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Autore Io critico (?)
vietcong

Reg.: 13 Ott 2003
Messaggi: 4111
Da: roma (RM)
Inviato: 07-01-2004 23:51  


Veramente interessante la quistione..

Per quanto riguarda il compromesso fra i due modi critici, io ne propongo uno un po' paradossale: scrivere saggi critici, audaci e colti quanto si vuole, ma solo di film che si considera di valore. Cioè dare per scontata la fase del giudizio di valore (la recensione). Anche per evitare di trovarsi a fare delle speculazioni ardite sul solito thrillerazzo fatto in serie, o sui peggiori comici italiani.

Comunque, accettando la distinzione proposta, io credo che sia l'opera stessa a chiedere di essere affrontata in un determinato modo piuttosto che un altro.
Immaginando di dover scrivere (ma anche parlare al limite) di un film facile (ma che amo molto, e che è mille volte meglio di almost famous) come Alta Fedeltà, immagino che ricorrerei per forza al metodo-recensione. Mi soffermerei su questioni tecniche, che sono di mille tipi: il ritmo, la recitazione, la musica, la fotografia, ma anche i temi affrontati, lo spirito di fondo.
Non posso fare a meno di vederlo come un insieme di 'espedienti' allo scopo di suscitare determinati effetti, e non c'è nulla di male, anche se la nostra mentalità è post-romantica e ci fa sembrare che lo sia.
Naturalmente, potrei anche attaccare la pippa del discorso dei trentenni immaturi, che è alla base del film, ma per quanto tempo potrei sostenere il discorso senza fare della sociologia? Uscendo cioè dallo specifico cinematografico? secondo me è il rischio che questo approccio corre sempre.

Alta Fedeltà forse intrattiene un rapporto troppo blando con il suo tema (per questo l'ho enumerato fra gli aspetti tecnici tecnici. come dire: problematica interessante, bravi gli sceneggiatori, l'hanno individuata e trattata bene. Ma nulla di più).
Ma di fronte a un'opera originale e complessa come Mulholland Drive, sento il bisogno di farmi filosofo e di andare un po' più a fondo. Quelle che il film ha da dirmi sul mondo del sogno, sulla natura del cinema e delle immagini costituisce una parte fondamentale dell'esperienza della visione (in questo caso soprattutto del ripensamento a posteriori...). Esperienza che coinvolge l'anima tutta e quindi anche l'esperienza culturale di ognuno, che diventa uno strumento di interpretazione, e di godimento.
A questo punto non avrebbe importanza uscire dallo specifico cinematografico: opere di particolare perspicacia possono passare molti confini (pensare a Freud che aveva tutti i romanzi di Dostoevski. Cioè, la letteratura influenza la nascita di una disciplina scientifica, la psicanalisi).
_________________
La realtà è necessaria a rendere i sogni più sopportabili

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Natalija

Reg.: 22 Ott 2003
Messaggi: 500
Da: Pianella (PE)
Inviato: 08-01-2004 15:03  
quote:
In data 2004-01-07 23:51, vietcong scrive:


Veramente interessante la quistione..

Per quanto riguarda il compromesso fra i due modi critici, io ne propongo uno un po' paradossale: scrivere saggi critici, audaci e colti quanto si vuole, ma solo di film che si considera di valore. Cioè dare per scontata la fase del giudizio di valore (la recensione). Anche per evitare di trovarsi a fare delle speculazioni ardite sul solito thrillerazzo fatto in serie, o sui peggiori comici italiani.

Comunque, accettando la distinzione proposta, io credo che sia l'opera stessa a chiedere di essere affrontata in un determinato modo piuttosto che un altro.
Immaginando di dover scrivere (ma anche parlare al limite) di un film facile (ma che amo molto, e che è mille volte meglio di almost famous) come Alta Fedeltà, immagino che ricorrerei per forza al metodo-recensione. Mi soffermerei su questioni tecniche, che sono di mille tipi: il ritmo, la recitazione, la musica, la fotografia, ma anche i temi affrontati, lo spirito di fondo.
Non posso fare a meno di vederlo come un insieme di 'espedienti' allo scopo di suscitare determinati effetti, e non c'è nulla di male, anche se la nostra mentalità è post-romantica e ci fa sembrare che lo sia.
Naturalmente, potrei anche attaccare la pippa del discorso dei trentenni immaturi, che è alla base del film, ma per quanto tempo potrei sostenere il discorso senza fare della sociologia? Uscendo cioè dallo specifico cinematografico? secondo me è il rischio che questo approccio corre sempre.

Alta Fedeltà forse intrattiene un rapporto troppo blando con il suo tema (per questo l'ho enumerato fra gli aspetti tecnici tecnici. come dire: problematica interessante, bravi gli sceneggiatori, l'hanno individuata e trattata bene. Ma nulla di più).
Ma di fronte a un'opera originale e complessa come Mulholland Drive, sento il bisogno di farmi filosofo e di andare un po' più a fondo. Quelle che il film ha da dirmi sul mondo del sogno, sulla natura del cinema e delle immagini costituisce una parte fondamentale dell'esperienza della visione (in questo caso soprattutto del ripensamento a posteriori...). Esperienza che coinvolge l'anima tutta e quindi anche l'esperienza culturale di ognuno, che diventa uno strumento di interpretazione, e di godimento.
A questo punto non avrebbe importanza uscire dallo specifico cinematografico: opere di particolare perspicacia possono passare molti confini (pensare a Freud che aveva tutti i romanzi di Dostoevski. Cioè, la letteratura influenza la nascita di una disciplina scientifica, la psicanalisi).




Eppure per molto risulta più facile recensire "C'era una volta in America" che Muccino. Infatti, mentre il primo è una enorme ricerca del tempo perduto che abbraccia, a seconda dell'esperienza di ognuno, praticamente ogni campo della cultura umana(e si può quindi spaziare per libri e libri interi senza il timore di risultare prolissi o pedanti)il secondo ha un linguaggio strettamente cinematografico.Ovvero, è solo un film, se ne può parlare solo in relazione al Cinema (al massimo inserirci qualche problema sociologico sul "nucleo familiare", senza esagerare). Il rischio di essere troppo semplicistici e poco originali è nel film di Muccino (o, come detto da te stesso "Alta fedeltà")non in un capolavoro mastodontico che non lascerebbe indifferenti neppure gli animi + poveri.
_________________
E Ciàula si mise a piangere, senza saperlo, senza volerlo, dal gran conforto, dalla grande dolcezza che sentiva, nell'averla scoperta, là, mentr'ella saliva pel cielo, la Luna.

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Davil89

Reg.: 29 Dic 2003
Messaggi: 6581
Da: Soliera (MO)
Inviato: 08-01-2004 17:00  
Per adesso nella recensiome, dato che ho ancora 14 anni ma quando sarò più maturo inizierò anche con la critica

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