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[quote][i]In data 2005-03-30 23:42, vietcong scrive:[/i][b] Ribadisco, avete tutti ragione. Del resto, in tutta sincerità, ho scritto la pappardella a fini puramente polemici, sono troppo laico in materia di cinema per essere ‘contro’ un qualsivoglia genere in toto. In sostanza, qualche giorno fa mi è venuta l’inspiegabile idea di scrivere un manifesto anti-horror dal punto di osservazione di una brava coscienza progressista e un po’ moralista, incarnando una maschera che odio abbastanza. Mi sembrava un’occasione carina di aizzarmi un po’ di insulti e di fregiarmi di un topic che arrivasse alla quarta pagina. È data da questa natura polemica l’ottusità del punto di vista (limitare lo sguardo per intensificare la Voce), l’assenza quasi totale di riferimenti circostanziati ai film (cosa poco seria, mi stupisce che non l’abbiate fatto notare)… Ma poi, è successo che ho iniziato a essere d’accordo con quella maschera, più di quanto immaginassi. Insomma, scoprivo delle cose, e infatti alla fine sono stato molto meno polemico e rozzo di quanto avrei voluto in partenza (a parte un riferimento agli idioti da forum, per speziare un po’ il tutto). Per questo approvo le vostre critiche (perfetta l’osservazione di Marat, che richiama principi base della fruizione), ma non posso biasimarvi per avermi preso abbastanza sul serio. Alcune delle cose che ho detto sono anche facilmente condivisibili: il fatto che l’horror venga spesso consumato come sostanza più che come testo. È vero, si può fare un uso basso di qualsiasi tipo di film, ma credo che questo genere, con le sue promesse di scariche nervose, si presti più di altri. Che abbia una presa particolarmente facile sui pubblici più impreparati e immaturi è fuor di dubbio, e credo che anche in questo momento metà della prima pagina di Tuttocinema sia occupata da topic sugli horror. Certo, ciò non implica un giudizio di valore, un genio come Hitchcock (che comunque gestiva materiali un po’ diversi) per arrivare a quelle scariche nervose ci metteva un certo stile… Ma resta che non esiste un ‘horror umanista’ così come c’è stata una fantascienza umanistica, e non è un caso. Tutta la questione della meccanicità, dell’inumanità, del fatto che questo genere lavori per pulsioni più che per sentimenti, rimane intatta. Nel mio post ne ho fatto motivo di critica, ma adottando uno sguardo più puro, posso solo dire che è uno spunto su cui lavorare. Ma la questione più ambigua è quello della ricaduta nell’irrazionale, perché io stesso non so più cosa pensarne. Smettendo la maschera del progressista, ammetto di credere che tutta l’arte ha carattere regressivo. Giustamente Sandrix mi ha quotato un pezzo in cui non si evince nessuna condanna della ricaduta nell’incertezza irrazionale tipica dell’horror: un riaffiorare del mio sostanziale romanticismo… Eppure, provo un certo disagio. È vero, lo smantellamento delle certezze razionali, ben si presta a un uso politico, intelligente. Ma quello politico è pur sempre un discorso recente, un’innovazione che alcuni autori hanno spalmato su un materiale psichico ben determinato, che corrisponde alla nostra millenaria fame di orrori. Ma insisto, c’è qualcosa in questo ritornare alla condizione infantile e primitiva che è davvero penosa (è la terza volta che uso questo aggettivo), quasi al punto da offendermi. Di mio, sono molto pauroso, tant’è che di horror ne ho visti ben pochi, perché fino all’adolescenza inoltrata non li reggevo bene. Credo (mi illudo) anche di avere una certa tendenza alla visionarietà, con fenomeni di eidetismo (delle specie di allucinazioni semi-coscienti) anch’essi protratti fino all’adolescenza. Per non parlare delle scene horror che mi giro nella testa, a volte veramente orribili e inquietanti. Mai disgustose però quanto le immagini ipnagogiche che di tanto in tanto mi si accavallano nel dormiveglia. Insomma, credo di essere particolarmente sensibile a quest’immaginario ‘negativo’. Ecco, a volte ho l’impressione che l’horror non faccia che filmare questa parte del fantasticare che io non posso fare a meno di sentire come marcia, oscena (anche se fa parte di me e magari un giorno la rimpiangerò). Come se il senso stesso del genere fosse mostrare una parata di orrori, e la trama e forse persino lo stile non fossero che orpelli relativi per cucire insieme le agnizioni dell’orrido: di The Ring ricordo meglio una faccia di una morta che si vede per un secondo che tutto l’apparato della storia coi suoi bei buchi. Forse queste considerazioni valgono solo per un tipo di orror più spinto e fisico. Ma è possibile fare arte partendo dall’esposizione del macabro? Le esecuzioni capitali ci insegnano che è quantomeno possibile farne Spettacolo. Ma anche gli horror che vengono considerati di classe perché ‘non si vede niente’ non sono certo più innocenti (come i film erotici sono più maliziosi rispetto ai porno), anche se non saprei esprimere bene perché sento questo. Da un lato penso che un’umanità evoluta dovrebbe ridere in faccia al ritorno dei morti, da un lato all’umanità evoluta non ci credo e non la desidero neanche troppo. Del resto sono convinto che anche il rito esorcistico e magico abbia a che fare con l’origine dell’arte. Mi sono incartato ma forse ho trovato il punto del mio disagio. L’esecuzione capitale e la relativa ostensione macabra (horror ‘fisico’), il rito esorcistico (horror ‘mentale’): forse il problema è che l’horror ci riconduce troppo vicino alle origini oscure (e mitiche: come potre dimostrarle?) dello spettacolo e dell’arte, quando ancora non erano tali. È come se non fosse una materia bruta ancora non redenta da un’immaginazione più luminosa e consapevole. E qui chiudo, e chiedo scusa per essere uscito ancora di più dallo specifico cinematografico. [/b][/quote]
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