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La nave incantata |
Ondina ex "Plumett"
 Reg.: 24 Apr 2003 Messaggi: 2205 Da: Padova (PD)
| Inviato: 31-01-2004 15:11 |
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Rimskij-Korsakov,Sheherazade,primo movimento...questo è quello che ho immaginato:
LA NAVE INCANTATA
Il mare è un’infinita prateria azzurra, dove le onde si rincorrono: non si fermano mai, proprio come gli uomini che percorrono la loro vita di corsa, impauriti da se stessi e dagli altri, senza mai chiedersi cosa ci sia al di là delle apparenze. Ogni persona si porta dietro la sua storia, e anche il mare ne ha una, vecchia di secoli, ma nessuno l’ha mai ascoltata; eppure basta sedersi sulla riva e sentire la brezza leggera, e in essa ben presto si udiranno le parole di qualche antico racconto, come quello di Nimrud e della nave incantata.
Non c’è movimento tra le colline brulle, tutto appare immerso in una tristezza sconosciuta, acuita dall’aria opprimente. Solo l’azzurro del mare che si intravede all’orizzonte dà qualche promessa di cambiamento. E il sole, nel punto più alto del cielo, gocciola luce sulle onde.
Queste piccole gocce di luce si riflettono negli occhi di Nimrud, il figlio del sultano Kamar. Sono occhi pieni di fierezza e di risentimento. A vent’anni non ha ancora compiuto un’impresa che lo renda degno di essere figlio di suo padre: cresciuto nella tranquillità e nel lusso della reggia, non ha ancora visto il mondo e anche se nessuno a palazzo ne ha mai parlato, da tempo sa che il dovere di un principe è girare il mondo, trovando se stesso in tutto ciò che vede e sente, meritandosi la gloria.
Nei suoi sogni più intimi c’è sempre stato il mare: qualcosa in quell’infinito e instancabile movimento lo affascina, lui che ha sempre considerato le cose entro certi limiti, e una vaga idea, a cui non ha mai dato corpo, gli ritorna nell’animo quando pensa al suo avvenire: comandare una grande nave che si spinga fino a quel confine che separa i due diversi azzurri. Sente che la sua vita non avrà senso se non lo farà. Ottiene il permesso dal Sultano e finalmente s’imbarca verso una delle più straordinarie avventure che uomo abbia mai vissuto.
All’inizio non è per niente facile cavalcare le onde ribelli, e in pochi giorni è costretto ad apprendere l’arte di governare una nave, ma la sensazione che prova a muoversi insieme all’acqua, a diventare un tutto unico col mare, lo ripaga ampiamente.
Dopo una settimana di navigazione tranquilla, accade uno strano imprevisto, in effetti c’è qualcosa nell’aria che preannuncia un grande avvenimento. A Nimrud sembra addirittura di sentire una musica, forse della sua lontana infanzia, che gli scende nel cuore e risale fino agli occhi.
Un marinaio si schiarisce la voce: "Capitano, non riusciamo proprio a spiegarcelo. Davvero non pensavamo che..." Nimrud gli fa cenno di continuare. "Ecco, abbiamo trovato una donna in cambusa".
La prima cosa che pensa quando la vede è che i suoi occhi sono dello stesso colore del mare, ma più profondi, però gli ricordano anche quei piccoli fiori che, quando ancora le montagne erano verdi, ricoprivano i pendii davanti alla reggia.
E’ rimasto troppo tempo cogli occhi fissi in quelli della ragazza alta e slanciata che gli sta davanti. Distoglierli è come uscire da un luogo incantato, ma non può rimanere così in eterno. "Come sei finita qua?" le chiede gentilmente. Ha dei magnifici capelli neri. "Sono fuggita" dice lei fieramente. E’ spavalda, ma sotto sotto ha paura. Non sa ancora se fidarsi di lui, anche se il modo in cui l’ha guardata...nessuno l’aveva mai guardata così. Nimrud le chiede da chi è fuggita e lei, sciogliendosi un po’, racconta la sua storia: era prigioniera in un harem. Il giorno prima dell’incontro col sultano era riuscita a corrompere una delle guardie, era corsa verso il mare e si era nascosta nella prima nave che salpava. "Posso restare, vero?" chiede col cuore in gola. I clandestini in genere non vengono trattati nel migliore dei modi. La ragazza ha addirittura paura che la uccidano. Ma non ha niente da temere: Nimrud, non rivelandogli che è il figlio dell’uomo da cui è scappata, le assegna una piccola cabina vicino alla cucina; dovrà aiutare nella distribuzione del rancio.
La ragazza passa il tempo seduta al parapetto della nave, guarda lontano con la testa appoggiata sulla mano; Nimrud la contempla, non trova mai il coraggio di farle domande, eppure arde dal desiderio di starle vicino e conoscerla meglio.
Un giorno, verso il tramonto, vede dei delfini che nuotano nei pressi della nave. La ragazza li guarda sorridendo, gli occhi accesi. Sembra trasformata. Nimrud ha trovato una scusa per attaccare discorso. Le si avvicina, ma non trova di meglio da dire che: "Strano che stiano così vicini alla nave" Si sente quasi svenire quando lei gli rivolge uno splendido sorriso. "Sono bellissimi" dice. "Quando salgono in superficie significa che si sta avvicinando una tempesta". Si maledice all’istante per aver detto una cosa così stupida. Ma ciò che lei replica lo stupisce ancora di più: "Non penso. Li ho creati io".
Lui fa tanto d’occhi. Questa ragazza è matta, pensa compassionevole. Sorride condiscendente, e mentre cerca qualcosa di carino da dire, gli compare davanti, creata dal nulla, una rosa di dimensioni normali, che manda un tenue bagliore rosato. Stupefatto Nimrud la tocca. E’ una rosa vera, non sta sognando. Guarda sconvolto e ammirato la ragazza. "Ma...ma come fai?" "Ho un potere. Basta che pensi intensamente a una cosa e quella si materializza". Si concentra un attimo, ed ecco scendere dall’alto una morbida piuma bianca che si posa delicatamente sul parapetto della nave. "Meraviglioso" dice Nimrud. Le prende una mano e per la seconda volta i due si guardano negli occhi.
Il giorno dopo Nimrud e la ragazza, che si chiama Kadrin, passeggiano allacciati sul ponte della nave. Il mare sembra di umore scherzoso, e si adatta perfettamente alla felicità del figlio del sultano. Tutto preso dal viso di lei, è quasi dimentico dei suoi doveri di capitano. Intende sposare Kadrin e fare di lei una principessa, ma prima devono trovare un’isola su cui stabilirsi. I propositi di girare per il mondo sono abbandonati, ormai sogna una vita a fianco della ragazza che ama, e anche lei non sembra desiderare altro.
Ad un tratto il vento si fa più forte. Kadrin guarda il cielo. "Avevi ragione tu," dice "sta per arrivare una tempesta". Nimrud è allarmatissimo: non ha mai affrontato il mare grosso, e solo teoricamente sa come comportarsi. In preda all’agitazione chiede: "Cosa dobbiamo fare?" Lei lo guarda tristemente: "Dirci addio".
Il capitano corre a dare ordini ai marinai. Gli schizzi arrivano fino al ponte. La nave è squassata dalle onde e spinta qua e là, mentre i marinai cercano in tutti i modi di tenersi saldi. Nimrud prega fervidamente e chiama a gran voce Kadrin. Dov’è, dov’è, si chiede convulsamente, correndo da un capo all’altro della nave e cadendo tra mille imprecazioni. Guarda disperato e furioso il mare, maledicendolo, e all’improvviso, per pochi attimi, scorge una lontana isola, fa solo in tempo a gridare "Terra!" che la nave viene travolta dall’onda più grande di tutte.
Quando riprende conoscenza, Nimrud sta galleggiando tra i relitti della nave, solo, appoggiato ad un pezzo di legno. E’ ancora stordito e non si rende bene conto di aver perso tutto e di essere in balìa delle onde, che per fortuna si sono placate. La solitudine a poco a poco lo assale; cerca di concentrarsi su Kadrin, e il suo ricordo gli accarezza l’anima. Morirà, ne è certo.
Si apre uno squarcio tra le nubi, e il sole inonda di luce ciò che è rimasto della nave. Poi il chiarore si fa sempre più accecante, tanto che il naufrago è costretto a chiudere gli occhi, stupito e con uno strano presentimento. Quando osa aprire gli occhi, non crede a ciò che vede: davanti a lui sta la sua nave, tutta intera come se non fosse stata distrutta. Nuota fino allo scafo e a fatica riesce a salire. E’ accaduto un miracolo. O forse è morto, e sta per andare in paradiso.
Una misteriosa forza spinge la nave fra le onde; Nimrud guarda nella direzione in cui sta andando e scorge un’isola. All’improvviso si ricorda del lembo di terra che aveva intravisto prima di perdere conoscenza.
E’ un’isola all’apparenza deserta, verde e rigogliosa di vegetazione. Kadrin è lì, seduta sulla spiaggia. Sorride. Nimrud, tuffatosi in acqua, corre da lei, l’abbraccia forte forte e la guarda in viso sopraffatto dalla gioia. E mentre se la stringe al petto, lei sussurra: "Ti amo, Nimrud, principe del mare..."
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seanma
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| Inviato: 31-01-2004 15:38 |
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Semplicemente stupendo..finalmente non indulge a eccessivi sentimentalisti..e poi il pathos è efficacissimo...
_________________ sono un bugiardo e un ipocrita |
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Ondina ex "Plumett"
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| Inviato: 31-01-2004 15:48 |
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quote: In data 2004-01-31 15:38, seanma scrive:
finalmente non indulge a eccessivi sentimentalisti..
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tu pensi che siano tali,in verità i sentimenti sono tutto per me.........
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andros
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| Inviato: 31-01-2004 15:56 |
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