Titolo film: |
Il ritorno |
Opinioni presenti: |
44 |
Media Voto: |
7.5 - |
Altre risorse sul film:
Trailer, Scheda, Recensione, Opinioni, Soundtrack, Speciale.
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Attenzione: nei testi delle seguenti opinioni, potresti trovare parti rivelatorie del film.
Il parere di Olga, 50 anni, Perugia (PG)
Ritorno nel mito |
Voto 9 di 10 |
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Si può girare un film senza una storia? E' lecito. Si può parlare con poche parole e molte suggestioni legate all'immagine? Bisogna saper usare un'altra lingua. Si può far riflettere ed emozionare l'uomo post-moderno con archetipi tratti dal mito e dalle letterature primigenie? Occorre saper toccare le corde giuste. Si può non dire nulla dei significati della propria opera e lasciarla intera a chi la fruisce? Ci vuole coraggio, è la sfida di tanta arte contemporanea. Queste sono le scommesse che il film "Il ritorno", vincitore del Leone d'oro a Venezia ha vinto meritatamente, fatti salvi alcuni momenti di lentezza e alcune piccole incongruenze. Con poca spesa, senza clamore, questo esordiente di talento, Andrej Zvyagintsev ha posto le premesse per una carriera che può essere prestigiosa. L'opera è difficile, scabra, simbolica e quindi soggetta ad interpretazioni plurime, ma lascia lo spettatore con la sensazione di aver assistito a qualcosa di vero e di antico, che si svolge con ritmo lento, ma non tedioso, davanti ai suoi occhi. Quel tanto di ricercato e autoriale che c'è in alcune inquadrature, peraltro supportate da una fotografia stupenda, si può perdonare di fronte alla resa complessiva.
Analizziamo ora possibili spunti di lettura. Già nel titolo è adombrato un doppio o triplo rimando possibile: c'è il ritorno del padre, c'è il ritorno a casa dei figli, c'è il ritorno alle origini, ai sentimenti e rapporti fondamentali. Forte valore simbolico hanno poi l'acqua del mare (elemento prenatale) e la torre (il "totem") che compare nella prima inquadratura, quella dei ragazzi in cima all'alta costruzione di tralicci, che i più grandicelli usano come trampolino di lancio (nella vita adulta?) e da cui il più piccolo ha paura di tuffarsi. Rimarrà lassù, schernito dagli altri e impaurito, finché la madre non salirà a riprenderlo. Una torre di tubolari con una piccola piattaforma è quella da cui il padre mostra al figlio più grande il mondo circostante da "agire" e da contemplare. La stessa costruzione sarà il luogo della tragedia conclusiva: scalandola, il figlio più piccolo vuole punire il genitore; scalandola, il padre vuole testimoniare la sua angoscia e il suo affetto per lui. La torre sarà allora simbolo del tragico distacco di Ivan dall'infanzia, la terribile iniziazione alla crescita.
E i tre personaggi poi: il Padre e i due fratelli. Non ho scritto a caso la prima lettera maiuscola, perché questo non è solo il padre-individuo connotato dai suoi silenzi, dal suo mistero e dalla ruvidezza con cui tenta di conquistare un ruolo che ha dimenticato per dodici lunghi anni. E' anche l'archetipo, l'eroe mitologico che può uccidere e salvare con la sua legge e le sue norme; colui che assicura la sopravvivenza materiale e sa confrontarsi con la na
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Questa opinione è stata scritta da:
Olga
50 anni
Perugia (PG). |
(22 Novembre 2003) |
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