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[quote][i]In data 2004-08-02 19:18, misaki84 scrive:[/i][b] A picture with a smile - and perhaps, a tear. Questa è la prima didascalia di questo grande film anche se, forse, sarebbe meglio dire: un film commovente che fa anche sorridere. Scritto, diretto, interpretato e musicato (bé, almeno si fa presto a scrivere i credits) da il più grande genio del cinema muto (e non): Charles Chaplin (con buona pace degli amanti di Buster Keaton). Un film commovente fino all'inverosimile, capace di mostrare cosa sia veramente l'amore paterno (ma anche l'amore nel senso più generale del temine) nonostante 'the kid' non sia effettivamente il figlio di Charlie.Un film che, dell'amore, sa mostrare anche la disperazione dell'allontanamento: la sofferenza del monello, di Charlie, della madre durante le difficili traversie di questo capolavoro emozionale, fanno venire la pelle d'oca e una lacrima è l'unico sfogo naturale alla potenza emotiva di moltissime scene. Ma The kid è anche un film sulle contraddizioni.Inanzitutto nella critica sociale, fin dalla prima scena una donna sola (sottolineata da una didascalia struggente con su scritto unicamente:Alone) dopo aver, da poco, partorito un bambino viene fatta uscire da un'istituto di carità e lasciata, completamente,a se stessa (e la carità?); oppure un atroce confronto tra il benessere ed i benestanti con la povertà materiale di Charlie il quale tenta di sembrare più 'rispettabile' di quello che è (a proposito esemplare la prima entrata in scena di Chaplin con il suo fare da personaggio dell'high society ed i suoi guanti... bucati). Per non parlare della critica e delle contraddizioni morali, l'abbandono e la ricerca del monello(la madre); il tentativo di 'sbolognarlo' e un attaccamento incredibile che si rivela subito dopo (Charlie); l'amore 'bastardo' (l'uomo); il vil denaro (l'albergatore); la falsa 'giustizia sociale' (il poliziotto, il medico, l'orfanotrofio); l'impossibilità di una vita (società) perfetta (dreamland). Ma in tutto questo la cosa che più colpisce il cuore è l'amore, l'attaccamento che porta un povero 'sfigato' ad affrontare tutto e tutti per tenere con sé quel bambino trovato tra i rifiuti; quello stesso monello che ricambia lo stesso amore e non bada alla difficoltà in cui si trovano i due (per tutti quelli che credono ancora che si può essere felici senza soldi).Un'amore che si riscontra in numerose memorabili scene di cui una mi ha colpito per la particolarità: il monello prepara una pila di cialde, Charlie si alza dal letto e se ne prende circa metà portandole nel suo piatto; è l'ora di sfamarsi, invece Charlie conta le sue cialde, conta quelle del bambino e, visto che ne ha una (ma tipo una su 10, pochissimo) in più, la spezza e fa a metà con il monello.Nonostante la semplicità, questa scena è di una potenza inaudita. Tutto questo, e sicuramente mi è sfuggito molto altro, in 50 minuti di film muto. Interpretazioni: straordinarie. Charlie Chaplin lo conoscono tutti, una icona, penso che ogni parola di elogio rischierebbe solo di sminuire la sua molteplicità espressiva, il suo stile inimitabile e la sua (personalissima) capacità di guardare diretto in macchina da presa. Edna Purviance, la madre, raggiunge il massimo al momento del ricongiungimeno, per alcuni secondi la macchina da presa si ferma su suo volto (a 34) che, con quasi impercettibili movimenti degli occhi e della bocca, mostra cosa vuol dire la felicità commossa, con garbo, senza eccessi ma con assoluta genuinità. Jackie Coogan, il monello, è spaventosamente bravissimo.Mai visto una cosa del genere (Osment stracciato senza possibilità di rivincita). La spontaneità e l'ingenuità nelle scene da monello potevano anche essere semplici per un bambino, insomma è pane quotidiano di tutti gli infanti (fantastica la faccia che fa quando sbatte la mano, pronta a lanciare il sasso, sul poliziotto), ma l'affetto che dimostra nelle scene 'familiari' e, soprattutto, la disperazione che manifesta quando lo stanno conducendo all'orfanotrofio sono da manuale:il suo pianto disperato, le braccia rivolte verso Charlie, la preghiera al cielo... mai visto una cosa più disperata, fa proprio stare male.Magnifico. Anche le musiche sono ottime, il tema principale è un classico melodico che tocca, spesso, punte di malinconia; si aggiungono altri temi che vanno a sottolineare la tensione o la comicità (alcune simpatiche marcette e molti 34).In ogni caso rispecchiano sempre il tono delle immagini, niente contrasti (non ci sno cose tipo la canzone di topolino in Full metal jacket per intenderci). Didascalie (a volte introdotte con uno 'sfuocare') molto 'teatrali' nei primi minuti di film che presentano i personaggi e la situazione; più avanti le didascalie non servono solo a chiarire alcuni passaggi (a dir la verità ne ricordo poche di queste, le immagini sono chiarissime di per se) ma anche a sottolineare il tono che Chaplin voleva dare alle scene (esempio: carità, per alcuni, un dovere, per altri, una gioia). Secondo me un capolavoro, sono ancora in sobbuglio per questo mistura di gioia e tristezza che caratterizza the kid. Peccato che i Chaplin si vedano sempre meno in TV (mia sorella ha 12 anni e non l'aveva mai visto) ed i DVD siano così cari, ma i film di questo mostro sacro della settima arte rimarranno sempre un patrimonio dell'umanità (almeno spero). [/b][/quote]
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