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Titolo film:    Platoon
Opinioni presenti:    49
Media Voto:    8.5 - Media Voto: 8.5


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Il parere di Giuseppe, 27 anni, Cagliari
Realismo idealizzato
Voto 9 di 10 Voto 9di 10
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Dopo due anni trascorsi in Vietnam, Oliver Stone (classe 1946) scrive un soggetto che gli viene rifiutato per tantissimo tempo in quanto violento e scomodo. Ma dopo aver conquistato il successo con alcune sceneggiature (sua è quella di Fuga di mezzanotte), il regista di Salvador riesce ad ottenere la fiducia del produttore Arnold Kopelson e può finalmente raccontare la sua verità. Il Vietnam, come protagonista assoluto, era stato mostrato in maniera eroica da John Wayne (Berretti verdi, 1968) ovvero onirica e delirante da Francis Ford Coppola (Apocalypse now, 1979). Stone, invece, accantona ogni immagine simbolica per farci piombare nella più diretta e cruda realtà della Sporca Guerra. Gli ideali comunque ci sono, e vengono rappresentati dai due sergenti Tom Berenger e Willem Dafoe: il primo, cinico e spietato, è lì dentro da esecutore del dispotismo americano, mentre il secondo, più umano, è una sorta di crociato per la (sempre americana) libertà. A constatare la differenza è il protagonista Charlie Sheen. Ma si rende anche conto che qualsiasi fine ed atteggiamento portano comunque alla distruzione. Quando il "giusto" Dafoe/Elias verrà ucciso da Berenger/Barnes, Charlie/Chris farà giustizia uccidendo a sua volta il sadico sergente come volesse esorcizzare un trionfo del Male sul Bene. Ma il vero conflitto è solo interiore, e non c'è nemico peggiore del proprio istinto. Charlie/Chris è volontario, e all'inizio pretende di servire il suo Paese come il nonno e il padre nelle due guerre mondiali. Occorre che tanta atrocità attorno a lui lo faccia quasi pentire della sua scelta, ma soprattutto ponga l'ennesimo interrogativo: era giusto mandare a macello una generazione in nome solo di ideali politici? Tanti ex combattenti se lo chiedono da quindici-vent'anni. Il popolo certo non li aiuta perché son colpevoli di aver perso la guerra. Stone riesce finalmente a giustificarli, E lo fa con un film che, pur realisticamente violento, rimane comunque, a suo avviso, sotto le righe perché possano vederlo anche i giovani. E chissà che non se ne guardino bene, d'ora in poi, di cercare nella guerra il raggiungimento dello scopo nella vita. Del resto, se questo scopo ha un senso, come lo si può andare a cercare nel nonsenso di un combattimento? Tesi perfetta che ha permesso a Stones di farsi valere anche davanti ai membri dell'Academy facendo conquistare al film quattro Oscar.

Questa opinione è stata scritta da:
Giuseppe
27 anni
Cagliari.
(31 Agosto 2002)






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