Quando uscì nelle sale italiane era il lontano 1992, i disegnatori disney avevano dato al protagonista, uno straccione di nome "Aladdin" l'aspetto di un allora giovane Tom Cruise. il personaggio disneyano si presenta però in maniera decisamente differente daee come appare nel volume pubblicato, agli inizi del settecento, dallo scrittore e orientalista Antoine Galland. il nutrito team di sceneggiatori che lavorò all'adattamento della "storia di Aladino o della Lampada Meravigliosa", creò un ragazzo di strada dai tratti somatici più o meno inconfondibili e decise di tralasciare il fatto che questo ragazzo vivesse con la madre, che fosse sprovveduto a tal punto da farsi ingannare da un "mago africano"e che la descrizione del suo rapporto con la principessa Bradulbudura potesse sembrare, per come presentato dal Galland, basato sul mero possesso.
Sia il personaggio di Aladdin che quello di Jasmine, dunque, appaiono, nel lungometraggio originale, più intraprendenti di quanto non siano le loro controparti letterarie.
A ben guardare, questa non è la prima volta che personaggi presenti nei film Disney vengono interpretati da attori in carne ed ossa. nella serie televisiva "Once Upon A Time", Aladdin è interpretato dall'attore di origine turco-australiana Deniz Akdeniz, mentre il regista del live action del 2019, Guy Ritchie, ha optato per Mena Massoud, donando al personaggio di Aladdin un forte impatto visivo che, tuttavia, poco si addice ad uno straccione, dal momento che tutti i costumi del film sono molto curati.
Uno dei miei personaggi preferiti del lungometraggio animato era il genio, a cui l'attore italiano Gigi Proietti ha prestato la voce nella versione italiana e che, in questa versione doppia (abbastanza male) il sultano Baba, padre della principessa Jasmine. Per quanto riguarda il genio però, è apprezzabile la scelta di Will Smith, la cui verve comica e il cui talento musicale si mostrano in tutto il loro splendore (soprattutto nel numero in stile bollywoodiano "Prince Alì", senza farlo sfigurare se comparato con l'inarrivabile e, per quanto mi riguarda, compianto Robin Williams.
A proposito del personaggio di Jasmine è doveroso dire che è stato reinventato positivamente e che si fa portavoce di un messaggio molto forte, schierandosi non solo contro la violenza sulle donne, ma anche, e forse più in generale, contro ogni tipo di discriminazione sessista.
il film è generalmente gradevole e leggero, la regia di Ritchie appare, nel complesso, molto fluida e godibile. ciò è dovuto al fatto che, in questo lungometraggio, siano state tagliate alcune parti: se,per esempio, doveste andare al cinema perchè incuriositi dalla CGI utilizzata per trasformare Jafar (Marwan Kenzari) in un serpentone gigante, vi avviso che rimarrete delusi
il film richiama, soprattutto nei costumi e nella scelta dei colori, lo stile bollywoodiano. Gli sceneggiatori si sono presi qualche libertà di adattamento, ma nel complesso, il film risulta ben fatto.
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(8/10)
