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Klage der Ariadne |
Hias84
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 25-03-2007 16:08 |
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E ora, per la serie "ricomporre", beccatevi questa:
"Il Poeta è un fingitore,
finge tanto totalmente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente"
(Fernando Pessoa)
Ora, questa ho davvero il sospetto che non c'entri un tubo... (il sospetto, ma non ne sono del tutto sicuro, anzi, forse c'entra qualcosa o più di qualcosa anche questa)!
Ma mi ci sono imbattuto poco fa, e ho pensato che dovevo scriverla qui sopra, su questo "cantiere aperto", perchè stimolasse in voialtri amici una qualche riflessione. Che vi fa venire in mente??
_________________ Formula della mia felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta... (F.W.Nietzsche) |
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 25-03-2007 16:14 |
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Mi pare che Picasso avesse detto qualcosa sull'arte che è una bugia che ci permette di arrivare alla verità...
Comunque Hias..ancora una volta: |
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Hias84
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 25-03-2007 17:09 |
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quote: In data 2007-03-25 16:14, quentin84 scrive:
Mi pare che Picasso avesse detto qualcosa sull'arte che è una bugia che ci permette di arrivare alla verità...
Comunque Hias..ancora una volta:
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Può essere... per Pessoa il poeta finge in quanto "interpreta" i vari se stesso, o meglio si nasconde dietro le varie voci che animano la sua coscienza (puntuazioni di coscienza, avrebbe forse detto Nietzsche). L'uomo è scisso, ed infatti Pessoa aveva una folta schiera di eteronimi; la poesia può essere la ricomposizione di questa scissione? Tu che ne dici?
_________________ Formula della mia felicità: un sì, un no, una linea retta, una meta... (F.W.Nietzsche) |
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 25-03-2007 17:15 |
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quote: In data 2007-03-25 17:09, Hias84 scrive:
quote: In data 2007-03-25 16:14, quentin84 scrive:
Mi pare che Picasso avesse detto qualcosa sull'arte che è una bugia che ci permette di arrivare alla verità...
Comunque Hias..ancora una volta:
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Può essere... per Pessoa il poeta finge in quanto "interpreta" i vari se stesso, o meglio si nasconde dietro le varie voci che animano la sua coscienza (puntuazioni di coscienza, avrebbe forse detto Nietzsche). L'uomo è scisso, ed infatti Pessoa aveva una folta schiera di eteronimi; la poesia può essere la ricomposizione di questa scissione? Tu che ne dici?
| Certo che può esserlo! E beccati quest'altra citazione da Montaigne: "Scrivere non provoca tormento, ma nasce dal tormento". |
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Hias84
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 25-03-2007 17:24 |
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quote: In data 2007-03-25 17:15, quentin84 scrive:
quote: In data 2007-03-25 17:09, Hias84 scrive:
quote: In data 2007-03-25 16:14, quentin84 scrive:
Mi pare che Picasso avesse detto qualcosa sull'arte che è una bugia che ci permette di arrivare alla verità...
Comunque Hias..ancora una volta:
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Può essere... per Pessoa il poeta finge in quanto "interpreta" i vari se stesso, o meglio si nasconde dietro le varie voci che animano la sua coscienza (puntuazioni di coscienza, avrebbe forse detto Nietzsche). L'uomo è scisso, ed infatti Pessoa aveva una folta schiera di eteronimi; la poesia può essere la ricomposizione di questa scissione? Tu che ne dici?
| Certo che può esserlo! E beccati quest'altra citazione da Montaigne: "Scrivere non provoca tormento, ma nasce dal tormento".
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Il buon vecchio Montaigne la sapeva lunga, eh! Aveva riconosciuto al dolore una dimensione estetica, che è ciò che gli compete. Nella sua appassionata requisitoria sul cristianesimo, Nietzsche arriva a dire che è possibile riconoscere al dolore unicamente una dimensione, un valore estetico, e non etico, come invece giustappunto fanno i cristiani. Come il flosofo tedesco chiosa nelle sue celeberrime "Leggi contro il Cristianesimo", "Il resto segue da ciò". Questo topic diviene sempre più interessante...
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 25-03-2007 17:35 |
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Montaigne credo si riferisse solo al dolore interiore..la Chiesa sostiene che il dolore fisico abbia una valenza etica (il martirio,concetto che troviamo estremizzato anche nell'Islam delle "bombe umane") e per me è una cosa orribile.
La violenza fisica, il dolore fisico può avere una valenza estetica? Solo se viene trasfigurato nelle rappresentazioni artistiche (teatro, cinema) e allora può assumere anche una valenza etica: la famosa "catarsi" aristotelica. |
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Hias84
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 25-03-2007 17:44 |
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quote: In data 2007-03-25 17:35, quentin84 scrive:
Montaigne credo si riferisse solo al dolore interiore..la Chiesa sostiene che il dolore fisico abbia una valenza etica (il martirio,concetto che troviamo estremizzato anche nell'Islam delle "bombe umane") e per me è una cosa orribile.
La violenza fisica, il dolore fisico può avere una valenza estetica? Solo se viene trasfigurato nelle rappresentazioni artistiche (teatro, cinema) e allora può assumere anche una valenza etica: la famosa "catarsi" aristotelica.
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Beh, per Nietzsche è solo il caos (in questo senso è da intendersi il dolore... ma non so, magari anche la componente fisica aveva in lui un peso) a poter dare l'opera d'arte. "Bisogna possedere il caos dentro di noi, per generare una stella danzante", diceva il buon vecchio Friedrich Wilhelm. Quanto alle questioni etiche, era molto più elusivo... e ci sarebbe bisogno di approfondire il discorso un pò di più.
Comunque anch'io trovo orribile la giustificazione etica del dolore.
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 25-03-2007 18:23 |
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Bisogna dire che il "martirio" cristiano esalta persone che sacrificano la propria vita per salvarne altre (l'esempio più alto è Gesù Cristo) e non persone che si "uccidono per uccidere" come i kamikaze islamici (e giapponesi prima ancora perchè poi la parola viene da lì).
Ciò che mi da' fastidio è questa accettazione del dolore fisico come qualcosa non solo di necessario, ma anche di salvifico.
Io la penso così:
"Se c'è pena si deve desiderare una sola cosa: che finisca", "Non esiste nulla di peggio del dolore fisico", "davanti al dolore non ci sono eroi"
citazioni tratte da 1984 di George Orwell. |
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Hias84
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 25-03-2007 18:32 |
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quote: In data 2007-03-25 18:23, quentin84 scrive:
Bisogna dire che il "martirio" cristiano esalta persone che sacrificano la propria vita per salvarne altre (l'esempio più alto è Gesù Cristo) e non persone che si "uccidono per uccidere" come i kamikaze islamici (e giapponesi prima ancora perchè poi la parola viene da lì).
Ciò che mi da' fastidio è questa accettazione del dolore fisico come qualcosa non solo di necessario, ma anche di salvifico.
Io la penso così:
"Se c'è pena si deve desiderare una sola cosa: che finisca", "Non esiste nulla di peggio del dolore fisico", "davanti al dolore non ci sono eroi"
citazioni tratte da 1984 di George Orwell.
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E così abbiam chiamato in causa anche il caro Orwell... comunque resto d'accordo con te, specialmente laddove dici che "ciò che mi da' fastidio è questa accettazione del dolore fisico come qualcosa non solo di necessario, ma anche di salvifico."
. E pensare che, come voleva Holderlin, "laddove aumenta il pericolo, cresce anche ciò che salva"!!
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quentin84
 Reg.: 20 Lug 2006 Messaggi: 3011 Da: agliana (PT)
| Inviato: 25-03-2007 18:42 |
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Dipende sempre da che intendi per "pericolo"!
E continuiamo con Orwell: "Potere vuol dire infliggere dolore e umiliazione" sempre 1984 .
Comunque per alcuni il dolore fisico è anche una fonte di piacere, ma qui entriamo nel campo delle perversioni e quindi fuori topic. |
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Hias84
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 25-03-2007 18:50 |
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quote: In data 2007-03-25 18:42, quentin84 scrive:
Dipende sempre da che intendi per "pericolo"!
E continuiamo con Orwell: "Potere vuol dire infliggere dolore e umiliazione" sempre 1984 .
Comunque per alcuni il dolore fisico è anche una fonte di piacere, ma qui entriamo nel campo delle perversioni e quindi fuori topic.
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Ecco, non andiamo troppo in là... il rischio è di ritrovarsi con qualcuno che ci ricatta con qualche foto!!
A parte gli scherzi... il pericolo è il pericolo, è ciò che ci circonda, per andare da Herzog (l'Herzog di "Cuore di Vetro") trattasi della fine del mondo, la catastrofe imminente, la decadenza della società della tecnica (non a caso quella di Holderlin era una delle citazioni preferite di Heidegger).
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Hyperion19
 Reg.: 23 Mar 2007 Messaggi: 516 Da: Firenze (FI)
| Inviato: 25-03-2007 19:56 |
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Torniamo al poetico, Rilke:
"Ma giorno ha da venire, in cui la mia mano sarà come lontana da me, e quando le ordinerò di scrivere, scriverà parole che, io, non avrei volute davvero. Sorgerà il tempo dell'altro significato: e nessuna parola resterà coerente alle parole, ed ogni antico senso si discioglierà come nuvola, ricadrà come pioggia (...) questa volta, io stesso sarò sciolto, perchè io stesso rappresento il senso destinato a mostrarsi".
L'unine dei frammenti porta l'uomo alla profezia? E' questa l'alkeist cercato dalla modernità?
Come mi sembrava implicito nel riferimento a gentile qui si vuole salvare l'umanità, attraverso i suoi significati nascosti e una teofania verbale: parole che non presentano più scissione tra funzione logica e significato e rimandi di significato. Verso una conoscenza totale percettiva e analitica insieme, una conoscenza attuale, sintesi di pensare e pensato.
Ciò che avviene per un uomo avviene per tutti. |
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Hias84
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 25-03-2007 21:07 |
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Ma come ho già detto, anche per Nietzsche il mondo nuovo è quello nel quale è possibile pensare senso ed evento come non più scissi tra loro, e questo è il significato del suo eterno ritorno, questo il "mare da bere tutto in un sorso" (come si dice nello Zarathustra) perchè si possa avere quel compimento dell'uomo che ne sia allo stesso tempo un oltrepassamento (quell'idea, banale e malamente esposta, del superuomo). Si tratta della composizione di ciò che è ormai avvertito come altro da sè.
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Hias84
 Reg.: 15 Mar 2007 Messaggi: 1262 Da: Serravalle Pistoiese (PT)
| Inviato: 25-03-2007 22:40 |
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quote: In data 2007-03-25 21:07, Hias84 scrive:
Ma come ho già detto, anche per Nietzsche il mondo nuovo è quello nel quale è possibile pensare senso ed evento come non più scissi tra loro, e questo è il significato del suo eterno ritorno, questo il "mare da bere tutto in un sorso" (come si dice nello Zarathustra) perchè si possa avere quel compimento dell'uomo che ne sia allo stesso tempo un oltrepassamento (quell'idea, banale e malamente esposta, del superuomo). Si tratta della composizione di ciò che è ormai avvertito come altro da sè.
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Mi quoto solo per chiarire un concetto: composizione di ciò che è avvertito come altro da sè significa ritornare a vivere ogni istante nella sua pienezza (in fondo l'eterno ritorno è una tesi, tra virgolette, "cosmologica", legata cioè all'idea del tempo, non ancora però un banale ripetersi ciclico degli eventi come voleva forse Lowith), significa ritornare a vivere in un orizzonte nel quale non esiste separazione tra evento e senso, tra il pensiero ed il pensato.
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Hyperion19
 Reg.: 23 Mar 2007 Messaggi: 516 Da: Firenze (FI)
| Inviato: 26-03-2007 11:43 |
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Sì ma cosa sono queste parole che non saranno più fedeli alle parole? Questo detino che ha da maturarsi nell'uomo?
E gli antichi significati che faranno posto a nuovi significati?
Che futuro si immagina per l'uomo? |
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