Dopo aver ricostruito, nel 1984 con "Cento giorni a Palermo", il delitto Dalla Chiesa,il regista Giuseppe Ferrara ci racconta,due anni dopo,un altro inquietante mistero di Stato:il sequestro e l'omicidio del presidente della Dc Aldo Moro,da parte delle Brigate rosse nel 1978.Basta seguire già le prime scene per capire che il film,con grande stile di cronaca cinematografica,ci conduce per mano nei retroscena e nei pochi fatti a noi chiaramente noti su quella vicenda.Tutto ha inizio il 16 marzo '78:Moro,ispiratore e propugnatore di un governo monocolore democristiano aperto al Pci,viene rapito a Roma in "via Mario Fani".I terroristi rossi eseguono,con spietata precisione militare,una strage sanguinosa per eliminare i 5 agenti di scorta e prelevare l'ostaggio.Seguono 55 giorni di tensione,durante i quali,da un lato, c'è Moro segregato in un appartamento e sottoposto a continui interrogatori politici da parte dei suoi carcerieri;dall'altro i democristiani che non alzano nemmeno un dito per salvarlo, o agiscono di tanto in tanto con provvedimenti inefficaci e timidi.Nel mezzo, la famiglia Moro con il suo dolore e il suo smarrimento.Il 9 maggio,Moro è ucciso;il suo cadavere lasciato nel baule di una renault 4 rossa.Ferrara, con grande impegno e aspra sincerità, ricostruisce l'intera vicenda, ma,come sempre,riesce ad andare al di là della cronaca semplice:ci induce a riflettere sul perchè Moro fu abbandonato al suo destino dai suoi stessi colleghi di partito, e sui veri scopi che armarono i terroristi;nonchè sul fatto che Moro fu ucciso proprio nel giorno in cui,come tutta l'Italia sapeva,si stava aprendo uno spiraglietto per tentare di salvargli la vita.Grandissimo Gian Maria Volontè nel ruolo dello statista:non solo per la somiglianza fisica con Moro che è stupefacente,ma anche per come ha saputo aderirgli psicologicamente,tracciando un suo profilo politico acuto,veritiero,profondo.Mattia Sbragia molto bravo,freddo nel ruolo del brigatista Mario Moretti;somigliantissima l'attrice che interpreta Adriana Faranda.Un film,dunque,che come documento storico funziona su vari livelli;oggi,ovviamente,abbiamo scoperto cose nuove(i brigatisti furono manovrati dai potenti d'Italia;Moro dava fastidio a democristiani ed americani per l'apertura ai comunisti...)su questo caso,ma la pellicola,pur basandosi,anche in alcune ricostruzioni oggettive, sugli atti del processo per il delitto Moro del lontano 1983,rimane a tutt'oggi una delle prove registiche più convincenti e mature di Ferrara.Anche perchè è un film "politico", e tracciare misteri italiani e delitti politici di Stato così complessi e pieni di risvolti oscuri non è affatto facilissimo."Il caso Moro",invece,non tralascia proprio niente;le scene all'interno del "carcere" brigatista sono da osservare e seguire con la massima attenzione.Lo spettatore attento vi trarrà spunti di riflessione ancor'oggi attualissimi.Nuovamente,ringrazio Ferrara di averci offerto il ricordo onesto ed imparziale di un caso scottante.
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