la domanda centrale che mi è venuta in mente quando ho visto questo film è: qual'è il senso centrale del film stesso? Se lo si osserva attentamente, esso contiene due metafore fondanti: una delle quali fa parte del mio modo di pensare da quando vivo da solo; i due protagonisti, infatti, si conoscono su un treno che, da sempre, io considero come la metafora della vita. su quello stesso treno viaggia un uomo che considera la propria vita finita e vuole suicidarsi, ma anche in questo caso, la regia magistrale di Alnodovár inquadra solo la valigia del passeggero in questione che, una volta aperta dalla venticinquenne Julieta (Adriana Ugarte) si rivela essere vuota. anche qui, se vogliamo, ci si può tranquillamente leggere una metafora, che unita al viaggio in treno, forma un concetto ben preciso: la vita è un viaggio con un inizio e una fine, ma non sai mai dove ti porterà questo treno, nè in che modo il viaggio cambierà le tue certezze. in questo viaggio hai a disposizione un solo bagaglio, quello esperienziale, che va oltre ogni tuo possesso materiale.
il film si apre poi con un drappo rosso, che poi si scoprirà far parte di un vestito indossato dalla protagonista, Julieta (Emma Suarez). l'animo della stessa si mostrerà, durante il film, passionale si, ma anche tormentato. il personaggio interpretato da Emma Suarez è una di quelle donne che non riescono a ricominciare, convinte che, nella vita, hanno già perso troppo. l'uso della musica in questa pellicola mi ha colpito molto e, inizialmente, non ne ho capito il senso. essendomi preso il tempo di pensarci, giungo alla conclusione che, anche la musica, venga usata, in questo caso per sottolineare lo stato d'animo di Julieta in merito alla scomparsa della figlia Antia.
il film è, nel complesso, lineare. buone le interpretazioni dei personaggi principali Emma Suarez, Adriana Ugarte e Daniel Grao (Xoan Fejoo)
Film che racconta una vita articolata e sofferta, plausibile e toccante.
Un film che si distingue dalla feccia delle altre opere in circolazione, specialmente italiane. Ottimi il montaggio, la gestione dei flask back. Lo spettatore non può distrarsi un attimo. Non è un thriller, ma è ancora più apprezzabile per l'attenzione costante che sa cattuare per tutta la sua durata. Commovente e ben recitato.
ogni scena un quadro, il senso di colpa espresso bene(forse un po' troppo zombie le due attrici), ma non c'è il rosso della vita,l'eccesso credibile di altri film di almodovar, la complessità della narrazione che qui è normalissima, insomma non incanta