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La Politique Des Auteurs: Verità o Bufala? |
NancyKid ex "CarbonKid"
Reg.: 04 Feb 2003 Messaggi: 6860 Da: PR (PR)
| Inviato: 11-02-2005 17:40 |
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Considerazioni, pro e contro la Politica degli Autori, promossi dai Critici Militanti dei Cahiers du Cinema quali Francois Truffaut, Jacques Rivette, Jean Luc Godard, Eric Rohmer e Claude Chabrol negli anni 50.
Una teoria che invita ad una nuova critica, forse la teoria più importante di tutta la storia della Critica Cinematografica, studiata, sviscerata, applaudita, sepolta, resuscitata, e di nuovo sepolta.
Il movimento ebbe inizio nel 1954. Francois Truffaut, diamante dei Cahiers du Cinema lancia una bomba con Une certaine tendance du Cinema Francais e Aimer Fritz Lang. Truffaut butta fango sul Cinema Francese di allora ed invita ad una nuova considerazione del Cinema, o meglio ancora, del Regista.
Ecco, schematicamente, i punti nuovi di questa nuova Politica:
1) Il regista dev'essere l'unico autore del suo Film. Di conseguenza, il Regista è un artista a 360°, pari ad uno scrittore, ad un pittore, ad uno scultore. Ovvero: Ha tutto in mano lui.
2) Il punto uno implica un attacco contro i film di sceneggiatura. In particolare Francois e gli altri criticavano Autant-Lara, "colpevoli" di non assimilare le loro sceneggiature, e di accontentarsi di Inquadrare.
Inizialmente, si può vedere nella Politica degli Autori un rifiuto dello sceneggiatore. Non è propriamente così, messaggio della Politique, era invece questo: "Un regista deve appropriarsi della sceneggiatura ingerendola, digerendola e restituendola durante le riprese con un'idea di Cinema".
Questa nuova Politica, che scosse la Francia, fu immediatamente "ricopiata" dall'Italia, con risultati assai terrificanti.
"L'Italia ha cercato di imitare la Politique Des Auteurs. Purtroppo però, la realtà del Cinema Italiano è ben diversa. Dare carta bianca al regista è stato disastroso. Il quegli anni è scomparso il Cinema medio, che è il terreno principe di molti sceneggiatori: C'era un divario tra il Cinema intellettuale e il Cinema Volgare. C'è stata un attribuzione di un potere quasi mistico alla regia, creando un grande vuoto".
La Politique Des Auteurs è stato rivoluzionario. Confermo in toto le idee di Rivette e compagnia. Ma come si dice in questi casi: Giocare col fuoco è pericoloso.
La Politica ha infatti assunto un cammino che arrivò a toccare l'esagerazione, che culmina più o meno in quest'idea:
"Un Autore, se tale è, va difeso SEMPRE, anche quando fa Opere Minori".
Probabilmente, il problema qui non è tanto se FA OPERE MINORI, ma i critici della Politique addirittura abolivano completamente questa possibilità, infatti Rohmer proclama: "Un regista, invecchiando, farà sempre e solo opere Migliori di volta in volta. E se personalmente non trovo nulla di eccezionale nel nuovo film di Fritz Lang, preferisco pensare che sia io a non riuscire a cogliere i concetti, che il Cinema di Lang è talmente avanti che il messaggio subliminale della sua nuova Opera sarà destinato ad essere completamente analizzato solo più avanti".
La Politica degli Autori è quindi un'idea aggressiva, che poneva inevitabilmente dei confronti: Rossellini sarà sempre Migliore di Visconti, Mizoguchi sarà sempre Migliore di Kurosawa, Hawks sarà sempre Miglore di Wyler, questo perchè Rossellini, Mizoguchi e Hawks sono degli Autori, mentre Visconti, Kurosawa e Wyler, solo dei "bravi registi".
Interessante comunque notare la concezione di "Autore" per i Cahiers. Non per nulla diverse polemiche nacquero proprio alla proclamazione di un Hitchcock come Autore, che all'epoca era visto poco più di un bravo regista commerciale. Insomma, per i Cahiers l'Autore era infallibile. Ma questo, sappiamo bene, è anche una merdata. Spielberg ha diretto capolavori, mentre ultimamente è calato. E questo penso sia un dato di fatto. Truffaut,invece, avrebbe risposto in questo modo: "Beh, se non sono bravi oggi, vuol dire che non sono mai stati bravi"
E non solo, ci sono anche diverse contraddizioni dei Cahiers. Registi come Hitchcock, infatti, hanno sempre avuto degli Sceneggiatori, hanno fatto esattamente come Autant-Lara o Clouzot, più volte attaccati dai Cahieristi.
Registi della Nouvelle Vague, poi, come per esempio Resnais, ma anche lo stesso Truffaut o Godard, partecipavano solo in modo limitativo alla sceneggiatura, insomma, lavoravano proprio nello stesso modo di Clouzot.
Non per nulla, in una tavola rotonda del 1965, i Cahiers du Cinema dichiarano la Morte della Politique des Auteurs.
Che la Politica degli Autori sia quindi una pura bufala? Non lo sapremo mai. Ogni anno si dice che questa Politica sia ormai morta e sorpassata, ma è ancora ben visibile nei critici una grande tendenza di mistificazione dell'autore.
Come in tutti i grandi movimenti, anche La Politica degli Autori ha detto verità e bugie.
_________________ eh? |
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MaratSafin
Reg.: 17 Ott 2004 Messaggi: 831 Da: trafalmadore (CO)
| Inviato: 11-02-2005 18:55 |
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Per chiarirti le idee: La nouvelle vague, Michel Marie, edizioni Lindau.
Intanto è ovvio che ci sia una componente di iconoclasticità che può portarti a fare le considerazioni che tu fai: ma ciò che va analizzato è la portata critica del discorso, sceneggiature e film a parte.
Il grande merito di quegli anni di rottura fu che grazie a quella provocatorietà che pochi gli perdonarono, Truffaut ( e dietro di lui il grande teorico Bazin e gli altri della nouvelle vague, mentre considerazioni a parte meriterebbero Resnais e la rive gauche) istituì l'unico paradigma critico tuttora credibile per parlar di cinema, al di là e nonostante le sue componenti industriali che secondo molti lo renderebbero un puro spettacolo o un puro intrattenimento, con qualche sporadica comparsata autoriale.
Se oggi nonostante il film franchise riusciamo ad apprezzare Raimi, un gran merito va a lui.
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(..)Ha creato un profilo solo per scrivere 3 puttanate...(powered by Stilgar)
[ Questo messaggio è stato modificato da: MaratSafin il 11-02-2005 alle 19:42 ] |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 11-02-2005 19:29 |
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quote: In data 2005-02-11 18:55, MaratSafin scrive:
Truffaut istituì l'unico paradigma critico tuttora credibile per parlar di cinema.
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(..)Ha creato un profilo solo per scrivere 3 puttanate...(powered by Stilgar)
[ Questo messaggio è stato modificato da: MaratSafin il 11-02-2005 alle 18:55 ]
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No dai..
Il paradigma ontologico non è l'unico credibile. Ci stanno anche le teorie metodologiche e quelle di campo di Aumont e Bordwell.
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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Marienbad
Reg.: 17 Set 2004 Messaggi: 15905 Da: Genova (GE)
| Inviato: 11-02-2005 19:31 |
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quote: In data 2005-02-11 19:29, 13Abyss scrive:
No dai..
Il paradigma ontologico non è l'unico credibile. Ci stanno anche le teorie metodologiche e quelle di campo di Aumont e Bordwell.
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Che non sono modelli, ma teorie.
Tra l'altro Borwell è un babbeo...
_________________ Inland Empire non l'ho visto e non mi piace |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 11-02-2005 19:39 |
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Anche l'ontologica è una teoria, credevo Marat intendesse proprio quella di Bazin, Kracauer, etc..
E Bordwell si, è un babbo.
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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MaratSafin
Reg.: 17 Ott 2004 Messaggi: 831 Da: trafalmadore (CO)
| Inviato: 11-02-2005 19:45 |
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Secondo me è l'unica valida per proporre una qualche criticità al discorso, che altrimenti si arricchisce di variabili e contaminazioni. Con tutte le pecche della teoria, è l'unica strettamente e atavicamente collegata al piano filmico. Per questo conserva intatta il suo fascino per i cinefili.
Bordwell, che cazzone.
_________________ (..)Ha creato un profilo solo per scrivere 3 puttanate...(powered by Stilgar) |
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13Abyss
Reg.: 20 Lug 2003 Messaggi: 7565 Da: Magliano in T. (GR)
| Inviato: 11-02-2005 19:49 |
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Beh, forse si.
Diciamo che è l'unico paradigma del dopoguerra che ha tentato di definire il cinema in se stesso, aldifuori di tutti gli altri ambiti disciplinari e aldilà di qualsiasi ottica prospettica.
E con questo mi zitto, visto che in fatto di teorie non sono così ferrato. Solo una visione generica.
_________________ Rubare in Sardegna è il Male. |
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NancyKid ex "CarbonKid"
Reg.: 04 Feb 2003 Messaggi: 6860 Da: PR (PR)
| Inviato: 11-02-2005 20:40 |
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Bazin non approvò mai in toto la Politica degli autori, e nemmeno il caporedattore dei Cahiers di allora, Jacques Doniol-Valcroze. Probabilmente è perchè appartenevano ad un'altra generazione, e per loro la critica era la valutazione delle opere in quanti tali.
Tantochè Bazin, prima di pubblicare Une certain tendance du Cinema Francais di Truffaut, scrisse questo:
"Accettiamo di buon grado di veder accusato la forma polemica di certe valutazioni, la cui responsabilità cade solo ed unicamente sull'autore"
Bazin si mette le mani avanti. E' stato un pò come dire: "Se dovete accusare qualcuno, accusate Truffaut, io non c'entro nulla".
Il maggior pregio della Politica degli autori è stato quello di riportare al centro la regia. Infatti quelli erano gli anni in cui i critici preferivano lodare o meno un'opera a dipendenza quasi unica del suo contenuto, più che di regia.
Ma attenzione: I Cahieristi non erano di certo i primi a formulare tale ipotesi. Già negli anni 20' si tessevano le lodi di Rene Clair come autore a 360°, che scriveva integralmente le sue sceneggiature. Clair sarà anche uno di quei registi che la Politique attaccherà. Questo perchè? Boh.
Un altro esempio è la rivista militante prima dei Cahiers, i Revue du Cinema, che già agli inizi degli anni 30 avevano consacrato Fritz Lang, Lubitsch, King Vidor, ecc..
La Politica dei giovani Cahieristi, dunque, non aveva inventato la nozione di autore: più che altro, non avevano gli stessi autori degli altri.
Oddio ora parlando così sembra che veda questa politica come qualcosa di totalmente negativo, quindi tengo a precisare che questo movimento ha portato qualcosa di buono, ovvero, appunto, la restituzione della centralità del Regista. Il resto, ovvero i deliri Mizoguchi vs Kurosawa, sceneggiatura o non sceneggiatura, erano puri elementi di contorno (se vogliamo dirla con una parola: cazzate) portati avanti da Francois, Jacques ed Eric per pura provocazione da sboroni che erano allora.
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"Vuoi una sigaretta?"
"No grazie, ne ho appena spenta una. Sei pronto a diventare famoso?"
[ Questo messaggio è stato modificato da: NancyKid il 11-02-2005 alle 20:45 ] |
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