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The Shipping News - Ombre dal profondo

Opinioni presenti: 13
Media Voto: Media Voto: 7 (7/10)

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(7/10) Voto 7di 10

RICCO DI COLPI DI SCENA...INIZIO FILM DAVVERO STRUGGENTE...



STEFANO, 27 anni, TARANTO (TA).




Violenta tempesta spazza via una casa. Quel che resta, è un panorama mozzafiato.

(7/10) Voto 7di 10

Un uomo prigioniero del suo passato e delle sue paure riesce a ritrovare se stesso tornando alle proprie origini, la sua splendida terra lo farà rinascere ritrovando la fiducia in se stesso e riscoprendo l' amore in Wavey, una sempre splendida Julianne Moore. Cast eccellente per una storia che regala spazio a paesaggi incontaminati e ai sentimenti.



Cristian, 23 anni, Milano (MI).




Un bel photo-film

(7/10) Voto 7di 10

Il titolo della mia opinione sintetizza questo film dai colori estremamenti drammatici, un intreccio di realtà crude e nascoste, pronte a riaffiorare quando il protagonista Quoyle (interpretato da un sempre ottimo Kevin Spacey) dopo una vita costellata di fallimenti e amarezze torna nel paese di origine della sua famiglia. Luogo stupendo, paesaggi da mozzare il fiato, ambientazione affascinanti come solo la natura incontaminata dalla mano dell'uomo puo' offrire. La storia è estremamente drammatica, sia per il protagonista Quoyle, che per le persone che insieme con lui vivono in un spicchio di terra di "nessuno". Il cast, c'è da sottolinearlo è di tutto rispetto. Il mio voto è tra il 7 e l'8.



Giacomo, 19 anni, Massa.




Il grottesco involontario

(4/10) Voto 4di 10

Il film pare, sul piano della costruzione narratologica, un’applicazione pedissequa e priva di ispirazione delle regole di come condurre una sceneggiatura all’americana, volta alla realizzazione di un prodotto filmico di medio impatto che garantisca il successo di pubblico. L’assenza del sentire ciò che si sta creando pesa però notevolmente sul coinvolgimento empatico al film. Il primo quarto di film mostra il procedere del suo protagonista, Quoyle, lungo la direzione della più o meno involontaria distruzione e alienazione mentale e morale. Trattasi di mali imputabili ad un crudele mondo esterno: il padre fallito che non esita a denigrarlo, ma che in fondo, forse per sentirsi meno solo, si compiace dell’analogo fallimento del figlio; il lavoro di tipografo che presenta tutte le carte in regola della sublime alienazione dell’era post-industriale; la donna che Quoyle, da bravo stolto, si sceglie come moglie, pronta persino a vendersi un amore di figlioletta. Il crudele mondo esterno però diventa più spesso involontariamente grottesco, ridicolo e finto. Ne consegue che la partecipazione emotiva al narrato si attesta sulle soglie della noia per l’ovvietà melodrammatica esibita. Allo spettatore manca una vera immedesimazione con il personaggio. Complice la recitazione dello stesso Mr. Quoyle, impersonato da Kevin Space, il quale si mostra poco convinto e necessariamente poco credibile nei panni di questo antieroe. La parte iniziale del film si svolge nei toni della stanca tragedia del grigio e svuotato Quoyle e termina con una “tragica” serie di morti (genitori e moglie degenere). Giunto al programmatico turning point, il film cambia totalmente direzione di marcia, sia in termini spaziali, spostando l’ambientazione in terra canadese, sia in termini di rappresentazione del personaggio. La scena acquista maggior respiro, aprendosi ai paesaggi dell’aspra e indomita natura canadese, mentre il melodramma acquista note vagamente oniriche. Quoyle, passivo nella prima metà del film, si fa ora sempre più consapevole di sé e della propria sofferenza. Mette da parte velocemente ogni timidezza ed il tipografo alienato e insicuro si trasforma per magia in provetto giornalista di successo. Scrollatosi di dosso le incrostazioni della rassegnazione, Quoyle brilla della luce del risorto, conquistando – proprio lui che ha avuto un’unica donna in tutta la sua vita – l’amore della bella maestra del villaggio (Julianne Moore). Anche per la seconda parte del film resta una certezza: al melodramma non c’è mai fine. Assistiamo pertanto al susseguirsi di una catena di morti inauditamente inesauribili, che sconfina nel ridicolo, con tanto di resurrezione finale dalla bara di uno dei personaggi. Uniche note di una parvenza di ispirazione registica sono presenti nell’ambientazione cinematografica a Terranova e nelle riprese della casa dei Quoyle, emblema delle sofferenze del protagonista quali retaggio di una colpa avitica.



Francesca, 30 anni, Brescia (BS).




Parla...

(7/10) Voto 7di 10

Ottima narrazione, praticamente un libro ad immagini...



VerbaL, 31 anni, Varese (VA).





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