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3 forme e 3 significati per un'immagine |
denisuccia
 Reg.: 14 Apr 2002 Messaggi: 16972 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 07-03-2005 00:35 |
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Ho un paesaggio, dinanzi.
Ed ho la possibilità di renderlo immortale. Come possibili mezzi possiedo una penna, una macchina fotografica, e una macchina da presa.
Lo strumento viene scelto in base al prodotto che si vuole ottenere.
Se io voglio sviluppare l’immaginazione di chi poi potrà ammirare il mio risultato, utilizzerò la penna. La scrittura è il miglior metodo per rendere immortali le immagini lasciando sempre la possibilità di fantasticare sui particolari in quanto, decisamente, non possono essere riportati sotto forma di elenco. Verrà sempre tralasciato il minimo essenziale per far lavorare il lettore e renderlo parte attiva dell’immagine stessa che si vuole narrare. La rappresentazione diventerà quindi, per un periodo indefinito, lo sfondo del lettore stesso, che si introdurrà in un mondo parallelo a quello presente e tenderà a vivere il racconto nel momento stesso in cui riceve le informazioni. Lui può essere parte stessa del racconto, osservatore esterno ma al contempo indispensabile.
Se decido di utilizzare la macchina fotografica viene modificata la circostanza.
La fotografia è, prima di tutto, la rappresentazione oggettiva di ciò che è l’immagine. Non idealizza, né tende a rendere immortale un istante (a quello pensano già i ricordi), si limita a rappresentarlo e da questo si estrapola, appunto, il maggior pregio della fotografia: il realismo.
Ciò che intendo quando dico che una fotografia non vuole rendere immortale un’immagine è un concetto che può essere espresso tramite vie tortuose e poco comprensibili. Ma cercherò comunque.
Se a noi viene fatta osservare una fotografia di uno sconosciuto qualsiasi che acquista un giornale è difficile che quest’immagine provochi in noi ricordi o riesca a rendere nuovamente vivibile un attimo. Perché questo accada è necessario che la fotografia rappresenti un momento vissuto e risvegli in noi le percezioni che furono di QUEL tempo. Se quello sconosciuto diventasse nostro padre, e sapessimo che in quel giornale fosse riportata una notizia che ci tocca da vicino, ecco che rivedere quell’avvenimento risvegli in noi diversi ricordi.
Ma questo sta a significare che non si tratta solo della fotografia in se, a rendere eterno un attimo, è l’immagine associata alla persona, o almeno a determinate informazioni. Non si può rivivere qualcosa che non è mai stato parte di noi.
Sorvolando sulle varie modifiche che ormai i programmi di grafica concedono, e sulla possibile intenzione del fotografo stesso di rendere plausibile ciò che nell’effettività non lo è, la fotografia è nata per rappresentare esclusivamente il vero. Raramente capita che un fotografo accetti di modificare un suo scatto a seconda di ciò che potrebbe essere il desiderio estetico dello spettatore o addirittura di se stesso. Una fotografia, per quanto sfocata o, in qualche modo, tecnicamente mal riuscita, rimane comunque la rappresentazione oggettiva di ciò che è stato, di un attimo che è avvenuto ed è terminato. Decidere di modificarla rende quell’attimo mutabile nel tempo, e da questo l’essenza stessa che ha portato allo scatto fotografico sarebbe violata. Modificare una fotografia è come pitturare un fiore: per quanto il colore possa attirare di più rimane sempre un falso.
Ecco quindi che l’immaginazione, che porta il lettore ad immergersi nel racconto, non è indispensabile davanti ad una fotografia e, anzi, è quasi totalmente un concetto da annullare, salve rare eccezioni.
E l’ultima possibilità, la rappresentazione totale: il “cinema”.
Ciò che più può essere logico come collegamento nel confronto tra queste tre raffigurazioni è il non voler discutere, ora, del cinema (come ho voluto intendere, semplificando sopra per quanto riguardava la scrittura e la fotografia) inteso come realizzazione artistica, quanto come semplice mezzo di comunicazione.
E per comunicazione intendo unicamente la riproduzione su schermo (o pellicola, ognuno scelga il termine che gli è più congeniale) del soggetto. Niente “cinema” inteso come storia, trame, possibilità e conclusioni, solo “cinema” compreso come un’immagine, una scena che viene presentata.
Chi sceglierebbe di filmare il paesaggio?
Un filmato è quasi totalmente la copia federe di una scena. Chi sceglie di riprendere sceglie di approfondire, di totalizzare, quella realtà, che era parte della fotografia, attraverso i colori, i suoni, i movimenti e la prospettiva. Non è più un frase che dà la possibilità di immaginare, e non è nemmeno solo un’immagine che documenta una verità ma è quasi assolutamente la verità stessa . Quando qualcuno di noi decide di filmare lo fa con l’intenzione di concedere tutto ciò che si può offrire allo spettatore.
E se decide di farlo accuratamente deve tener presente che ciò che può contraddistinguere la verità dell’opera è la precisione con cui si fissa l’evento. Nel momento in cui questa meticolosità, spesso ottenuta difficilmente tramite studio e verifiche dettagliate, viene a mancare ecco che non ci si trova più davanti una verità ma una semplice espressione artistica.
Detto questo… io non so esattamente dove volessi andare a parare, forse volevo solo chiarire le idee a me stessa e rendermi conto, scrivendolo poi, che si può trovare l’arte ovunque, se la si guarda come un prodotto concepito con l’intenzione di scaturire sentimenti, siano questi di qualsiasi genere. La tecnica, invece, è una semplice applicazione pratica che deve rintracciarsi ad un livello superiore e decisamente esterno all’arte.
Questa distinzione penso sia necessaria per poter continuare ad effettuare valutazioni oggettive e ben separate su di un film, un libro o una fotografia.
Esistono film che nascono da buone idee artistiche che non trovano un riscontro qualitativamente accettabile nella pratica con cui vengono “costruiti”.
Molti libri vengono, invece, stesi con una forma strabiliante e magnetica, per quanto simili alla perfezione, ma che se poi vengono elaborati per i loro contenuti scendono vertiginosamente verso il mediocre.
Ed una fotografia… beh… a volte un’immagine suggestiva rende di più di una ricerca maniacale di luci e particolari… e va un po’ a fortuna, un po’ a gusti personali…
Ma per capire ed apprezzare realmente il lavoro che sta dietro a queste tre forme, scrittura, fotografia e cinema, credo sia quasi indispensabile rendersi conto che non sempre il giudizio può essere unico, e che solo tramite questa distinzione, debole e allo stesso tempo importante, si può concepire la vera grandezza di ogni loro creazione.
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L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi...
[ Questo messaggio è stato modificato da: denisuccia il 07-03-2005 alle 00:44 ] |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 21-03-2005 01:56 |
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Insomma, ma lo vogliamo anche dire che ogni opera d'arte, al di là del rapporto empatico e dell'analisi tecnica, va contestualizzata al suo periodo storico!
Per il resto, concordo con le tue conclusioni.
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A MAROON CARTOON
[ Questo messaggio è stato modificato da: gatsby il 21-03-2005 alle 01:58 ] |
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denisuccia
 Reg.: 14 Apr 2002 Messaggi: 16972 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 23-03-2005 18:07 |
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quote: In data 2005-03-21 01:56, gatsby scrive:
Insomma, ma lo vogliamo anche dire che ogni opera d'arte, al di là del rapporto empatico e dell'analisi tecnica, va contestualizzata al suo periodo storico!
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In parte concordo, ma solo in parte.
Come giustifichi l'impossibilità di associare un'opera ad un determinato periodo storico in quanto, effettivamente, opera immortale e riconducibile a più periodi?
_________________ L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi. |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 23-03-2005 19:24 |
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denisuccia
 Reg.: 14 Apr 2002 Messaggi: 16972 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 24-03-2005 00:03 |
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Quindi? Non è che questa frase spieghi molto.
_________________ L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi. |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 24-03-2005 00:21 |
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Esempio semplice semplice potrebbe essere l'arte di Willem de Kooning come ad esempio in questa opera . NOn bella di per se, ma importante per il momento in cui fu fatta (metà secolo dopo la seconda guerra mondiale).
Ma così come tanti latri quadri, dai ritratti rinascimentali (sicuramente oggi molti artisti saprebbero rifare alcuni quadri minori esposti nei musei ed opera di artisti affermati) solo che non hanno più senso. L'arte è in evoluzione ed ha spesso il compito di innovare oltre che di emozionare.
Per certe opere invece (magari una scultura di Canova), non è importante tanto l'epoca visto che la bellezza del lavoro va al di là di qualsiasi lettura da contestualizzazione.
_________________ Qualunque destino, per lungo e complicato che sia, consta in realtà di un solo momento : quello in cui l'uomo sa per sempre chi è |
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TINTOBRASS
 Reg.: 25 Giu 2002 Messaggi: 5081 Da: Roma (RM)
| Inviato: 24-03-2005 00:47 |
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La vera opera d'arte resiste meravigliosamente ai passaggi di tempo. Credo che gli "Scritti Corsari" di Pasolini, così come tutti i suoi film ovviamente, non solo abbiano molto da dire sulla nostra epoca, ma saranno oggetto di roventi polemiche ancora per i decenni a venire.
Ed è questo lo stesso motivo per cui, in campo cinematografico, le opere dirette da Antonioni a partire dal 1960 non sanno parlare agli spettatori di oggi come probabilmente erano in grado di fare nell'epoca della loro realizzazione: l'opera d'arte non può invecchiare, a meno che non sia frutto di un penoso equivoco.
[ Questo messaggio è stato modificato da: TINTOBRASS il 24-03-2005 alle 00:59 ] |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 24-03-2005 00:57 |
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TINTOBRASS
 Reg.: 25 Giu 2002 Messaggi: 5081 Da: Roma (RM)
| Inviato: 24-03-2005 01:15 |
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quote: In data 2005-03-24 00:57, gatsby scrive:
"vera" io la intendo come "più grande", ma non per questo esclusiva.
Non ci fosse stato Courbet o gli impressionisti non ci sarebbe stato Picasso. Insomma tutto ha una sua importanza, e anche i peggiori se han davvero influenzato i tempi successivi meritano considerazione. Certo l'intensità è minore, ma ogni idea nasce su una o molte idee di molti altri.
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Avverto le tue stesse perplessità... l'unico rischio in cui possiamo incorrere, però, è quello di cadere preda del conformismo culturale. L'essenziale è non temere il giudizio degli altri nello "smontare" un artista tenuto in palmo di mano dall' élite ufficiale. D'accordo che le influenze sono importanti, ma se un' opera d'arte non ha più nulla da dirti sul mondo che ti circonda, allora è la sua funzione a venir meno. Amo Pasolini perché parla di un mondo che è anche il mio (a distanza di trent'anni esatti) e conduco da anni una guerra personale contro Antonioni, dal momento che il suo modo di raccontare, oggigiorno, non può che apparire compiaciuto e datato oltre ogni limite (nonostante le influenze che ha esercitato, ad esempio, su quell' America sessantottina del "New Cinema" che ho molto amato).
L'opera d'arte dev'essere immortale. E per non morire mai, occorre che sappia comunicare oggi (e domani) come allora.
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"La giovinezza è una conquista dello spirito che si raggiunge solo ad una certa età" (Proust)
[ Questo messaggio è stato modificato da: TINTOBRASS il 24-03-2005 alle 01:16 ] |
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denisuccia
 Reg.: 14 Apr 2002 Messaggi: 16972 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 24-03-2005 20:35 |
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Concordo con Tinto, ma penso si capisse già da sopra.
Non mi sembra indispensabile considerare il periodo storico-culturale in cui è stata concepita un'opera.
Guernica descrive una tragedia, un bombardamento, la morte di persone innocenti e lo strazio che la guerra può portare. Ma non è uno strazio relegato al 1937 perchè davanti a quell'immagine, oggi come allora, proviamo la stessa ansia. Ogni guerra è la guerra che si abbattè su Guernica.
Ps... cmq non per essere pignola, ma a me sembra che Picasso fosse stato più ispirato da Cezanne...
_________________ L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi. |
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gatsby
 Reg.: 21 Nov 2002 Messaggi: 15032 Da: Roma (RM)
| Inviato: 24-03-2005 20:40 |
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TINTOBRASS
 Reg.: 25 Giu 2002 Messaggi: 5081 Da: Roma (RM)
| Inviato: 25-03-2005 03:45 |
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quote: In data 2005-03-24 20:40, gatsby scrive:
cmq, come ho già detto, ci sono opere che si fanno apprezzare al di della contestualizzazione, altre no. Le prime sono le più grandi, le altre non casualemnte vengono comunque mostrate nei musei o in altri lidi.
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Non penso esistano opere d'arte più importanti di altre.
L'arte non contempla livelli di giudizio. I concetti di "varietà" e "diversità" costituiscono l'unico perno su cui possiamo azzardare un paragone fra opere realizzate per mano di autori differenti.
Non esistono artisti più o meno importanti: esistono artisti veri da una parte e venditori di fumo dall'altra.
Chi è il più storicamente importante fra Renoir e Degas? E fra Michelangelo e Brunelleschi? E' nato prima l'uovo o la gallina? Aristotele docet...
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Melies
 Reg.: 08 Mag 2005 Messaggi: 8 Da: Me (ME)
| Inviato: 10-05-2005 14:32 |
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"L'arte è l'invocazione angosciosa di coloro che vivono in sé il destino dell'umanità. Che non se ne appagano, ma si misurano con esso. Che non servono passivi il motore chiamato "oscure potenze", ma si gettano nell'ingranaggio in moto per comprenderne la struttura. Che non distolgono gli occhi per mettersi al riparo da emozioni, ma li spalancano per affrontare ciò che va affrontato. E che però spesso chiudono gli occhi per percepire ciò che i sensi non trasmettono, per guardare al di dentro ciò che solo in apparenza avviene al di fuori. E dentro, in loro, è il moto del mondo; fuori non ne giunge che l'eco: l'opera d'arte."
(A. Schoenberg)
Quindi risulta indispensabile l'interpretazione non solo dell'opera,ma anche dell'artista che l'ha creata.
Non bisogna guardare all'arte solo con i propri occhi.
Non con i nostri codici interpretativi,ma con quelli dell'artista,per comprendere appieno ciò che egli vuol comunicare.
Sotto questo punto di vista non esiste un'arte "obsoleta".
Perchè è importante il contesto storico?
Perchè aiuta a comprendere ciò che ha portato l'artista ad esprimere al mondo la sua "invocazione angosciosa"..
Questo è solo il mio punto di vista..
_________________ "Questo è un brutto mondo,figliolo,e noi dobbiamo tener duro fino a che non passa questa mania della pace" - Full Metal Jacket |
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paolo14
 Reg.: 16 Giu 2004 Messaggi: 778 Da: Ferrara (FE)
| Inviato: 22-05-2005 15:05 |
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Un trhead molto interessante e (indi) poco frequentato.
In ogni caso, l'argomento è di una genericità spiazzante. Sintetizzare il valore-significato da un punto di vista storico del topos-arte in un paio di post è alquanto improponibile.
Però, al cospetto, posso ammettere che, a veder mio, l'arte ha un valore innanzi a tutto concettuale piuttosto che estetico: qualsivolgia opera credo essere l'oggetto risultante del coabitare e del sommarsi tra movimenti culturali e ideologie innovative avvenute nel contesto storico ove essa è nata.
Quindi, l'orientamento cronologico è imprescindibile.
Di opere d'arte esenti da ciò possiamo ammettere di conoscerne veramente poche.
Frutto del lavoro di geni, di innovatori, di artisti pedissequamente estranei a qualsivoglia movimento culturale.
(Ciò, ma mi appare retorico, non sta a significare che non esistano movimenti capaci di essere rivoluzionari, bensì l'oppposto: ma a ogni movimento corrisponde un'epoca, una situazione storico-politica, una necessità (indubbiamente polifonica) di palesare - realizzandola - un'ideologia (di qualsiasi tipo)).
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L'ozio è il padre delle virtù.
Tinto Brass
http://arteonline.blog.excite.it/
[ Questo messaggio è stato modificato da: paolo14 il 22-05-2005 alle 15:14 ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: paolo14 il 22-05-2005 alle 15:20 ]
[ Questo messaggio è stato modificato da: paolo14 il 22-05-2005 alle 15:21 ] |
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denisuccia
 Reg.: 14 Apr 2002 Messaggi: 16972 Da: sanremo (IM)
| Inviato: 24-05-2005 13:37 |
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Paolo il generico può essere una partenza come il particolare, sta a noi poi svilupparlo o no.
Io ho postato un discorso che, se sviluppato, può rendere bene
_________________ L'improvviso rossore sulle guance di Thérèse, identificato immediatamente come il segno dell'Amore, quando io avevo sperato in una innocente tubercolosi. |
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