il risultato è questo. la storia è lineare, molto meno contorta rispetto alle solite trovate tarantiniane, e contorta quanto deve essere in un noir. Pam Grier è semplicemente straordinaria, nel ruolo frlla hostess "collaboratrice" in mali affari. De Niro è esaltante nella sua parte di bandito mentalmente schizzato, capace di scordarsi cosa deve fare prima e di uccidere la ragazza del boss dopo. Samuel L. Jackson è semplice, e grande. gli altri reggono tutti il gioco, e Quentin Tarantino colpisce ancora, sia pur grazie alla storia tratta da un romanzo di Elmore Leonard. però il limite di Tarantino esiste. gli piacciono troppo i delinquenti, i criminali, per dare al personaggio del'investigatore un reale valore. o meglio, riesce a darlo, ma tra immense sofferenze. se voi ci fate caso, nei suoi primi due film non esiste l'ombra di un poliziotto (Mr. Orange è un infiltrato, e le lezioni che prende non sono parte fondamentale del film). eppure, in questo paradossale, anarchico mondo senza sbirri, il criminale peggiore è il più innocente, e non c'è bisogno di un poliziotto per tenere su la situazione. grande prova di regia, e di guida degli attori, da parte del più grande capocomico della nostra epoca.