Dico non è un capolavoro, ma una media cosi bassa per un autore come mamet, è immeritato.
i vanzina allora che media gli diamo??!!
ok i colpi di scena sono un po "telefonati", ma gli attori sono affiatati, le battute sarcastiche : "è un tipo calmo?" , "è cosi calmo che le pecore contano lui per addormentarsi".....
sarebbe da 8, ma voglio alzare la media..
ps...troppi cinepanettoni ecco cosa producono...
E' vero che i personaggi sono ben scavati interiormente e i dialoghi curati, ma cio' a scapito della lentezza esasperante e mancanza di ritmo...quando sembra che una svolta nella trama possa far decollare il film, si ripiomba (qui il piombo rende bene...) nella lentezza esasperante... e vai che sembra si ridecolli...no niente, ennesima falsa partenza...
Un film elegante, raffinato,recitato benissimo e scritto ancora meglio.Mamet si conferma un ottimo autore di dialoghi ironici e pungenti.Sulla struttura classica del crime movie (colpi di scena,inseguimenti,doppi giochi),il regista racconta fino ache punto si arriva per avidità e di come l'amore per i soldi sia più forte dell'amore per il proprio uomo o la propria donna.Senza moralismo ,ma con lucidità e sarcasmo.Decidamente un film che non delude, una gioia per le orecchie e la mente.
"Il colpo" comincia con una rapina, come spesso succede in film del genere, e termina con l'altrettanto classico colpo di scena... Gli attori sono ben calati nei loro ruoli... anche troppo: Hackman fa il rapinatore navigato e furbacchione, De Vito il gangster cinico e un po' istrione, Rockwell lo scaltro dippiogiochista... sono tutti dove chiunque li metterebbee immaginerebbe in un opera di questo genere. Di conseguenza le caratterizzazioni e le sfumature di tutti personaggi sono facilmente decifrabili dopo il primo quatro d'ora...
David Mamet è arcinoto e apprezzato per le sue sceneggiature ("Gli intoccabili", "L'urlo dell'odio) e per alcune regie.
Questo soggetto però la classica minestra riscaldata che Mamet propina al suo pubblico di affezionati citando se stesso partendo da "La casa dei giochi" per arrivare a "La formula". I dialoghi sono sì brillanti ma anche enfaticamente insistiti e ripetitivi, come se bastasse appiccicare aforismi e frasi fatte in ogni riga della sceneggiatura per renderla memorabile...
I colpi di scena sono spesso forzati ed inverosimili e, per chi conosce i meccanismi degli altri film di Mamet, anche decisamente prevedibili; il che non sarebbe obbligatoriamente un problema se non fosse che i suddetti si ripetono e ripetono fino alla stanchezza per giungere inevitabilemente ad annullarsi tra di loro.
E quando il colpo di scena diventa la routine non è più un colpo di scena ma solo un canovaccio grottesco, un serpente che si morde la coda...
Molto meglio allora "Confidence" di Foley o "Ocean's eleven" di Soderbergh sicuramente meno ambiziosi e più commerciali ma anche più consapevoli del genere al quale cercano di appartenere.
Insomma il regista ha cercato di assemblare gli elementi classici del filone "rapine, truffe e stangate" andando per accumulazione di luoghi comuni senza l'ambizione tipica di chi cerca di rinnovare un genere invece di limitarsi a ricopiare un compitino scritto bene ma senza un'anima propria.