seanma
 Reg.: 07 Nov 2001 Messaggi: 8105 Da: jjjjjjjj (MI)
| Inviato: 09-03-2006 19:44 |
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Quando il gioco diventa duro
i duri incominciano a giocare.
HN RFI IISHI)
11 nostro quartiere sta proprio dietro la stazione. Un gior-
no un treno Cl porterà via, oppure saremo noi a portar via un
treno. Perché il nostro quartiere si chiama Manolenza, entri
che ce l'hai ed esci senza. Senza cosa? Senza autoradio, senza
portafogli, senza dentiera, senza orecchini, senza gomme
dell'auto. Anche le gomme da masticare ti portano via se non
stai attento: ci sono dei bambini che lavorano in coppia, uno
ti dà un calcio nelle palle, tu sputi la gomma e l'altro la pren-
de al volo. Questo per dare un'idea.
In questo quartiere sono nati Pronto Soccorso e Beauty
Case. Pronto Soccorso è un bel tipetto di sedici anni. Il bab-
bo fa l'estetista di pneumatici, cioè ruba gomme nuove e le
vende al posto delle vecchie. La mamma ha una latteria, la
latteria più piccola del mondo. Praticamente un frlgo. Pron-
to è stato concepito lì dentro, a dieci gradi sotto zero. Quan-
do è nato invece che nella culla l'hanno messo in forno a sge-
lare.
Fin da piccolo Pronto Soccorso aveva la passione dei mo-
tori. Quando il padre lo portava con sé al lavoro, cioè a ruba-
re le gomme, lo posteggiava dentro il cofano della macchina.
Così Pronto passò gran parte della ~iovinezza s~lraiato in
mezzo ai pistoni, e la meccanica non ebbe più misteri per lui.
A sei anni si costruì da solo un triciclo Izionato da Ull frulla-
tore. Faceva venti chilometri con un litro di frappé: dovette
smontarlo quando la mamma si accorse che le fregava il latte
Allora rubò la prima moto, una Guzzi Imptrial Black
Mammuth 6700. Per arrivare ai pedali guidava aKgrappato
sotto al serbatoio. come un koala alla madre: e la Guzzi sem-
brava il vascello fantasma, perché non si vedeva chi era alla
guida.
Subito dopo Pronto costruì la prima moto truccata, la
Lambroturbo. Era una comune lambreita ma COIl alcune
modifiche faceva i duecentosessanta. Fu allora che lo chia-
mammo Pronto Soccorso. In un anno si imbussò col motori-
no duecentoquindici volte, sempre in modi diversi. Andava
su una ruota sola e la torava, sbandava in curva, in rettilineo
sulla ghiaia e sul bagnato, cadeva da fermo, perforava i fune-
rali, volava giù dai ponti, segava gli alberi. Ormai in ospedale
i medici erano così abituati a vederlo che se mancava di pre-
sentarsi una settimana telefonavano a casa per avere notizie.
Ma Pronto era come un gatt-): cadeva. rimbalzava e pro-
seguiva. A vo!te dopo esser caduto continuava a strisciare
per chilometrl: era una sua particolarità. Lo vedevamo arri-
vare rotolando dal fondo della strada fino ai tavolini del bar.
- Sono caduto a Forlì- spiegava.
- Beh, l'importante e arrivare - dicevo io.
Beauty Case aveva quindici anni ed era figlia di una sarta
e di un ladro di Tir. Il babbo era in galera perché aveva ruba-
to un camion di maiali e lo avevano preso mentre cercava di
venderli casa per casa. Beauty Case lavorava da aspirante
parrucchiera ed era un tesoro di ragazza. ~i chiamava così
perche era piccola piccola, ma non le mancava niente. Era
tutta curvettine deliziose e non c'era uno nel quartiere che
non avesse provato a tampinarla, ma lei era così piccola che
riusciva sempre a sgusciar via.
Era una sera di prima estate, quando dopo un lungo le-
targo gli alluci vedono finalmente la luce fuori dai sandali.
Pronto Soccorso gironzolava tutto pieno di cerotti e croste
sulla Lambroturbo e un chilometro più in là Beauty mangia-
va un gelato su una panchina.
Aggiungo tre particolari:
Uno: in estate Beauty portava delle minigonne che la
mamma le faceva con le vecchie cravatte del babbo. Con una
cravatta gliene faceva tre.
Due: quando Beauty si sedeva, accavallava le gambe
come neanche la più topa delle top model, le accavallava che
una faceva le carezze all'altra, e aveva delle bellissime gambe
con la caviglia snella e scarpini rossi con un tacco che ti si
infilzava dritto nel cuore.
Tre: quando Beauty leccava un gelato, tutto il quartiere si
fermava. Avete presente il film quando Biancaneve canta nel-
la foresta, e si ritrova intorno tutti i coniglietti e i daini e le
tortore e i pappataci che cantano con lei? Bene, la scena era
uguale, con Beauty al centro che leccava il suo misto da mille
e tutto intorno ragazzini ragazzacci e vecchioni che muove-
vano la lingua a tempo, perché venivano tutti i pensieri del
mondo, dai quasi casti ai quasi reato.
Allora, dicevamo che era una sera di prima estate e gli uc-
cellini stavano sugli alberi senza cinguettare perché col casi-
no che faceva la moto di Pronto era fatica sprecata. Si udì da
lontano la famosa accelerata in quattro tempi andante mosso
allegretto scarburato e poi Pronto arrivò nel vialetto dei giar-
dini guidando senza mani e con un piede che strisciava per
terra, se no non era abbastanza pericoloso. Vide Beauty e
cacciò un'inchiodata storica. L'inchiodata per la verità non
ci fu perché, per motivi di principio, Pronto non frenava
mai. La prima cosa che faceva quando truccava un motorino
era togliere i treni. ` Così non mi viene la tentazione`' diceva.
Quindi Pronto andò dritto e finì sullo scivolo dei bambi-
ni, decollò verso l'alto, rimbalzò sul telone del bar, finì al pri-
mo piano di un appartamento, sgasò nel tinello, investì un
frigorifero, uscì nel terrazzo, piombò giù in strada, carambo-
lò contro un bidone della spazzatura, sfondò la portiera di
una macchina, uscì dall'altra e si fermò contro un platano.
- Ti sei fatto male? - disse Beauty.
- No - disse Pronto. - Tutto calcolato.
Beauty fece " ah" con la lingua mirtillata in bella vista. Re-
starono alcuni istanti a guardarsi, poi Pronto disse:
- Bella la tua minigonna a pallini.
E Beauty disse:
- Belli i tuoi pantaloni di pelle.
Quali pantaloni? stava per chiedere Pronto. Poi si guar-
dò le gambe: erano talmente piene di crostoni, cicatrici e
grattugiate sull'asfalto che sembrava avesse le braghe di pel-
le. Invece aveva le braghe corte.
- Sono un modello Strade di Fuoco - disse. - Vuoi fare
un giro in moto?
Beauty ingoiò il gelato in un colpo solo, che era il suo
modo per dire di sì. Mentre saliva sulla moto, roteò la gamba
interrompendo la pace dei sensi di diversi vecchietti. Poi si
strinse forte al petto di Pronto e disse:
- Ma tu la sai guidare la moto?
A quelle parole Pronto fece un sorriso da entrare nella
storia, sgasò una nube di benzoleone e partì zigzagando con-
tromano. Chi lo vide, quel giorno, dice che faceva almeno i
duecentottanta. La forza dell'amore! Si sentiva il rumore di
quel tornado che passava, e non si vedeva che un lampo di
stella filante. Pronto curvava così piegato che invece dei mo-
scerini in faccia doveva stare attento ai lombrichi. E Beauty
non aveva neanche un po' di paura, anzi strillava di gioia. Fu
allora che lui capì che era la donna della sua vita.
Quando Pronto arrivò davanti a casa di Beauty, impennò
la moto e Beauty volò attraverso la finestra, precisa sulla pol-
trona del salotto. La mamma se la vide davanti e disse:
- Dov'eri che non ti ho neanche sentita rientrarei
In quello stesso momento si udì il rumore di Pronto che
si fermava contro la saracinesca di un garage. Si tirò su: la
moto aveva perso una ruota e il serbatoio. Roba da ridere: si
riempì la bocca di benzina e tornò a casa su una ruota sola
sputando un sorso alla volta nel carburatore.
Si stese sul letto e dichiarò a quattro scarafaggi:
- Sono innamorato.
- E di chi? - chiesero quelli.
- Di Beauty Case.
- Bella gnocca - dissero in coro gli scarafaggi, che dalle
nostre parti parlano piuttosto colorito.
La sera dopo Pronto e Beauty uscirono di nuovo insieme.
Dopo trenta secondi Pronto chiese se poteva baciarla. Beau-
ty ingoiò il gelato.
Iniziarono a baciarsi alle nove e un quarto e stando ad
alcuni testimoni il primo a respirare fu Pronto alle due di
notte .
- Baci bene, dove hai impara... - voleva dire, ma Beautv
gli si era incollata di nuovo e finirono alle sei di mattina.
Quand~tornò a casa e la mamma chiese "Cos'hai fatto
con quel ragazzo del motorino?" Beauty disse: "Niente
mamma, solo due baci." Non mentiva, la ragazza.
Così l'amore tra i due illuminò il nostro quartiere, e ci
sentivamo così felici che quasi non rubavamo più.
Sì, eravamo tutti dei cittadini modello o quasi, finché un
brutto giorno non arrivò nel quartiereJoe Blocchetto, l'asso
degli agenti della Polstrada. Arrivò con la divisa di cuoio
nera, stivali sadomaso e occhiali neri. Sopra il casco portava
la scritta: "Dio sa ciò che fai ogni ora, io quanto fai all 'ora. "
Ogni motorizzato della città tremava quando sentiva il
nome di Joe Blocchetto. Non c'era mezzo al mondo che lui
non avesse multato. Quando capitava in una strada dove c'e-
rano auto in sosta vietata, estraeva il blocchetto e sparava
multe come un mitra. Tutti, prima di parcheggiare, guarda-
vano se Joe Blocchetto sostava nei paraggi. Se non c'era, fa-
cevano la marcia indietro e quando si voltavano trovavano
già la multa sul tergicristallo. Così colpiva veloce e invisibile
Joe Blocchetto, l'uomo che aveva multato un carro armato
perché non aveva i cingoli di scorta.
Joe arrivò una sera nel quartiere sulla sua Misubishi Mu-
stang blindata, una moto giapponese da duecento all'ora. Al
suo passaggio i tergicristalli delle auto si rattrappivano per la
paura, e le gomme si sgonfiavano. Posteggiò davanti al bar
ed entrò. Si sfilò lentamente i guanti guardandoci con aria di
sfida. Alla cintura gli vedemmo i due blocchetti per le multe,
calibro cinquantamila.
- Qualcuno di voi - disse - conosce un certo Pronto Soc-
corso che si diverte a correre da queste parti?
Nessuno rispose. Nel silenzio Blocchetto fece risuonare
gli stivali sul pavimento, e si fermò alle spalle di un giocatore
di carte.
- Lei è il signor Podda Angelo, proprietario di un'auto
targata CRT 567734?
- Sì - ammise il giocatore di carte.
- Tre anni fa io la multai perché aveva le gomme lisce.
Dissi che se non le cambiava la prossima volta le avrei ritirato
la patente.
Nulla sfuggiva alla memoria di Joe Blocchetto.
- Allora - incalzò l'agente, implacabile - vuole dirmi
dove posso trovare Pronto Soccorso o andiamo a dare una
controllatina alla sua auto?
- Parlerò - disse il giocatore. - Pronto passa tutte le sere
all'incrocio di via Bulganin con la quarantaduesima.
Era la verità. Dopo essere andato a prendere Beauty, tut-
te le sere Pronto attraversava il grande incrocio. Passava col
rosso a una velocità vicina ai centocinquanta, con Beauty
dietro che sventolava come un fazzoletto.
A quell'incrocio si mise in agguato Joe Blocchetto. Na-
scondersi era una sua specialità. Sul cavalcavia proprio sopra
l'incrocio c'era il cartellone pubblicitario di uno spumante.
Lo slogan diceva: "Sapore per pochi." Era una foto di nobi-
luomini e nobildonne che sorseggiavano coppe in un grande
giardino. Sullo sfondo una villa settecentesca, e sullo sfondo
ancora le officine Bazzocchi fumanti e puzzolenti; quella non
era pubblicità, era il nostro quartiere. Appena messo su il car-
tellone era stato affumicato dai miasmi industriali, e i nobiluo-
mini e le nobildonne erano neri di polvere e intossicati e sem-
bravano dire: meno male che è un sapore per pochi. Guardan-
do bene la fotografia, tra i signori in smoking e le signore in
lungo, si poteva notare dietro il buffet un volto inconfondibile
con gli occhiali neri. Era Joe Blocchetto mimetizzato.
Quella sera come tutte le sere Pronto Soccorso passò sotto
la finestra di Beauty e la chiamò con un fischio. Beauty si lanciò
dalla finestra atterrando sulla moto. Erano ormai abilissimi in
questa manovra. Quando arrivarono all'incrocio, il semaforo
era rosso. Appena Pronto lo vide lanciò la moto a tutta manet-
ta. Fu allora che ci fu movimento nel cartellone pubblicitario e
si vide Joe Blocchetto farsi largo tra la gente in abito da sera, ri-
baltare un vassoio di bicchieri e saltar giù nella strada.
Mancavano meno di cento metri all'incrocio. Pronto vide
Joe attenderlo coi due blocchetti di multe puntati e non esi-
tò. Frenò con i piedi e fece girare la Lambroturbo su se stes-
sa. Mentre la moto ruotava vertiginosamente e mandava
scintille, continuava a frenare con tutto: con le mani, con la
borsetta di Beauty, con le chiappe, con un cacciavite che
piantava nell'asfalto, con i denti. Uno spettacolo impressio-
nante: il rumore era quello di una fresa, volavano in aria pez-
zi di strada e brandelli di moto. Ma Pronto Soccorso fu gran-
de. Con un'ultima sbandata azzannò l'asfalto e si fermò esat-
tamente con la ruota sulla striscia pedonale.
Joe Blocchetto ingoiò la bile e si awicinò lentamente. La
moto fumava come una locomotiva e le gomme erano fuse.
Joe Blocchetto girò un po' intorno e poi disse:
- Gomme un po' lisce, vero?
- Quella moto le ha più lisce di me - disse Pronto.
- Quale moto? - disse Blocchetto, e si girò. Quando si ri-
girò Pronto aveva già montato due gomme nuove.
Ma Blocchetto non si diede per vinto.
- Su questa moto non si può andare in due.
- E mica siamo in due.
Era vero. Non ciera plù traccla dl Beauty. Joe Blocchetto
la cercò sotto il serbatoio, ma non la trovò. Beauty si era infi-
lata nella marmitta. Ma non resistette al calore e dopo un po'
schizzò fuori mezzo arrostita.
Joe Blocchetto lanciò un urlo di trionfo.
- Duecentomila di multa più il ritiro della patente più le
responsabilità penali con la signorina minorenne. Hai chiuso
con la moto, Pronto Soccorso!
Dal cavalcavia dove osservavamo la scena, rabbrividim-
mo. Pronto senza moto era come un fiore senza terra. Sareb-
be awizzito. E con lui quell'amore di cui tutti eravamo fieri.
Che fare?
Joe aveva già appoggiato la penna sul blocchetto fatale
quando sentì un rumore di clacson. Si voltò e...
Tutta la strada era piena di auto. Alcune erano posteggia-
te contromano, altre sul marciapiede: c'era chi l'aveva messa
verticale appoggiata a un albero, chi sopra il tetto di un'altra.
Due auto erano posteggiate a sandwich intorno alla moto di
Joe Blocchetto, una stava a ruote all'aria in mezzo al ponte
con la scritta "Torno subito". Due camionisti facevano a co-
date con i rimorchi in mezzo allo svincolo dell'autostrada. I
vecchi del quartiere erano usciti con biciclette anteguerra e
guidavano chi senza mani, chi con un piede sul manubrio,
chi in gruppi piramidali di cinque: sembrava il carosello dei
carabinieri. Completavano il quadro una vecchietta che gui-
dava una mietitrebbia e sei gemelli su una bicicletta senza
frenl.
Joe Blocchetto prese a tremare come se avesse la malaria.
Era in aspra tenzone con se stesso. Da una parte c'era Pronto
in trappola, dall'altra la più spaventosa serie di infrazioni mai
vista a memoria di vigile. La mascella gli andava su e giù
come un pistone.
Ed ecco che gli passò vicino un cieco su una Maserati ru-
bata senza marmitta, gli sgasò in faccia e disse:
- Ehi pulismano, dov'è una bella strada frequentata da
far due belle pieghe a tutta manetta?
Joe Blocchetto si portò il fischietto alla bocca, ma non
riuscì a eavarne alcun suono. Stramazzò al suolo. Avevamo
vinto.
Ora Joe Blocchetto è stato dimesso dal manicomio e diri-
ge un autoscontro al Luna-Park.
Pronto e Beauty si sono sposati e hanno messo su un'offi-
cina.
Lui trucca le auto, lei le pettina.
Che mito.....
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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