Titolo film: |
Capitalism: A Love Story |
Opinioni presenti: |
9 |
Media Voto: |
8.5 - |
Altre risorse sul film:
Trailer, Scheda, Recensione, Opinioni, Soundtrack, Speciale.
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Attenzione: nei testi delle seguenti opinioni, potresti trovare parti rivelatorie del film.
Il parere di Enrico, 33 anni, Torino (TO)
Un sistema che non funziona più |
Voto 10 di 10 |
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E' scandaloso che (almeno io personalmente, ma credo tanti altri) non abbia saputo nulla di nulla di questo ultimo film di Micheal Moore, mai visto una sua pubblicità o sentito qualcuno parlarne in televisione, quando i trailer di cagate come Twilight li vediamo fino alla nausea. Lo ammetto: ho dovuto scaricarlo illegalmente da internet per guardarlo, altrimenti quasi sicuramente non lo avrei mai visto nè ne avrei sentito parlare. Bowling a Columbine fece molto scalpore. Fahrenheit 9/11 fu un terremoto. Sicko già passò più in sordina, forse un primo passo verso il silenzio totale, "l'anti-marketing" che circonda questo ultimo capolavoro di Moore: Capitalism: A Love Story. Di cosa parla questo film: semplice, l'inizio della famosa "crisi finanziaria" che sta attanagliando il mondo negli ultimi anni. Banchieri e finanziarie che vendono titoli coperti dal nulla... fantastico quando Moore cerca di spiegarci i "derivati": non li capite? Semplice, sono fatti "apposta" per non essere comprensibili. Manovre economiche e gente che perde i risparmi di una vita a causa di inesplicabili equazioni e statistiche matematiche. Politici e amministratori "rimborsati" dei soldi che perdono (si fa per dire) tramite il denaro pubblico, nonostante il voto negativo di tutti i rappresantanti pubblici del congresso e del senato. Il capitalismo si fa beffe della democrazia. Il capitalismo se ne frega di una famiglia sbattuta fuori dalla propria casa da una banca... sfido chiunque a non sentirsi infervoriti e pieni di rabbia quando finalmente una folla furibonda impedisce ai sicari-leccapiedi di una finanziaria di sbattere fuori di casa una povera nonna e i suoi nipotini. Che emozione.. e la rivolta nella fabbrica? Segno che la gente è ancora viva, che gli scioperi del '68 non sono poi così lontani come i forzaitalioti di ogni nazione sperano che siano. Anzi oggi con i socialnetwork riunirsi e radunarsi è ancora più facile, le notizie viaggiano libere senza il filtro dei media asserviti al padrone. Possono dire per esempio che ai nostri "Vaffanculo-Day" qui in Italia eravamo quattro gatti e ignorarci, ma ormai non gli crede più nessuno. Come Moore fa materialmente attorno a Wall STreet, anche noi piano piano stiamo passando il nastro giallo da "scena del crimine" attorno ai nostri politicanti, che probabilmente non si arrenderanno mai, ma noi neppure. E noi siamo molto più numerosi.
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Questa opinione è stata scritta da:
Enrico
33 anni
Torino (TO). |
(8 Settembre 2011) |
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