Ho deciso di dedicare qualche serata ai film italiani, lodati dalla critica, ma ignorati dal pubblico (quei film che a volte non entrano nemmeno nella normale programmazione cinematografica e televisiva, benchè prodotti da Rai Cinema). Il primo titolo è FIORE di un regista a me sconosciuto, tale Giovannesi, con attori non professionisti ad eccezione di uno splendido Valerio Mastrandrea.(10 minuti di applausi al Festival di Cannes 2016, ma nessun successo di pubblico) E' una storia d'amore delicatissima e cruda allo stesso tempo ambientata in un carcere minorile, dove ovviamente vige la separazione tra maschi e femmine (con pochissime eccezioni, tipo le feste di Capodanno e Carnevale), ma possono nascere amori fatti di sguardi, sorrisi, bigliettini. Il regista ce la racconta con un taglio documentaristico che si sforza di essere obiettivo e realistico, ma che non nasconde una sotterranea simpatia (non a caso la critica ha citato il primo Truffaut) per i due giovanissimi protagonisti (straordinaria l' interpretazione della ragazzina, Daphne Scoccia, una faccia da schiaffi che mi ha ricordato la Sandrine Bonnaire degli esordi). Il finale, non mostrato sullo schermo, ma ahimè prevedibilissimo, lascia l'amaro in bocca, ma è l'unico possibile: da certe situazioni devastanti non si esce nè con la buona volontà, nè con l'impegno della società (gli educatori oscillano tra rigore puntiglioso e permissività complice, ma hanno in fondo le mani legate) e, purtroppo nemmeno con l'amore. Un film bello, intenso ed emozionante che non piacerà, temo, alle romanticone perse, (alle quali rimarrà impresso il ricordo del lento sull'aria di "Maledetta primavera" al veglione) , ma che ci fa entrare nell'anima dei cattivi che per dirla con Ivano Fossati "poi così cattivi non sono mai". Un film assolutamente da vedere.