Una multinazionale francese dopo aver garantito la piena occupazione di tutta la forza lavoro decide all’improvviso di chiudere senza preavviso. Laurent Amédéo, uno degli operai, è anche il sindacalista che si siede al tavolo delle trattative nel tentativo di impedire questa decisione.
Vincent Lindon prosegue nella sua personale ricerca dal retrogusto antropologico e riguardante gli ultimi della specie. Dopo aver sondato il tema degli immigrati e quelli di un uomo che pur di lavorare è disposto a essere guardia giurata all’interno di supermercato, questa volta l’attore francese, ancora una volta diretto dal regista Stéphane Brizé, letteralmente rappresenta una fascia, il mondo degli operai, impegnati in una lotta impari contro una multinazionale intenta a lasciare 1100 persone senza stipendio e nonostante le molte promesse spese in precedenza. Lindon, ormai avvezzo a parti di tale tipo, riesce nuovamente incastonare il suo viso tagliato con l’accetta in quello di un operaio intento a dichiarare guerra al suo posto di lavoro aggiungendoci non solo le trattative che sfociano spesso in rivalità personali ma anche la vita privata di un manipolo di uomini con le loro speranze appese a un semplice filo. Una pellicola candidata alla palma d’oro del festival di Cannes 2018, dal retrogusto amaro senza molte chiavi di lettura che vadano poco oltre il titolo. Un film che rapisce per la cruda realtà filtrata dalle finestre di una fabbrica e dalla vita di un gruppo di persone.
Una multinazionale francese dopo aver garantito la piena occupazione di tutta la forza lavoro decide all’improvviso di chiudere senza preavviso. Laurent Amédéo, uno degli operai, è anche il sindacalista che si siede al tavolo delle trattative nel tentativo di impedire questa decisione.
Vincent Lindon prosegue nella sua personale ricerca dal retrogusto antropologico e riguardante gli ultimi della specie.
Dopo aver sondato il tema degli immigrati e quelli di un uomo che pur di lavorare è disposto a essere guardia giurata all’interno di supermercato, questa volta l’attore francese, ancora una volta diretto dal regista Stéphane Brizé, letteralmente rappresenta una fascia, il mondo degli operai, impegnati in una lotta impari contro una multinazionale intenta a lasciare 1100 persone senza stipendio e nonostante le molte promesse spese in precedenza.
Lindon, ormai avvezzo a parti di tale tipo, riesce nuovamente incastonare il suo viso tagliato con l’accetta in quello di un operaio intento a dichiarare guerra al suo posto di lavoro aggiungendoci non solo le trattative che sfociano spesso in rivalità personali ma anche la vita privata di un manipolo di uomini con le loro speranze appese a un semplice filo.
Una pellicola candidata alla palma d’oro del festival di Cannes 2018, dal retrogusto amaro senza molte chiavi di lettura che vadano poco oltre il titolo. Un film che rapisce per la cruda realtà filtrata dalle finestre di una fabbrica e dalla vita di un gruppo di persone.