TonyLeung
Reg.: 21 Ago 2002 Messaggi: 412 Da: Tivoli (RM)
| Inviato: 23-06-2006 18:54 |
|
http://www.termedinamiche.it/?q=node/229
Yosuke Kobayashi, Kazuhiko Amamiya, Shinji Nishizono, Kiyoshi Murata, Mina Amamiya ,Kotone Sakurai….non sono i personaggi su cui ruotano le vicende di Mpd-psycho, ma personalità di un unico individuo. Ed è questo il leith motiv che accompagna la trama di Multiple Personality Detective – PSYCHO, a cura del duo Tajima-Otsuka. Un Thriller psicologico all’interno del quale si divincolano le diverse personalità, ognuna con la pretesa di voler essere l’unica realtà, di un unico personaggio. Sullo sfondo una catena di efferati omicidi sotto la pressante ombra di Lucy Monotone, artista e terrorista della controcultura rivoluzionaria degli anni ’60, la cui influenza sembra aver innescato questa ondata di follia omicida. Ed è in questa frenetica successione di avvenimenti scabrosi che le diverse personalità del nostro anti-eroe vengono fuori, ognuna delle quali in un preciso contesto, con una precisa missione.
Questa in breve quella che può essere considerato il tema portante di Mpd-psycho, un manga ormai datato 1997, che in Italia ha visto la luce (edito dalla Panini) solo recentemente, difatti ho tra le mani il settimo numero appena uscito. Sostanzialmente le premesse facevano preludere ad un manga per così dire equilibrato:una giusta razione di suspance, azione, mistero in un contesto scabroso e mai banale. Ad essere sincero l’oggetto della trama, in un certo senso, rispecchia questi canoni ma per quanto letto fin d’ora posso affermare che la narrazione (con tutto quello che ne segue) non è così efficace, non mi coinvolge più di tanto ne tanto meno pone le basi per una riflessione. Sembrerà un paradosso, ma la mia interpretazione vede da un lato una potenziale storia efficace e fuori dai normali paradigmi della narrazione manga,dall’altro invece il fatto che la stessa trama non è resa sufficientemente consona, banalmente dirò “si poteva fare meglio”. I motivi di questa mia critica sono essenzialmente da ricondurre a pochi aspetti elementari, che innanzitutto non accennano a modificarsi nel corso dei vari episodi, e che conseguentemente influiscono sull’economia dell’intera storia.
Ho l’impressione che questo manga possa entrare a far parte della categoria “complessi”, visto che in ultima analisi si basa essenzialmente sulla scoperta di quelli che sono i più intimi e profondi misteri della mente criminale che ogni uomo racchiude in sé. Ma non c’è assolutamente linearità narrativa e la complessità concettuale si trasforma sin da subito in una complessità di apprendimento di quelle che vogliono essere le basi dell’intera trama. I continui flash back che dovrebbero essere l’ordine portante (specie all’inizio) si trasformano in una miscela senza sosta di avvenimenti privi di qualsiasi appeal, una serie di vicende quindi che non lascia spazio al mistero e all’immaginazione. A contribuire a questa piattezza ci pensa la sceneggiatura poco profonda e quasi sempre neutrale. Difatti la caratterizzazione dei personaggi è basata essenzialmente sulle espressioni dei vari personaggi soprattutto per risaltare l’indole delle varie personalità che si avvicendano in Kobayashi,senza contare il tratto freddo e spigoloso.
Non regge quindi nè la tesi del manga originale nè quella del manga violento. Si perché le crude scene degli efferati omicidi/suicidi non rientrano nell’inaspettato ma quasi nello scontato. La staticità con cui sono descritti e disegnati non colpisce il lettore attento e rischia di distogliere l’attenzione dalla storia alle immagini quasi splatter. Quindi il tutto si riduce ad una serie di vicende, che definisco scabrose ma che in realtà non lo sono, senza una giustificazione realmente psicologica e in un certo senso senza il contesto pseudo-realistico che molte volte è la causa del nostro coinvolgimento. La motivazione è da ricercare nel fatto che probabilmente il personaggio chiave dell’intera vicenda,non è emotivamente coinvolto (o meglio lo è in rarissime occasioni), ed inoltre spesso il lettore viene messo di fronte al fatto compiuto senza quella costruzione e quell’intreccio che renderebbe la storia realmente complessa e intrigante.
Rischio di essere particolarmente severo ma da storie di questo spessore ci si aspetta ben altro. Quello che più priva il tutto di profondità e la mancanza di introspezione che in questo genere è fondamentale per comprendere i meccanismi di comportamento dei personaggi e quindi la successiva giustificazione alle loro gesta. Infatti si rischia di rimanere con il ricordo all’immagine del fiore piantato nel cervello di una donna mentre il resto della storia fila via meccanicamente. Lo stereotipo dello schizofrenico, con multiple personalità in un contorno di violenza gratuita dovrebbe garantire la giusta equazione di interesse e coinvolgimento ,ma a quanto pare lo stesso protagonista manca di quella autenticità , di cui godono alcuni personaggi secondari, su cui Otzuka sembra non voler investire le sue ispirazioni.
Scritto da Jarod
http://www.termedinamiche.it/?q=node/229
_________________ www.termedinamiche.it
www.worksisnotajob.com |
|