Voi uomini credete sempre che sia amore… Finisce in questo modo una storia fatta di ombre, ombre e ancora ombre tirate fuori in un rimescolio di realtà e finzione scenica. Avrete capito che sto parlando di una lunga, lunga, lunga notte d’amore di Luciano Emmer. Strano il suo approccio al sentimento più odiato ed osannato del creato. È una storia come tante, non fatta di grandi sentimenti, ma semplicemente di solitudine, di voglia di avere un bambino per completare un percorso, di desiderio di essere tranquilli con una credenza laccata e qualcuno da possedere di tanto in tanto, quando il tempo e lo spazio si fanno troppo pesanti ed insostenibili per essere domati al dio ego. Non conoscere la persona che si ama è una sensazione che si riesce a provare solo nei film, o è la realtà che è tanto distante dal vissuto da far sembrare tutto una grande balaustra alla quale rimaniamo attaccati per non precipitare nella tromba delle scale. Le trombe che adoro sono quelle calde che ti lasciano sentire appena il suono del respiro che si infrange contro l’imboccatura, e lascia l’aria immobile e rarefatta. Lunge passeggiate nel buio della notte più lunga dell’anno, quando il sole sorge solo alle otto e cinque del mattino, inconsapevole delle mani che hanno accarezzato altre mani, e delle parole che sono volate lontano alla ricerca delle orecchie giuste per essere ascoltate, e non sembrare menzogna ma sogno. C’è chi asciuga le lacrime che il paradiso gli ha donato, e chi si morde la lingua per distrazione e un attimo dopo lo rifà perché gli è piaciuto sentire il dolceamaro delle papille recise. Rifarlo è umano, la prima volta è stato solo un caso, ed è per questo che persone come Emmer lasciano che il sole tramonti quando ne ha voglia, senza cercare il miracolo o la grandezza di un sogno che sarà tale solamente se rimarrà nel fondo di un cuscino a trepidare perché qualcuno lo riprenda tra le righe dei suoi desideri. Siamo dei sentimentali noi, e ci spaventi-amo se quello che è sembra qualcosaltro. Abbiamo forse più paura di fuggire lontano, o forse non è vero niente di tutto questo e l’unica cosa che conta è capire dove finisce l’ombra e inizia la luce.