffato. «Abbiamo comprato i mobili, abbiamo chiesto un prestito, ma non ci sono mai stati consegnati e noi le rate siamo obbligati a pagarle ugualmente». Non solo, tutti i punti vendita sono stati chiusi e ci sono 800 persone a spasso, dipendenti e venditori di Aiazzone ed Emmelunga (una seconda catena di mobilifici acquisiti due anni fa da Borsano e Semeraro con la loro spa B&S) rimasti senza stipendio per quasi dieci mesi.
Sui cancelli dei magazzini c'è un cartello che parla chiaro e invita «chiunque ne avesse bisogno, a rivolgersi ai nuovi proprietari», cioè alla società Panmedia di Torino, una concessionaria di pubblicità specializzata in tv locali, che fa capo a Giuseppe Gallo. Già, perché il marchio Aiazzone e la stessa società B&S sono state oggetto di una sospetta e quanto mai rapida cessione a costo zero, perfezionata prima dell'estate ma che non ha portato a nulla: Gallo ha solo chiuso definitivamente i battenti.
Intanto le denunce non si contano più, la Procura di Torino ha aperto un'inchiesta e le indagini sono affidate ai carabinieri della compagnia Mirafiori ma i fascicoli sono pronti a partire per Roma dove già a settembre, dopo un'indagine della Guardia di finanza, i sostituti procuratori Francesca Ciardi e Maria Francesca Loi avevano iscritto nel registro degli indagati Borsano, i suoi due figli Giovanni e Margherita, Semeraro e il loro socio Giuseppe Palenzona, fratello del più noto Fabrizio, banchiere, presidente di Gemina e di Aeroporti di Roma.
Le accuse sono gravi: bancarotta fraudolenta, evasione fiscale, riciclaggio, truffa. Sotto la lente d'ingrandimento degli inquirenti le società B&S, Aiazzone Network, Emmelunga, Emmedue, Emmecinque, per un totale di 200 punti vendita in tutto il Paese.
Intanto le proteste dei 13 mila beffati si manifestano non solo con la carta bollata ma anche con continui appelli sui social network: «chiediamo, almeno, che non ci facciano pagare le rate dei finanziamenti per mobili che non abbiamo mai visto». E mentre i due protagonisti principali della vicenda tacciono, uno spiraglio si apre. Dario De Cartis, responsabile servizio clienti di Fiditalia, finanziaria di proprietà della francese Société Générale, con la quale Aiazzone era convenzionata per la cessione dei crediti, dice: «Inizialmente pensavamo si trattasse solo di qualche caso isolato di inadempienza, purtroppo non è così. Ora siamo disponibili a trattare con le associazioni consumatori, le istituzioni e con tutti i clienti di Aiazzone che si sentono truffati. Con loro cercheremo di trovare una soluzione soddisfacente».
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Tenenbaum
Reg.: 29 Dic 2003 Messaggi: 10848 Da: cagliari (CA)
| Inviato: 06-04-2011 18:14 |
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LA LISTA CON LE POSSIBILI DISMISSIONI CONTA AL MOMENTO UNA DECINA DI VOCI
Hotel, aerei, fazendas e ospedali
Il piano vendite del San Raffaele
L'obiettivo: incassare subito 120 milioni per far fronte ai 900 di debiti
MILANO - L'elenco delle vendite è pronto: per salvare dai debiti l'ospedale San Raffaele l'obiettivo è incassare subito almeno 120 milioni di euro. Così l'impero del sacerdote manager don Luigi Verzè, che fa capo alla fondazione Monte Tabor, è destinato a perdere alberghi, aziende agricole, proprietà terriere e, con ogni probabilità, persino due ospedali fuori Milano. È la fine di un'epoca: quella che, in 42 anni di sfide, ha visto il prete imprenditore, amico del premier Silvio Berlusconi, creare una galassia con jet, hotel e coltivazioni di mango e meloni in Brasile.
Il piano di dismissioni per fronteggiare il dilagante debito di oltre 900 milioni (di cui 400 nei confronti dei fornitori) procede a passo di carica. Non c'è ancora nulla di ufficiale. Ma, al momento, la lista con le probabili vendite di proprietà conta dieci voci. Scorrerle è come ripercorrere a ritroso l'espansione di un'attività che via via ha affiancato alla sanità i business più disparati. Tra gli affari periferici di don Verzè è finito l'hotel Don Diego, un quattro stelle di fronte all'isola di Tavolara (Olbia). Nella società che gestisce l'albergo sono entrati l'attore Renato Pozzetto, Mario Cal (da sempre braccio destro del fondatore del San Raffaele) e Roberto Cusin (ex titolare della Gemeaz Cusin, ristorazione collettiva). Gli ultimi consuntivi sono in rosso, ma l'immobile è valutato in bilancio 14,5 milioni. È destinata a finire in vendita anche un'altra proprietà in condominio con Cusin (33%): quella delle fazendas di Pernambuco. Piantagioni di mango e meloni che hanno un valore stimato in 15 milioni di euro, ma le società sono, ancora una volta, in perdita. Altro (ex) socio, stesso discorso. Don Verzè condivideva con il comico Pozzetto pure una mini compagnia aerea, l'Airviaggi, sempre candidata ad essere dismessa. Non sono ipotizzabili, però, grosse soddisfazioni contabili: all'Airviaggi fa capo sia l'elisoccorso del San Raffaele (in pareggio), sia la società neozelandese Assion Aircraft & Yachting Chartering, che ha il leasing del jet privato dell'ospedale. Nel bilancio, solo nel 2009, figurano perdite per 10 milioni. Risultato: i due soci di minoranza, Pozzetto (30%) e Peppino Marascio (10%) sono usciti dal capitale l'anno scorso. E l'autore de La vita l'è bela per il suo 30% s'è dovuto accontentare di 3.000 euro. Gli è andata persino bene perché è stata la Fondazione a farsi carico della perdita milionaria neozelandese. Ore contate, poi, per la Blu Energy che controlla l'impianto di cogenerazione a metano per fornire le utilities energetiche al San Raffaele: secondo gli ultimi dati disponibili è esposta per 113 milioni, di cui 80 con banche e 23 con fornitori.
Il piano di salvataggio prevede l'alienazione delle attività non strettamente collegate all'assistenza sanitaria, alla ricerca scientifica e all'università. Ma il risanamento dei conti renderà necessario, verosimilmente, mettere in vendita anche i miniappartamenti di Cologno Monzese (alle porte di Milano), nati con lo scopo di dare una casa agli infermieri e il nuovo hotel Rafael, a ridosso dell'ospedale, destinato principalmente ai familiari dei malati. E non finisce qui. Il pesante indebitamento va tamponato al più presto. Vanno tranquillizzati soprattutto i creditori, alcuni dei quali tentati da una riscossione coattiva dei soldi tramite decreti ingiuntivi. È il pericolo numero uno. Non è possibile, dunque, scongiurare l'ipotesi dell'alienazione di due ospedali, anche se chi è vicino a don Verzè non vuole neppure sentirne parlare. Il primo è a Olbia, una struttura non ancora ultimata da 200 posti letto per un investimento di oltre 150 milioni. L'altro è il Monte Tabor Hospital São Rafael a Salvador de Bahia con 300 letti. Il San Raffaele è proprietario dello stabile, ma non gestisce direttamente l'attività.
Il centro sanitario Quo Vadis, destinato a sorgere tra le colline del Veneto per sviluppare la medicina preventiva e personalizzata, resterà un sogno. Ma i 500 mila metri quadrati di appezzamenti agricoli sui quali doveva sorgere entro il 2012 valgono almeno 20 milioni di euro. Cambieranno proprietario, c'è da scommettere, i terreni per la produzione di vino Monte Tabor a Illasi (paese natale del sacerdote). Ma nella fondazione Monte Tabor, al vertice del gruppo, chi ha gestito in questi anni soldi, meriti e (oggi) debiti? L'organigramma è coperto da un alone di riservatezza. Si sa che don Luigi Verzè (91 anni) è il presidente del Cda, così come Mario Cal (71 anni) è il vicepresidente. Il banchiere Carlo Salvatori è la new entry del 2009, con le deleghe sul piano di risanamento (previsti l'arrivo di nuovi soci e la trasformazione della fondazione San Raffaele in Spa). Gli altri esponenti del vertice? Ancora una volta compare Roberto Cusin (70 anni) e ci sono Laura Ziller (66), responsabile dell'ospedale brasiliano São Rafael, e Gianna Zoppei (60), sovrintendente sanitario del polo ospedaliero. Infine, Ennio Doris (70), il gran capo di Banca Mediolanum, uomo di finanza, oggi costretto a un profilo bassissimo per la piega che ha preso la crisi del San Raffaele.
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