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[quote][i]In data 2005-03-26 14:22, ilaria78 scrive:[/i][b] [quote][i]In data 2005-03-25 13:15, vietcong scrive:[/i][b] La visione di film dell’orrore rappresenta il grado più basso del consumo cinematografico; non è forse un caso che la metà degli idioti che si iscrivono a un forum smaniano in primo luogo per sapere ‘qual è il film che vi ha fatto più paura?’ Stando alle premesse, il genere potrebbe ancora riscattarsi: esso infatti potrebbe trasformare l’esperienza del prerazionale in una forma di nuova consapevolezza. Ma non è così. In effetti si direbbe che la consapevolezza sia fuorigioco nella visione degli horror, e che questi bypassino la mente per scegliere come terminale privilegiato il corpo. I resoconti più entusiasti sono tutto un profluvio di reazioni fisiche: ‘sono saltato sulla sedia’, ‘mi sono coperto gli occhi’, ‘mi sono aggrappata a chi mi stava accanto’… I consumatori di film horror non vedono il film come testo, ma come Sostanza. Più che visto, il film viene assunto. Lo scopo della visione non è provare emozioni (o tanto meno elaborare idee), ma avvertire delle pure e semplici sensazioni: è l’equivalente delle montagne russe. Si desidera convertire i soldi del biglietto o del noleggio in adrenalina, e il giudizio si baserà sovente sul numero e l’intensità delle scariche avvertite. L’esito e il paradosso di questo tipo di consumo è nella sua sostanziale meccanicità. Per quanto detto finora, il genere si presta a un consumo particolarmente coatto e compulsivo, il che può portare a una specie di assuefazione. Il fanatico dell’horror diviene il più insensibile ai suoi orrori; anzi, diventa uno smagato ‘conoisseur’ dei suoi meccanismi, come la brillante figura dell’esperto nel meta-horror Scream, che irride tanto il moralismo quanto la ripetitività del genere. Il fanatico arriva a un tale livello di confidenza che può predire in quale minuto morirà un certo personaggio, anche se messo di fronte a un film di Rohmer, potrebbe avere serie difficoltà interpretative. Del resto, non occorre essere un esperto per sapere che quando il protagonista sta tirando il fiato, il mostro salterà fuori dal buio. Certo, gli sceneggiatori si impegnano a tirare fuori idee nuove per continuare a eccitare il pubblico, ma la natura industriale del cinema prevale e l’originalità viene replicata all’infinito (sulla scia de Il Sesto Senso, ormai possiamo stare sicuri che almeno la metà dei personaggi in verità sono già morti in partenza…). Dunque, tutto è meccanico nel circuito dell’horror: il genere, con il suo carico di convenzioni ed espedienti sempre uguali, il consumo compulsivo e tutto ‘fisico’, la produzione, che deve garantire dell’efficienza di tale circuito. E che giubila della passività con cui il pubblico si risottomette all’ennesima visione, pur consapevole che non proverà gli stessi brividi adolescenziali o infantili… ma ormai è assuefatto. Si sa che il consumismo si basa sulla nevrosi, così come la cultura del divertimento: cosa se non nevrotica compulsione spinge i discotecari ad after hours che si inoltrano fino al mezzogiorno? Come accadeva in un horror intelligente, gli zombi ritornano al supermercato anche quando non ha più senso. Siamo partiti dunque dalle paure del primitivo, che giace in una condizione bestiale, e siamo arrivati agli impulsi impersonali della Macchina. In mezzo, c’è l’Uomo, entità che in fondo al film dell’orrore non interessa. [/b][/quote] mi scuso se ripeterò qualcosa già detta, ho letto solo il primo post di vietcong, ma se non scrivo subito mi perdo in 5000 pensieri :stretch: stai semplificando un po' troppo! i meccanismi, giustissimi che hai qui elencato, non sono tipici solo dell'horror, un amante di film drammatici chiederà "quale film vi ha fatto piangere? quale scena vi ha emozionato? quale vi ha fatto arrabbiare?" siamo punto e a capo. c'è la ragazzina romantica che vede le commedie rosa per sognare il principe azzurro, e allora va a vedere 45 volte titanic al cinema... è un po' la stessa cosa no? Quando i due amanti sono sul punto di lasciarsi, uno dei due fa una cosa straordinaria che recupera il rapporto logorato, le dinamiche di certi film sono sempre le medesime, così vale pure per il genere drammatico, e via dicendo, possiamo allargare il discorso a tutto il “cinema narrativo”. ma come sappiamo tutti il cinema si assapora da diversi punti di vista. ai tempi d'oro del cinema americano, i grandi produttori facevano quasi il tuo stesso discorso: violenza, paure, timore di incappare nella censura, meglio non perderci troppo tempo e soldi su. Questo ha portato delle conseguenze, ovvero poco budget, molte idee, tanta inventiva. Questi sono i caratteri principali degli horror migliori della storia del cinema, checchè ne dicano i grandi criticoni. Il cinema horror nasce come uno dei migliori modi per dare un messaggio “scomodo”, uno dei modi migliori per usare il linguaggio cinematografico, senza doversi perdere nella narrazione, uno dei modi migliori per emozionare senza istupidire. Perché viet, concorderai con me, che al di la dei gusti personali, qualsiasi genere può spegnerti il cervello, qualsiasi tipologia di film può essere reazionaria. Non è questione di generi i o di qualità di film, ma semplicemente di chi guarda e come. Attaccarsi alla ripetitività delle trame, alla “scontatezza dei sobbalzi”, al “moralismo” dei finali è non guardare un film dell’orrore con occhio lucido, ma lasciarsi abbindolare dall’apparenza, che se vogliamo è anche insita in ogni film, ma appunto per questo, non circoscrivibile ad un solo genere. Non so, probabilmente non ho capito appieno il significato del tuo post, però, non potevo non mettere una buona parola per gli horror. [/b][/quote]
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